Una tempesta nella mia vita (parte 2)

Spin-off di "non voglio rovinargli la vita" || Original LongFic || Sentimentale || Introspettivo || Comico-Drammatico || Erotico || Yaoi || Raiting Rosso ||

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    Salve! Ecco a voi la seconda parte del mio racconto!

    Spero nessun admin mi linci per averla divisa in due topic diversi, ma ho superato il numero di caratteri del messaggio D: quindi devo per forza dividerlo!
    Ovviamente potevo scriverlo nel commenti! Ma poi sarebbe stata tipo alla ricerca di nemo, per trovare i capitoli! :nonso:
    La prima parte si trova a questo URL
    #entry23805051
    Buona lettura!

    ALERT ALERT
    Continuazione dopo il capitolo 13 nella terza parte



    Capitolo 8
    -Pov Arashi-

    Di nuovo intrappolato tra le sue braccia, con le spalle al muro e il suo respiro caldo addosso.
    Il cuore mi esplode nel petto. Si è appena confessato con me, mi ha raccontato una cosa che non sa nessuno. Mi sta facendo capire che per lui sono importante, rendendomi partecipe delle sue esperienze.
    Appena ho scoperto che i miei amici volevano andare al “Saikuron'ai”, quasi mi veniva un infarto.
    Sono entrato guardandomi intorno come un ladro, ma alla fine lui non sembrava esserci. Ho tirato un sospiro di sollievo e ho provato a divertirmi con la ragazza dell'appuntamento. Nulla di speciale, una ragazza tenera del primo anno. Volevo vedere fin dove potevo arrivare con lei, quali sensazioni potevo provare nel toccarla. Volevo confermare la mia idea: le ragazze sono meglio.
    Eppure quando l'abbracciavo, non sentivo lo stesso calore pervadermi, non sentivo quasi attrazione ed era assolutamente il mio tipo. Piccola, carina e dallo sguardo innocente. Quei suoi occhi da animaletto indifeso non mi davano più nessuno stimolo.
    Mi sforzavo a immaginarmi sopra di lei, mentre la spogliavo, la baciavo e cercavo di farla arrivare al culmine del piacere, ma quello che provavo non era altro che invidia.
    Invidiavo il fatto che lei stesse per essere posseduta da un uomo più forte che la buttava giù e la faceva godere. Quando ho realizzato questo pensiero, l'immagine nella mia mente è cambiata. Mi vedevo sdraiato con le gambe aperte, ansimante attaccato al cuscino, la sorpresa era che vedevo Akihito tra di esse.
    La sola idea mi aveva eccitato e forse guardavo la ragazza con fare troppo voglioso, perché a un certo punto ho sentito la sua mano accarezzarmi la gamba. Se avesse saputo i miei pensieri, avrebbe arretrato senza nemmeno pensarci.
    Ero rimasto ipnotizzato dalla sola idea, ciò che mi ha ridestato alla fine è stato il colpo che Akihito ha dato al tavolo.
    Sono impallidito e non riuscivo a parlare. Era davanti a me come se lo avessi invocato con la mia sola lussuria, mi sentivo perso.
    Attaccato a una persona che mi sfiorava e mi sporcava con ogni carezza. Improvvisamente mi sono sentito macchiare da un ombra scura, risucchiato in un abisso di colpevolezza. Un bambino con le mani sporche di cioccolata in una pasticceria.
    Quando i nostri sguardi si sono incastrati, ho sentito tutto il suo risentimento, come se avessi programmato di ferirlo. La sola idea di avergli fatto del male, mi dilaniava le viscere e la reazione è stata quella di staccarmi da quell'essere accanto a me che fino a prima definivo ragazza.
    La serata per me si era appena conclusa, non potevo divertirmi non potevo vedere nessuno se non Akihito.
    Sono rimasto shockato nel vederlo abbracciare quell'altro ragazzo al bancone come se volesse dirmi “Posso anche io giocare la stessa carta”. Lui però bara. Lui sa cosa vuole, sa cosa gli piace e non si pente delle sue scelte. Io invece, basta che rifletta un attimo sulla mia vita e mi chiedo se davvero è quello che voglio.
    Desidero stare con lui oppure mi sto solo facendo conquistare dalle sue attenzioni? Attenzioni che nessuno mi ha più dato dopo la morte di mio padre, sapere che per lui valgo qualcosa ecco cosa mi attira.
    No regrets. Nessun rimpianto, come l'unica bevanda alcolica che io abbia mai assaggiato. Dovrei solo vivere questi sentimenti, ma non voglio.
    Non voglio essere come lui che si pente di non aver mai vissuto l'amore e ora si sente patetico. Voglio provare a innamorarmi e riuscire a tenere stretta quella persona a me.
    Eppure di lui conosco solo il nome. Oggi ho scoperto la professione, mentre lui di me sa più di chiunque altro. Gli ho raccontato così tanto in così poco senza pentirmi, perché mi fido di lui. La persona di cui non posso fidarmi sono io stesso, perché non so che cosa voglio.
    Adesso sono di nuovo spalle al muro, sia fisicamente che idealmente. Diviso tra una scelta. Istinto o ragione? Amore o attrazione fatale?
    “Non voglio essere come te. Non voglio. Ho sofferto abbastanza senza dover aggiungere l'essere..”
    Senza dover aggiungere il fatto di essere innamorato di te.
    Deglutisco. Non posso assolutamente dirgli una cosa simile, non sono ancora in grado. Non mi sento alla sua altezza, non sono schietto come lui. Sono solo un ragazzino che nella vita ha dovuto andare avanti con le sue sole forze, cercando di portare avanti la sua vita senza alcuna distrazione. Poi arriva lui, un essere brillante che risplende di luce propria, che mi illumina la vita e scopro che attorno a me in realtà non ho nulla. Non ho nessuno che mi ami, non ho nessuno che si preoccupi, ma non voglio scambiare questo mio sentimento per amore.
    Devo ponderare la mia scelta, perché se questo sentimento è reale, allora non vorrò più staccarmi da lui, non vorrò che nessun altro lo tocchi.
    Lo osservo allontanarsi da me, confuso. Lo sguardo è così vacuo che non capisco se sia ancora nella mia stessa realtà.
    Mi spaventa sferrando un pugno al muro sopra la mia testa.
    “Dillo” urla.
    Come posso dirgli quello che provo? Come posso riuscirci, se non sono nemmeno sicuro che sia tutto vero?
    “Ti prego. Non illudermi oltre. Dimmi che sono disgustoso, ripugnate, frocio, quello che vuoi, ma dillo! Il tuo comportamento mi confonde e io sono stufo di questo. Sono troppo vecchio per rincorrere un ragazzino etero che vuole giocare al gatto e al topo.” fa una pausa e di nuovo mi supplica disperato “Dillo, ti prego”.
    Di nuovo? Crede ancora che per me contino i suoi gusti? Davvero pensa che io lo ritenga disgustoso? Davvero crede che il suo tocco su di me non abbia nessun effetto?
    Lo spintono, perché è così difficile fare la scelta giusta e parlargli francamente? Sento il mio cuore stringersi, sono io che lo sto ferendo e lo sto illudendo, eppure non riesco a fare a meno di avere paura.
    “Io.. Io..”
    Ti amo. Vorrei urlarlo, ma non posso. Mi allontano da lui.
    Non voglio non essere ricambiato, non voglio essere rifiutato dall'unica persona che mi ha salvato da me stesso, dall'unica persona che ho sempre voluto nella mia vita.
    Che ho sempre voluto nella mia vita.
    Come potrei solo dubitare che questo non sia amore? Mi volto per vederlo un'ultima volta. Voglio vedere i suoi occhi e convincermi di aver capito davvero i miei sentimenti, ma lui si è girato di spalle.
    Dopo quello che gli ho detto, nemmeno io aspetterei di vedere le spalle di una persona che mi ha rifiutato per l'ennesima volta.
    Le lacrime mi offuscano la vista, sono uno stupido. Sto perdendo la mia unica occasione, perché mi sto facendo intimidire dai miei mille dubbi.
    Chiudo un attimo gli occhi e quando li apro, la scena mi pare surreale.
    Le vedo cadere a terra a peso morto, senza vita.
    Perdo il respiro e urlo a pieni polmoni
    “AKIHITO!”
    Lo raggiungo senza pensarci. Devo correre da lui, devo aiutarlo. Mi inginocchio vicino a lui.
    Sollevo la sua testa e la appoggio sulle mie gambe.
    Prendo un fazzoletto e asciugo il sangue che esce dalla tempia, sicuramente per colpa dell'impatto con l'asfalto.
    Sta sudando e il suo corpo è percorso da brividi, la pelle scotta.
    “Oddio hai la febbre” provo a scuoterlo, ma non si sveglia. È svenuto. Da quanto tempo era in questo stato? Ecco perché il barista lo ha toccato con la fronte, lui aveva capito che stava male. Io invece stavo pensando solo a me stesso.
    Sono in panico completo. Cosa dovrei fare?
    “Ti prego svegliati” con le lacrime agli occhi.
    Ora non è il momento di perdere il controllo, prendo un respiro profondo e cerco di calmarmi.
    Devo chiamare qualcuno, ma non voglio lasciarlo solo in questo vicolo. Potrebbe capitargli qualunque cosa.
    Ha il cellulare in mano. Magari ha il numero del locale.
    Lo prendo e guardo nella rubrica.
    Akagi, Akane, Andou. Smetto di leggere i nomi di ragazzi che ha. Mi sorprendo del numero quasi infinito. Vado alla lettera L.
    Lance. Lee. Leo. Anche stranieri? Mi prendi in giro?
    Vado alla lettera S.
    Seto. Shinji1. Shinji2. Shiro. Suzuki. Pure i nomi doppi?
    Chiudo con rabbia e mi infilo il cellulare in tasca, non devo farmi prendere dalla gelosia. Si vede che è molto popolare e affascinante, ma con quel suo carattere, non immaginavo così tanto. Avrà delle doti nascoste che non conosco? Avvampo alla sola idea.
    Scuoto la testa, sta male devo trovare un modo per arrivare alla strada.
    Non ho altra scelta. Lo carico sulle spalle.
    Ma quanto diavolo pesa?
    Il suo odore dolce, misto al sudore mi immobilizza, di certo nessun profumo mi inebria come il suo, ora ne sono fin troppo cosciente.
    Con uno sforzo assurdo, merito dell'adrenalina, riesco ad arrivare alla strada. Con la mano chiamo un taxi. L'autista mi aiuta a caricarlo in macchina.
    Salgo dietro con lui e do il mio indirizzo.
    Dopo penserò al da farsi. Ora devo metterlo sotto le coperte e farlo rivenire.
    Lo osservo mentre è appoggiato con la testa sulle mie gambe, continuando a tamponare la ferita. È davvero bellissimo.
    I lineamenti sembrano così dolci e freschi. Gli darei al massimo 30 anni, ma se andava all'università con il fratello di Rika, direi che almeno ne ha 34.
    Gli metto una mano sulla fronte, imperlata di sudore. È davvero caldissima. Questo mi rende preoccupato. È andato a lavorare anche se stava male, non ha nessuno che possa badare a lui? Nessuno che possa sostituirlo?
    Il mio cuore è davvero stretto in una morsa, non l'ho mai visto così indifeso e bisognoso di cure. Il fatto che ora necessita di me, mi rende felice.
    “Come sta il suo amico?” chiede l'autista.
    Sorrido e ringrazio il cielo non abbia detto: suo padre.
    “Non lo so”
    Tento di svegliarlo invano.
    Devo misurare la febbre e sperare che basti qualche medicina a farlo rimettere in sesto.
    Arrivati davanti casa mia, mi faccio aiutare a portarlo nella mia camera. Lo mettiamo sul mio letto e poi congedo il tassista, con una lauta mancia.
    “Scusami Akihito, ho usato i tuoi soldi” sussurro al vento.
    Chiudo la porta. Il silenzio spettrale della mia casa, mi fa tornare alla realtà. Sono solo. Mio fratello starà fuori per il week-end e mia madre.. Mia madre sicuramente sarà andata dalla nonna. Quando non ce la fa più, si fa anche un mese intero da lei. Non lascia mai un biglietto. Non dice mai se tornerà.
    Mi passo la mano sulla faccia. Per quanto ancora dovrò vivere con questo senso dell'abbandono addosso? Quando mia madre ha smesso di essere tale, scordandosi perfino di volermi bene?
    Ancora spero che un giorno torni a sorridere come una volta, che mi guardi, che almeno mi veda.
    Da quando ha avuto quel crollo, è diventata un fantasma nella mia vita. Va a lavoro, senza entusiasmo e torna anche ore dopo la conclusione del suo turno. Non parla mai con me, anche se lo fa con mio fratello.
    Forse l'ho delusa in qualche modo, forse si sente solo in colpa per il fatto che ho dovuto rinunciare a così tanto per far avere un'infanzia felice a mio fratello e per mantenere anche lei.
    Sospiro e vado in camera mia. Almeno non dovrò spiegare chi è e come mai si trova qui Akihito.
    Prendo in camera di mio fratello una tuta. Anche se è più piccolo di 3 anni, è alto e muscoloso. Credo che potrebbe andargli bene.
    Inizio a slacciare le scarpe e a disporle a fianco del letto.
    Sorrido all'idea che lui avrebbe detto qualcosa di simile a “Non vorrai mica approfittarti di me?” e probabilmente aggiungendo di fare pure.
    Mi tremano le mani nell'aprire i bottoni della camicia. Lo sento mugugnare in preda a uno stato febbrile.
    Quando arrivo all'ultimo bottone, apro la camicia. Incantato, mi ritrovo ad accarezzare i pettorali definiti con la punta delle dita.
    Il suo corpo è come incandescente e sembra così perfetto.
    Scuoto la testa
    “È malato, cosa vai a pensare?” mi dico.
    Alla fine riesco a togliergli i pantaloni. Gli infilo la tuta e mentre sto abbassando il lembo inferiore della maglia, le sue braccia mi cingono forte.
    Mi agito e cerco di farlo sdraiare. La sua presa è così stretta che cadiamo sul letto. Mi ritrovo disteso sopra a lui a gambe aperte.
    Deglutisco.
    Affonda il suo naso tra i miei capelli e ispira
    “Buono” biascica.
    Cerco di divincolarmi evitando di fargli male e quando mi libero. Ansimo forte. Il mio cuore non riuscirà a reggere ancora una cosa simile.
    Lo vedo aprire gli occhi. Disorientato e offuscato cerca di parlare, ma non capisco cosa voglia dirmi.
    Mi avvicino a lui. Sono così vicino alla sua bocca. Accarezzo la sua guancia liscia e appoggio la mia fronte sulla sua.
    “Non mi lasciare” borbotta.
    Lo guardo negli occhi. Non sembra consapevole di quello che gli sta accadendo, ma quelle parole hanno un effetto strano. Vorrei tanto baciarlo.
    Mi alzo e corro in bagno.
    Osservo il mio volto allo specchio. Le guance arrossate e le pupille dilatate, non ho il coraggio di osservare al di sotto della cintola, ma posso sentire chiaramente le pulsazioni di un'erezione in atto.
    Sospiro, chiudo la porta e mi siedo nell'angolo del bagno.
    La mia mano trema, guardo verso la porta. Sto per fare una cosa terribile con Akihito nell'altra stanza, ma non posso fare altro se voglio curarlo come si deve. Almeno mi tolgo questi strani pensieri dalla testa.
    Mi slaccio il bottone del jeans e apro la zip.
    Libero la mia erezione, mi gratto la testa. Non ci devo riflettere troppo.
    Prendo un respiro profondo e con la mano afferrò la mia eccitazione.
    Non l'ho più fatto da quando Akihito mi ha toccato.
    Ora che lo faccio sembra così strano. Forse dovrei toccarmi come ha fatto lui. Spalanco gli occhi. No, farò come ho sempre fatto.
    Muovo lentamente la pelle sulla mia asta, cerco di pensare a qualcosa di erotico, ma l'unica immagine che ho stampata nel cervello è quella di Akihito a torso nudo sul mio letto.
    Se respiro profondamente posso anche sentire il suo odore così eccitante e percepire il suo respiro sulle mie orecchie, mentre mi sussurra
    Dove vuoi che ti tocchi?
    Continuo a muovere la mano sempre più velocemente, il formicolio nel basso ventre si fa sempre più persistente. Devo finire in fretta e provo a concentrarmi ancora di più.
    “Akihito” mormoro e vengo sulla mia mano.
    Cosa diavolo ho appena detto?
    Sono assolutamente stato fregato da quel vecchio. Mi sta fottendo sia il cervello che il cuore.
    Mi lavo le mani.
    Mi sento un po' colpevole ad averlo fatto, mormorando il suo nome con lui nella stanza accanto.
    Guardo tra le medicine e ne trovo una adatta per la febbre. Devo solo trovare un modo per fargliela ingerire.
    Prendo dell'acqua dalla cucina.
    Sto tergiversando apposta per non entrare nella mia stanza. Se fosse sveglio e mi avesse sentito?
    Potrei morire solo guardandolo negli occhi.
    Prendo coraggio ed entro. È ancora nel letto addormentato.
    Si stringe nel piumone e sembra tremare.
    Mi tocco la tasca che sta vibrando in modo insistente.
    Prendo in mano un cellulare. Quello di Akihito. Ora che faccio? Rispondo?
    Lascio squillare, ma sul display leggo Shiro. Chi potrebbe essere? Il ragazzo venuto al konbini, o il barista del locale, o qualcun altro?
    Appena smette di vibrare.
    Apro il cellulare e scrivo una mail al ragazzo che ha chiamato
    Akihito, ha la febbre. L'ho portato a casa mia perché è svenuto, si sta già riprendendo. Arashi
    Non so perché ho voluto firmarmi, forse per marcare un po' il territorio. Per dire “Ci sono anche io”.
    Non aspetto una risposta e lascio il cellulare sulla credenza affianco al letto.
    Provo a svegliarlo
    “Akihito, devi prendere la medicina” nel modo più dolce possibile.
    Mugola, ma non ha la forza di aprire gli occhi. Probabilmente è anche stanco oltre che malato.
    Osservo la pillola nella mia mano.
    Lo sormonto, mettendo le gambe attorno a lui.
    La sua espressione è molto più rilassata, la tempia non sanguina, ma devo ancora disinfettarla. Con la mano accarezzo la guancia.
    Perché non sei sempre così calmo sempre?
    “T-ti..” nemmeno quando sta ancora dormendo riesco a dirlo, senza perdere il fiato per l'ansia.
    Non pensavo che queste due parole formate da cinque lettere potessero essere così difficili da pronunciare, soprattutto quando sono sentite.
    Anche per me era la prima volta che dicevo a una persona che mi piaceva e forse era per quello che ero così agitato, ma ancora non ne ero consapevole.
    Perché quando si capiscono i propri sentimenti anche solo stare accanto alla persona che ti piace diventa tutto così strano?
    Anche solo sfiorare la sua pelle è come volare, sento l'elettricità sulla punta delle dita.
    Gli apro la bocca lentamente e la appoggio sulla sua lingua. Le mie dita la sfiorano, così umida, così calda.
    Prendo un sorso d'acqua e lentamente mi avvicino alla sua bocca con la mia, la dischiudo lentamente e faccio scendere l'acqua all'interno della sua.
    Appena le nostre labbra si toccano, con la lingua ne lecco l'interno. La sua reazione mi sorprende.
    Dopo aver deglutito, sento la sua lingua cercare la mia.
    Vengo travolto in un bacio appassionato. Ho bisogno di questo contatto, anche se probabilmente non si sta nemmeno rendendo conto di quello che sta facendo.
    Mi stacco per riprendere fiato.
    “Sei un maniaco anche quando dormi.” asciugandomi con la manica la saliva a lato della bocca.
    “Lo so” sussurra, girandosi di lato.
    Non capisco se sta davvero capendo cosa gli sta accadendo.
    Rido e scendo da lui.
    La sua mano mi afferra e mi attira a sé.
    Mi ritrovo sotto le coperte, imprigionato tra le sue braccia, con la mia guancia attaccata al suo petto.
    Sento i suoi battiti regolari e il respiro che sfiora la mia testa.
    Il calore che emana è quasi soffocante, ma non voglio andarmene. Ho smesso di scappare.
    Con il naso sfioro il suo petto e mi tuffo nel suo profumo che si è mescolato a quello dell'ammorbidente di casa.
    Spero che domani rimanga addormentato fino al pomeriggio, vorrei tornare a casa dal lavoro e trovarlo lì. Finalmente qualcuno che mi fa capire che sono il benvenuto, finalmente qualcuno che mi aspetta.
    Lo cingo e incrocio le mie gambe con le sue. Mi sento finalmente protetto, dormire nel mio letto non mi pesa e forse per la stanchezza, forse per lo spavento, mi addormento tra le sue braccia.


    Capitolo 9

    -Pov Akihito-

    La testa mi pulsa e sembra sul punto di esplodere.
    Appena mi accarezzo la tempia trovo un cerotto. Quando me lo sono messo?
    Appena realizzo quello che è successo, mi alzo a sedere.
    Dove diavolo mi trovo? Osservo bene la stanza, la camera con un letto un armadio e qualche poster.
    Non è la stanza di Hiroto, non è la mia.
    Non sarò mica stato rapito da uno stalker? Oppure ora mi useranno come schiavo sessuale?
    Sorrido alla sola idea, spero almeno sia un ragazzo carino. Nei miei sogni venivo baciato da qualcuno, delle labbra soffici e una lingua calda mi accarezzavano e mi era sembrato davvero di essere in paradiso. Forse ero davvero quasi morto in quel momento e ho immaginato quello che desideravo.
    Sento dei rumori provenire da un'altra stanza. Direi la cucina dal tipo, un cozzare incessante di ferro su ferro.
    Sul comodino trovo i miei effetti personali.
    Nel portafoglio mi manca qualche banconota da mille yen. Sono pure stato derubato, ma perché non prendere tutto? Bah.
    Prendo il cellulare.
    Cazzo avevo chiamato Shiro!
    Apro il cellulare controllo la mail. L'ultima mia inviata risaliva alla e 2.
    Appena la leggo quasi salto sul letto.
    Arashi.
    Sono davvero a casa di quel ragazzino?
    Perché mi ha portato qui se mi odia e mi trova disgustoso?
    “Calma, calma” mormoro.
    Probabilmente vedendomi svenire, ha voluto fare una buona azione e ha agito di impulso.
    Invio un messaggio a Makoto in cui mi prendo la giornata libera per colpa della febbre. Ho bisogno di riprendermi del tutto, dopo quello che mi è successo ieri.
    Prima sono stato geloso di un ragazzino, poi sono stato rifiutato dal suddetto e ora mi trovo anche nella sua casa. Ci sarà mai un attimo di pace nella mia vita?
    Osservo i vestiti che ho addosso.
    E mi ha anche spogliato quel piccoletto! Passandomi la mano tra i capelli.
    Sto davvero cercando di capire cosa diavolo ho fatto di male.
    Mi alzo e mi dirigo verso i rumori che provengono dalla cucina.
    Rimango sullo stupite della porta e lo osservo.
    Arashi sta cercando di cucinare qualcosa, ma è stranamente agitato. Il grembiule lo rende abbastanza sexy, ma il rumore che fa mi sta dando alla testa.
    “Posso chiederti di fare più piano?” chiedo massaggiandomi la testa.
    Vedo il mio piccolo amico saltare per lo spavento.
    Rimane immobile qualche secondo e poi si gira a fissarmi
    “B-buongiorno, s-stai bene?”
    Sta davvero balbettando? Crede che davvero gli salterei addosso o cose simili?
    Sospiro per calmarmi
    “Senti grazie per ieri sera, ma forse è meglio che io vada”
    “NO!” la sua risposta mi sorprende. Ha messo troppa enfasi e non ne comprendo il motivo, questo mi fa ridacchiare.
    “Guarda che sto molto meglio, non preoccuparti”
    Sicuramente si deve essere spaventato un sacco. Vedere una persona che crolla davanti a te e sembra non volersi svegliare, farebbe impressione a chiunque.
    Devo trattenere il mio istinto di abbracciarlo, devo solo uscire da questa casa e tornare alla mia vita. Prima di fare ancora qualcosa di avventato che lo metta ancora di più sulla difensiva.
    “Ho preparato anche per te, puoi andare dopo mangiato”
    La voce è quasi un sussurro, mi sta pregando di restare e ancora non ne comprendo il motivo.
    Sospiro di nuovo.
    “Posso fare una doccia prima?” chiedo.
    Ho sudato un sacco a causa della febbre e mi sento un appestato, voglio solo crogiolarmi sotto il getto di acqua calda e magari cercare, a mente lucida di analizzare i fatti della serata appena passata.
    Mi accompagna al bagno e lo vedo sbiancare osservando l'angolo della stanza, vicino alla porta.
    “Tutto bene?” quando provo a toccargli una spalla per vedere le sue condizioni e di nuovo lo vedo saltare come quelle ranocchie giocattolo.
    Ancora adesso la sola idea di essere sfiorato da me lo disgusta e lo spaventa, sono stufo di prendermela.
    Cosa posso farci in realtà? Se fossi nei suoi panni, probabilmente avrei anche io paura, anche io mi sentirei umiliato come uomo per quello che mi è stato fatto.
    Appena esce mi spoglio dalla tuta che anche se la taglia era giusta, era abbastanza corta in vita.
    Osservo il mio fisico, come diavolo ha fatto a trasportarmi fino a qua? Sono quasi il doppio di lui.
    Entro nella doccia e mitigo l'acqua in modo che sia alla giusta temperatura.
    L'acqua calda che scende sulla mia pelle mi rimette al mondo. Il dolore alla testa scompare e mi sembra di essere uscito solo da un brutto sogno.
    Non indugio troppo, non essendo casa mia. Appena apro l'anta della doccia, mi accorgo di non aver chiesto nessun asciugamano.
    “Ma tutte a me!” impreco.
    Prendo quello che trovo vicino al lavandino, troppo piccolo, ma almeno se devo uscire, mi coprirà le parti essenziali.
    Apro la porta, appena mi sporgo per metà mi accorgo della sua presenza.
    Arashi è davanti ad essa ed in mano ha proprio quello di cui ho bisogno.
    Almeno due asciugamani ripiegati.
    Sorrido dolcemente e quando sto per prenderne uno, le sue braccia sembrano cedere e gli cadono tutti a terra.
    Mi sta prendendo in giro. Ora è troppo. Stringo gli occhi e cerco di usare un tono troppo irritato.
    “Non ti sto molestando, ok? Voglio solo che mi dai qualcosa per asciugarmi, non ti stuprerò”.
    Di certo non mi abbasserò a prenderli dai suoi piedi, tenendomi le palle con l'asciugamano dei lillipuzziani.
    Inizio a capire come si devono sentire i fenomeni da baraccone, belli da vedere, ma nessuno vuole avere a che fare con loro.
    Arashi guarda a terra e ha le mani tremanti.
    La situazione è davvero degenerata in fretta e il silenzio si è fatto pesante.
    Sospiro e quando sto per abbassarmi a raccogliere gli asciugamani, accartocciando il mio orgoglio per sfinimento della situazione, Arashi alza la testa e mi mette una mano sulla mia nuca.
    Mi guarda negli occhi e il verde delle sue iridi è davvero splendido, come entrare in un prato appena tagliato o fermarsi ad osservare le fronde degli alberi in estate.
    Rimango rapito e quando sento le sue labbra sulle mie, la mia mano lascia l'asciugamano che fino a qualche secondo prima stava coprendo la parte inferiore del mio corpo, per poter avere un nuovo contatto con il piccolo.
    Non mi basta questo bacio così casto, non mi basta stare sull'uscio della porta senza fare nulla.
    Apro violentemente la porta e lo attiro a me.
    La mia lingua si insinua della sua bocca, mentre lui cerca timidamente di seguire il ritmo frenetico del mio bacio, mi sto già eccitando.
    Sono completamente nudo, ancora gocciolante per la doccia e questo ragazzino mi ha baciato, direi che la situazione può solo degenerare.
    Mi stacco da lui.
    Lo vedo ansimare con le labbra sul dorso della sua mano, mentre le guance ormai hanno preso un colorito rosato, che mi istiga solo cose improponibili.
    “Puoi ancora scappare” gli propongo.
    Alla fine quello che ha davanti è il corpo di un uomo, che non ha nulla di carino e tenero. Nessuna curva provocante, nessuna morbidezza. Un insieme di muscoli e linee squadrate. Anche se ogni mia fibra spera che lui non rinunci, razionalmente sono consapevole che lui potrebbe ancora rifiutarmi.
    Mi mette la mano sul metto e mi spinge all'interno del bagno.
    Chiude la porta e si mette con le spalle al muro.
    Deglutisce e cerca di calmarsi.
    “È l-la mia prima volta” confessa guardandosi i piedi.
    Voglio vederlo un po' agitarsi, voglio sapere come reagirebbe se gli facessi una proposta indecente.
    “Quindi vuoi che sto sotto io?” inclinando la testa curioso.
    Lo vedo spalancare gli occhi, come se gli avessi proposto un qualcosa di pazzesco, come se non potesse credere che io mi lascerei dominare da lui.
    “C-cosa?”
    Mi avvicino a lui e lo fisso dall'alto.
    “Ti lasceresti prendere da me, quindi?”
    Ancora una volta deglutisce, apre la bocca. Vuole dirmi qualcosa, ma non ne ha il coraggio
    “Basta un segno con la testa” cercando di aiutarlo.
    “I-io..”
    Gli metto la mano sulla guancia e la accarezzo con la mano, prima di baciarlo con dolcezza a fior di labbra.
    Voglio approfondire questo bacio, voglio poterlo toccare come non ho mai fatto prima, mi allontano da lui
    Gli prendo l'orlo della maglia e la sollevo sopra la sua testa.
    Finalmente i miei occhi possono permettersi di fissare quella sua pelle perfetta. Le sue braccia esili, un accenno di muscoli e il suo collo.
    Sono attirato da quella parte che scendo a leccarla.
    Arashi, mi interrompe e mi sposta via.
    Lo fai apposta? Vuoi farmi impazzire?
    “P-posso..” il suo viso diventa paonazzo.
    Non comprendo il problema, non capisco cosa vuole fare.
    Chiude gli occhi e come se stesse per essere colpito urla
    “Posso toccarti anche io?”
    Sgrano gli occhi, quelle parole hanno un effetto evidente sulle mie parti basse, razionalmente so che devo fare con calma, ma quello che voglio ora è saltargli addosso e farlo godere come mai prima.
    Era questo quello che ha pensato per tutto il tempo? Forse il fatto che quella volta non ha nemmeno potuto toccarmi lo ha fatto stare male.
    “Come vuoi toccarmi?” chiedo malizioso.
    Si immobilizza, non credo sarà mai in grado di rispondere alla mia domanda.
    Anche se mi eccita la sola idea di farlo inginocchiare davanti a me e vedere quelle sue labbra morbide che avvolgono il mio membro, credo che ancora non sia pronto per un passo simile.
    Prendo la sua mano e la appoggio sulla mia erezione.
    Appena la accarezza, ringhio leggermente per il piacere. È pura elettricità quello che provo in questo momento. Forse grazie a questa sua pelle liscia, forse perché il suo odore è davvero inebriante.
    Scendo nuovamente su quel collo così invitante e lo lecco lentamente.
    La mano di Arashi trema sul mio membro e lo trovo così innocente e sexy che potrei perdere il controllo.
    Mi inginocchio davanti a lui abbassandogli i pantaloni.
    Lo osservo dal basso, con la faccia arrossata e il fiato corto, mentre la sua erezione sta pulsando in un modo così evidente.
    Distoglie lo sguardo e nasconde la faccia tra le mani, mentre alza i piedi per semplificarmi il tutto.
    Davvero nessuno lo ha mai spogliato in questo modo? Come si fa a resistere a tanta timidezza?
    Anche se a volte è davvero sfrontato, questo suo lato lo trovo davvero adorabile.
    Non posso permettergli di non guardarmi, voglio conoscere la sua espressione mentre gode, voglio sapere come reagisce.
    Lo porto nella doccia e apro l'acqua calda.
    Lo metto con le spalle al muro e inizio a baciarlo.
    Un bacio lento. La mia lingua che incontra la sua, la sua saliva che si mischia con la mia.
    Faccio combaciare le nostre eccitazioni, voglio che sappia quello che mi sta facendo provare, voglio che capisca che è tutto merito suo.
    Grazie a questo capisco che anche a lui io faccio lo stesso effetto, non è immune al mio fascino.
    “N-non voglio farlo nella doccia” mi supplica appena ci stacchiamo.
    “Sei un romanticone, Arashi” è la prima volta che pronuncio il suo nome ora che ci penso. Non avevo mai sentito la sua consistenza sulla mia lingua e nessun nome mi ha mai fatto questo effetto.
    Raggiungo il suo orecchio e ne mordo lentamente il lobo, per farlo rilassare, visto che dopo aver sillabato il suo nome sembra ancora più agitato, come se avessi detto qualcosa che non si aspettava.
    “Concluderemo a letto, ma adesso devo prepararti. Non voglio farti sentire nessun dolore”
    “D-dolore?” chiede spaventato.
    “Urlerai il mio nome dal piacere, tranquillo” sussurro al suo orecchio.
    Così facendo lo giro con la faccia al muro.
    Questo lo stupisce e non capisce cosa sta per succedere.
    Osservo quella sua schiena dritta e quel suo sedere sodo. Se non fosse stata la sua prima volta, adesso lo starei già prendendo senza fermarmi, mi mordo il labbro inferiore per controllarmi.
    Anche se sono abbastanza sadico, Arashi ispira un me un sentimento nuovo. Voglio farlo godere, senza farlo soffrire. Voglio coccolarlo e farlo sentire amato, perché forse mi sto illudendo, ma non voglio rinunciare a provare a vivere davvero tutto questo.
    Prendo del bagnoschiuma e me lo verso sulla mano. Lo passo tra le dita per sentirne la consistenza e spero che possa andare come lubrificante.
    Poggio il mio petto sulla sua schiena. La mia erezione gli accarezza le natiche, ma ancora non posso fare nulla.
    “È imbarazzante” afferma tenendo la fronte attaccata alle piastrelle della doccia, con gli occhi chiusi.
    “Ed solo l'inizio” mormoro all'orecchio.
    Accarezzo il suo sedere, lentamente mi avvicino alla sua apertura, che si contrae al solo sfioramento.
    Gli passo le dita sopra e con calma lo penetro con un dito.
    Contrariamente a quello che mi aspettavo, Arashi sembra gemere di piacere.
    Con movimenti circolari cerco di stimolare il più possibile la zona per fargli provare il massimo piacere.
    “Ti piace?” mordicchiando il suo orecchio.
    Continua a gemere, anche quando inserisco un secondo e poi un terzo dito.
    Eppure sono certo che quando lo penetrerò per davvero potrei fargli del male non avendo nessun lubrificante.
    Come posso chiederglielo in un momento del genere? Non ho nemmeno i preservativi con me.
    Ho agito di impulso.
    Eppure vedere la sua schiena nuda, mi fa completamente sbarellare.
    Forse accetterà il dolore, se gli prometto di non abbandonarlo mai? Perché in questo momento, vorrei stare con lui per sempre.
    Sento il suo interno caldo ammorbidirsi.
    Le dita vengono strette in una morsa, appena Arashi viene colto dall'orgasmo. Tolgo le dita e lo giro verso di me.
    Lo bacio dolcemente e poi sempre con più passione.
    “Vuoi continuare?” è più una supplica la mia, ma quando lo vedo annuire, per me è davvero la fine, arrivato a questo punto non posso più tornare indietro.
    Con il gomito chiudo l'acqua. Gli faccio mettere le braccia attorno al mio collo e lo sollevo facendomi cingere in vita dalle sue gambe.
    Usciamo dalla doccia ancora gocciolanti e un po' infreddoliti, ma di certo troveremo il modo per scaldarci.
    La mia erezione preme sul suo sedere e sono davvero al limite della sopportazione, voglio penetrarlo.
    Quando sto per buttarlo giù con la schiena sul letto, eccolo che di nuovo mi ferma.
    “Voglio farlo in questa posizione” cercando di sembrare meno agitato e nascondendo la faccia tra le mie spalle.
    “Potrebbe fare male” rispondo preoccupato.
    Sono emozionato dalla sua intraprendenza, anche se è del tutto imbarazzato, anche se non ha esperienza in questo campo, vuole dettare la sua legge.
    E poi questa posizione è così indecentemente sexy, che potrei resistere ben poco, anche perché non sono per nulla abituato a essere cavalcato e sono davvero emozionato.
    Mi siedo al centro del letto.
    Lo vedo gattonare lentamente verso di me.
    “Questa posizione la teniamo per la prossima volta” sorridendogli.
    Mi raggiunge e si mette in ginocchio sopra di me.
    Gli accarezzo la schiena e quando arrivo in fondo torno a stimolare la sua entrata che si contrae al solo mio tocco. La sua faccia è davvero erotica.
    “Sei sicuro?” chiedo per l'ultima volta.
    Non mi risponde, ma mi bacia lentamente, prendo la sua erezione e tolgo le mie dita dal suo interno.
    Si posiziona su di me. Sento la punta del mio membro premere contro quell'entrata che ancora è troppo stretta per accoglierlo.
    Arashi aiutandosi con la mano, si sforza di farlo entrare e sul suo volto inizia a comparire una smorfia di dolore. Sono felice che faccia tutto questo per me, ma devo aiutarlo a sopportare il dolore.
    Appena arriva a metà, perdo il respiro.
    È davvero stretto e mi avvolge contraendosi a ogni mio movimento.
    “Fa male?” cerco di rimanere lucido, anche se la sensazione è talmente catartica che potrei perdermi in questo piacere.
    Il dolore che prova il ragazzino, deve essere insopportabile per poter riuscire a continuare questa sua discesa fino alla base della mia asta,
    Metto lentamente le mie mani sul suo sedere e lentamente lo spingo verso il basso.
    Sento un lamento provenire da lui, mentre crolla sulla mia spalla.
    Qualcosa di caldo e umido raggiunge il mio collo. Sta piangendo, ma vuole comunque continuare.
    “Mordi” lo incito. Voglio provare il suo stesso dolore, voglio che entrambi proviamo le stesse sensazioni.
    Sento affondare i suoi denti su di me e quando finalmente è dentro tutto, ringhio. È davvero un qualcosa di perfetto. Finalmente i nostri corpi si sono uniti in un unico e anche senza muovermi sento le sue contrazioni che mi avvolgono come in un caldo abbraccio.
    Aspetto qualche secondo per farlo abituare alla presenza della mia eccitazione. Ringrazio il dolore alla spalla perché se no penso sarei già venuto.
    Appena faccio la prima spinta, Arashi geme sensualmente.
    Voglio vederlo.
    “Muoviti su di me” gli chiedo.
    Con infinita lentezza, si solleva leggermente da me. Mi lascio andare a questo piacere. Incrocio lo sguardo con quello del ragazzino che inizia a spingere sempre più velocemente, rendendo tutto così sensuale.
    Ringhio. Se continua così potrei venirgli dentro.
    “Non posso v-venirti dentro” sussurro, avvicinandomi per leccare la sua spalla.
    Ma invece di spostarsi, il mio piccolo amante scende ancora più in profondità dentro di sé facendomi perdere il respiro.
    È proprio un piccolo diavoletto tentatore.
    Quando sono al limite, mi avvicino e spingo con tutta la forza che mi rimane dentro di lui.
    “Akihito” pronuncia mentre viene travolto dall'orgasmo.
    Lo seguo nel medesimo secondo. Rimaniamo qualche secondo a guardarci negli occhi aspettando che le pupille si restringano e i nostri respiri si calmino.
    Esco da lui e lentamente lo butto sulla schiena.
    Mi infilo tra le sue gambe a accarezzandogli la guancia gli domando
    “Come è stato? Ti fa male?”
    Scuote la testa e mi bacia dolcemente.
    “È stato bello” eppure nei suoi occhi si forma una piccola ombra e quello che succede mi sorprende.
    Sta piangendo, rimango a fissarlo senza capire.
    Con le mani cerca di asciugarsi quel liquido che tradisce i suoi pensieri.
    “Ho sbagliato qualcosa?”
    Sono agitato. Forse per lui questo è stato un errore e fra poco mi chiederà di andarmene.
    “Voglio essere l'unico”
    Mi soffermo a soppesare le parole. Piange perché sa di non essere l'unico. Eppure lo desidera così tanto. Vuole che quello che è appena successo tra noi sia speciale, che io pensi solo a lui e che non abbia nessun altro.
    Rimango spiazzato da questa dichiarazione.
    Scendo a baciargli il petto. Il suo cuore sembra esplodere.
    “Lo sarai” sussurro.
    Anche io desidero monopolizzarlo come non ho mai voluto fare con nessuno, anche io sento che tra noi potrebbe esserci qualcosa di speciale. Anche se non sono sicuro che questo sia amore.
    Probabilmente rimarrò ancora ferito, probabilmente si stancherà di me più in fretta di quello che crede, ma come ogni volta che qualcuno mi supplica, come ogni volta che le persone mi chiedono di non abbandonarle, io non riesco a resistere.
    Mi sdraio accanto a lui e lo guardo negli occhi.
    “Allora inizi tu o inizio io?”
    Lo vedo sconcertato dalla mia domanda.
    “A fare c-cosa?”
    “Se vuoi diventare il mio ragazzo, forse mi servirà sapere un po' di più del tuo nome, non credi?”
    Il sorriso che si estende sul suo volto è così bello, che per la prima volta sento il mio cuore perdere un battito. Vorrei davvero che questo momento non finisse mai.
    Dopo aver parlato, ci addormentiamo, l'uno tra le braccia dell'altro.
    Mi risveglio con Arashi addormentato sul mio petto.
    Alla fine non abbiamo mangiato e siamo rimasti a letto nudi. Non ho voluto sforzarlo troppo a fare di nuovo l'amore con me, essendo la sua prima volta. Gli accarezzo quei capelli mogano, sono davvero morbidissimi Questo lo deve aver disturbato, perché inizia a muoversi, facendo dei versetti davvero teneri.
    “Che ore sono?” biascica, ancora assonnato.
    “Sono le 11, devi mangiare e poi ti accompagno a lavoro”
    Mi abbraccia e con il naso mi accarezza il petto, facendomi leggermente il solletico.
    “Se ti lascio le chiavi e appena finisci vieni da me?” propongo.
    Alla fine sarei felice anche solo di poter dormire con lui, voglio davvero provare ad avere un rapporto non puramente fisico.
    Mi sale sopra a cavalcioni con un sorriso e mi bacia dolcemente.
    Sospiro
    “Siamo nudi e tu non hai capito che mi sto trattenendo dal saltarti addosso” malizioso.
    Lo vedo immobilizzarsi, mentre ancora la mia erezione preme sul suo sedere.
    Scende dal letto e corre fuori dalla camera, osservo la sua figura glabra e con la pelle ancora perfetta. Come ho potuto resistere fino adesso senza saltargli addosso?
    “Stasera, magari possiamo fare il bis” facendomi l'occhiolino e scomparendo dietro la porta.
    Dopo aver mangiato, andiamo insieme verso il konbini.
    Gli lascio la chiave e mi dirigo a casa.
    Mezzanotte, appena sarò in casa, chiamo il locale così per sapere come è la situazione, sperando che almeno la cameriera sia venuta a lavoro.
    Mentre cerco la chiave nel mazzo, mi sembra di notare qualcosa di strano davanti alla mia porta.
    Stringo gli occhi per capire di cosa si tratta. Sembra una persona rannicchiata con la testa tra le ginocchia.
    Appena mi avvicino, alza la testa. Shiro.
    La cosa che non mi piace per nulla è che la sua faccia ha un livido sulla guancia e un taglio sul sopracciglio.
    Sta piangendo.
    Stringo il pugno, cosa diavolo gli hanno fatto?


    Capitolo 10

    -Pov Akihito-

    Anche se quello davanti all'uscio di casa è sicuramente Shiro. Quegli occhi non sembrano affatto i suoi. Sono così vuoti e senza vita in questo momento, mentre mi osserva rannicchiato in una posizione quasi fetale.
    Mi abbasso al tuo livello e quando provo a toccarlo. Eccolo, il terrore.
    Stringo i pugni e lo sollevo, in modo da farlo rimanere in piedi mentre apro la porta.
    Sta tremando tra le mie braccia e ancora non ne so il motivo.
    Appena riesco ad aprire la porta, lo invito a entrare con un gesto.
    Sta zoppicando. Non voglio davvero crederci, spero di sbagliarmi.
    Lo spingo dentro e lo metto spalle al muro.
    Faccio un sospiro e metto due dita sui suoi pantaloni.
    Inizia a divincolarsi
    “Ti prego, no” dice piangendo, ma io lo devo sapere.
    Appena riesco a far scendere i pantaloni e i boxer, l'immagine che mi si para davanti, mi fa crollare sulle ginocchia.
    Sangue e sperma.
    “Chi è stato?” passandomi le mani tra i capelli, mentre Shiro cerca di sistemarsi con le mani tremanti.
    Lo osservo dal basso e gli prendo una mano tra le mie e ne passo il dorso sulla mia guancia.
    Fredde, come al solito sono fredde, ma questa volta hanno un che di sinistro.
    “Dobbiamo andare alla polizia”
    Le lacrime sembrano diventare ancora più grandi e solcare quelle sue gote livide per colpa delle percosse.
    “No, io..”
    Finalmente cade a terra e mi abbraccia. La forza con cui si avviluppa a me è dolorosa. Il mio cuore sembra stringersi in una morsa. Come può una persona fare questo ad un'altra?
    “Niente, no. Guarda come ti hanno ridotto” la mia voce è supplichevole, so che non sarà per nulla facile e probabilmente in questa nazione, sarebbe molto difficile arrivare a un processo, ma io sarei con lui in ogni passo.
    “È stato consensuale” cercando di convincere più sé stesso che me.
    Consensuale. Se uno ti picchia e ti fa uscire del sangue, non lo chiamerei così. Quanto deve essere stato straziante per lui dire queste parole.
    Chissà cosa gli hanno sussurrato nelle orecchie per farlo sentire in colpa.
    Lo volevi anche tu. Te lo sei meritato.
    La sola idea che qualcuno gli possa fatto credere che era davvero una cosa che anche lui bramasse, mi disgusta. Non il mio Shiro, lui che ha sofferto così tanto, non meritava nulla di tutto ciò.
    Vorrei replicare, vorrei convincerlo, ma sarebbe inutile. Forse lo manderei incontro solo a un umiliazione ancora più grande, quando lui vuole solo dimenticare la peggiore serata della sua vita.
    Vorrebbe che le macchie della sua anima scomparissero e ora mentre mi abbraccia, capisco che mi sta supplicando di aiutarlo.
    Gli accarezzo i capelli dolcemente
    “Facciamo una doccia”
    Senza aspettare una sua risposta lo sollevo, con non poca fatica. Anche se è piuttosto leggero, la posizione in cui ci trovavamo non era molto comoda per potermi alzare. Non voglio però dirgli nulla, voglio solo aiutarlo. Non voglio che abbia nessuna preoccupazione.
    Raggiungiamo il bagno e apro l'acqua della doccia in attesa che si scaldi.
    Dal mobile sopra il lavandino, prendo del disinfettante e del cotone.
    Devo occuparmi delle ferite sul volto. Ora che lo osservo meglio, oltre al taglio sul sopracciglio ne ha uno piccolo anche sul labbro.
    Appena gli passo sopra il batuffolo inumidito, Shiro fa una smorfia di dolore sconfortante.
    Quante volte gli ho fatto sentire dolore io? Mi pento di non averlo trattato con più dolcezza, di averlo spinto fino a questo punto.
    “Lo supereremo” questo provoca in lui una reazione istintiva, le lacrime ricominciano e si attacca alla mia camicia.
    “Non mi lascerai più, vero?”
    Lo osservo stupito. Come potrei solo pensare di abbandonarlo in una situazione del genere?
    Bacio la sua fronte
    “Ci sarò sempre per te”
    “Ma eri con quel ragazzo del konbini” dice abbassando lo sguardo.
    I miei occhi si spalancano in un espressione sbalordita. Io non l'ho richiamato, appena ho visto che Arashi aveva risposto al suo messaggio, io non ho più pensato a Shiro.
    “È colpa mia?” chiedo con voce flebile. Non voglio credere che lui abbia fatto tutto questo per me. Perché anche io sono stata l'ennesima delusione della sua vita.
    Lo conosco e ogni volta che è frustrato da un avvenimento della sua vita, cerca sempre qualcuno per consolarlo, ogni volta spingendosi oltre, cercando di superare un limite, cercando sempre di soffrire perché il dolore fisico cancella il dolore dell'anima, mi aveva detto una volta.
    E io seguendo questo suo desiderio l'ho sempre trattato sadicamente, senza mai usargli una dolcezza, cercando il contatto fisico e chiedendogli sempre di più.
    “N-no” non riesce a guardarmi negli occhi, non riesce a confermare queste sue parole.
    Finalmente le sento. Qualcosa di caldo scende sulle mie guance e non riesco a controllarmi. Sto piangendo. È tutta colpa mia, ero così felice che non ho minimamente pensato alle conseguenze delle mie azioni, non ho pensato che forse avrei dovuto prima mettere ordine nella mia vita. Non ho pensato che forse non ero destinato a questa felicità.
    Le mie azioni hanno portato a questo, le mie azioni lo hanno portato a soffrire e ora mi sento la persona peggiore del mondo.
    Lo abbraccio istintivamente
    “Scusami, io..”
    Io cosa? Non riesco nemmeno a promettergli che per me sarà l'unico. Il mio cuore si spezza al solo pensiero di non rivedere più quel ragazzino che poche ore fa si è donato a me in un modo così perfetto. Poche ore fa tra le braccia avevo un'altra persona che allo stesso modo mi ha chiesto di non lasciarlo mai più, e ora?
    Ora sono diviso tra questi due sentimenti diversi, che non possono affatto convivere.
    Il mio istinto direbbe di aiutare Shiro, senza promesse, perché non è quello che desidero. Eppure come al solito la mia mente mi urla di fare la cosa giusta, quella che è in grado di aiutare le persone a cui tengo, senza pensare alla mia felicità.
    Forse dovrei ritenermi solo fortunato per aver conosciuto finalmente l'amore corrisposto, quelle piccole scosse di elettricità che mi hanno attraversato sotto pelle e che mi hanno fatto desiderare di più.
    Potrei vivere mille anni attaccato al ricordo di Arashi che mi supplicava di essere l'unico, alle sue piccole mani che mi sfioravano e ai suoi gemiti di piacere mentre sussurrava il mio nome. Non posso chiedere di più per questa mia vita. Probabilmente gli rovinerei anche la vita. A 21 stare con un vecchio come me. Merita assolutamente di meglio. Stringo i pugni pensandoci, devo solo convincermi che questa sia la cosa giusta da fare.
    “Resta con me” un'altra supplica, un'altra pugnalata.
    Inizio a togliergli la maglietta e quello che trovo è uno spettacolo raccapricciante.
    Oltre ad alcuni lividi, trovo anche diversi succhiotti e morsi.
    “Io quello lo ammazzo” dico a denti stretti.
    Perché so di chi può trattarsi, so che non è nuovo a queste cose.
    Eppure si nasconde dietro il fatto che le denunce nel quartiere gay di Tokyo sono rare, nessuno si dichiarerebbe pubblicamente omosessuale solo per vedere la sua vita rovinata per sempre.
    Lo aiuto a spogliarsi anche dei pantaloni e per la prima volta da quando lo conosco Shiro, cerca di coprirsi. Si vergogna di quello che è, si vergogna di quella sua nudità.
    Mi spoglio e lo sguardo del mio compagno si spegne miseramente.
    Sulla mia spalla c'è un segno molto esplicito di quello che è successo oggi a casa di Arashi.
    Vorrei nasconderlo, vorrei che scomparisse in questo momento, ma nel profondo spero che non lo faccia tanto presto, perché è l'unica cosa che forse mi rimarrà di lui.
    Entriamo nella doccia.
    Con una spugna, accarezzo la pelle della sua schiena e la pulisco dal sangue rappreso dei morsi, che dovrò poi disinfettare.
    La cosa più assurda è vedere quella pelle così bianca e diafana sporcata da lividi viola e non poter farci nulla, non poter trovare un modo di pulirla davvero.
    Anche se le ferite guariranno, questo lo segnerà per sempre.
    Il sangue all'interno delle cosce si scioglie a contatto con l'acqua e il bagnoschiuma, rendendo ancora più spettrale gli interni bianchi della mia doccia.
    Appoggio la mia fronte sulla sua schiena e la sento tremare, sotto il mio tocco.
    I suoi singhiozzi coprono il rumore del getto d'acqua e vorrei poter urlare. Urlare per la rabbia, perché nessuno dovrebbe soffrire così tanto.
    “N-non mi sono confessato a Suzuki” dice tra le lacrime. “N-non volevo che mi odiasse, non volevo che smettesse di parlarmi, allora gli ho detto solo che se si sposava non potevamo più essere amici. Lui si è arrabbiato con me e non mi parla da allora. Sono davvero patetico.” il tono con cui lo dice è così disperato. Voleva punirsi per averlo offeso, voleva solo dimenticare di non essere in grado di farsi ricambiare dall'unica persona che abbia davvero amato.
    Questo sentimento è ancora più amplificato dal fatto che la punizione che ha ricevuto è come un segno che doveva essere punito.
    Vorrei solo uccidere la persona che lo ha ridotto in questo modo, facendogli credere che è patetico amare senza essere ricambiati, che è patetico arrabbiarsi con la persona che si ama per gelosia.
    Sospiro
    “Ci sono io per te” non importa più nulla in questo momento, sentire la sua voce rotta dalle lacrime, sentire le sue braccia piegate sul mio petto, mentre l'acqua ci pulisce dai nostri peccati, questo è l'unica cosa importante.
    Ho fatto una promessa che so che non sarà facile mantenere, ancora una volta sto rinunciando a quello che davvero conta per me, solo perché è la cosa migliore, solo perché sulla bilancia, Shiro sta soffrendo di più.
    Mi si stringe il cuore a pensare di allontanarmi Arashi, ma so che gli sarà facile dimenticarmi. Non è innamorato di me, è solo attrazione sessuale. Queste parole sono come veleno nella mia mente.
    Forse ero io quello che si stava innamorando.
    Ci asciughiamo e gli faccio indossare una mia felpa e delle mutande.
    È come una bambola rotta, fa in automatico quello che gli si dice, il suo sguardo è vuoto e inanimato. Lo sollevo e mi sdraio sul divano.
    Lo avvolgo tra le coperte e aspetto che si addormenti tra le mie braccia.
    Non riesco a dormire. Anche se lui dopo qualche ora ha smesso di piangere e si è stretto a me come se fossi la sua ancora di salvezza, io non riesco a smettere di pensare.
    Cosa dovrei fare ora? Come dovrei comportarmi?
    Così indifeso e senza nessuno che possa aiutarlo. I suoi genitori non sanno che è omosessuale, forse nemmeno i suoi amici e figuriamoci l'uomo che ama. Shiro è davvero solo e se lo abbandonassi anche io, sarebbe davvero alla deriva.
    Vorrei che denunciasse quel mostro e forse si sentirebbe meglio.
    Allungo la mano e prendo il cellulare che si trova sul tavolino.
    Faccio qualche chiamata e scopro quello che è accaduto.
    Kosaki Reno. Franco-nipponico, 28 anni. Un uomo che si diverte ad abbordare ragazzi soli e poi farli soffrire con giochi perversi. Anche Shiro conosceva la sua fama, eppure si è lasciato convincere a seguirlo.
    Cosa ti è saltato in mente? Perché hai dovuto agire in questo modo? Perché non mi hai chiamato?
    Bacio la sua testa e qualche attimo dopo sento scattare la serratura della mia casa.
    Arashi entra in casa sorridendo.
    Appena mi vede però la sua espressione cambia
    “Mi hai preso in giro” urla.
    Shiro si alza spaventato e lo fissa. Sento il suo respiro farsi veloce, sta iperventilando.
    Mi metto seduto
    “Lasciami spiegare” provo a giustificarmi
    “Non c'è nulla da dire, fai schifo, non sei nemmeno riuscito ad aspettare un giorno”
    Sta piangendo, si sente tradito dalla persona che gli aveva promesso di farlo diventare l'unico. Eppure sono stufo, sono stufo che non mi stia mai a sentire che giunga subito alle conclusioni, senza sapere come la penso.
    “Se è quello che pensi, vattene e non farti più vedere da me”
    Rafforzando il concetto indicando l'uscita della mia casa.
    Mi lancia la chiave addosso.
    “E io che...” singhiozza e corre di nuovo via, fuori dalla mia vita.
    “Cazzo” passandomi una mano sulla fronte.
    Shiro immobile su di me sembra non comprendere la gravità della questione.
    Lo abbraccio forte, cerco di non mostrare quello che in questo momento sto provando.
    Anche se il mio cuore in questo momento batte all'impazzata e una vocina nella mia testa mi urla inseguilo, spiegati, convincilo a restare con te.
    Vorrei piangere anche io. L'ho perso e sicuramente non avrò nessuna occasione per potermi spiegare, non posso tornare indietro, ma non posso fare a meno di abbracciare quel piccolo essere bianco che sta ancora tremando per delle colpe che sono anche mie.

    -Pov Arashi-

    Tradito. Umiliato. Abbandonato. Ma ancora lo amo. Diventare una cosa sola con lui è stata la cosa più bella che mi sia mai capitata nella vita. Il piacere mischiato al dolore, le sue mani sulla mia schiena e i baci così dolci e perfetti. Mi ero sentito speciale, unico. Volevo che mi amasse e che per lui non ci fosse nessun altro. Eppure quando l'ho visto sul divano con quel ragazzo addosso, non ci ho visto più, non sono riuscito a frenare le mie parole, non sono riuscito a rimanere calmo ad aspettare una spiegazione.
    Quale poteva essere? La scena era così esplicita. Era senza maglietta, con addosso un ragazzo con una felpa che era praticamente ovvio fosse sua.
    Ho pianto tutta la notte e faceva tutto così schifo. Il mio letto sapeva di lui, le immagini di quello che avevamo fatto erano impresse nella mia mente e non riuscivo a riflettere, cosa avrei dovuto fare? Perché non ho riflettuto sulle sue parole? Perché mi sono fidato di una persona che in realtà non conosco?
    Perché continuo ad amarlo?
    Mi osservo allo specchio. Devo comunque lavorare, anche se ho gli occhi rossi per le lacrime e per non aver dormito, non posso perdere il lavoro solo perché il mio cuore cade a pezzi.
    Ogni volta che le porte scorrevoli si aprono, il mio corpo si paralizza, voglio davvero vederlo entrare e sorridermi come una volta. Voglio che mi prenda in giro come fa sempre. Voglio arrossire per le sue battute e magari sfiorargli la mano quando gli consegno lo scontrino. Sento che senza di lui la mia vita non è completa, posso perdonargli un tradimento? Sapere che ha preso un altro dopo di me, mi distrugge completamente.
    Forse non l'ho soddisfatto. Aveva detto che si stava trattenendo e io non ho capito cosa intendesse, io non sono abbastanza per lui. La realtà è che gli sto dando la colpa di qualcosa quando non sono nemmeno sicuro di quello che è accaduto.
    Sono troppo impulsivo e quando succedono queste cose traggo subito le mie conclusioni, senza vedere il quadro generale.
    Se gli avessi lasciato fare, se lo avessi trattenuto a casa, probabilmente ora non saremmo a questo punto.
    Alzo lo sguardo e lo vedo.
    Capelli neri, occhiali, una sciarpa che lo copre completamente.
    Ha un taglio sul labbro e sull'occhio e un livido sulla guancia.
    È lo stesso ragazzo di ieri e quei lividi c'erano anche ieri sera?
    Che Akihito lo abbia ridotto così?
    Scaccio subito il pensiero. Non lo farebbe mai, ma allora cosa gli è successo?
    “N-non me lo portare via” sussurra con la voce rotta dai singhiozzi.
    Mi sta pregando di non portargli via Akihito?
    Stringo i pugni. Mi sta chiedendo di arrendermi?
    “Ti permetti anche di venire qui, dopo quello che ho visto ieri?” sono disgustato dalla sua mancanza di contegno, erano abbracciati sul letto e io dovrei anche abbassarmi a tornare da lui, pregando di scegliermi?
    “Tu cosa sai? Tu non puoi capire, nemmeno sei gay. Prima o poi ti stancherai di lui, come tutti gli altri e lo abbandonerai”
    Sta parlando di Akihito? Come tutti gli altri. Mi aveva detto che non era stato mai corrisposto, ma io non sono come loro. Io lo amo.
    “Cosa sai di me? Sei solo una puttana che è andato da lui per..”
    Mi interrompo vedendo le lacrime solcare il viso di questo ragazzo, di cui nemmeno conosco il nome.
    Non volevo essere così violento. Mi sto arrabbiando con lui, per avermi portato via Akihito, ma di certo non è colpa sua.
    “Io non sono una p..”
    porta le mani sotto gli occhiali e si rannicchia a terra come un piccolo riccio spaventato.
    Mi guardo attorno e non c'è nessuno che possa aiutarmi.
    Lo raggiungo e quando gli tocco la schiena, scatta come se lo stessi picchiando.
    “M-mi hanno violentato. Non è successo nulla ieri sera. Ti prego, io ho bisogno di lui, ti prego”
    Deglutisco sentendo le sue parole. Ho frainteso tutto, ho lasciato che la mia mente si annebbiasse e non ho notato i lividi del ragazzo.
    Mi faccio sostituire alla cassa e lo porto nel retro del locale.
    Sta tremando, rannicchiato su sé stesso, cercando di calmare gli spasmi e il respiro affannato.
    Gli passo un fazzoletto appena lo vedo tornare normale
    “Ti senti meglio?”
    Lo prende e mi sorride leggermente. Eppure quella smorfia è ben lontano da sembrare felice, il suo viso è davvero bello e anche adesso posso notare la sua pelle perfetta e i lineamenti dolci. Io non posso competere con lui e questo lo trovo così meschino da parte mia. In un momento simile non dovrei pensare a questo.
    “Ti devo sembrare patetico in questo momento” sussurra, mentre si asciuga gli occhi con quel misero pezzo di carta che gli ho passato.
    Scuoto la testa
    “Sono io che ho frainteso, scusami per quello che ti ho detto”
    Devono averlo ferito le mie parole e me ne vergogno. Come ho potuto dargli della puttana dopo quello che ha passato, probabilmente ho messo il dito nella piaga, perché è esattamente così che si sentirà. Sporco e stupido.
    “No, dopo tutto capisco che uno poteva fraintendere.”
    Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, in attesa di trovare le parole.
    “Tu lo ami?” mi chiede improvvisamente.
    Non riesco a guardarlo negli occhi e sento le mie guance andare in fiamme, come può chiedermi una cosa simile?
    “Sai, io mi sto attaccando a lui e so che lui ora ti respingerà per colpa mia. Lo conosco da un anno e non mi ha mai lasciato solo, non mi ha mai chiesto di amarlo, mi stava sempre ad ascoltare quando piangevo per il mio amore non corrisposto e poi beh..” sorride “È molto bravo a letto”
    Abbasso lo sguardo. Penso che questo sia il colpo di grazia per il mio imbarazzo.
    “Vorrei davvero amarlo. Perché senza di lui sarei solo, ma sono solo egoista. Non posso renderlo felice” le lacrime ricominciano a scendere sul suo viso e lui le asciuga con il palmo della mano. “Ma lui farà di tutto per rendermi felice e io non voglio più soffrire”
    Mi alzo in piedi. Come può chiedermi di arrendermi? So che ora parla guidato dall'insicurezza e dalla paura, ma non bisogna accontentarsi nella vita della scelta più conveniente. Anche se l'amore è doloroso bisogna lottare per esso e bisogna farsi investire come un uragano. Essere distrutti, distruggere e poi insieme ricostruire qualcosa di nuovo e splendido.
    “Io lo amo. Non mi importa nulla. Voglio solo che sia felice con me, voglio tutto di lui. Non esiste nessun altro per me”
    le parole sono tremanti e piene di imbarazzo.
    Lo vedo sorridere per la prima volta.
    “Sono Shiro.”
    Perché si è presentato adesso? Vuole che io sappia contro chi mi sto battendo per ottenere il cuore di Akihito?
    “A-Arashi” rispondo
    “Arashi lui ti ama, ma ancora non lo sa. È disposto a rinunciare a te per fare la cosa giusta, è disposto a lasciarti andare per me. Sono così felice che qualcuno tenga così tanto a me, però se tu lo ricambi, allora non posso intromettermi. Anche lui ha sofferto perché non è mai stato speciale per nessuno”
    Si alza pulendo della polvere immaginaria dalle sue gambe.
    Mi ama? Non posso credere che questo sia reale, se è disposto a lasciarmi senza nemmeno una spiegazione. Eppure il mio cuore sta battendo così forte e vuole credere a quelle parole di un ragazzo che ho appena conosciuto.
    Forse quei suoi profondi occhi neri che sembrano così tristi sotto le luci del neon, che sembrano aver sofferto così tanto e che sembrano aver perso ogni speranza, mi danno questa sicurezza. So che non sta mentendo.
    Lo prendo per le spalle
    “Lotta anche tu per la persona che ami! So che non ci conosciamo, so che forse è affrettato, ma se rinunci sei perduto. Qualcuno ti amerà e tu starai di nuovo bene”
    Prendo un biglietto dalla tasca e gli scrivo sopra i miei contatti.
    “Questa è la mia mail. Anche se lottiamo per la stessa persona, puoi chiamarmi, non sei più solo.”
    Le lacrime che ora solcano il suo viso, sono di riconoscenza.
    “G-grazie” passando le dita sulla mia scrittura incerta.
    Devo parlare con Akihito finito il mio turno.
    Sarà davvero finita per noi se io non gli confesserò i miei sentimenti.
    Non posso amare nessuno come sto amando lui. Il mio cuore, il mio corpo e la mia mente gli appartengono, senza di lui non sarei nulla.


    Capitolo 11

    -Pov Akihito-

    Mi rigiro tra le dita il cellulare di Shiro. Forse ho sbagliato, forse dovevo solo farmi gli affari miei e lasciare che le cose rimanessero come stavano.
    Eppure volevo solo vedere cosa sarebbe accaduto. Volevo solo provare a risolvere il problema di Shiro. Oppure era solo un modo per vederlo di nuovo sorridere, perché in questo il mio cuore spezzato non sa come rendere felici gli altri.
    Volevo solo avvisare il suo ufficio che domani non sarebbe andato al lavoro, ma quando ho preso il cellulare in mano la curiosità ha preso il sopravvento.
    Nella sua casella dei messaggi, non c'era nessun messaggio oltre al mio da oltre una settimana, nessuno gli aveva scritto, nessuno lo aveva contattato, era solo.
    Suzuki Akihito. Ho cercato il numero e l'ho chiamato.
    Immaginavo che sarebbe stato penoso per Shiro saperlo, ma volevo farli riconciliare, anche se solo come amici.
    “Ciao Shiro, cosa vuoi?”
    Queste le parole che ho sentito appena ha risposto, nessuna felicità solo immensa irritazione per essere stato contattato da una persona che non voleva nemmeno sentire.
    Allora con calma ho spiegato di essere un amico del ragazzo e che aveva avuto un incidente e che non sarebbe potuto venire al lavoro.
    Immaginavo che la reazione sarebbe stata preoccupata. Comunque è un amico che stava male. Eppure sono rimasto sorpreso dall'enfasi con cui mi ha chiesto spiegazioni e dopo che ho detto che non potevo parlare dei particolari, beh per ovvie ragioni, lui sembrava come impazzito.
    Adesso sono qua sul divano ad aspettare che raggiunga casa mia, perché voleva parlare con Shiro ed essere certo che stesse bene.
    Sospiro. Non ho nemmeno idea di dove sia.
    Stamattina, l'ho visto osservarsi allo specchio ed era stranito dall'immagine riflessa e mi ha detto che doveva tornare a casa, che avrebbe preso alcune sue cose per poter dormire qualche giorno a casa mia.
    Ho provato a convincerlo a farsi accompagnare, ma ha rifiutato categoricamente. Aveva bisogno di pensare, aveva bisogno di stare solo.
    Non so come dovrei comportarmi con lui. Dopo quello che gli è accaduto, basta osservarlo per provare tristezza, per volerlo abbracciare e tenere stretto.
    Eppure basta sfiorarlo per vederlo tremare, come impaurito da quello che potrebbe accadere dopo, come se non si fidasse più di me.
    Sospiro e qualcuno suona al campanello.
    Shiro ha la chiave quindi sono sicuro di chi si tratta.
    Quasi alto quanto me, capelli neri sbarazzini lunghi fino al collo e due occhi azzurri penetranti. Direi che non è giapponese, anche se il taglio degli occhi tradisce questa impressione. Ha corso per arrivare il prima possibile e cerca di ricomporsi.
    “Tu devi essere Suzuki-san”
    Mi fissa qualche secondo osservano alle mie spalle nella speranza di intravedere il suo collega.
    “Con chi ho il piacere di parlare?” con una voce stizzita.
    “Yamazaki Akihito, un amico di Shiro.”
    Lo invito con un gesto della mano ad entrare.
    “Lui dov'è? Come sta? Mi vuoi dire che gli è successo?”.
    È agitato e non ne comprendo il motivo, anche se sono solo amici perché doveva venire fin qua? Gli avevo detto che ora stava bene, eppure non si fidava di me.
    “Momentaneamente è tornato a casa a prendere le sue cose, fra poco immagino sarà qui.”
    Risedendomi sul mio divano e osservando le sue reazioni.
    “Come immagino? L'hai lasciato andare da solo? Perché dovrebbe dormire qui?”
    Ancora troppe domande, ancora troppa agitazione
    “Ma siete solo amici voi due? Sembri sua madre” dico ironico.
    Si immobilizza sul posto, fa un respiro e prova a darsi un contegno, forse si sente un po' agitato perché avrebbe voluto aiutarlo lui in una situazione simile, forse perché sta chiedendo spiegazioni a una persona che nemmeno conosce.
    “Lui è l'amico più caro che ho” osserva un punto non specificato sul muro, come se dovesse convincere anche se stesso delle sue parole.
    “Eppure non vi parlate da una settimana” mostrando il cellulare “Non dovresti pensare al tuo matrimonio?”
    Ho assolutamente il gioco in mano, devo capire che cosa ci trovava di irresistibile in questo omuncolo, che a parte il fatto che lo ritenga un caro amico, non pensa minimamente ai sentimenti di Shiro.
    “I-io..” abbassa lo sguardo e da un calcio a una palla immaginaria.
    “Ora non importa”
    Inizio a ridere, non posso crederci, non posso davvero credere a quello che ho appena visto.
    “Non c'è nessun matrimonio! Hai voluto solo trovare il modo di allontanarlo, non ti fai un po' schifo da solo?” scuotendo la testa e passandomi le mani tra i capelli.
    Quante lacrime avrà versato Shiro per una bugia? Quante volte si sarà punito per non essere abbastanza per la persona che amava? E tutto perché lui potesse allontanarlo con una banale scusa, come se avesse capito i suoi sentimenti e ne fosse disgustato.
    “No, io non volevo allontanarlo! Volevo solo vedere come avrebbe reagito! È sempre così freddo, sembra che nulla lo tocchi e mi ha sempre sostenuto, volevo vedere se sarebbe stato felice per me. Ecco”
    Abbassa lo sguardo come se avessi toccato un tasto dolente.
    “Certo poi dirgli di non rivolgerti più la parola è stato un gesto onorevole” alzando lo sguardo al cielo, inizio davvero a irritarmi per le sue stupide spiegazioni.
    “Ha detto che non potevamo essere più amici se mi sposavo! Prima sembra felice e poi mi parla che appena avesse trovato anche lui qualcuno da amare, saremmo potuti tornare a parlarci. Mi sono irritato per il suo ragionamento e non ci ho visto più”
    Questo non ha minimamente senso. È ovvio che quando ci si sposa non si esce con le persone single e Shiro voleva solo anticipare l'inevitabile, allontanarlo per smettere di soffrire, perché lo ama.
    “Beh penso sarà difficile per Shiro trovare una persona con cui uscire assieme a voi.” dichiaro sornione, era una scusa ovvia per non vedersi più, eppure ancora sembra non afferrarlo. Voglio davvero provocargli una reazione. Devo assolutamente capire per quale motivo lui abbia reagito in modo così strano. Voglio confermare una mia idea, forse un po' stupida, ma nei suoi occhi ho intravisto un lampo strano, qualcosa che non avrebbe dovuto esserci.
    “Come scusa?” chiede irritato.
    “Esce con me lui. Sai è omosessuale.”
    Lo vedo avvicinarsi fuori di sé dalla rabbia.
    “Come osi dire una cosa simile?”
    “Dico la verità, ogni notte in quel letto me lo scopo fino a fargli urlare il mio nome, non il tuo” rido.
    So che sto solo mettendo sale sulle ferite di Shiro, so che ho appena rivelato il suo più grande segreto, ma forse non è davvero tutto perduto per loro.
    Si avvicina e mi prende per il colletto della maglietta.
    “Prova a dirlo di nuovo, se hai il coraggio”
    Sorrido, proprio la reazione che immaginavo.

    -Pov di Shiro-

    Ho sempre pensato che le sofferenze fisiche avrebbero alleviato quelle mentali, ma alcune possono segnarti.
    Sono stato così egoista. Ho chiesto all'unica persona che tiene a me di restarmi accanto, sapendo che avrebbe rinunciato persino alla sua unica possibilità di essere amato.
    Sono felice perché esiste davvero qualcuno che farebbe di tutto per me e che conosce ogni mia debolezza.
    Preso dalla disperazione sono perfino andato a pregare il ragazzo, che Aki-san sta frequentando, di arrendersi, facendo leva sul sentimento di pietà che avrebbe provato nei miei confronti. Eppure invece di lasciarmi la strada libera, mi ha trattato come una persona degna di rispetto, un avversario in piena regola.
    Dopo ieri sera ero disposto a schiacciare io stesso il mio orgoglio pur di non essere di nuovo lasciato solo.
    Arashi mi ha anche dato il suo numero, mi ha detto che se ho bisogno di parlare lui ci sarà, che non sono più solo.
    Ancora adesso queste parole mi riempiono il cuore di gioia, un lenitivo alle mie cicatrici.
    Eppure ancora adesso non riesco a non avere paura. Raggiungere casa mia è stato più difficile del previsto, sembravano tutti osservarmi, sembrava che tutti sapessero. Cercavo di nascondere i segni della serata appena passata, ma erano così evidenti che ho dovuto correre e rifugiarmi in casa mia.
    Invece, però, di sentirmi protetto, mi sentivo soffocare dal silenzio che regnava. Nessun animale, nessuna persona che mi aspettava e che mi facesse trovare un solo motivo per continuare.
    Quando stamattina mi sono guardato allo specchio quello che ho visto non ero io, nessuna luce negli occhi. Ho sempre avuto uno sguardo triste, ho sempre avuto poca speranza nella vita, sin da quando mi sono innamorato di Suzuki-san. Eppure stamattina non c'era più traccia dello Shiro che conoscevo. Accarezzavo il mio viso e non capivo cosa mi stava accadendo.
    Dovevo uscire da casa di Aki-san, dovevo allontanarmi per capire cosa fossi davvero.
    Mi sono sempre definito in base alle persone che mi stavano accanto e quando ho capito che non c'era più nessuno, mi sono sentito vuoto, inutile. Dovevo fare in modo di sentire qualcosa, cercare qualcuno che mi portasse al limite e mi facesse sentire vivo.
    Avevo letto il messaggio mandatomi da Arashi e sapevo che non potevo chiamare Aki-san. Quindi sono andato nel solito locale, ho seguito la persona che pensavo facesse al caso mio. Reno. Sapevo esattamente quello che sarebbe successo, ma se fosse stato consensuale, avrei avuto comunque io il controllo.
    Non potevo sbagliarmi di più. Non potevo sapere come sarebbe andata a finire la serata.
    L'ho seguito in una stanza d'albergo, ma quando l'ha chiusa a chiave, il suo sguardo era cambiato.
    Oltre al dolore, l'umiliazione. Per quanto lo pregassi di smettere lui non mi ascoltava, aveva deciso di non legarmi, ma erano bastate le sue parole a imprigionarmi in quella stanza.
    Sei solo una puttana, te lo meriti.
    Ero davvero una puttana? Solo perché avevo scelto di andare con un uomo che non conoscevo?
    Avevo stretto i denti e avevo sopportato il dolore, quando poi mi sono liberato, sono corso fuori, rivestendomi in fretta e la prima cosa che ho pensato è stata che volevo parlare con Suzuki-san.
    Volevo che mi abbracciasse, volevo che per una volta andasse tutto per il verso giusto e che anche lui volesse tornare ad essere anche solo mio amico.
    Mi vergognavo però, avrei dovuto confessare di essere gay, avrei dovuto confessare che ero innamorato di lui e per quella sera erano state abbastanza umiliazioni.
    Aki-san mi ha accolto tra le sue braccia e ha capito.
    Adesso però dopo aver parlato con Arashi è tutto diverso. Anche se ho paura, non posso obbligare una persona ad amarmi.
    Lui mi starà sempre accanto, mi amerà come un migliore amico, ma non posso chiedergli altro.
    Rigiro le sue chiavi di casa e tentenno ad entrare.
    Forse posso aspettare ancora un po' prima di essere forte, voglio ancora essere abbracciato da quelle sue braccia forti e venir cullato con amore.
    Apro la porta e trovo Aki-san seduto sul divano che mi sorride.
    Il suo solito sorriso caldo che ti fa sentire a casa anche in mezzo a una tempesta.
    “C-ci ho messo un po' più del previsto” mi giustifico.
    “Tranquillo, come ti senti?” chiede inclinando la testa di lato.
    “Non lo so” sono sincero, tutti i sentimenti che provo in questo momento, sembrano mescolarsi in un caleidoscopio di colori.
    “Devo parlarti” il suo sguardo è serio.
    Mi agito sul posto. Arashi lo avrà avvisato della mia improvvisata? Così gioca sporco però, io volevo solo avere ancora del tempo con lui e non sono in grado in questo momento di cavarmela da solo.
    “Vuoi cacciarmi?” chiedo spaventato. Lo vedo alzarsi e raggiungermi.
    Scuote la testa.
    “Non sono io che devo parlarti, spero non mi odierai”
    Si gira verso la sua camera. Lo osservo fare un cenno e quando i miei occhi cadono sulla persona che si trova oltre lo stipite della porta, quasi ho un mancamento.
    Suzuki-san mi fissa con uno sguardo che è un misto di stupore e preoccupazione.
    Spintono Aki-san. Le lacrime scendono copiose, perché ha dovuto contattare lui? Perché ha dovuto vedermi in queste condizioni? Mi sento sporco e infimo. Non voglio che abbia pietà di me, non voglio che mi rifiuti adesso.
    “Perché? Perché proprio lui?”
    “Parlaci, io vi lascio del tempo”
    Sono sconcertato dal suo comportamento, mi vuole far soffrire ancora di più? Cosa gli avrà raccontato di me? Come dovrei reagire?
    Non sento nemmeno la porta chiudersi, mentre il silenzio si fa largo nei meandri della casa di Aki-san.
    Il mio primo istinto è fuggire. Non ci parliamo da quasi due settimane e ora sembra che ci sia qualcosa di troppo importante da comunicarmi che non può attendere.
    Mi dirigo alla porta, ma Suzuki-san mi raggiunge e la chiude con la mano.
    Mi giro verso di lui. Non sono mai stato così vicino al suo viso. I suoi lineamenti perfetti e la mascella quadrata mi incantano.
    Gli occhi sono due oceani profondi che sembrano scrutarmi.
    “Cosa ti hanno fatto?” chiede retoricamente, come se non volesse sapere la risposta, come se avesse paura del dolore che potrebbe provocargli.
    Abbasso lo sguardo e rimango immobile. Sento che il mio corpo è scosso da brividi di paura. Il suo braccio è troppo vicino a me, non voglio che nessuno mi tocchi, ho paura ancora di soffrire.
    “Stai tremando?” domanda disperato.
    Ancora non riesco a emettere un suono, vorrei solo che questa situazione finisse, che se ne andasse e mi lasciasse solo con il mio dolore.
    “Perché non mi hai detto di essere gay?”
    Alzo lo sguardo e sgrano gli occhi. Gli ha detto questo Aki-san e mi sento umiliato, il mio cuore viene colpito da mille aghi. Sto solo fuggendo per l'ennesima volta.
    “Non volevo disgustarti” in un sussurro.
    “Come avresti potuto?” sembra sorpreso dalla mia risposta.
    “Tu sei etero, ti stai per sposare, io volevo...”
    Non riesco a finire la frase. Non volevo che venisse associato a me, non volevo che venisse etichettato come l'amico dell'omosessuale, perché quello che provavo per lui era palpabile, non volevo che una donna capisse questi miei sentimenti.
    “Perché non mi hai detto che eri innamorato di me?” queste parole mi colpiscono come un pugno in faccia. Pensavo di potermi fidare di Aki-san e invece ha agito al mio posto, ha creduto che in questo momento fosse la cosa giusta da fare.
    Piango al solo pensiero che adesso è tutto finito, che non potrò più nemmeno sperare che lui torni a sorridere per me, che possa tornare tutto come prima.
    “Sei innamorato di me? Dimmelo” insiste.
    Vuole sapere, vuole conoscere la verità dalle mie labbra, vuole che anche questo sia rivelato al mondo. Vuole lasciarmi nudo in mezzo al deserto formato dalla mia anima.
    “Sì, ti amo. Ora lasciami stare”
    Metto le mani sotto gli occhiali per scacciare via quelle lacrime che sembrano ustionarmi la pelle, quelle stesse che mi stanno torturando da ieri e che ora sono anche peggiori.
    Mi prende dolcemente per i polsi. Chiudo gli occhi per non vedere la sua faccia, per non vedere la reazione disgustata, per reagire alle parole che ora mi dirà.
    Il tempo sembra quasi bloccato in un abisso profondo e quando sento il suo respiro accarezzarmi le guance, non capisco cosa stia succedendo.
    Le sue labbra sulle mie. Il suo sapore, misto alle mie lacrime. Mi lascio trascinare da un bacio che sembra onirico, metafisico.
    Non sono più nel mio corpo segnato dal dolore, sono pura felicità. Ho paura di aprire gli occhi e accorgermi di stare sognando. Di essere ancora in quella stanza di albergo a cercare di evadere dal mio corpo per non pensare a quello che sto vivendo.
    Eppure appena si stacca da me e appoggia la sua fronte sulla mia, tutto diventa perfetto.
    “Ti ho sempre amato anche io”
    Scuoto la testa e accarezzo le guance di Suzuki-san.
    “È il momento più bello della mia vita, ma non voglio la tua pietà.. io..”
    Ringrazierò a dovere Aki-san per aver convinto l'amore della mia vita a dirmi queste parole. Potrei davvero sopportare ogni giorno la solitudine, ricordandomi queste parole sussurrate così dolcemente.
    Le sue labbra si avvicinano di nuovo alle mie. Mi lecca la ferita a lato della bocca e mi abbraccia.
    Sento il suo odore forte di menta e miele. Questo contatto mi fa ancora paura, non sono pronto ancora a essere toccato da un'altra persona.
    “Ti amo davvero. Non ho mai detto di essere eterosessuale, solo che non volevo disgustarti e tu mi incitavi ad andare agli omiai organizzati dal capo, pensavo di non avere più speranze. Non esiste nessun matrimonio”
    Lo spintono lontano
    “C-cosa?” sono basito dalla sua rivelazione.
    “Volevo vedere come avresti reagito e tu hai detto che non potevamo nemmeno più essere amici, che ti saresti sposato anche tu..” Si mette la testa tra le mani “Ero geloso, ero infuriato. Credimi io ti amo”
    Le sue parole sono così dolci, così reali. Se solo lo avessi saputo prima, quanto dolore mi sarei risparmiato?
    “Io adesso però sono così sporco, sono così segnato, ho perfino paura di essere toccato da te” tra le lacrime.
    Mi prende la mano e mi porta in bagno.
    Si mette alle mie spalle e mi obbliga a guardarmi allo specchio.
    “Questo è il volto della persona che amo, non deve pensare che sia sporca, che sia ferita. Io la trovo perfetta”
    Quello che vedo allo specchio non sembra la persona che si è riflessa questa mattina, vedo le guance rosate e gli occhi sono bagnati dalle lacrime eppure sembrano vivi, sembrano i miei.
    Sorrido, sorrido per la prima volta da ieri sera.
    Mi giro verso Suzuki-san, deglutisco e con ancora le mani che tremano mi tolgo la maglietta.
    “P-potrai davvero sopportare questo spettacolo orrendo?”
    anche se credo nelle sue parole, i fatti valgono di più. Dopo quello che ho vissuto, non solo la mia anima è segnata, ma anche il mio corpo e voglio che lui lo capisca. Voglio che mi veda per quello che sono.
    Anche se sono solo senza maglietta, mi sembra di essere completamente nudo, spogliato da ogni difesa.
    Lo vedo portare le mani alla bocca e allontanarsi istintivamente da me.
    Abbasso lo sguardo. Come potrebbe mai una persona sopportare tutto questo?
    Voglio andarmene da questo bagno, ma non riesco a muovermi. Ancora un'altra umiliazione, ancora altro dolore.
    “Posso?” chiede mettendo le mani sull'elastico dei pantaloni.
    Annuisco senza comprendere.
    Mi sfila anche quelli e rimango in boxer davanti a lui. Con le braccia provo a coprirmi, ma invano. Sono in balia del suo sguardo che sembra radiografarmi.
    Sono cosparso di morsi e lividi, sulle gambe ho dei graffi evidenti. Mi basta guardarli per ricordare, per sapere che cosa mi ha fatto quella persona. Per pensare di essere stato io la causa di questo male.
    Si avvicina a me e mi bacia.
    Ancora una volta mi sembra di volare e toccare il cielo con un dito, eppure sento qualcosa di diverso, contrariamente a prima non mi sta toccando, solo le nostre labbra hanno un contatto e mi accorgo di non tremare.
    “Voglio che tu ti scordi di questo dolore” si avvicina al primo morso che ho sulla spalla e inizia a baciarlo, tremo per il contatto.
    “Voglio sostituire il ricordo di questi segni con il ricordo dei miei baci”
    Con la lingua, segue il contorno dei denti e ogni volta sono attraversato da brividi. Un misto di piacere che a poco a poco cancella la paura.
    Ogni volta che si sposta su un altro segno, sento il mio corpo rilassarsi sempre di più, mi sento pulito da ogni dolore, da ogni violenza.
    Lentamente ansimo nel sentire questo contatto e ogni ricordo viene sostituito da questi brividi piacevoli.
    Arrivato all'ultimo segno, si inginocchia davanti a me. Con la lingua accarezza i graffi sulle mie cosce. Vederlo in quella posizione causa al mio corpo una reazione istintiva che non mi sarei mai aspettato. Ho un erezione. Anche se razionalmente so di non essere ancora pronto per un contatto più profondo. Se solo penso che le sue mani possano toccarmi, inizio a tremare.
    “S-scusami”
    Mi abbassa le mutande. Come se avesse letto nella mia mente, cerca di non usare le mani su di me, ma solo la bocca e appena realizzo quello che sta per fare, sono sconcertato. Con la bocca prende il mio membro eretto e lo accarezza con la lingua.
    “N-no, non devi..” provo a respingerlo, ma la sua lingua tocca i miei punti sensibili ed è così piacevole essere coccolato da lui.
    Osservo la sua testa muoversi lentamente, ma con ritmo costante, con le mano gli sfioro i capelli, sono così belli e io ho sempre desiderato toccarli.
    Vengo nella sua bocca. Il mio respiro è affannato e non so ancora come reagire.
    Il mio corpo desiderava essere soddisfatto, ma la mia mente vede questa cosa come un'invasione della mia sfera più intima in un momento in cui non sono pronto per affrontare quello che può succedere dopo. Non posso arrivare fino in fondo. Non ho ancora la forza di affrontare quello che mi è successo e forse sono ancora dolorante per quello che mi è accaduto.
    Suzuki-san prende la mia mano e ne bacia il dorso fino ad arrivare al polso. Lo vedo succhiare lentamente la pelle e mordicchiarla, senza capire.
    Appena si stacca da me vedo che mi ha lasciato un segno evidente e violaceo su di esso. Istintivamente vorrei non lo avesse fatto, non voglio un altro segno, anche se questo non ha nulla a che vedere con gli altro.
    Si alza e incrocia i nostri sguardi. Vorrei vivere ancora con lui in questo intensità.
    “Quando guardando uno qualunque di questi segni, ti verrà in mente quello che hai vissuto, voglio che tu osservi questo” mostrandomi il segno appena lasciato “Voglio che tu ricordi i miei baci, la mia lingua su di te, voglio che ricordi il piacere che hai provato. Voglio che la tua mente sia riempita di me e non di quella violenza. Ora non sei pronto e lo capisco, ma rinnoverò questo segno ogni giorno, facendoti impazzire dal piacere, portandoti al limite. Finché a quando non smetterai di tremare di paura sotto le miei carezze e allora quel giorno ti farò mio, saremo una cosa sola. Attenderò fino a quando non sarai pronto, perché sei tutto il mio mondo.”
    Lo abbraccio piangendo. “Ti amo Suzuki-san”
    “Perché non mi chiami con il mio nome?” chiede accarezzandomi la schiena.
    “A-Ak..” divento paonazzo, non sembrava così difficile dire un nome prima di innamorarmi.
    Lo sento sorridere al mio orecchio
    “Ora ti vesti. Questa è stata assolutamente l'ultima volta che questa cosa ti ha visto nudo.”
    Mi stacco “T-te lo ha detto?” abbassando lo sguardo.
    Mi alza con due dita il mento e mi bacia dolcemente
    “Adesso sei mio, quindi non mi importa di altro” mi aiuta a mettermi la maglia.
    “Dormi da me. Abbiamo tanto di cui parlare e mi aspetterai lì fino a quando non torno dal lavoro.”
    Mi vesto e il mondo che mi si para davanti sembra diverso, sembra felice e senza ombre. Non sento nemmeno il peso delle mie colpe che mi picchiettano le spalle, solo le dita di Suzuki-san che si intrecciano alle mie mentre stiamo uscendo dalla casa di Aki-san.
    “Aspetta!”
    Mi avvicino al tavolo e su un foglietto scrivo Grazie di tutto.
    Senza di lui ora non avrei mai potuto essere felice, senza di lui non avrei mai scoperto che stavo fuggendo solo da me stesso e mi rifugiavo nella paura per non rischiare di essere ferito.
    Spero che anche lui trovi la felicità, ma sono certo che quel ragazzino voglia lottare con tutte le sue forze per conquistare il cuore di un uomo insicuro che si nasconde dietro alla sua stessa indole buona e apparentemente indifferente.


    Capitolo 12

    -Pov Akihito-

    Appena l'aria fresca della mattina sfiora il mio viso, mentre esco dal mio appartamento, eccomi di nuovo a respirare. Mi sento una persona schifosa, perché il mio primo sentimento è stato il senso di liberazione.
    Una situazione così opprimente, mi aveva imprigionato e ne sentivo tutto il peso sulle spalle. Razionalmente lo so che non si possono controllare le proprie reazioni, ma ancora non riesco a capacitarmene.
    Il mio corpo, la mia mente volevano fuggire da casa mia e dal ricordo di quel ragazzo tremante che chiedeva di non essere abbandonato.
    Sarei davvero in grado di prendermi cura di lui? Ho chiamato Suzuki, perché sapevo di non esserlo. Shiro ha bisogno di una persona che sia in grado di risollevare subito il suo cuore, come potrei io in questo momento?
    Eppure ciò che più mi disgusta, è che ho pensato subito che avrei potuto correre da Arashi, abbracciarlo e spiegargli ogni cosa. Volevo che lui fosse di nuovo mio, ho pensato che se non ero io quello che doveva occuparsi di Shiro, allora io ero libero di stare con la persona che mi piace.
    Che mi piace. Già perché quel ragazzino, si è insinuato nella mia vita come un piccolo germe in un corpo malandato e lo ha infettato con le sue reazioni, con la sua indecisione.
    Eppure adesso non lo voglio vedere. Ancora una volta è fuggito. Ancora una volta non ha aspettato che io potessi spiegarmi.
    So che in realtà è perché è molto insicuro e ha paura di questa relazione, ma io non sono più in grado di lottare.
    Sono stufo di essere frainteso, sono stufo che nessuno creda mai ai miei sentimenti.
    Quante volte ancora dovrò dire “ti amo” e ricevere solo sorrisi o lacrime, senza una risposta?
    Quante volte dovrò sorridere e fingere che non sia accaduto nulla?
    Raggiungo il konbini e osservo dall'esterno quello che accade.
    Arashi sta sorridendo, sembra che quello che è successo non lo abbia segnato più di tanto.
    Ci tengo solo io a te? Sono solo io a soffrire?
    Sospiro e mi allontano.
    Forse mi sono solo illuso. A 20 anni si superano molto più velocemente le delusioni che alla mia età.
    Questo mi colpisce al cuore e lo sento stringere come mai prima. Forse provo qualcosa di più per quel ragazzino e me ne rendo conto solo adesso.
    Il mio istinto mi dice di correre all'interno del negozio e rapirlo, spiegargli tutto con le parole più semplici, dirgli che in realtà voglio stare con lui e che non esiste nessun altro.
    Eppure questa volta ci sono dei sentimenti che contrastano tutto: la paura e l'orgoglio.
    Non voglio più essere ferito, non voglio più essere umiliato.
    Probabilmente nemmeno sono la persona giusta per lui.
    Andiamo! Quattordici anni di differenza, due generazioni diverse. Poi lui ha ancora così tanto da fare. Deve finire gli studi, deve trovare un lavoro. Non sa nemmeno se è davvero omosessuale. Accantonerà questa faccenda come un aneddoto con gli amici, per dire che anche lui si è sentito attratto da un uomo una volta, ma che per fortuna gli è passato subito.
    Un'ombra scura che deve essere scacciata. Una persona molesta che deve essere allontanata.
    Sento davvero nella gola il groppo per le lacrime che vorrebbero uscire. Non piangerò, perché non è nemmeno colpa mia. La vita mi ha messo davanti alla realtà. Non sono destinato ad essere amato.
    Entro in un vicolo e mi appoggio al muro.
    Osservo il cielo azzurro e cerco di riprendermi un po'.
    “Devo solo scordarmi di lui” sussurro.
    Cerco di convincermi, ma è davvero difficile.
    Prendo il cellulare, forse in questo momento avrei bisogno di non pensare a nulla e quale miglior modo di dimenticare se non il sesso?
    Chiodo scaccia chiodo, no?
    Eppure di domenica non è facile trovare qualcuno.
    Kira. Forse solo lui sarebbe disponibile ad accogliere un vecchio amico.
    Sorrido e compongo il numero.
    Conosco Kira dall'università. Era l'unico a conoscere la mia storia con Juniichi e mi ha anche aiutato molto.
    È gay anche lui. A suo dire è innamorato, anche se non è mai stato fedele, di un uomo sposato che lo ricambia.
    Ancora adesso devo capirne la logica. Sta con un uomo sposato, che non esita un secondo a scegliere la moglie prima di lui e si ritiene amato. Eppure non crede nella fedeltà, quindi va con altri uomini, ritenendo tutto questo più sano di molte altre relazioni.
    Anche lui è prigioniero di questa realtà. Dietro il suo finto cinismo, si nasconde un ragazzo insicuro, che ha paura di perdere l'unica persona che gli fa battere il cuore. Si aggrappa a questa convinzione per paura di rimanere solo, per paura che in realtà non troverebbe mai di meglio.
    Superati i trent'anni però, anche io la penso come lui. Mi sono accontentato di stare con Hiroto per ben due anni, solo come suo partner sessuale, sapevo che ci teneva a me, ma non quanto io tenessi a lui.
    Non sono poi così diverso nemmeno ora, mi stavo attaccando alla convinzione che un ragazzino avrebbe potuto credere in me e ricambiarmi.
    “Da quanto tempo? Qualcuno ha avuto un po' di delusioni per chiamarmi la domenica?”
    La voce squillante di Kira mi fa tornare a sorridere.
    “Proprio così. Un mese sfortunato”
    Lo sento ridacchiare.
    “A chi lo dici. L'indirizzo lo sai, ti aspetto”.
    Riattacca senza nemmeno fare domande, senza nemmeno una spiegazione. È proprio da lui. Il contatto umano può rivelare più di mille parole, un solo bacio può rivelare milioni di cose.
    Improvvisamente sento un dolore, una fitta alla spalla, come se bruciasse.
    Il punto è esattamente quello in cui Arashi ha lasciato un segno su di me, lo osservo da sopra la maglia. Come può un cosa tanto piccola fare così male? Il dolore però non è fisico, lo sento attraverso la pelle, lo sento attraverso le ossa, ogni fibra di me non vuole dimenticare quello che è successo meno di un giorno fa. Sembra passato un secolo invece, sono successe così tante cose.
    Forse non mi sto comportando da adulto. Dovrei come al solito sorridere e accettare qualunque cosa capiti, dovrei aspettarmi che lui mi insegua ancora e mi faccia una scenata in cui mi illustra tutti i punti in cui ho sbagliato per poi accarezzargli la testa e rassicurarlo che io lo aspetterò per sempre. La verità però. è che non mi ci sento, non voglio di nuovo attendere di venire ferito ancora e ancora, sperando che qualcosa possa cambiare per poi accettare, senza oppormi, quello che gli altri vogliono.
    Sono davvero al limite. Ho aspettato così tanto di innamorarmi e quando lo faccio, mi rifiutano, quando ci riprovo, ecco che vengo frainteso.
    Sbuffo.
    È così difficile fidarsi di me? È così difficile capirmi?
    Shiro mi ha sempre capito. Avrei dovuto incatenarlo a me, prima o poi avrei provato qualche sentimento per lui, non sarei stato travolto da un amore folle, ma lo avrei trattato nel migliore dei modi.
    Scuoto la testa. Non si merita il mio egoismo, non dopo tutto quello che ha passato, gli auguro davvero di essere felice, spero che possa dimenticare, anche se non sarà affatto facile. Anche se gli incubi lo perseguiteranno per anni, ma ora ha una persona che lo ama e che lui ricambia. Sono certo che andrà bene.
    Guidato da una forza che nemmeno conosco, mi accorgo di essere arrivato davanti al palazzo dove abita Kira.
    Mi sorprendo sempre del fatto che sia davvero molto alto. Abita in uno di quei grattacieli di lusso, è di famiglia ricca e lavora come giornalista freelance per molte riviste straniere. Si definisce sempre come l'occhio omosessuale sul Giappone. Infatti scrive sempre articoli sulla situazione della comunità gay giapponese, mostrando molto spesso l'ipocrisia e controsensi di una cultura così all'avanguardia nella tecnologia, ma mentalmente arretrata.
    Usa uno pseudonimo, anche perché non avrebbe lunga vita in questo paese se qualcuno dovesse conoscerne l'identità.
    Sospiro ed entro nell'atrio.
    Mi fa sempre torcere il naso, dover firmare un registro quando entro, manco fossi in un hotel di lusso. La chiamano sicurezza, ma secondo me è solo un metodo per sapere un po' i fatti di tutti.
    Arrivato al suo piano, inizio a sentirmi agitato.
    Da quando ho paura di fare sesso con una persona solo per divertimento? Da quando mi faccio scrupoli simili?
    Suono.
    Non faccio in tempo a dire chi sono che Kira mi salta addosso abbracciandomi forte.
    “Akiiiiiiiii” urla nel mio orecchio “Saranno sei mesi che non ci vediamo, anche solo per un tè”
    Sorrido e con questo peso attaccato al collo entro dentro il suo appartamento.
    Un locale ampio, pieno di fotografie del panorama di Tokyo e con una vista sul suo skyline mozzafiato.
    Lo metto a terra e subito Kira mi bacia.
    Sono venuto qui per questo, eppure mi sento davvero sporco nel sentire le sue labbra sulle mie. L'intrusione della sua lingua nella mia bocca mi provoca quasi dolore. Lo assecondo e cerco di scacciarne il pensiero.
    Si lecca le labbra in modo seducente, anche se per me non ha più l'effetto che aveva un tempo.
    So cosa vuole fare. L'idea che possa inginocchiarsi davanti a me mi ripugna. Qualche ora fa, avevo immaginato Arashi fare la stessa cosa. Sapendo che avrei potuto anche solo venire nel vederlo in quella posizione.
    Ora qualcun altro toccherà la mia pelle, qualcun altro mi donerà piacere.
    Mi prende la mano e mi porta in camera da letto. Sono guidato da lui, non ho nemmeno la forza per oppormi.
    Cerco di scacciare velocemente ogni dubbio, eppure quella schiena che vedo non è la sua, quella mano che si aggrappa a me, non è la sua.
    Mi sento così patetico per questi pensieri. Sono arrabbiato con me stesso, perché dopo oggi non ho nemmeno più il diritto di chiedergli di stare con me, non ho il diritto di giustificarmi e l'ho deciso io.
    Vengo spinto sul letto, si accovaccia tra le mie gambe.
    Non sono eccitato per nulla, non so nemmeno come giustificarmi nel caso non dovessi davvero avere un'erezione.
    Mi slaccia i pantaloni e estrae il mio membro.
    Prova a leccarlo, ma nessuna reazione.
    Mi sento umiliato da questa situazione, non mi era mai capitata una cosa simile, di solito basta anche molto meno per potermi eccitare, ma non oggi, non con lui.
    E poi lo sento. Sta ridendo. Ridendo di me, ridendo del fatto che non riesca nemmeno ad avere una erezione.
    Lo spintono e cade per terra. Cerco di sistemarmi i pantaloni e mi alzo per andarmene.
    “Non ci credo, ti sei innamorato di nuovo”
    Scuoto la testa, stupito.
    “Cosa?” non capisco cosa intenda con di nuovo.
    “Come cosa? È successa la stessa identica cosa quando eravamo all'università.” Si alza e mi invita a seguirlo nell'altra sala.
    Sono come stordito. Davvero è successa la stessa cosa? Quando? Perché l'ho scordato?
    “Vuoi del tè?” chiede mentre mi siedo al tavolo della cucina.
    Annuisco “Spiegami cosa intendi”
    Lo vedo sorridere, uno di quei sorrisi che dona solo alle persone a cui vuole bene, uno di quelli sinceri che raramente fa.
    “Quando ti ha lasciato Juniichi, eri a pezzi e sei venuto da me completamente ubriaco, te lo ricordi?”
    Cerco di fare mente locale, ricordo di essermi svegliato a casa sua dopo essere stato scaricato, ma di quella serata non ricordo assolutamente nulla.
    “Ricordo solo di essermi svegliato a casa tua, nudo.”
    Ridacchia.
    “E hai pensato che lo avessimo fatto?”
    Annuisco.
    “Invece no, per quanto ci ho provato e fidati che non era colpa dell'alcool perché anche quando sei sbronzo ti viene duro, non sei riuscito ad eccitarti nemmeno per un attimo. Eri davvero innamorato di Juniichi e quando lui ti ha fatto quello che ha fatto, nemmeno il tuo corpo riusciva ad accettare la presenza di una persona che non fosse lui.”
    Non ne sapevo nulla, ho sempre pensato che quella sera io fossi stato con lui e questo mi aveva aiutato a credere che forse quello che provavo nel cuore era completamente separato da quello che provavo con il mio corpo. Anche se per molto tempo non sono stato interessato a nessuno, anche se non ho voluto più andare a letto con altri, pensavo fosse una mia reazione emotiva esagerata perché mi stavo attaccando ancora al suo ricordo.
    Mi metto le mani tra i capelli. Se invece è come quella volta, allora anche il mio corpo si sta opponendo con tutto sé stesso perché vuole solo Arashi.
    “Sono stato fottuto da un ragazzino” esclamo.
    “Dai voglio i dettagli! Non è quel barista imbronciato, perché sei venuto diverse volte da me. Non lo amavi davvero lui, ma ti eri illuso che fosse così. Com'è questo ragazzino?”
    I suoi occhi si illuminano, mentre mi offre una tazza di tè fumante.
    Non lo amavi davvero. Forse ha ragione, quello che provavo per Hiroto era solo un amore flebile, mi ero davvero imprigionato in quella relazione pensando che fosse un focolare vero e proprio, quando invece mi ero arreso con lui ancora prima di poterne essere ferito davvero.
    Sicuramente il dolore era reale, ma quello che provo ora è soffocante.
    Quando ho toccato per la prima volta il piccolo commesso del konbini, invece è stato come volare, entrare dentro di lui era pura elettricità, combustione chimica.
    Nessun pensiero. Mi sono riempito la testa dei suoi ansimi, dei suoi gemiti di piacere. Volevo solo che lui stesse bene quanto me, volevo godesse di me e del mio timido sentimento. Non avevo nemmeno realizzato quello che provo fino a ora. Volevo mi appartenesse, volevo vedesse solo me.
    Avevo aperto il mio cuore e avevo parlato di me a quel ragazzino dopo quell'amplesso, gli avevo parlato di come ho aperto il locale, gli ho persino accennato qualcosa sulla storia con Juniichi, eppure lui non ha potuto fidarsi di me.
    Non sei nemmeno riuscito ad aspettare un giorno.
    Così ha detto, come se ritenesse davvero possibile che dopo esserci uniti in un modo così tenero, potessi essere così infimo da correre tra le braccia di un altro per soddisfarmi.
    Volevo essere dolce con lui. Volevo prenderlo come non avevo mai preso nessuno, volevo aspettare e trattenermi perché non volevo sentire di nuovo le sue lacrime lambirmi il collo. Eppure per lui è bastato vedermi con Shiro, per non fidarsi più di me.
    “È inutile, tanto ora è tutto finito. Mi ha trovato a letto con un altro e ha frainteso” sorseggiando il tè.
    Kira apre la bocca sorpreso. La sua espressione è stupita e sta cercando di emettere qualche suono diverso da un imprecazione o un insulto.
    “Io ti conosco e direi che non hai fatto sesso con un altro dopo di lui, ma forse dovresti scusarti. Alla fine chiunque si arrabbierebbe”
    Quasi una novità per lui essere così diplomatico, ma apprezzo il fatto che non voglia essere aggressivo in un momento così critico.
    “Non mi da mai il tempo di spiegare, ogni volta quello che vede è solo colpa mia. Mi accusa, mi dice che gli faccio schifo, poi mi confonde e torna da me. Mi ha ammirato per anni, per averlo confortato in una brutta serata. Ha 21 anni, non sa quello che vuole e io non sono la persona giusta per capirlo. Sono stufo che nessuno mi creda, lo capisci?”
    Lo vedo annuire, mentre ridacchia.
    “Hai abbassato di molto l'età dei tuoi partner. Guarda che se scende ancora poi ti arrestano.”
    Lo spintono un po' e sorrido.
    “Dovresti vederlo. È davvero bellissimo, per un attimo mi sono davvero illuso che potesse essere mio, ma..” mi fermo un attimo a fissare quel liquido ambrato che ondeggia sotto le mie parole. “A lui piacciono le ragazze”
    “Cosa?” osservo il mio amico che sgrana gli occhi e cerca di trattenere una risata. Lo conosco bene e so che questo lo fa davvero sbellicare.
    “Lo sapeva che sei gay?” chiede improvvisamente.
    Annuisco, non so dove voglia arrivare con questa domanda.
    Lo vedo prendere fiato. So che quello che mi dirà sarà solo quello che pensa e probabilmente sarà solo la pura verità.
    “Forse Aki, hai ragione. Se è così non c'è speranza. Sicuramente confonde l'ammirazione che prova per te per amore, forse proprio perché ha saputo che a te piacciono gli uomini e ha voluto avere un'occasione per essere notato da te.”
    Mille punture di spilli attraversano il mio cuore. Ha appena messo sul tavolo tutto quelle mie paure e le ha sviscerate, quello che stavo cercando di nascondere nel profondo ora è stato esposto in pubblica piazza. Non posso far altro che osservare i pezzi maciullati del mio animo e domandami per quanto ancora sarò in grado di resistere a quel macabro spettacolo.
    Appoggia la testa sulla mano.
    “Sono il solito cinico, scusa. Io non lo conosco, magari è innamorato davvero di te, ma ancora non riesce ad ammetterlo e scappa per quello.” alza le spalle e sorrido per le sue parole, ma lo vedo tornare serio dopo qualche secondo.
    “So che vorresti che sentirti dire, ma non sarebbe la verità. Anche io mi sono innamorato a 21 anni, per me era per sempre, per lui no e guardami ora? Mi ostino a credere che anche se non dorme mai con me lui mi ama, anche se non lascerà mai la moglie, per lui conto qualcosa.”
    È la prima volta che sento Kira dire queste cose e immagino che gli stia costando molto.
    “Eppure ho capito che è sempre meglio sapere la verità e agire di conseguenza. Puoi anche continuare a frequentarlo, ma sappi che lui non si fiderà mai di te, ti lascerà appena comprenderà che tu per lui, sei solo un peso e non un beneficio. So che la vedi come la tua unica occasione di felicità, ma per favore non farlo. Pensa anche a lui, ha bisogno che tu ti allontani per vedere il quadro generale, per poter capire davvero quello che prova, cioè nulla.”
    Ancora una volta la sua schiettezza mi uccide. Anche dopo Juniichi mi aveva parlato allo stesso modo. Aveva detto che amare un etero creava solo dolore, che anche se in parte era colpa mia per non aver specificato il tipo di relazione che avevamo, lui aveva solo pensato a sé stesso e io meritavo di meglio.
    “Mi serviva davvero che me lo dicesse qualcuno, per realizzarlo davvero”
    Mi accarezza dolcemente la guancia.
    “Io predico bene e razzolo male, ma voglio davvero che tu sia felice. Sei il mio più caro amico e quando troverai la persona della tua vita, fammela conoscere ok?”
    I suoi occhi sono così pieni di speranza e al contempo pieni di tristezza.
    “Pensi che alla nostra età possiamo ancora trovare l'amore?” lo schernisco.
    “Quello vecchio qui sei tu! Io sono nel fiore degli anni” dice teatralmente.
    Ridiamo.
    Ha ragione, forse devo solo arrendermi all'evidenza. Arashi non mi amerà mai. Probabilmente devo essere io a mettere un punto a questa relazione.
    Anche se non è quello che voglio, forse è meglio per entrambi, potrei rovinargli la vita.
    Mi ha ammirato per così tanto tempo, cercava nella sua vita una figura maschile che lo sostenesse e in una serata di fine estate, aveva trovato me. Un uomo che lo ha confortato, mentre piangeva e che gli ha detto le parole che voleva sentire. Sono una figura che ha idealizzato e voleva solo di nuovo provare quel che aveva provato quella sera, voleva solo che io lo notassi in mezzo a un mare di persone.
    Desiderava più di tutto essere amato, perché non lo era in casa, perché aveva sulle spalle tutto quel peso. Quando ho scoperto la sua storia, l'ho abbracciato e avrei voluto non abbandonarlo mai più.
    Davvero bramavo con tutto me stesso di farlo mio per tutto il resto della mia vita, non volevo essere annoverato nella lista delle sue delusioni.
    Sarei comunque un peso ora. Forse anche il fatto che non sia stato con delle ragazze per molto tempo lo rendevano frustrato, per quello si eccitava con me.
    Alla fine quella sera al mio locale, lo sguardo liquido che ha lanciato a quella ragazza era piuttosto esplicito.
    “Perché non ho colto tutti i segnali prima? Ora che ripenso a tutto, vedo le crepe. Gli sguardi che lanciava alle ragazze, il fatto che si vergognasse ad avere un'erezione con me.” sbuffo sbattendo la fronte sul tavolo “ ero così felice che pensavo fosse solo imbarazzato, non volevo credere che in realtà tutti i miei comportamenti ambigui lo stessero solo portando nella direzione che volevo io”
    Il legno fresco mi fa avere un attimo di distrazione, se solo potessi ancora illudermi, ora andrei da Arashi a spiegarmi, lo confonderei ancora di più, per vivere una felicità fittizia.
    “Sai anche vivere tappandosi le orecchie e chiudendo gli occhi, a volte può causare dolore.”
    Parla di sé, lo so bene che dopo più di dieci anni di relazione, non si può solamente lasciarsi, eppure lui ha smesso di sperare, ha perso il suo cuore, il giorno che l'amore della sua vita si è sposato, ha perso la sua anima il giorno che lui ha avuto il primo figlio.
    “Siamo messi bene in amore io e te. Chissà come mai tutti quelli che conosco hanno solo problemi in amore.”
    Inclina la testa e sembra riflettere sulla domanda. Spalanca gli occhi e lo vedo ridere di gusto.
    “Cosa c'è adesso?” cercando di interpretare il perché di questa sua strana reazione a quello che ho detto.
    Ancora ridendo
    “La realtà è che ti piacciono proprio i casi umani.. Hai lo spirito del crocerossino., Ti ho immaginato vestito con l'uniforme da infermierina”
    Scuoto la testa e guardo il soffitto.
    “Sei sempre il solito”.
    Ho passato così il pomeriggio con un vecchio amico, mi è servito a schiarirmi le idee. Peccato che lo stesso non valga per il mio cuore che ne è uscito distrutto e sanguinante. Anche se capisco che sia la cosa giusta, che non siamo fatti per stare assieme, vorrei solo rivederlo. Vorrei egoisticamente confonderlo fino a renderlo dipendente da me, obbligarlo a non lasciarmi mai. Ma sarebbe amore? Sarebbe quello che ho sempre sognato per essere finalmente corrisposto?
    Sospiro e salgo le scale di casa mia.
    Dovrei anche cucinare e non ho la minima voglia di comprare nulla, sopratutto in un luogo così denso di ricordi.
    Come in uno dei peggiori deja-vù, trovo qualcuno davanti alla mia porta, accovacciato e stretto dentro la sua felpa.
    Arashi, appena mi vede si alza di scatto in piedi.
    Cosa dovrei fare? Il mio cuore sta palpitando vedendo quei capelli castani illuminati dagli ultimi raggi del sole. I suoi occhi verdi sono così profondi che mi fanno venire voglia di buttare ogni mio proposito all'aria, ma la sua espressione, quella no, quella mi fa capire molte cose.
    Non voglio ascoltare, non voglio sapere quello che ha da dirmi.
    “Dobbiamo parlare, devi sapere una cosa.”
    Come se mi avesse letto nel pensiero, le mie peggiori paure si sono appena realizzate, dovrei solo chiudere gli occhi e lasciar sì che mi colpisca con il suo odio. Non voglio sentirgli dire che mi sono approfittato di lui, non voglio.
    Cerco di rimanere serio. Cammino verso di lui senza scompormi.
    Appena lo raggiungo davanti alla porta, prendo le chiavi e le inserisco a fatica nella serratura.
    Forse sarà l'ultima volta che lo vedrò.
    Arashi mi prende un braccio
    “Hai sentito cosa ho detto?”
    Prendo un respiro profondo.
    “Cos'è vuoi un secondo round?”
    Chiedo con quanta più malizia posso, con quanto più coraggio mi è rimasto.
    Si stacca da me, non comprende la mia freddezza, vorrebbe capire perché lo tratto in questo modo.
    “Sai perché oggi non penso di riuscire più, ho appena finito una sessione molto intesa con un mio amante.”
    Poso la mano sotto il suo mento e accarezzo la sua guancia liscia.
    “Ma se proprio sei interessato, possiamo fare domani”
    Mi stacco da lui ed entro in casa.
    Crollo scivolando con le spalle alla porta.
    L'espressione che ha fatto, tutto quello che non avrei mai voluto vedere, era in quei suoi occhi. Ho tradito ogni aspettativa, ho reso difficile ogni cosa.
    Sento qualcuno dare un pugno al muro.
    “Akihito, v-verrò domani allora”. La sua voce è rotta dal pianto. So di averlo ferito, ma perché? Perché non vuole arrendersi?


    Edited by ValeUga - 10/11/2017, 10:57
     
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    L'infermierino Arashi *-*

    Io adoro questa coppia, e adoro Aki anche da malato! E' un predatore sessuale in tutte le circostanze immaginabili xD

    Son sempre più impaziente di sapere come continua!!
     
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    Ahahah ovviamente! Attivo anche quando dorme! Ahahah aki no stop oggi in offerta!

    Sono contenta che ti è piaciuto il mio infermierino voglioso e timidone!
     
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    Capitolo 9 ON

    Mi scuso per l'assenza ma questo capitolo è stato davvero un parto! Mamma mia ! E il bello è che il 10 sarà anche peggio D: avranno mai un po' di pace sti due?
    Beh si, ma fa niente.
    Poi sono stata impegnata in una role (che se volte leggere inizia al Gold Ingots pub). E' molto bella anche quella se vi interessa!

    Spero vi piaccia questo capitolo abbastanda fluffoso! E spero di pubblicare al più presto!
     
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    Non vedevo l'ora di leggere come continuava la storia!

    Finalmente hanno concluso! Me felice, son troppo perfetti insieme. Mi piace che Akihito, nonostante sia un bel sadico, ci vada piano con Arashi. Senza però perdere la verve che lo caratterizza. Voglio proprio vedere come questi due si cambieranno a vicenda, potranno solo farsi del bene.

    Date una gioia anche a Shiro, però. E' un povero cucciolino anche lui! Forza Vale, rendi felice anche lui ç.ç
     
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    Ahahah oddio! In effetti, il terzo incomodo soffre sempre come un cane ahahahah
    E pensa che quello che voglio far fare dopo a Shiro lo renderà ancora più triste! Povero!

    Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo e anche come hanno concluso! Eheh visto che è stato un calvario immaginare come farlo andare avanti!
     
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    No, non far soffrire troppo quel cucciolino, te ne prego. Dagli un lieto fine, se lo merita anche lui. Dai dai dai daiiii!

    Buon continuo, e mi spiace di non poter leggere le storie del gdr ):
     
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    Ma si tranquilla ! Già che segui questi 3 amori, sono contenta!

    Cercherò di trovare un modo per poterlo non ferire troppo e magari fargli avere un lieto fine! Ma non prometto nulla! u.u o forse sì.
     
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    Prossima storia: Akihito e il suo bel principe azzurro. Senza terzi che soffrono stavolta hahah
    O il circolo continuerà per sempre xD
     
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    Ahahah ma sono così belli i triangoli! Perché rinunciare?
    Ahahah ma poi c'è già Arashi u.u che altro principe serve? we
     
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    Intendevo Shiro ma ho scritto Akihito. Troppi nomi, poca concentrazione xD
     
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    Ahahahah ok! Beh potrei anche spinoffare lui, ma credo risolverò tutto in questa, almeno spero.
     
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    CAPITOLO 10 ON

    Scusate per il ritardo, ma non sono stata a casa la sera e di solito scrivo sempre a questo orario! Diciamo che questo è un capitolo moooooooooooooooooooooolto delicato, un tema abbastanza poco discusso e che spero davvero lo abbia reso al meglio.
    So che molti storcerebbero il naso. Ma io non ho scritto questa parte per puro divertimento. Soffrivo anche io cercando di rendere al meglio ogni sensazione di Akihito e diciamo che senza addentrarmi nella mia vita, posso capire (anche se non completamente) il povero Shiro.

    Fatemi sapere, insultatemi pure se volete, ma secondo me anche se solo in storie di fantasia, bisogna sempre mettere un po' di realtà. Quella stessa realtà che ogni giorno ci colpisce ed è difficile da affrontare.
     
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    Povero Shiro. Capisco il suo desiderio istintivo di legarsi ad Akihito. E' la sua unica certezza, al momento, e ora quando ha scoperto di Arashi sente che gli sta venendo sottratta anche quella. E non vuole. Non è egoista, è disperato. Tanto disperato da andare con una persona che gli fa del male quando si rende conto che perderà anche Aki.
    E capisco Aki. Lo capisco così dannatamente bene che sto male per lui. Perché io sono esattamente come lui. Fare del bene alle persone a cui tengo passa anche in primo piano rispetto al mio star bene. Ma le persone che agiscono così vivono male. E devono realizzare che non possono andare avanti così.
    Arashi, dal canto suo, deve combattere per se stesso e anche per Akihito, perchè quest'ultimo non lo farà. Perché mette Shiro davanti a se stesso. E anche Shiro deve capire che deve lasciarlo andare. Che non ha senso stare con una persona solo per non sentirsi soli. In pratica, Arashi e Shiro devono agire per il bene di Akihito. E secondo me lo faranno.
     
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    CITAZIONE (Milde @ 29/10/2017, 11:57) 
    Povero Shiro. Capisco il suo desiderio istintivo di legarsi ad Akihito. E' la sua unica certezza, al momento, e ora quando ha scoperto di Arashi sente che gli sta venendo sottratta anche quella. E non vuole. Non è egoista, è disperato. Tanto disperato da andare con una persona che gli fa del male quando si rende conto che perderà anche Aki.
    E capisco Aki. Lo capisco così dannatamente bene che sto male per lui. Perché io sono esattamente come lui. Fare del bene alle persone a cui tengo passa anche in primo piano rispetto al mio star bene. Ma le persone che agiscono così vivono male. E devono realizzare che non possono andare avanti così.
    Arashi, dal canto suo, deve combattere per se stesso e anche per Akihito, perchè quest'ultimo non lo farà. Perché mette Shiro davanti a se stesso. E anche Shiro deve capire che deve lasciarlo andare. Che non ha senso stare con una persona solo per non sentirsi soli. In pratica, Arashi e Shiro devono agire per il bene di Akihito. E secondo me lo faranno.

    Sono anche io come Aki, per quello posso capirlo e posso capire Shiro perché per un certo periodo sono stato come lui!
    È così difficile quando vuoi vedere le persone felici e devi rinunciare alla tua.
    Arashi dovrà lottare e far capire che lui ci tiene, che i sentimenti sono reali e dovrà anche superare il suo istinto di fuggire senza ascoltare le persone!
    Sono contenta comunque che hai colto l'essenza di questo capitolo.. perché poteva essere frainteso e sembrare solo un espediente narrativo! Che per me non era..
    Grazie davvero!
     
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48 replies since 20/10/2017, 10:10   513 views
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