Una tempesta nella mia vita

Spin-off di "non voglio rovinargli la vita" || Original LongFic || Sentimentale || Introspettivo || Comico-Drammatico || Erotico || Yaoi || Raiting Rosso ||

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    Continuazione storia da capitolo 8 in
    https://eternaldesireyaoi.blogfree.net/?t=5718717




    Per chi già mi conosce, questo è lo spin-off dedicato ad Akihito, il nostro amato sadico dal cuore buono (un ossimoro insomma sti due aggettivi assieme :?: ) della mia precedente storia "Non voglio rovinargli la vita", linkata qua sotto nello spoiler.

    Per ora ho scritto solo due capitoli, che come vedete ho pubblicato, ancora sono indecisa sulla storia e su come proseguirà, ma ho tante belle idee da poter realizzare, che mi emoziono!
    Non ho mai scritto una storia dal punto di vista del Seme, quindi mi scuso se probabilmente uscirà un po' forzata e se a volte si fa troppe pippe mentali, ma so scrivere solo così :desolato:
    In breve, la storia si svolge esattamente da dove avevamo lasciato Akihito nella mia storia precedente, dolorante per il pugno di Seto, inizierà a pensare alla sua vita e al fatto di non essere mai stato amato, anche se ha amato molto.
    Non dico altro, anticipo solo che essendo un sadico, vedremo molte scene succulente, ma anche molto esilaranti (almeno spero le vediate così :ops:
    Ho già pubblicato i prestavolto, non rimetterò Seto e Hiroto, perché non sono protagonisti, ma per chi gli ha voluto bene, forse avrà piacere di rivedere qualche loro intermezzo!
    Ogni commento comunque sarà gradito.

    Precisazioni
    quando scrivo 2-Chrome, intendo Shinjuku Ni-chōme. L'area metropolitana di Tokyo, famosa soprattutto per love hotel e i bar gay. Non sono mai stata in Giappone, quindi non so dirvi come sia, ma dai racconti è un area abbastanza viva e piena di gioia, ci puoi trovare anche drag queen. Immagino che per un omosessuale è sia il posto più bello del mondo che quello più brutto. Perché essere trovati in quella zona, può far nascere solo pettegolezzi e distruggere una carriera.
    Non mi dilungo oltre.
    Con Konbini, intendo i convinience store, aperti 24h su 24, ora io immagino che uno non lavori h24, ma Arashi sembra essere al negozio, la realtà è che lavora su turni. Lo specifico qui, perché magari può non capirsi e non so se lo dirò.
    Saikuron'ai dovrebbe (secondo google traslate) l'occhio del ciclone. Ho deciso di chiamare così il locale di Akihito, il perché è nella storia. Dovrebbe voler dire anche amore ciclone (letteralmente, perché Saikuron vuol dire ciclone e Ai amore), l'ho fatto apposta, in relazione al titolo, ma spero di non aver preso una cantonata.
    Non sto a spiegarli, ma i nomi non sono messi a caso! Cioè ho guardato il loro significato e l'ho scelto per rappresentarli meglio.

    Mo basta! Vi lascio alla lettura! :kiss:


    Capitolo 1
    Cammino verso la mia casa. La guancia dolorante, non vedo l'ora di tornare a casa a metterci qualcosa di fresco.
    Voglio sdraiarmi sul letto e sprofondarci dentro.
    Prima vengo rifiutato dal ragazzo che ho amato per ben tre anni e mezzo e poi quando sto per andarmene, quello che a quest'ora direi sarà tornato a essere il suo ragazzo, mi tira un gancio in piena faccia.
    Ammetto le mie colpe, forse ho chiesto un bacio di addio di troppo, ma non mi pare che mi meritassi questo trattamento.
    Tre anni e mezzo. Osservo il cielo sporcato da pennellate bianche che ne nascondono l'azzurro limpido. Sono condannato solo a vivere amori non corrisposti? Penso di avere un radar, o qualcosa del genere quando si tratta di sentimenti. Mi massaggio la guancia. Questo è anche finito molto male.
    Ho 35 anni, forse è tardi per trovare l'uomo giusto. Sogghigno, pensando che parlo come una vecchia zitella.
    Osservo la città. Essere omosessuale a Tokyo è una maledizione. Alla mia età ci si aspetta solo che mi sistemi con qualche bella ragazza e sforni qualche figlio. Ringrazio mentalmente di essere manager di me stesso e di non avere nessun capo che mi organizzi omiai.
    Già, ciò che mi rimane ora è il mio locale. Il “Saikuron'ai”.
    Frequentando diversi locali del quartiere 2-Chrome, ne ho sempre apprezzato l'estetica e la sensazione che ti provoca l'ambiente. Quando entri in un locale del quartiere gay di Tokyo, ti senti te stesso. Questa era è sempre stato quello che volevo che provassero le persone entrando nel mio club.
    Come in un uragano, fuori tutto è caos, ma quando ci sei dentro, nel suo centro, trovi solo tranquillità, sai che dovrai tornare alla vita frenetica di ogni giorno, ma comunque indugi nella calma.
    Volevo dare emozioni ai miei clienti, farli sentire sé stessi, fare in modo che ci fosse un isola sicura, dove andare e poter azzerare tutte le diversità.
    Fu difficile all'inizio, dilapidai i miei sudati risparmi per poterlo aprire, vissi anche per un certo periodo nel mio ufficio. Avevo 29 anni e se avessi fallito, avrei perso tutto. Lentamente, però fui ripagato. Le persone iniziarono a frequentare il mio locale, apprezzando la sensazione di calore che gli trasmetteva e questo mi riempie di gioia.
    Tutto divenne perfetto quando cinque anni fa arrivò Hiroto. Aveva e tuttora ha un talento nel creare cocktail, che sanno perfettamente rappresentare le emozioni.
    Ogni sua creazione contiene una parte di lui e bevendone uno puoi riuscire a dimenticare il dolore, oppure puoi trasformarlo in qualcosa di positivo. Più di una volta, grazie a un suo drink, mi si è scaldato il cuore.
    Aveva fatto diventare il mio sogno suo. Voleva rendere il Saikuron'ai una tappa obbligata di Tokyo, dove la stella fosse stato lui. Grazie al suo genio, ha vinto anche un sacco di competizioni che hanno creato il nome del mio locale, tanto da potermi far sognare di poterne aprire un secondo.
    Eppure quando lo vidi la prima volta, non mi fidavo così tanto di lui. Un ragazzetto scontroso che non voleva fare affidamento sugli altri. Aveva paura di mostrare sé stesso con la sua vera natura possessiva e capricciosa.
    Mi innamorai di lui per la sua fragilità, per la sua paura di essere di peso agli altri, del suo attaccarsi a me nel momento del bisogno, senza mai illudermi che ci sarebbe stato qualcosa di più.
    Passai due anni con lui, non era una relazione esclusiva, anche se lo amavo, non gli sono stato per nulla fedele e nemmeno lui lo era con me. Non poteva amare nessuno al di fuori di Seto, il suo perduto amore e io me ne sono approfittato. Volevo alleviare le sue sofferenze, ma anche soddisfare il mio bisogno di lui e lo tenevo attaccato a me facendolo sentire in debito, non arrabbiandomi mai, quando piangeva sentendo i miei “ti amo”.
    Eppure soffrivo. Per questo il sesso con lui non era mai dolce, mischiavo il dolore con il piacere, perché era così che vivevo questa storia con lui.
    Un amore non corrisposto con un ragazzo più giovane di dieci anni, dovevo fare l'adulto e cercare di prendermi cura di lui senza pensare mai ai miei sentimenti. Speravo che prima o poi avrei toccato il suo cuore, che prima o poi avrebbe dormito con me fino al mattino. Eppure non è mai avvenuto. Trovavo sempre quel biglietto di scuse al mattino, assieme al letto vuoto.
    Pensandoci bene, forse nemmeno lui ho davvero amato. Se fosse stato così lo avrei voluto sempre accanto a me, avrei cercato di monopolizzare i suoi sentimenti e canalizzarli su di me.
    Sono invece rimasto distaccato, cercando di non farmi scottare troppo dalla sua indifferenza, perché la realtà che ho sempre paura.
    Se mi innamorassi davvero come andrebbe a finire?
    Come con Juniichi, penso. Un kohai egoista, senza cuore e stronzo. Insomma, il ragazzo che ho amato più di me stesso.
    Viveva sulle nuvole e non si era mai accorto dei miei sentimenti, pur venendo a letto con me. Non aveva mai preso sul serio le mie dichiarazioni e quando mi confessò di essersi fidanzato, mi cadde tutto improvvisamente addosso. Anche se lo consideravo il mio ragazzo a tutti gli effetti, stavo in realtà vivendo un enorme amore non corrisposto.
    Forse è il mio atteggiamento bonario e pieno di allegria che inganna, sembra sempre che io scherzi quando parlo e per questo non sono mai stato preso sul serio.
    Sospiro. Devono piacermi proprio gli amori impossibili, avrò mica qualche vena masochista?
    “Naaaaaa” dico a voce alta, senza accorgermi di trovarmi ancora tra la gente.
    Saluto tutti e mi rifugio nel mio konbini preferito.
    Sempre aperto, un 24 ore a orario continuato. Mi ha salvato diverse volte quando non avevo preservativi in casa, o quando non avevo voglia di cucinare, nulla è più comodo di avere questo tipo di negozio nelle vicinanze di casa.
    Mi massaggio la guancia che ancora pulsa per il dolore, vado nel reparto femminile e mi osservo allo specchio.
    Ringrazio non sia livido, ma è abbastanza gonfio e mi da un aria abbastanza severa. Provo a sorridere per vedere se migliora la situazione, ma nulla sembro uscito da una rissa anche così. Forse meglio avere lo sguardo incazzato, per darmi un tono.
    Mentre faccio smorfie allo specchio, sento qualcuno schiarirsi la voce, un signora sulla cinquantina, mi fa capire con lo sguardo irritato di spostarmi dalla zona cosmetici.
    Le sorrido maliziosamente e le dico
    “Alla sua età, ci vuole la bacchetta magica, non un fard coprente”.
    La vedo impallidire
    “Impertinente” mi urla e corre via.
    Oggi non sopporto nessuno. Voglio arrivare a casa il più presto possibile, prima di poter in qualche modo peggiorare tutto.
    Ho bisogno di un po' di tempo da solo per metabolizzare quel che mi è capitato e domani tornare il solito Akihito di sempre. Quello giocoso e pieno di vita, che si aspettino tutti.
    Domani Hiroto si verrà a scusare per come si è comportato, per avermi rifiutato solo dopo due anni. Potrò sopportare le sue parole? La sua compassione. Sospiro.
    Di certo mi divertirò un sacco a stuzzicarlo, visto che è l'unica cosa che mi rimane da fare, l'unico contatto che avrò mai con lui.
    Dovevo essere più sadico l'ultima volta che lo abbiamo fatto, ci sono tante cose che non gli ho fatto mai dire. Non sono nemmeno riuscito a fargli mettere quel completo da gatto che teneva nascosto nei cassetti.
    Un brivido di piacere mi attraversa, se lo avessi fatto miagolare come un gatto, ora sì che sarei molto soddisfatto.
    Rifletto che forse sa quanto lo avrei messo in imbarazzo dopo.
    Sorrido, mentre arrivo alla cassa.
    Forse la mia espressione ha un non so che di pervertito e inquietante, perché il cassiere appena mi vede abbassa lo sguardo e sembra intimorito dalla mia presenza.
    Arashi. È il commesso che trovo sempre quando vengo qui.
    Ho paura che abbia paura di me. Sarà alto trenta centimetri meno di me e sembra molto timido.
    Questa è stata la mia prima impressione, ma venendo qua spesso penso che in realtà ce l'abbia solo con me. Non ha nessun problema a sorridere e conversare con gli altri clienti, poi arrivo io e improvvisamente si agita tutto.
    Lo trovo davvero seducente senza volerlo, è così piccolo e spaurito che mi fa venir voglia di farlo miagolare sotto il mio tocco.
    Ammetto che io non aiuto affatto per metterlo a mio agio, ma vedere le espressioni che fa quando si agita in mia presenza, mi fanno venir voglia di osare ogni volta di più e di farlo arrivare al limite della sopportazione. Prima o poi sono sicuro che esploderà.
    Arrivato il mio turno, i suoi occhi sono abbassati a battere i miei acquisti. Il negozio si è completamente svuotato e il silenzio che si è creato è quasi palpabile.
    Sorrido, forse oggi posso giocare un po' con lui per distrarmi. Mentre batte il codice delle mie birre, avvicino la mia mano ai suoi capelli. Ho sempre voluto accarezzarli, forse perché sembrano così perfetti, forse perché in realtà sono attratto dalle cose che non posso avere.
    Anche se posso farmi fantasie su di lui, non potrei mai toccarlo. Sento le sirene della sirene della polizia nella mia testa, mentre mi rincorrono per approfittato di un minorenne.
    Probabilmente ha a malapena vent'anni e sono troppi anche solo per poter avviare una conversazione.
    Sarebbe un altro amore impossibile e direi che nella vita ho già avuto la mia buona dose.
    Sposto la mano dalla sua testa, esclamando
    “Un pelucco, scusa” gli sorrido malizioso.
    Lo vedo agitarsi sul posto e entra immediatamente nel pallone.
    Stringe i pugni e per la prima volta i suoi occhi incontrano i miei. Non avevo mai notato il loro colore. Un verde smeraldo che mi fa perdere il fiato e in cui vorrei perdermi e uno sguardo così limpido e profondo da farmi leccare le labbra.
    Mi sorprendo dei miei pensieri impuri e lo osservo esitare
    “M-mi” riprende fiato e lo vedo stringere le spalle, mentre con tutta la sua forza esclama “M-mi piaci”.
    Lo guardo stupito. Non sarà per questo che è sempre stato agitato con me? Il suo comportamento così agitato e schivo, solo nei miei confronti avrebbe una spiegazione.
    In realtà non ci avevo mai nemmeno riflettuto più di un secondo, appena uscivo dal konbini, tornavo alla mia vita, scordandomi di quel ragazzo agitato. Anche questo posto è un mondo a sé, penso, un posto che ti fa evadere dai problemi, senza però uscire mai dalla sua dimensione.
    Sono quasi onorato dalla sua dichiarazione, forse ancora questa mia faccia ha il suo fascino, anche se non ne avevo dubbi.
    Appena sto per rispondere, il ragazzo fa qualcosa di inspiegabile. Si mette a ridere, quasi incontrollatamente.
    “Oh ce l'ho fatta!” esclama “Ho vinto. Mi scusi, ma dovevo farlo per vincere una scommessa”
    “Una scommessa..” rimango qualche secondo interdetto. Come può dire una cosa del genere. La rabbia inizia a montare dentro di me. Come osa questo ragazzetto farsi beffa di me?
    Prendo il braccio del ragazzo e lo sollevo sopra la mia testa, mi avvicino al suo orecchio e gli sussurro
    “Non devi giocare con il fuoco ragazzino, perché poi ti brucia il culo”, l'espressione che mostra, è forse il miglior lenitivo al mio umore.
    Il terrore e la vergogna per aver provato a umiliare me.
    Gli lancio 3000 yen, forse troppi per la spesa che ho fatto e esco stizzito.
    Mi mancava solo il moccioso che per passare il tempo al lavoro, si dichiara per vincere una scommessa.
    La cosa più triste della situazione è che questa è la prima che io abbia mai ricevuto in vita mia.
    Sospiro. Nei miei 35 anni di vita, nessuno mi ha mai ricambiato, nessuno si è mai davvero innamorato di me.
    Per la prima volta lo sento, il peso della mia età. Il peso di non essere mai stato stretto a una persona che provasse per me un sentimento sincero e vero.
    Questo fatto mi ha aperto gli occhi, quanto tempo ho perso dietro a persone che non erano affatto interessate a me? Quante tempo ho perso trascurando i miei bisogni e i miei sentimenti?
    Arrivo in casa e seduto sul divano, mi sistemo il ghiaccio sulla guancia.
    Probabilmente quel ragazzo ha pensato fosse divertente vedere un uomo come me, shockato dalla sua dichiarazione, pensando che ci avrei riso sopra dopo. La realtà è che mi fa rabbia, perché in quel momento non sapevo come rispondere, ero così felice che la giornata aveva preso una piega diversa, che avrei potuto tornare a casa con un po' di speranza per un futuro sentimentale.
    Ora invece mi sento davvero vecchio. Vecchio per innamorarmi di nuovo, vecchio per poter sperare di conquistare qualcuno che mi piaccia sul serio.
    Quante persone ho conosciuto che a questa età, si sono accontentate della stabilità di un sentimento flebile con una persona che non li attrae, invece di attendere un amore travolgente?
    Arashi, forse ha sempre avuto paura di me perché sa che sono omosessuale. Forse sentiva i miei sguardi lascivi che lo sfioravano e si è sempre sentito a disagio per questo.
    Sicuramente è questo. Per questo quella dichiarazione, per quello gli amici lo hanno sfidato, per vedere se aveva il coraggio di finire sotto le grinfie del mostro, che vuole deflorarlo.
    Questo significa che non è omosessuale, probabilmente ha anche qualche problema con gente come me, per questo ho bisogno di vendicarmi.
    Nessuno mi umilia e mi fa sentire vecchio senza che io faccia nulla.
    Ridacchio, forse dovrei avere clemenza, grazie a lui ora non mi sto commiserando su quello che mi è successo, ma non sono il tipo.
    La vocina sadica nella mia testa mi dice che ci sarà da divertirsi d'ora in poi.


    Capitolo 2
    La vibrazione del mio cellulare, mi sveglia. Mi stiracchio e straccio gli occhi. Il dolore alla guancia è completamente sparito e anche la depressione di ieri. Mi sento rinato.
    Prendo il cellulare, una mail da Hiroto.
    “Devo parlarti, compra la menta per i cocktail”.
    Insomma, non dovrebbe essere più gentile? Mi ha anche rifiutato, un po' di pietà, insomma. Non è che non avrà copulato con il ragazzo? Eppure direi che hanno avuto tutto il tempo per chiarirsi, a spese della mia bellissima faccia.
    Sorrido. La menta. Quindi posso passare al konbini per iniziare a divertirmi.
    Controllo l'ora, le 10. Anche se il locale apre alle 18 e chiude alle 5 del mattino, io devo essere in ufficio prima. Alla fine i fornitori e i conti non si controllano da soli.
    Mi alzo e vado nella doccia.
    L'acqua mi scalda e mi rigenera. Mi chiedo quanto supplichevole sarà Hiroto con me, quanto si rimpicciolirà per potersi scusare, ma la realtà è che voglio che sia felice. Ho provato a essere il suo supporto, ma non andavo bene per lui, perché era imprigionato dal suo stesso passato, dalle sue stesse scelte.
    Mi asciugo i capelli e mi faccio la barba. Oggi devo essere al meglio. Mi infilo il mio completo e metto la cravatta.
    Quando lo indosso, sono consapevole dell'effetto che faccio. Un uomo alto 1.90, magro, ma non asciutto. Mi considero un bell'uomo, non posso negarlo, eppure forse ho solo quello da offrire alle persone, assieme al mio buon carattere. Sarà poi così buono? Sembrare indifferente e bonario anche quando sono serio, ha mai aiutato?
    Visto l'orario, il konbini è pieno di gente. Non potevo sperare in nulla di meglio.
    Sorrido maliziosamente, osservo e in cassa c'è Arashi.
    Lo osservo con le altre persone, un sorriso dolce e confortante. Sembra che nulla lo possa turbare. Ancora non si è accorto della mia presenza e agisce come al suo solito.
    Arrivato il mio turno
    “Salve, grazie per aver scel..” le parole gli muoiono in gola, impallidisce e abbassa nuovamente lo sguardo.
    Inizia a battere i miei acquisti: menta e pomata lenitiva.
    Quasi non riesco a resistere, fremo nel vedere le sue reazioni così sincere e pure che fan nascere in me la voglia di fare il prepotente.
    “M-mille e 50 yen” esclama.
    “Ti fa male?” chiedo improvvisamente.
    La sua faccia è stupita. Mi fissa interrogativo senza capire.
    Passo all'attacco, mi gratto la nuca e fingo imbarazzo.
    “Forse ieri ho esagerato”
    Subito lo vedo illuminarsi e stringere il braccio che ho afferrato ieri, spero che le sue risposte siano abbastanza ambigue, da poter continuare.
    Noto la gente dietro di noi interessata alla conversazione, quando questo accade non importa quanta fretta si ha, si vuole sapere tutto, sapere abbastanza da poter raccontare agli amici, solo per riderci su.
    “Oh, n-no sono io che avrei dovuto fare quello” abbassando ancora di più lo sguardo.
    Dentro di me le campane sono in festa, più ambiguo di così non poteva essere.
    Sollevo il suo volto per fare in modo che i nostri sguardi si incrocino, gli accarezzo la guancia con il pollice e gli sorrido, uno di quei sorrisi seducenti a cui nessuno riesce a resistere, uomo o donna che sia.
    Vedo che pende dalle mie labbra e allora colpisco
    “La prossima volta sarò più delicato, promesso” gli porgo la pomata lenitiva “se dovesse bruciare, mettici sopra questa, mi raccomando”
    Do i soldi e me ne vado salutandolo.
    Le persone iniziano a bisbigliare tra di loro e quando lui se ne accorge lo vedo arrossire in un modo così carino, che se potessi lo sbranerei.
    Immagino che avrà una bella gatta da pelare, ogni volta che ci saranno quei clienti.
    Rido e mi sento di nuovo vivo. Forse ho esagerato, ma non potevo resistere e il fatto che lui non abbia subito capito che ci poteva essere un possibile fraintendimento e doppio senso, è stato esilarante.
    Arrivo in ufficio e vi trovo, Makoto il direttore di sala, che con me si occupa della gestione del locale.
    Il suo sguardo è irritato.
    “Sei in ritardo” dice perentorio.
    Gli mostro la menta “Dovevo fare acquisti”, lascio la piantina sulla postazione di Hiroto.
    “Quella tua faccia felice, mi dice qualcosa di diverso, chi hai preso di mira sta volta?” esasperato.
    “Ma devo essere felice solo quando faccio il sadico con qualcuno?” facendo spallucce.
    “Ti conosco troppo bene e di solito o hai avuto una notte di sesso, oppure hai fatto qualcosa per divertirti e ti diverti solo nel mettere in imbarazzo le persone”
    Gonfio le guance e mi fingo offeso “Sono una brava persona io”
    “Questa brava persona ha fatto intendere a mia moglie che avrei apprezzato degli oggetti nel culo, ma solo a sorpresa.”
    Inizio a ridere, ricordo ancora quando la moglie è venuta a raccontarmi, che Makoto non aveva poi così tanto apprezzato la sua sorpresa.
    Mi asciugo le lacrime.
    “Beh vorrei ricordarti che te lo sei meritato. Rompere una bottiglia di Dom Pérignon, hai idea di quanto costi?”
    “Ci ho quasi rimesso il culo per una bottiglia di champagne?” ancora non se ne capacita.
    Rido ancora.
    Ci mettiamo al lavoro.
    Alle 17 arriva Hiroto, seguito da Seto, direi che si sono messi insieme.
    Li vedo discutere sulla porta e poi si avvicinano.
    “Akihito, senti io devo parlarti” abbassando lo sguardo e fissandosi i piedi.
    Gli metto una mano sulla testa e la accarezzo
    “Congratulazioni” indicando l'anello.
    Prontamente la nasconde e arrossisce in un modo che non gli avevo mai visto fare, il sorriso che rivolge al suo ragazzo è così dolce e quasi non gli resisto e lo abbraccio.
    “Hiro-chaaaaaaan se dovessi lasciarti con lui, ci sono io”
    lo sguardo del suo ragazzo è talmente incazzato che mi fa venire in mente che me la deve ancora pagare per quel pugno.
    Poi lo vedo avvicinarsi, imbarazzato.
    “Senti, io mi scuso per quello che è successo ieri, mi ha spiegato quello che era un malinteso e io ho esagerato”
    Gli sorrido “Gelosino l'amico”, si gratta la nuca e si siede al bancone.
    “Non prendere l'abitudine di venire prima dell'apertura” gli intimo.
    Mi fa un gesto di assenso con la mano, mentre vado con Hiroto negli spogliatoi.
    “Senti io volevo scusarmi, alla fine io...” è talmente imbarazzato da non poter parlare.
    “Non ti preoccupare, sii felice e se ti fa soffrire, ci sono qua io”
    Dopo due anni, il suo sorriso è di nuovo speciale, pieno di amore e felicità. Il dolore che lo ha oppresso è completamente sparito e quasi mi rattrista poterlo vedere solo quando qualcun altro è entrato nella sua vita.
    Sospiro.
    “Ho preparato il cocktail per la competizione, ancora non sono convinto, ma volevo fartelo assaggiare”
    Annuisco.
    Arriviamo in sala.
    In pochi minuti prepara il cocktail con il liquore al cioccolato e una mistura di cui non so gli ingredienti.
    Appeno lo assaggio, la dolcezza del cioccolato mi travolge, fino a che non sento un sapore forte di fiori di arancia che inonda le mie papille gustative fino a farle fremere. Non so individuare gli altri elementi, ma vorrei quasi piangere. Quello che sento in esso è l'amore, un dolce amore timido che vuole uscire, come un germoglio primaverile che vuole sbocciare, ma ancora non è pronto.
    “Wow” riesco solo a esclamare.
    “Davvero? Non so ancora mi sembra che manca qualcosa”
    Si mette l'indice piegato sulle labbra mentre riflette su cosa possa mancare.
    Mi avvicino e gli accarezzo un orecchio
    “La nota piccante, miao” leccandomi le labbra. Lo vedo avvampare come mai prima a un mio commento, di solito si irriterebbe e mi colpirebbe.
    Sento qualcuno sbattere i pugni sul bancone. Seto mi fissa come un demone del folklore giapponese. Sorrido e lentamente mi allontano.
    Li osservo mentre parlottano imbarazzati al bancone.
    Probabilmente ieri sera hanno fatto qualcosa di perverso a tema gatto e questo ha fatto arrossire Hiroto, che è sempre stato abbastanza timido per quanto riguarda il sesso.
    Vederli così vicini, fa nascere in me un sento di incompletezza. Avere una persona con cui parlare ed essere sé stessi, che ti accetti per quello che sei e che capisca la tristezza dietro il tuo sorriso. Mi chiedo se conoscerò mai qualcuno così. Forse farei meglio ad arrendermi, anche perché se dopo 35 anni non ho mai conosciuto qualcuno che volesse starmi accanto anche nei momenti bui, forse non sono fatto per una vita di coppia.
    Verso le 2 mi congedo dal mio locale e lo lascio in mano a Makoto.
    Prendo un taxi e mi dirigo verso il 2-Chrome, entro in un locale. Ho voglia di rimorchiare qualcuno, qualcuno che mi faccia pensare che vado ancora abbastanza bene.
    Sospiro e al bancone vi trovo Shiro.
    Shiro è uno dei ragazzi con cui spesso vado a letto, anche lui condannato a un amore non corrisposto, tanto per cambiare, con un uomo etero.
    Anche lui ha spesso bisogno di compagnia. Ha 26 anni e lavora a stretto contatto con la persona che ama da quasi 4 anni. Gli dico sempre che dovrebbe dichiararsi, ma la paura che il ragazzo di cui è innamorato provi disgusto nei suoi confronti, lo paralizza.
    Lo saluto, parliamo di cose generali e poi me lo chiede
    “Casa mia, casa tua o love hotel?” chiede senza preamboli, ha proprio bisogno di distrarsi.
    Sorrido e opto per casa mia.
    “Hai i preservativi? O dobbiamo comprarli?” domando.
    “Io non li ho portati” annuncia stupito, come se non sapesse che avrebbe dovuto usarli.
    Lo conosco da quasi un anno, ma non è per nulla sicuro di sé, anche se con me a volte finge intraprendenza, basta scavare un po' per farlo imbarazzare in modo molto sexy.
    Prendiamo un taxi e scendiamo davanti al mio solito konbini.
    Prendo sia preservativi che lubrificante, anche se ho metodi alternativi che mi fanno evitare l'uso di quest'ultimo e forse anche abbastanza sadismo da far mescolare il dolore con il piacere.
    Arashi è agli scaffali a sistemare, lo noto, ma lui non fa lo stesso con me. Meglio così, ora mi devo dedicare a qualcosa di più importante del mio gioco con lui.
    Esco e trovo Shiro agitato, come al solito questa cosa lo imbarazza abbastanza.
    Mi avvicino e gli sfioro un orecchio con la lingua, so che è il suo punto debole e improvvisamente si rilassa e mi sorride imbarazzato.
    “Non è ancora arrivato il momento per imbarazzarsi”, mi giro a vedere se all'interno qualcuno abbia visto la scena.
    La cassiera no, troppo intenta a limarsi le unghie, ma forse Arashi ha visto tutto.
    Lo fisso con sguardo malizioso, mentre noto la sua espressione attonita.
    Forse non sapeva che io fossi gay, pensava che una dichiarazione fosse un buon modo per divertirsi, pensando magari a una mia reazione disgustata.
    Eppure ancora adesso ripensandoci, il petto mi fa male. Mi chiedo come mai mi abbia colpito. Forse vederlo così agitato, mentre provava a esternare sentimenti così puri, mi ha fatto credere che per una volta qualcuno mi ritenesse speciale. La sua persona speciale.
    Sospiro.
    “C'è qualche problema?” mi chiede Shiro interrogativo.
    Sorrido e scaccio via il pensiero, ora devo divorare questa mia bellissima preda.
    Arrivati a casa, mi slaccio subito la cravatta e la lascio penzolare al collo.
    Shiro si sta lentamente togliendo le scarpe in un modo dolcemente goffo, che mi fa pregustare già una serata interessante.
    Appena se le toglie, lo prendo sulla spalla. Ignoro le sue proteste, per come l'ho sollevato e mi dirigo in camera da letto.
    Lo lancio sul letto.
    “Aki-san, io..”
    Lo zittisco con un bacio, mentre la mia mano calda tocca la sua pelle fredda e bianca sotto la maglietta.
    Lo sento sussultare al mio tocco. Gli sfilo lentamente la maglia e assaporo quel suo corpo diafano e magro. Con le mani si copre la faccia da me.
    “Quante volte ti ho detto di non farlo? Ho un'idea” dico maliziosamente.
    Prendo le sue braccia e le sollevo sopra la sua testa, con la cravatta le lego allo stipite del letto abbastanza strette da evitare che scappi, ma abbastanza larghe da non lasciargli segni.
    “Aki-san, no, io..” balbetta con le lacrime agli occhi.
    Mi avvicino e le asciugo con la lingua. Salate, ma la sua pelle è pura dolcezza.
    Gli mordo le labbra, mentre gli allargo le gambe per potermi posizionare tra esse.
    Mi tolgo la camicia e lo sguardo di Shiro, diventa improvvisamente liquido. Le sue iridi nere accarezzano ogni centimetro della mio fisico scultoreo. Ringrazio quei tre giorni a settimana di palestra, per riuscire ancora a tenermi in forma in questo modo, ne vale la pena, solo per vedere come mi guarda.
    Sorrido malizioso e inizio ad accarezzargli il petto, con le dita stimolo i suoi capezzoli che si inturgidiscono sotto le mie cure. I suoi gemiti mi fanno capire che apprezza ogni secondo, scendo con la bocca per morderne uno con forza. Lo vedo sussultare dal dolore e dal piacere.
    Scendo ancora più in giù e gli sfilo i pantaloni.
    Le mani legate gli impediscono i movimenti e vederlo contorcersi mentre è in balia di me, è quasi confortante.
    Mi inginocchio tra le sue gambe e lo vedo in tutto il suo splendore. Le gambe magre attorno a me e quella pelle diafana, mi lecco le labbra
    “Cosa vuoi che faccia?” mentre con le dita accarezzo l'asta della sua erezione ormai umida.
    “V-voglio venire” cercando di nascondere la faccia di lato.
    “Se ti nascondi, non lo farò” lo minaccio.
    Mi guarda negli occhi, ma non riesce a dire nulla “Io..”
    “Dimmelo” avvicino le mie dita alla sua apertura, sfiorandola lentamente.
    Lo sento contrarsi dopo ogni carezza, ma devo stare calmo, tutto a tempo debito.
    “Se non parli, come posso capire” mi avvicino alla sua erezione e senza toccarla vi passo la lingua sopra “quindi?”
    “N-non parlare lì” sorrido, sono al limite della sopportazione, Shiro a volte può essere così timido e testardo che non riesco a controllarmi.
    Infilo un dito dentro di lui con forza e lo osservo mentre viene colto dall'orgasmo. Il suo seme bagna la sua pelle perfetta, ci passo la mano sopra per poterlo sporcare ancora di più.
    “S-scusa”
    “Eri proprio al limite” inizio a muovere il dito dentro di lui, ne aggiungo un secondo e lo sento mentre si contrae su di esse, tornando nuovamente duro.
    “Cosa vuoi che faccia?” richiedo fermando le mie dita.
    “L-lo sai?” lentamente sfilo le mie dita da lui.
    “Forse vuoi che mi fermi?” domando innocente.
    “N-NO” le sue parole esitanti sono la colonna sonora del mio amplesso.
    “Dillo” mormoro al suo orecchio, leccandoglielo lentamente.
    Chiude gli occhi e balbetta “S-scopami”
    “Dillo meglio”
    “S-scopami, ti prego”
    “Ora ragioniamo”
    Senza farmi pregare due volte, mi apro i pantaloni e tiro fuori la mia erezione, la bagno con il seme di Shiro che ho sulle mani.
    Prendo un preservativo e con veemenza lo penetro, in questo modo mi fa sentire stretto da lui così sensualmente e i suoi gemiti riempiono la stanza.
    Ringrazio di avere i muri spessi, se no avrei problemi con i vicini.
    Il suo interno è caldo e mi risucchia dentro di sé come se volesse sempre di più, come se lo volesse sempre più a fondo.
    Inizio a spingermi vigorosamente dentro di lui.
    “A-aki-s.. A-aki-san l-le mani.” mi supplica, mentre continuo a muovermi dentro di lui. Tiro il nodo con una mano e finalmente può abbracciarmi.
    Le sue mani sulla schiena si stringono a ogni mia spinta e quando viene quasi sembrano entrarmi nella pelle. Ringhio per il dolore e l'orgasmo che mi travolge.
    Ansimante mi sdraio accanto a lui.
    Bacio i lividi sui polsi, era talmente eccitato da tirare per potersi liberare dalla stretta della mia cravatta.
    “Mi dispiace di averti fatto male”
    Lo vedo scuotere la testa e fissarmi dolcemente
    “In realtà non è vero” esasperato.
    Gli sorrido, ha maledettamente ragione, oggi era più eccitante del solito e non ho potuto resistere, forse è successo qualcosa di bello con il suo amico.
    “Quindi il tuo amico?” chiedo cercando di soddisfare la mia curiosità.
    “Ha deciso di sposarsi” vedo il suo sguardo velarsi di lacrime e lo abbraccio forte.
    Vederlo aggrappato a me mi ricorda Hiroto, mi ricorda anche un po' me stesso e i miei amori non corrisposti.
    Gli bacio la testa.
    “Andrà tutto bene” non sono convinto che sarà così, lo dico più a me stesso che a lui, ma io so di essere solo il suo conforto, colui che allevia il suo dolore, ma non la causa della sua felicità.


    Capitolo 3
    Mi sveglio a causa del formicolio del braccio, dove Shiro ha dormito. Lo sposto da sotto la sua testa lentamente e lo vedo contorcersi, ancora addormentato. Muovo la mano per far tornare la circolazione in esso.
    Ha deciso di sposarsi. Queste parole contengono così tanto dolore, che quasi sono irritato di averle sentite.
    Alla fine, si è addormentato piangendo tra le mie braccia, come al solito io non posso fare nulla se non essere lì, quando qualcuno ha bisogno.
    Mi alzo per fare una doccia.
    Matrimonio. Come potrà mai dimenticare il suo amico se non si dichiara. Essere rifiutati, non è poi così male, alla fine ti senti libero di chiudere un capitolo della tua vita. La speranza invece è paralizzante, ti fa soffrire condannandoti nell'insicurezza del tuo sentimento.
    Vado in cucina e preparo un po' di caffè.
    “Che buon odore” dice una voce suadente alle mie spalle.
    Mi giro ed è una visione.
    Con addosso solo le mutande e la maglietta è proprio perfetto, non dimostra affatto i suoi 26 anni. Noto che indossa gli occhiali, questo lo rende ancora più innocente e per certi versi dannatamente sexy.
    Gli sorrido “Ne vuoi un po'?”
    “A-a cosa stai pensando?” abbassando lo sguardo e sistemando gli occhiali con le dita.
    “Che se non dovessi andare a lavorare, ora ti salterei addosso”
    Lo vedo ridere. Sono contento che Shiro non abbia perso il suo sorriso, è molto più forte di quello che credo e penso supererà anche questa, eppure non voglio lasciarlo solo
    “Ti devo portare a casa? Oppure vuoi venire con me al locale?”
    Scuote la testa
    “No, ho bisogno di cambiarmi e mettere qualcosa di meno..” annusandosi la maglia “di meno sudato. Torno a casa con il treno”.
    Sorrido, forse meglio così, perché anche oggi arriverei in ritardo e farei arrabbiare Makoto.
    Sorrido, pensando a come fosse all'inizio. Un ragazzetto che cercava un lavoretto per poter fare dei regali alla sua fidanzata e che arrivava perennemente in ritardo e ora fa a me la predica.
    Le persone cambiano così velocemente che a volte nemmeno ci rendiamo conto, finché un giorno non ci accorgiamo di avere qualcuno accanto che nemmeno conosciamo, come se ogni volta dovessimo riscoprirci da capo.
    Anche Shiro, dopo questa delusione cambierà, probabilmente non ci vedremo nemmeno più. Non abbiamo nemmeno una storia assieme, siamo collegati solo da questi incontri casuali nei locali del 2-Chrome. Non conosco nemmeno la sua e-mail.
    Sospiro e cerco di scacciare il pensiero. Forse sono solo terrorizzato all'idea di essere di nuovo abbandonato nel giro di così poco tempo da due persone a cui tenevo. Perché Shiro, mi è diventato caro, forse per tutte le lacrime che ha versato sulla mia spalla dopo ogni notte assieme, forse per il fatto che in questo ultimo anno assieme, mi ha capito meglio di chiunque altro. Mi stiracchio la schiena e vado verso l'armadio, prendo una sciarpa e la metto addosso al ragazzo.
    “Se no prendi freddo” dico sorridendo.
    Lo vedo arrossire “Grazie”.
    Lo accompagno in stazione e lo vedo salutarmi con la mano.
    Controllo l'ora.
    Sono solo le 11, ho ancora del tempo prima di andare al locale e devo anche prendere qualcosa da mangiare.
    Quando è stata l'ultima volta che ho cucinato qualcosa di diverso da un piatto pronto?
    Nemmeno me lo ricordo, non che io sappia farlo, alla fine ha sempre tutto lo stesso sapore quando provo a preparare qualcosa io.
    Sarà meglio andare al konbini a prendermi un panino.
    Mi viene in mente lo sguardo di Arashi. Era talmente stupito che forse da oggi in poi cercherà di evitarmi.
    Metto le mani dietro la nuca e osservo il cielo.
    “Anche questo gioco è finito” mormoro sbuffando.
    Arrivato al negozio, lo trovo stranamente vuoto. In effetti la domenica a quest'ora la gente ha di meglio da fare, che fare la spesa.
    Esito qualche minuto scegliendo cosa vorrei mangiare, esito perché non voglio vedere Arashi. Alla mia età, non mi vergogno di quello che sono e nemmeno dei miei gusti sessuali, ma c'è quella piccola parte di me che odia davvero essere giudicato. Finché sono io a scherzarci tutto va bene, ma quando lo sguardo della gente cambia e si insinua la paura del diverso, allora questo mi raggela il sangue nelle vene. Non voglio essere giudicato da un ragazzino che mi ha usato per una stupida scommessa.
    Sospiro, non posso assolutamente farci nulla, se non reagire di conseguenza in qualunque modo mi tratterà.
    Arrivo alla cassa e come il giorno che si dichiarò, il silenzio è imbarazzante e pieno di tensione. Passo sul rullo i miei prodotti e cerco di sorridere in modo naturale.
    Non mi guarda nemmeno in faccia, sembra quasi arrabbiato con me. Forse è una mia impressione, ma lo vedo tremare come se volesse dirmi qualcosa, ma non ne ha il coraggio.
    Appena finisce di passare i prodotti, si blocca qualche secondo, indeciso se parlare.
    Avvicino una mano verso la sua spalla “Stai bene?” chiedo preoccupato, appena lo tocco, lo vedo saltare all'indietro. Il suo volto è arrossato e allo stesso intimorito, come se toccandolo lo avessi bruciato.
    La rabbia monta immediatamente in me, alzo un sopracciglio e lo fisso torvo
    “Guarda che non è contagiosa” dico stizzito.
    Sembra non capire e mi chiede innocente “C-cosa?”
    “L'omosessualità” schiocco la lingua “Tsk” e gli lancio i soldi, senza aspettare il resto.
    Devo smettere di arrabbiarmi alle casse, ci perdo un sacco di denaro.
    Mi è anche del tutto passata la fame, non ero mai stato trattato come un appestato. Forse perché ho sempre avuto persone che, anche conoscendo le mie preferenze sessuali, non mi hanno mai giudicato e mi hanno sempre accettato.
    Sbuffo e improvvisamente mi sento spintonare.
    Appena mi giro, trovo Arashi ansimante con ancora la divisa del konbini, le mani alle ginocchia mentre prova a riprendersi.
    “Cosa vuoi?” chiedo ancora irritato per il suo comportamento.
    “Avresti dovuto dirmelo! Capisco che tu sia arrabbiato, ma io non ho fatto nulla di male per meritarmi ciò”. Dove sono finite le buone maniere? Mi dà del tu come se fossimo amici, per quanto ancora questo ragazzino vuole continuare a prendersi gioco di me?
    “Scusami? Avrei dovuto dirtelo e di grazia quando? Prima o dopo ti sei dichiarato?” sono sempre più irritato dalla sua impertinenza.
    Lo vedo immobilizzarsi e arrossire, anche in questo momento il mio istinto mi dice di saltargli addosso e fargli abbassare la cresta.
    “Sei uno stronzo, io non sono come te”
    Le sue parole rimbombano nella mia testa, come tamburi di guerra. Lo prendo per una mano e lo porto nel vicolo dietro il negozio.
    Lo sbatto al muro e tengo le sue braccia sopra la sua testa.
    Mi avvicino alla sua faccia e fisso le sue iridi verdi, lo sento tremare a due centimetri dal mio viso
    “E come sarei?”
    Lo sfido a dirmelo. Voglio sentire pronunciare dalle sue labbra la parola che secondo lui mi definisce, solo perché ho delle inclinazioni sessuali diverse dalle sue.
    Lo vedo esitare e spingersi verso il basso per allontanarsi da mio sguardo severo. Forse sto esagerando, me la sto prendendo con un ragazzino, perché nella mia vita nulla sta andando come vorrei e ho bisogno di sapere da qualcuno la verità, ho bisogno che qualcuno per una volta dica che sono solo, perché non sono come gli altri.
    “Avanti” urlo contro di lui.
    “S-sei un..” chiudo gli occhi, come se mi stesse per colpire, come se le sue parole, potessero improvvisamente trasformasi in materia e ferirmi.
    “S-sei un porco, ecco cosa sei”
    Lo lascio, lo guardo interdetto, mi aspettavo ben altra definizione da lui e “porco” è quasi un complimento, visto che so di esserlo.
    Lo vedo crollare sulle sue gambe per l'agitazione, mentre si massaggia i polsi.
    Mi abbasso e gli accarezzo la testa
    “Pensavo avresti detto frocio” dico ridendo, anche se dentro di me sto un po' soffrendo per essermi autodefinito in quel modo.
    “Quello era sottinteso” sbofonchia.
    “Ah grazie” non capisco proprio questo ragazzo.
    Appena i nostri sguardi si incontrano, per la prima volta riesco a sentire una specie di elettricità nell'aria.
    “Mi dispiace per quel giorno, solo che..” si interrompe indeciso se continuare. Devo sapere, forse mi dirà perché ha accettato quella stupida scommessa.
    “Mi vuoi dire perché lo hai fatto?” chiedo mettendo una mano sulla guancia, mentre si agita.
    “Sono venuto al tuo locale una volta”
    Ridacchio “hai l'età per entrare nel mio locale?”
    Mi lancia un'occhiataccia
    “Ho 21 anni”
    Nella mia mente, mi tolgono finalmente le manette dai polsi e sento le sirene allontanarsi.
    “Ma quando venni al tuo locale, non la avevo.” si gira a disagio.
    “Ero entrato perché volevo vedere un locale notturno, volevo bere qualcosa e sentirmi grande, volevo dimenticare la mia vita, ma il barista non se l'è bevuta e mi voleva far sbattere fuori”
    Sorrido, parla sicuramente di Hiroto, quando si tratta del suo lavoro è fin troppo serio.
    “Allora sei arrivato tu e hai chiesto che succedeva. Ti sei sporto sul balcone e gli hai detto di preparare un no regrets e mi hai detto “Questo non è un locale per bere e sentirsi grandi, assaggia questo e capirai”, l'ho assaggiato e il mondo è diventato tutto luminoso, il sapore di quel drink mi aveva fatto dimenticare tutto quello che mi era successo e mi ha dato la forza di reagire” i suoi occhi mi guardano e si illuminano ricordando l'accaduto, ma subito cambia espressione e si incupisce.
    “Mi misi a piangere e mi portasti nel retro, dove mi hai abbracciato fino a che non mi sono calmato. Ho sempre voluto ringraziarti. Quando venni assunto al konbini per caso ti rividi. Erano passati due anni, tu non eri cambiato e io speravo ti ricordassi di me. Ogni volta che ti vedevo ero agitato e non riuscivo a guardarti negli occhi, ma tu non hai mai detto nulla. I miei amici sapendo di questa mia ammirazione e mi hanno sfidato a parlarti, non dovevo dichiararmi. Dovevo solo dirti grazie, ma mi è sfuggito un “mi piaci” e quando ho visto la tua faccia sconvolta, allora mi sono sentito un demente e ti ho detto che era tutto uno scherzo”
    Improvvisamente vengo illuminato da un ricordo un dolce ragazzo che si aggrappava a me e non voleva più lasciarmi, a quel tempo mi sembrò un piccolo angelo caduto dal cielo.
    “Come potevo riconoscerti? Hai anche il colore dei capelli diverso”
    Si tocca una ciocca e mi sorride con un sorriso che mi colpisce al cuore
    “T-ti ricordi di me?”
    “Sai non vengono tanti ragazzini nel mio locale a piangere sulla mia camicia” anche se le persone piangono spesso e volentieri con me, vorrei aggiungere.
    “T-ti ho sempre ammirato, sei davvero una persona fantastica. Volevo dirti questo quel giorno, ma ero troppo agitato.”
    Sono quasi colpito dalla sua sincerità e mentre pronuncia queste parole, le sue guance si tingono di rosso come due piccole rose che stanno sbocciando.
    Anche la spiegazione è così carina e rimette a posto diversi tasselli, anche se la trovo deludente. Forse perché speravo in qualcosa di diverso, anche se faccio fatica ad ammetterlo.
    “Sono Akihito, comunque” e inclino la testa.
    Lo vedo illuminarsi, come se avesse sempre voluto sapere il mio nome, ma non avesse mai avuto il coraggio di chiedermelo.
    È talmente dolce che fa nascere in me l'istinto di abbracciarlo e proteggerlo dal mondo, dalla realtà che sta fuori questo vicolo.
    Avvicino una mano alla sua testa e la accarezzo dolcemente.
    I suoi capelli sono setosi, come la pelliccia di un animale raro, potrei stare ore a toccarli.
    Mi fissa con quelle sue iridi verdi e uno sguardo ammirato e confuso, sembra tutto così perfetto. I suoi lineamenti e le sue labbra carnose mi ipnotizzano e come colpito da incantesimo, mi avvicino a lui e lo bacio.
    Un bacio dolce, che non mi rispecchia affatto, le sue labbra si dischiudono leggermente e posso accarezzare l'interno della sua bocca con la lingua. Il profumo che emana, mi fa volere di più, la mia mano libera raggiunge la sua schiena, che si irrigidisce appena lo tocco.
    Con le mani mi spinge via spaventato. Si alza di scatto, posa il dorso della sua mano sulla bocca, come se volesse pulirla da qualcosa si sporco.
    “Io..” provo a dire, ma non faccio in tempo a parlare che è già corso via, all'interno del negozio.
    Non voglio inseguirlo, perché so di aver sbagliato io.
    Sospiro e mi metto le mani sulla faccia. Perché diavolo l'ho fatto? Lui non è come me.
    Mi ammirava, ma forse ho deluso le sue aspettative, un vecchio porco che lo importuna e lo bacia in un vicolo. Devo averlo spaventato a morte.
    E io che volevo anche proteggerlo, quando il pericolo più grande sono proprio io. Eppure quelle sue labbra ipnotiche hanno acceso in me qualcosa di mai provato prima, una voglia matta di possedere una persona in modo dolce e passionale. Niente sadismo, né dolore. Volevo farlo sguazzare nel piacere assieme a me.
    Sospiro, mi manca solo che mi innamori di un ragazzino etero!
    Forse devo solo arrendermi all'evidenza, sto lentamente rimanendo solo, tra amici sposati e felicemente fidanzati, l'unico che non ha nessuno sono io e volevo ostinatamente credere che grazie a lui non lo sarei stato più. Mi sono lasciato trasportare dal mio desiderio. Le sue parole mi hanno colpito e speravo che per lui fossi speciale in un modo diverso. Non volevo la sua ammirazione, volevo che quel “mi piaci” fosse una dichiarazione amorosa, così da poter provare anche io la sensazione di essere finalmente desiderato. Purtroppo questo mi rende solo patetico. Anche se non fosse etero, come posso credere che un ragazzino di 20 anni, possa vedere in me un partner ideale. Sono sadico e non riesco a sembrare mai serio in quello che faccio. Come minimo avrà pensato che volevo prendermi gioco di lui con quel bacio.
    Mi alzo e pulisco della polvere immaginaria dai miei pantaloni.
    Devo smetterla davvero. Da domani, sarà meglio evitare di venire a questo konbini.


    Capitolo 4
    È passata più di una settimana da quando sono entrato al convinience store vicino casa. Purtroppo tra il locale e la mia pigrizia, non ho voluto allontanarmi molto da casa per comprare del cibo ed è una settimana che compro in un negozio probiotico vegetariano. Tra seitan e tofu, mi sembra di essere diventato un bruco. Quasi mi mancano i piatti pronti e il ramen istantaneo.
    Sento il mio stomaco brontolare e il solo pensiero di quel che potrei mangiare a cena, mi spaventa e disgusta. Come desidero fare il nabe, anche da solo, ma avere della cane cotta al vapore assieme alle verdure in questo momento è più eccitante di qualsiasi porno.
    Sospiro.
    La realtà è che forse dovrei comportarmi da adulto e scusarmi con Arashi, per averlo frainteso. Tiro un pugno al bancone. Non ho frainteso nulla, è lui che è troppo sexy e si è preso gioco di me, dicendomi tutte quelle belle parole sull'ammirazione e il volermi ringraziare, chiunque avrebbe reagito sperando in qualcosa di più.
    Metto la testa tra le mani, non ci devo più pensare.
    Mi ridesto dai miei pensieri sentendo una mano che mi picchietta la spalla.
    Hiroto mi guarda seccato
    “Spaventi i clienti” mi accorgo di essere osservato da quasi tutti i clienti. Sorrido e saluto con la mano.
    Vedo il mio barista scuotere la testa e tornare al lavoro.
    Gli salto addosso urlando
    “Hiro-chaaaan ho fame! Fatti mangiare da me!” Si gira e mi tira un pugno sulla testa
    “Smettila di farlo davanti ai clienti!” mi intima.
    “Ahi” massaggiandomi il punto leso, sento improvvisamente una presenza demoniaca alle mie spalle che mi lancia minacce di morte.
    Seto ha lo sguardo torvo. Non mi sopporta, forse perché sono andato a letto con il suo ragazzo, forse perché è semplicemente la persona più gelosa di questo mondo. Tutte le sere dopo il lavoro me lo ritrovo al bancone ad ammirare Hiroto come se fosse la cosa più bella del mondo, come se non potesse fare a meno di lui. In effetti hanno orari diversi, quando inizia uno finisce l'altro e il mio locale è l'unico posto in cui possono vedersi, senza dare fastidio. Anche se forse le loro smancerie irritano abbastanza me, da volermi divertire a loro spese.
    “Guarda che non puoi stare qui, non bevendo nulla” lo punzecchio.
    Mi lancia un'occhiataccia e ordina il nuovo cocktail creato da Hiroto, Love, a lui dedicato.
    Due giorni fa c'è stato il concorso e come era prevedibile, il mio adorato barista ha vinto e da quel momento abbiamo avuto un incremento di clienti incredibile.
    Sono sempre più vicino alla realizzazione di un sogno.
    Mi passo una mano tra i capelli, sono stanchissimo. Penso che oltre il danno di essere stato costretto a mangiare cose che sanno di cartone, è anche una settimana e mezzo che non faccio sesso. Per me è un record e mi sento frustrato.
    Osservo i miei clienti, intenti a chiacchierare e divertirsi. L'aria calma e rilassata che si respira è proprio quello che ho sempre desiderato. Un'oasi di felicità in cui nessuno si sente escluso, nessuno si sente fuori posto. Ci si sente parte di qualcosa, un legame che al di fuori di questo posto scompare e che incita a tornare, solo per poterlo riafferrare per un attimo effimero.
    Guardo la porta e mi sorprendo della persona che vedo entrare.
    Shiro, vestito con i suoi soliti vestiti casual e la sciarpa che gli ho dato.
    Mi avvicino
    “Cosa ci fai qui?” chiedo stupito
    “Guarda che lo sanno tutti che te sei il leggendario proprietario del Saikuron'ai ed era da un po' che non ci vedevamo”
    Sorrido “Sei venuto qui per me?”
    Abbassa lo sguardo e sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio
    “Sì”
    Vorrei abbracciarlo in questo momento per la dolcezza di quelle parole, ma mi trattengo.
    Lo porto al bancone e gli faccio preparare un drink.
    “Dimmi un po' come mai quella sciarpa?”
    Lo vedo imbarazzarsi ancora di più. La sciarpa lo copre quasi completamente, forse perché è una di quelle grandi e lui è davvero mingherlino.
    “Tiene caldo” ridacchio pensando, che è davvero freddoloso e la sua pelle diafana è il più delle volte ghiacciata, prima che io lo tocchi.
    “Dai, raccontami come va? Stai bene?” chiedo preoccupato, ricordando le lacrime che ha versato per il suo amore non corrisposto.
    “Mi ha rifiutato” spalanco gli occhi, sono sbalordito
    “T-ti sei dichiarato?”
    Annuisce “Ho seguito il tuo consiglio e ora mi sento meglio. Sono libero di trovare qualcuno che possa davvero amarmi.”
    “Non starai mica pensando a me” chiedo sornione
    “Perché no?” inclinando la testa di lato.
    La naturalezza con cui mi ha risposto mi stupisce, ma mi riempie anche il cuore di gioia. Nessuno mai mi aveva sorpreso in questo modo. Avvicino la mia mano alla sua testa e la accarezzo
    “Sei proprio carino, ma non devi ripiegare su di me, solo perché ti sono stato accanto nei momenti difficili. Non mi devi nulla.”
    Stringo il pugno, mentre lo dico, perché è la decisione giusta, ma mi fa male. Lui si sta affidando all'unica persona che c'era, quando viveva quel suo amore non corrisposto e sta pensando che sia giusto darmi una possibilità, perché si sente in debito e io non posso accettarlo.
    “Fai decidere a me quello che voglio” fissandomi con decisione e forse un po' rabbia per le mie parole.
    Inclino la testa e gli sorrido.
    “Se fai così però, mi fai venire strane voglie” lo punzecchio maliziosamente.
    Le sue iridi si incontrano con le mie, sono così liquide da poterci affondare dentro. Un mare nero di lussuria, sento il suo desiderio penetrarmi e chiedermi di soddisfarlo.
    Prendo la giacca dalla sedia alla cassa.
    Vado da Hiroto e gli dico che me ne vado.
    “Akihito! Non ci provare! Siamo pieni!” sento urlare alle mie spalle, ma senza starlo a sentire, prendo sotto braccio Shiro e mi dirigo all'uscita. Alla fine il locale è mio, posso lasciarlo nelle mani esperte dei miei sottoposti.
    Mentre cammino verso la macchina, mi ricordo che in casa non ho proprio nulla da offrirgli a parte me stesso. Anche se potesse bastare a soddisfare i suoi più intimi desideri, forse avrei bisogno di fargli bere qualcosa per renderlo un po' più sciolto. Non posso, poi rinunciare all'idea che potrei farlo imbarazzare un sacco, facendogli comprare degli articoli che lo mettano in agitazione.
    “Senti, posso chiederti un favore?” domando a Shiro.
    Annuisce.
    “A parte qualche panino col tofu, non ho nulla a casa. Diciamo che ho diverse idee che vorrei realizzare, puoi andare te a prenderle al konbini?”
    Lo vedo avvampare
    “C-come? Non puoi andare tu?”
    “E rinunciare a questa occasione?” eludendo la sua domanda. Non posso di certo dirgli che ho delle questioni in sospeso con il suo commesso.
    Arrivati al negozio. Vedo Shiro esitare, fa un respirone ed entra.
    Mentre parcheggio, mi sembra strano tornare davanti a questo posto. Era diventato quasi un rituale venirci.
    Sospiro e raggiungo l'uscita del negozio. Vedo Arashi alla cassa. Come al suo solito è davvero carino, eppure non saprei dire cosa, ma sembra diverso quasi abbattuto.
    Scuoto la testa e mi metto ad aspettare Shiro, si prospetta una serata interessante e non voglio farmela rovinare.

    -Pov Arashi-

    Da quel giorno, Akihito ha smesso di passare, veniva almeno due volte al giorno e ora, non riesco nemmeno a vederlo per sbaglio.
    Forse mi sto solo preoccupando per nulla, alla fine io non ho sbagliato. Lui mi ha baciato senza permesso e quello che è accaduto dopo è solo stato per lo stress accumulato. Non ha nulla a che fare con lui.
    Sospiro.
    È stato il mio eroe per più di tre anni. Il giorno in cui lo incontrai, mi salvò da me stesso.
    La mia famiglia non è mai stata ricca e i miei lavoravano da mattina a sera per mantenerci, eppure eravamo felici. Anche se dovevo stare a casa da solo a badare a mio fratello più piccolo, non mi era mai pesato. Avevo una vita abbastanza soddisfacente per un quattordicenne, ero abbastanza popolare con le ragazze e mi piaceva uscire con i miei amici. Avevo molti progetti, tanti sogni.
    Tutto cambiò quando mio padre si ammalò. Cancro ai polmoni. Non visse nemmeno un anno dalla scoperta della sua malattia. Per poter mantenere le sue spese mediche e pagare il funerale, ci indebitammo. Mia madre dovette lavorare il doppio di prima, io volevo abbandonare la scuola per aiutarla, ma lei si rifiutò categoricamente. Voleva studiassi, per non essere condannato alla loro stessa vita. Anche se aiutavo con piccoli lavoretti part-time, i soldi non erano mai abbastanza. Io volevo essere una colonna per mia madre e mio fratello. Dovevo essere forte e non piansi mai. Non piansi per la morte di mio padre, non piansi quando mia madre ebbe un esaurimento. Ero piccolo però, mi impegnavo in tutto sia negli esami per entrare all'università, sia nei miei lavori. Lavoravo al pomeriggio dopo la scuola e studiavo la notte. Mai una pausa, mai un momento di svago.
    Finiti gli esami ero esausto. Stufo della mia vita. Volevo avere una giornata con i miei amici. Come, però succede ogni volta che ti allontani dalle persone, esse non sono lì ad aspettarti. Non trovai nessuno disposto a uscire, tutti impegnati con gli esami delle università in cui volevano entrare, o con le loro ragazze. Mi trovai immediatamente circondato da persone sconosciute, di cui non sapevo nulla, che avevano continuato la loro vita senza di me. Mentre io arrancavo e mi dividevo tra studio, scuola e lavoro, loro si divertivano e continuavano le loro vite felici, senza problemi. Iniziai a odiarli, tutti loro, ma mi sentii per la prima volta solo e senza speranza. Non era affatto la vita che avevo programmato, volevo passare le superiori a divertirmi e magari trovare l'amore, volevo costruirmi bei ricordi, eppure non ne avevo nessuno da dopo la morte di mio padre. Mi sentì abbandonato da tutti, anche dalla mia famiglia che doveva essere il mio supporto, invece io ero il suo.
    Entrai al Saikuron'ai, un locale notturno, perché volevo dimenticare e perché non c'erano i controlli sull'età all'ingresso.
    Eppure non volevano servirmi. Un odioso barista continuava a darmi del moccioso e voleva che me ne andassi. L'ennesima persona che mi giudicava e voleva allontanarmi, mi stavo davvero scaldando, ma venni fermato da lui, Akihito.
    Fino a qualche giorno fa, non ne conoscevo nemmeno il nome, ma è persona più cara che io abbia mai avuto nella mia vita.
    Mi accolse con un sorriso e mi diede un drink, che oltre a eccitare le mie papille gustative, toccò il mio cuore. Avevo così tanti rimpianti per aver abbandonato tutto per supportare la mia famiglia e avevo anche perso il sorriso.
    Avevo solo bisogno che qualcuno mi accogliesse nella sua vita, che mi tenesse stretto a sé come un tesoro prezioso.
    Avevo pianto tra le sue braccia per un tempo che mi sembrò infinito. Non mi chiese spiegazioni, non mi chiese neppure il mio nome. Ricordo solo la sua mano grande e calda sulla mia testa, mentre mi cullava.
    Ero così imbarazzato quando mi ripresi, ma lui mi sorrise e mi disse
    Non importa che cosa ti sia successo, ma penso che tu sia una persona forte e un bravo ragazzo. Rendimi orgoglioso.
    Lo disse con così tanta naturalezza, che il mio cuore iniziò a palpitare senza fermasi. Erano le parole che volevo sentire, volevo che qualcuno mi dicesse qualcosa di affettuoso, che qualcuno fosse orgoglioso di me, che si fidasse di me.
    Tornai alla mia vita e cercai un solo lavoro che potesse rendere abbastanza da mantenere sia i miei studi che la mia famiglia.
    Lo trovai in questo konbini. Facendo il turno dalle 10 alle 14 e quello da mezzanotte alle 4, che nessuno vuole mai riesco a mantenermi in modo abbastanza dignitoso. Ho anche un po' di ore per studiare il pomeriggio e faccio esami solo che possono essere fatti in quelle ore di libertà. È abbastanza stressante, ma sono contento di averli scelti, perché potevo vederlo.
    Eppure adesso non viene più.
    Sospiro, ma anche se venisse, come potrei guardarlo negli occhi?
    L'ho sempre ammirato e sapere che si ricordava di me, mi ha reso davvero felice. Quando mi ero dichiarato, volevo solo esprimere la mia gratitudine, ma ero troppo agitato e ho fatto un casino.
    Tanto da far in modo che si vendicasse, mettendomi in imbarazzo davanti ai clienti. Al solo pensiero mi sale un'agitazione e avvampo come una ragazzina. Si deve essere sicuramente divertito nel vedermi in quello stato e questo mi manda in bestia.
    Un porco, fatto e finito. Ecco cosa è! Non mi aspettavo fosse così, forse avevo idealizzato la sua bontà, pensando fosse una persona retta e impeccabile.
    Scoprirlo gay, quello è stato il colpo di grazia.
    Mi sono sentito improvvisamente spogliato di ogni sicurezza che avevo su di lui, eppure quei ricordi sono ancora i più cari che ho, il suo tocco delicato e il battito ritmato del suo cuore, sono stati la mia salvezza per molto tempo.
    Mi passo una mano sulla fronte.
    Eppure una settimana fa, è successa quella cosa.
    Ero felice si ricordasse di me, il mio cuore batteva a mille e io non riuscivo a farlo fermare.
    Io sono Akihito, comunque” il suono suadente della sua voce, mentre pronunciava il suo nome. Mi domandavo se fosse scritto con il kanji di brillante, perché era così che lo vedevo io in quel momento. Mi ero distratto riflettendoci e non mi accorsi, che si stava avvicinato a me per baciarmi.
    Ero pietrificato dal suo gesto, non ne capivo il senso. Eppure la sua lingua nella mia bocca, aveva un sapore amaro di caffè che aveva fatto smettere di funzionare il mio cervello, attivando a pieno regime il mio cuore.
    Quando, però la sua mano mi ha sfiorato la mia schiena, sono tornato velocemente sulla terra, accorgendomi di avere un'erezione. Ero spaventato e sono fuggito.
    Che imbarazzo! Deve essere di certo lo stress unito al fatto che sono parecchio frustrato, perché non ho una ragazza.
    Sì, di sicuro è per questo! Non posso provare dei sentimenti per un vecchio maniaco come lui! Poi io non sono gay, non mi piacciono gli uomini.
    Nel periodo che ho potuto conoscere Akihito, sono quasi sicuro di poter affermare che quel bacio fa parte di certo di un suo piano contorto per imbarazzarmi. È di certo così!
    Mi rattrista questo pensiero, sento ancora addosso la dolcezza delle sue labbra calde contro le mie, se non lo avessi respinto cosa avrebbe potuto farmi?
    Spalanco gli occhi e scuoto la testa. A che diavolo sto pensando?
    Mi accorgo di un cliente alla cassa.
    “Benvenuto” e gli sorrido. Meglio che mi metta a lavorare.
    Lo osservo e mi ricorda qualcuno, ma non so dove lo abbia visto. Capelli neri, esile e occhiali e una sciarpa che lo copre completamente. Faccio spallucce, probabilmente all'università.
    Sembra piuttosto agitato, come se volesse finire presto, osservo gli oggetti singolari che ha comprato.
    Fragole, panna, cioccolata liquida, birra, candele, corda e una mascherina per dormire. Strano, non riesco nemmeno a immaginare come si possa mangiare la panna con la birra. Ridacchio e lo vedo immobilizzarsi alla mia reazione.
    Cerco di rimediare alla gaffe, sorridendogli.
    Quando finisco, mi chiede tremante
    “F-fate anche consegne a domicilio?” non riesce a guardarmi negli occhi. Non capisco cosa ci sia da vergognarsi e da agitarsi tanto.
    Magari è un hikikomori.
    “Certo, queste sono le zone” consegnandogli un foglio che le illustra, me lo strappa di mano, paga e corre fuori.
    Certo che di sera, c'è molta gente strana.
    Lo seguo con lo sguardo e il sorriso mi si spegne sul volto.
    Akihito lo sta aspettando fuori, ridendo come un pazzo. Quegli oggetti così tanto strani, ora hanno un senso, quello era il ragazzo dell'altra volta.
    Perché mi ha baciato se ha già un amante? Perché mi si stringe il cuore nel vederlo assieme a lui?
    Sento qualcosa di caldo scendermi dalle guance. Con la mano che trema, mi tocco il viso. Lacrime.
    Perché sto piangendo? Cerco di calmarmi, ma non ci riesco.
    Mi faccio sostituire e nel buio dello spogliatoio, mi chiedo se in realtà quello che provo per quel vecchio, non sia amore.
    No! Sicuramente è solo delusione, perché mi aspettavo che fosse diverso, aver scoperto la sua vera natura, mi ha fatto sbarellare.
    Ma allora perché sento questo dolore insopportabile al cuore?


    Capitolo 5
    -Pov Akihito-

    Seduto sul letto, osservo Shiro dormire. La sua pelle diafana è coperta di succhiotti e morsi. Probabilmente ieri sera ho esagerato.
    Quando avrò perso il controllo?
    Ridacchio ripensandoci. Quando stavo per usare la panna in un modo fantasioso e lui ha urlato “Aki-san non lì”?
    No. Subito all'inizio. Quando per farlo imbarazzare ho preso la corda e l'ho legato al letto. Non sono un fanatico del bondage, ma non ho potuto resistere all'idea di vederlo arrossire come una vergine e quando gli stavo coprendo gli occhi con la maschera, con le lacrime agli occhi mi ha implorato “Farò tutto quello che vuoi, ma ti prego, non questo”.
    Quello è stato il momento in cui mi sono leccato le labbra e la mia libido è esplosa.
    Forse ho esagerato a prenderlo così tante volte. Oggi lui lavora, mentre io ho il giorno libero.
    Il giovedì è sempre giorno di chiusura al locale, ma mentirei se dicessi che non c'è nulla da fare. Chiamate ai fornitori, conti da controllare e stipendi che devono essere aumentati o diminuiti. Non ho tantissimi impiegati, non contando Makoto e Hiroto, ne ho solo altri quattro. Eppure è come essere a capo di una piccola azienda.
    Sbuffo. Come mai non mi è ancora arrivato il conto dell'impresa di pulizia? La lavanderia per le tovaglie, l'ho già pagata?
    Mi gratto velocemente la testa. Ho ancora un po' di tempo prima di potermi mettere al lavoro.
    Preparo del caffè per me e Shiro.
    Come la devo interpretare questa notte passata assieme? Fare sesso con una persona ancora innamorata di un altro, che vuole convincersi di averla dimenticata. Provarci, è una buona idea per il mio cuore?
    Non sono l'unico nei suoi pensieri e per quanto mi piaccia farlo con lui, forse non è nemmeno la persona giusta per me. Troppo simili, per colpa delle ferite che ci ha inferto la vita.
    Mi siedo sul bordo del letto con la tazza fumante e lo sveglio con un bacio sulla guancia.
    Accarezzo i suoi capelli neri “Se non ti svegli farai tardi al lavoro, devi anche tornare a casa a cambiarti”
    Lentamente si alza a sedere e si straccia gli occhi, ancora chiusi. Prende la tazza e inizia a soffiarci sopra.
    “Come stai?” chiedo preoccupato.
    Lo vedo ridacchiare “Il mio sedere è apposto, sento un po' di fiacchezza nelle gambe, ma per fortuna non devo camminare molto”
    “Direi che la panna ha fatto il suo dovere” dico sornione
    Lo vedo arrossire fino alla punta delle orecchie, ricordando la serata appena passata.
    “È s-stata la cosa più imbarazzante che mi sia capitata”
    Rido “Più imbarazzante che andare a comprare quelle cose? Dovevo farti prendere anche i preservativi anche se li avevo” fingendo di riflettere
    “NO! Già il commesso vedendoli ha ridacchiato”
    Arashi. Sicuramente non mi ha visto, o forse rideva proprio perché si è ricordato di Shiro. Se fosse stato interessato a me forse un po' ne avrebbe sofferto, ma a quanto pare non è stato così.
    Sospiro e sorrido al mio nudo amante.
    “L-la prossima volta usa il servizio di consegna a domicilio, sul tavolo c'è il numero”
    Avevo visto un foglietto sul tavolo, ma non avevo capito il senso.
    Abbraccio Shiro.
    “Shi-chaaaaaaan grazie così mi salvi dal seitan!”
    Ridiamo assieme.
    Mentre si riveste, lo osservo. Le sue gambe esili, ma perfette. La sua schiena liscia e le scapole sporgenti, mi fa venire voglia di prenderlo da dietro. Il pensiero della sua schiena sotto di me, mentre con le dita gli lascio segni sconnessi, mentre mi muovo dentro di lui.
    Scuoto la testa. Sono davvero insaziabile, se dopo ieri sera voglio ancora di più.
    “Ti accompagno io a casa e in ufficio se vuoi” appoggiato alla porta della camera da letto.
    “N-no, non è affatto necessario” incupendosi.
    Il motivo lo so fin troppo bene. Non vuole che il suo amore non corrisposto, lo veda assieme a un altro uomo. Nel profondo ancora spera che questi suoi sentimenti possano essere ricambiati e non vuole fare nessun errore, non vuole far perdere nemmeno la più piccola possibilità. Se solo mi vedesse con lui, il suo mondo verrebbe distrutto.
    “Sai che non so come si chiama il tuo collega?” curioso
    “Akihito Suzuki” abbassando lo sguardo ancora più sommessamente, come per scomparire dalla stanza.
    Accuso il colpo e guardo fuori dalla finestra. Non riesco a guardarlo adesso. Non sono altro che un mero sostituto, che si chiama esattamente come la persona che ama.
    Mentre ci uniamo, il nome che sussurra non è il mio, ma il suo.
    Questo mi fa male, anche se so che non posso fare altro per lui.
    Mi ridesto dai miei pensieri, sentendo Shiro abbracciarmi con tutta la forza che ha
    “Non pensarlo, non voglio che lo pensi” lo guardo interdetto, che abbia capito ciò che mi stava passando per la mente?
    “Cosa?”
    “Non sei un sostituto, nemmeno una volta, mentre mi prendevi, ho chiamato il suo nome. Era sempre il tuo. Tu sei Aki-san, lui è Suzuki, è una coincidenza che abbiate lo stesso nome”
    Stringe i pugni sulla mia maglietta con forza, mentre le lacrime iniziano a scendere sulle sue guance.
    Come ho solo potuto pensare che lui fosse così subdolo? Quanto avrà sofferto, invece dicendo il mio nome durante l'amplesso? Quanto forte ha dovuto essere per non pensare nemmeno una volta al suo Akihito e concentrarsi solo su di me?
    Lo abbraccio e gli accarezzo la testa dolcemente.
    “Mi fido di te”
    Alza lo sguardo e con la mano si asciuga le lacrime, dolcemente si alza sulle punte e mi bacia.
    Le sue labbra al caffè si incontrano con le mie, solo puro bisogno di contatto.
    Lo saluto appoggiato alla porta, mentre lo vedo scendere le scale che portano alla strada.
    Forse dovrei provare ad avere una storia con lui. Prima o poi i nostri sentimenti potrebbero trasformarsi in amore e potrei finalmente essere felice.
    Sospiro. Non è però quello che voglio, non è quello che ho sempre voluto. Anche se mi sono sempre innamorato della persona sbagliata, l'elettricità che si crea quando ti unisci alla persona che ami è una cosa che nessun amore flebile può darti. Mi chiedo se quando si è ricambiati queste sensazioni sono acutizzate.
    Entro in casa e prendo il biglietto sul tavolo.
    Assolutamente la migliore idea di sempre la consegna a domicilio. Peccato per il fatto che questo non aiuta a curare la mia pigrizia e mi rende ancora più isolato. Togliendo il locale e qualche uscita al 2-Chrome, non sono una persona con una vita sociale molto piena. Fare la spesa era uno di quei rari momenti in cui ero tra la gente, come una persona qualunque. Non ero il “leggendario proprietario” di un locale, non ero l'uomo di ghiaccio che fa sesso con ragazzi più giovani del distretto gay di Tokyo. Ero solo una persona che prendeva le cose di cui aveva bisogno. Uno tra i tanti. Rispecchia esattamente l'idea che mi sono fatto di me stesso, il fatto che per nessuno sia stato davvero speciale, mi rende quel granello che forma una duna. Non diverso, non speciale.
    Scuoto la testa.
    Basta farsi queste paranoie.
    Chiamo il negozio, mi avvisano di dover fare diverse consegne e che potrebbe volerci un po'. Essendo il mio giorno libero non ho problemi, spero solo che arrivino prima di mezzogiorno, perché ho intenzione di liberare il frigo dal cibo per bruchi che è avanzato.
    Mi stiracchio. Prendo gli incartamenti del locale e mi metto a lavorare.
    Appena finisco avrò bisogno di una doccia.

    -Pov Arashi-

    Alla fine ieri sera, mi sono fatto sostituire da un collega. Ero così sconvolto che non riuscivo a riflettere sul lavoro.
    È un uomo adulto, può fare come gli pare, non mi deve interessare. Sono sicuramente troppo frustrato dall'assenza di un partner nella mia vita e quindi, ho scambiato l'eccitazione per amore. Sicuramente è così.
    Sospiro, mentre torno di nuovo al negozio. Oggi ci sono un sacco di consegne e io ho accettato di farle per rimediare al favore.
    Odio andare a portare la spesa a casa della gente. Di solito trovi sempre vecchiette che vogliono parlare per ore, del fatto che somiglio al loro nipotino di 15 anni, quando io ne ho 21. Capisco che non li dimostro, ma la mia autostima cola a picco ogni volta che entro in una casa per fare una consegna.
    Leggo l'indirizzo. Ringrazio il cielo sia vicino al negozio. Controllo l'ora appena finita questa posso tornare a casa a mangiare.
    Sono a casa da solo, quindi posso prepararmi qualcosa che piaccia a me, senza dover viziare mio fratello. L'ho abituato troppo bene in questi due anni, quando finirò l'università, lui dovrà essere più indipendente e non potrà contare sempre su di me.
    Prendo i prodotti richiesti dal cliente.
    Birra, una quantità industriale di ramen istantaneo, una quantità eccessiva di carne, riso e qualche verdura. Probabilmente sta organizzando una qualche festa con gli amici.
    Adoro ipotizzare i motivi per cui la gente prende alcuni prodotti, alla fine è come entrare un po' nella loro vita e spiarci dentro. I loro gusti in fatto di alimenti li caratterizzano più di quanto pensino.
    Faccio lo scontrino e segno l'indirizzo dove devo recarmi.
    Non penso ci abbiamo fatto mai qualche consegna, alla fine sono sempre gli stessi a volere questo servizio.
    Le borse pensanti mi fanno arrancare verso l'appartamento. Lo stile è classico, ma per questa zona è davvero molto lussuoso.
    Sospiro vedendo la rampa di scale, perché non lo specificano mai? Almeno mi preparerei psicologicamente alla scalata!
    Arrivo alla porta, lascio le borse un secondo e suono il campanello.
    Le riprendo in mano secondo la politica del negozio per evitare le lamentele dei clienti.
    Nessuna risposta. Non starà mica dormendo? Sbuffo.
    Aspetto qualche secondo, mi abbasso per suonare il campanello di nuovo con il gomito.
    Improvvisamente la porta si apre.
    La visione che mi si para all'altezza degli occhi, mi fa deglutire. Un uomo coperto solo da un asciugamano in vita e ancora gocciolante. Mi alzo e i miei occhi non hanno il coraggio di guardare questa persona negli occhi.
    Appena realizzo di chi si tratta, quasi perdo un battito.
    Akihito mi fissa stupito, mentre con un altro asciugamano si sfrega i capelli.
    Il corpo imperlato di goccioline e ancora fumante per la doccia, probabilmente calda, che stava facendo lo rendono quasi etereo, come se brillasse di luce propria.
    Il profumo che emana è quasi ipnotico, arrossisco e abbasso la testa perdendo il contatto visivo. Mai decisione fu più sbagliata. Il mio sguardo viene catturato dalla linea dei suoi fianchi, la seguo vorace e la osservo scendere e nascondersi nello strato di cotone bianco, qualche pelo fuoriesce da quella zona e mi sorprendo a pensare che sia dannatamente sexy.
    Vengo ridestato dalla sua voce
    “Ti va di entrare?”
    Annuisco, mi prende le buste dalle mani. Questo fuggevole contatto mi fa irrigidire. Cosa devo fare? Ha davvero 35 anni con quel fisico che si ritrova?
    Scaccio il pensiero dalla mia testa.
    “Mi vesto e arrivo, accomodati pure”
    Mi siedo sul divano e osservo la sua casa. Un maxi schermo, una cucina open space e una porta che penso dia sulla camera da letto. Di certo molto ordinata per essere la casa di un single, anche se direi che si nota l'inesistente tocco di una donna.
    Mi sento stranamente agitato, come in prossimità di un precipizio, eppure non posso fare a meno di esserne affascinato.
    Ritorna, indossando una camicia semi aperta e una tuta. Direi non il massimo della comodità!
    “Hai altre consegne dopo? Non vorrei metterti nei guai” mi chiede dolcemente
    Scuoto la testa “Sei l'ultimo”
    “Allora ti va di pranzare assieme? Ti vedo stanco, posso offriti solo ramen istantaneo.” si ferma a riflettere “Non penso tu voglia rischiare la vita, assaggiando la mia pessima cucina.”
    Cosa dovrei fare? Dovrei andarmene, sarebbe di certo la scelta più saggia, ma qualcosa in me scatta e accetto la sua offerta.
    “Senti se cucinassi io, non me la cavo male”
    La mia richiesta lo sorprende, ma mi indica con un gesto la cucina
    “Tutta tua”
    Prendo un grembiule e inizio a prendere della carne dal frigo.
    Appena apro le ante della credenza vi trovo il paradiso. Un numero di spezie infinito, di cui alcune nemmeno conosco il loro utilizzo.
    Guardandomi attorno, noto che la sua cucina ha tutto. Per me che adoro cucinare e arranco in una cucina con solo qualche attrezzo e spezia questoo è il paese dei balocchi.
    Osservo vicino al lavandino il tubetto di panna che è stato comprato dal ragazzo ieri.
    Cosa gli avrà fatto? E perché sento come una fitta al cuore, pensandoci?
    Stringo i pugni e prendo qualche altra spezia per preparare del riso con il curry e un po' di carne grigliata al vapore, mentre Akihito toglie delle carte dal tavolo della cucina.
    Immagino che siano per il lavoro. Mi chiedo di che cosa si occupi. Probabilmente lavora al “Saikuron'ai”, visto che quando l'ho incontrato stava dietro al bancone e mi ha portato nel retro per consolarmi.
    Probabilmente è un contabile da quel poco che ho potuto sbirciare, ma potrei sbagliarmi. Magari è solo un cliente abituale, molto amico del proprietario.
    Preparo la tavola e appena ci sediamo osservo la reazione sbalordita del padrone di casa.
    “Complimenti, erano mesi che qualcuno non cucinava per me” dice serafico.
    Quindi il suo amante non cucina per lui spesso? Però qualcuno lo ha fatto, qualcuno che probabilmente prima si è portato a letto.
    Abbasso lo sguardo e vorrei non continuare a torturarmi così.
    Assaggia un po' di curry “Mmm delizioso! Mia madre aveva fatto assolutamente di peggio l'ultima volta”
    Il peso che mi stava attanagliando qualche attimo prima sembra essere caduto. Sorrido e inizio a mangiare. Per la prima volta nella mia vita sono grato di aver dovuto cucinare ogni giorno a mio fratello ed essere migliorato abbastanza.
    Ma cosa sto pensando? Scuoto la testa. Devo smetterla di farmi condizionare così da qualunque cosa lui dica!
    “Quindi nella vita cosa fai? Studi e lavori?”
    Annuisco “Sono al secondo anno di economia all'università T”
    “Urca! Devi essere un piccolo genio”
    Sento le guance andarmi in fiamme sentendo questi complimenti, nessuno mi ha più detto delle cose simili da molto tempo.
    Parliamo del più e del meno. Mi fa molte domande sulla mia vita, sui miei sogni, sulle mie aspettative e riesco ad aprirmi come non avevo mai fatto con nessuno. Con lui è così facile parlare che le parole escono a fiumi ed è così divertente a volte che non riesco a smettere di ridere.
    Alla fine è la persona buona che ho sempre immaginato, anche se alcuni suoi aspetti li avevo immaginati diversi. La sensazione di calore che mi pervade è così rassicurante, che vorrei vivere così per sempre.
    La delusione che avevo provato nel conoscere il suo lato sadico è del tutto sostituita dall'ammirazione.
    Mi sorride dolcemente e perdo un battito. Sento esplodere nel mio petto il cuore e la mia mente è riempita solo da lui.
    Appena finiamo, si alza per andare a prendere i soldi della spesa.
    Mi avvicino alla porta e lo attendo
    “Senti” si gratta la nuca “volevo chiederti scusa per quel bacio, direi che è stata un po' una situazione strana, forse ho frainteso ecco tutto” sembra imbarazzato mentre lo dice
    Gli sorrido “Anche io ho le mie colpe, dovevo essere meno ambiguo e far capire bene quello che intendevo”
    “In che senso?” chiede curioso
    “Beh che io sono etero e quindi, non mi interessano gli uomini”
    Ridacchia e sventolando la mano dice
    “Non preoccuparti, dalla tua reazione direi che ora mi è del tutto chiaro”
    “La mia reazione?” cosa vuole intendere con questa sua frase?
    “Mi hai respinto con tanto disgusto, che sembrava stavi per morire. Spero ti sei disinfettato dopo” ridacchiando
    Gli lancio un'occhiataccia, mi sta prendendo in giro. Io pensavo che le sue scuse fossero sincere, invece sembra che voglia ancora provocarmi
    “Scusa se sentire la lingua in bocca di un vecchio come te non mi ha entusiasmato”
    “Puoi ripetere?” chiude gli occhi a fessura, sento che sto per fare un casino, ma sono arrabbiato. Arrabbiato con me stesso per aver avuto una reazione al suo bacio e dover mentire per non sentirmi ancora più umiliato da lui, mi fa stare male.
    “Le persone come te dovrebbero solo sapersi contenere”
    Mi raggiunge alla porta e preme con forza la mano vicino al mio orecchio, imprigionandomi spalle al muro. Un déjà-vu. Il suo sguardo furente mi fa deglutire, il mio corpo è del tutto paralizzato.
    “Sono omosessuale, non sono un animale. Ti è chiaro?” la sua faccia a qualche centimetro dalla mia. Riesco a sentire il suo respiro sulla mia guancia, il suo odore forte misto al bagnoschiuma. I suoi lineamenti sono contratti in una smorfia di irritazione, anche in questo momento la mia mente sembra completamente vuota e riesco solo a pensare a quei suoi occhi. Vorrei che non mi guardassero con quell'espressione inquisitoria. Lo invidio, vorrei avere anche io la sua stessa sicurezza. Sa bene chi è e non se ne vergogna.
    Abbasso lo sguardo
    “Io non ti sto giudicando per quello!” urlo a pieni polmoni.
    Ansimo e la sua espressione cambia. Tutta l'agitazione provata, viene liberata e per non crollare mi aggrappo alla sua camicia con entrambe le mani.
    “Non importa il genere che ti piace, per me sei solo un porco. Ecco”
    Mi alza il viso e con quei suoi profondi occhi neri, mi sorride.
    Siamo a qualche centimetro l'uno dall'altro, il mio cuore sembra volermi uscire dal petto. Lo starà sentendo?
    Lo vedo di nuovo avvicinarsi a me. Le sue labbra sulle mie sono così calde. Dischiudo la bocca, sento la sua lingua accarezzarmi lentamente l'interno della mia guancia.
    Sono in balia di lui e quando raggiunge la mia lingua, non posso fare a meno che seguire i suoi movimenti in una danza seducente.
    Sento la sua mano accarezzarmi la schiena. Questa volta l'intensità del suo bacio mi impedisce di respingerlo. Il mio corpo chiede di più e si oppone al mio pensiero razionale.
    Con la sua mano libera Akihito, mi sfiora il cavallo dei pantaloni. Mugulo piano e mi stacco da lui. Ho di nuovo un'erezione ed è così imbarazzante.
    Si avvicina al mio orecchio e lo lecca sensualmente.
    “Quindi quel bacio ti era piaciuto” mi sussurra sornione.
    Vorrei allontanarlo, mi sento umiliato, ma non posso mentire adesso. Il mio corpo è più sincero di me. Mi rifugio sul petto di Akihito, per non guardarlo negli occhi.
    Lui mi spinge al muro ancora più forte e ricomincia a baciarmi, con ancora più trasporto di prima.
    Sento la sua mano, massaggiare la mia eccitazione da sopra i pantaloni.
    Con gesti precisi e veloci, apre la mia zip e libera il mio membro turgido.
    “Ti sei un po' bagnato” sussurra prima di afferrarla dolcemente.
    Arrossisco e non riesco a tenere gli occhi aperti.
    Mi accarezza l'asta lentamente e io quasi non respiro.
    È fantastica questa sensazione, molto diversa da quando lo faccio da solo, molto diverso da quando lo fa una ragazza.
    I movimenti sono lenti e decisi che mi mandano in blackout.
    Con la mano libera, inizia ad accarezzarmi la schiena. Ogni punto che tocca diventa improvvisamente incandescente, come se lo stesse marchiando.
    Eppure quando lo sento infilarsi dentro le mie mutande, la reazione primaria è la paura che mi irrigidisce.
    “N.no, io..” provo a respingerlo.
    Lo sento sorridere, mentre lecca il mio collo. Questo gesto mi rilassa e inizio ad ansimare sotto le sue cure.
    Sento le sue dita muoversi sul mio sedere e avvicinarsi sempre di più alla mia apertura.
    Appena la sfiora, il panico si fa largo in me e quando mi penetra con un dito, sento un dolore bruciante dentro di me. Stringo i denti e urlo sulla sua maglietta.
    È talmente insopportabile che le lacrime scendono sul mio viso.
    Akihito, mi stringe ancora di più a sé e si avvicina al mio volto, asciugando con la lingua i miei occhi.
    “Scusami” sussurra.
    Anche continuando a muovere lentamente la mano sulla mia erezione, l'altra rimane ferma, in attesa che io mi abitui alla sua presenza.
    A poco a poco, il dolore scompare, sostituito da una strana sensazione mai provata. Lo sento muoversi con movimenti lenti e circolari. Vorrei avere di più.
    Mi stringo con forza a lui, ansimando. Preoccupato mi chiede
    “Vuoi che smetta?” fermandosi.
    “N-no, m-mi piace” non posso credere di essere riuscito a dire una frase del genere, ma ho bisogno che mi soddisfi.
    Ricomincia a muoversi dentro di me, mentre massaggia la mia erezione, sono quasi arrivato al limite.
    Poco dopo vengo sulla sua mano. Ansimo su di lui che continua a muoversi dentro di me, il che mi provoca uno strano formicolio
    “S-smett..” non riesco a finire la frase che vengo travolto da un orgasmo fortissimo che mi fa urlare.
    Il mio corpo è percorso da brividi e scosse elettriche. Appena toglie la sua mano da me, il mio corpo non ha più sostegni e le mie gambe cedono.
    Il respiro sembra non voler tornare regolare come i battiti del mio cuore. Alzo gli occhi e lo osservo abbassarsi alla mia altezza.
    Ha soddisfatto me senza pensare a sé stesso.
    Forse perché non ne ha bisogno. Questa frase mi colpisce come un pugno nello stomaco.
    Stringo i pugni. Non sono speciale. Non sono l'unico. Qualcuno ieri sera lo ha prosciugato di ogni voglia ed è per questo che lui non ha bisogno di me per venire. Probabilmente non gli è nemmeno venuto duro.
    Per lui tutto questo è un gioco perverso con un ragazzo etero. Vuole confondermi e rendermi pazzo, per avere la sua vendetta.
    Mi sento così umiliato dai miei stessi pensieri. Perché dovrei volere che lui vada fino infondo con me? Perché non riesco a fare a meno di stare male, sapendolo tra le braccia di qualcun altro?
    Le lacrime mi offuscano la vista. Con le mani che tremano mi sistemo i pantaloni
    “Ehi, riposati un attimo” avvicinando la sua mano alla mia spalla.
    La allontano con uno schiaffo “Non mi toccare! Tu mi stai prendendo in giro e ne sei anche felice. Non pensi minimamente a come potrei sentirmi. Hai anche un amante, perché mi fai tutto questo?”
    “Calmati, non saltare alle conclusioni..”
    Non voglio sentirlo, non voglio sentire le sue spiegazioni. Voglio solo che questo mio dolore al petto cessi e che possa tornare a essere il ragazzo freddo di prima.
    “Stai zitto e non rivolgermi mai più la parola” urlo uscendo dalla porta.
    Mi asciugo le lacrime e corro lontano da casa sua, voglio solo affondare nel mio letto e dimenticare.
    Dimenticare il piacere provato, dimenticare l'umiliazione e soprattutto dimenticarmi dei sentimenti che provo per lui.


    Capitolo 6

    -Pov Akihito-

    La stanza è inondata dal odore di Arashi, della sua eccitazione, eppure non sono soddisfatto. La mia mano bagnata si stacca dalla sua erezione che non accenna ad abbassarsi e con l'altra continuo a muovermi dentro di lui. Voglio che goda come non ha mai fatto nella sua vita, voglio che si ricordi delle sensazioni che gli sto facendo provare. Voglio marchiarlo con il piacere. Sento ammorbidirsi la sua apertura sotto le mie cure. È sicuramente la sua prima volta, le contrazioni mi avvolgono il dito quasi stritolandolo, è al limite
    “S-smett..” in un sussurro che muore. Si stringe a me e urla in preda agli spasmi di un orgasmo asciutto. Direi che ho stimolato abbastanza bene la zona per potergli far avere il massimo piacere.
    La mia erezione pulsa nei pantaloni della tuta. Se potessi lo prenderei qui e ora. Non gli lascerei il tempo di respirare e lo penetrerei con vigore e forza, ma sicuramente non gli piacerebbe. Non voglio vederlo piangere di nuovo. Con lui voglio essere dolce, assaggiare ogni parte di lui, scoprire ogni sua zona erogena e stimolarla, fino a che impaziente non mi implori di farlo venire.
    Appena esco da lui, l'adrenalina e l'orgasmo fanno effetto e lo vedo crollare a terra.
    Lo seguo con lo sguardo. Con i pantaloni abbassati quel poco da mostrarmi il suo membro ormai a riposo, il sedere scoperto e le gambe ancora in preda agli spasmi. Sexy, posso definirlo solo così. Immagino che ora sia confuso e si stia chiedendo che cosa sia successo.
    Mi abbasso per poterlo consolare e aiutare.
    Eppure invece di guardarmi negli occhi disorientato, lo vedo armeggiare con le mani agitate con i suoi pantaloni e alzarsi come un cerbiatto appena nato.
    Sembra arrabbiato.
    Dovrebbe sedersi, se no rischia di cadere di nuovo, provo ad avvicinare la mia mano a lui e gli dico
    “Ehi, riposati un attimo”
    Non faccio in tempo a sfioragli la spalla, che mi schiaffeggia con tutta la forza che gli rimane. Il suo sguardo è pieno di odio, come se invece di farlo godere gli avessi solo provocato dolore, come se lo avessi costretto. Sento il mio cuore stringersi e inizio ad avere paura. Ripercorro velocemente i momenti appena vissuti e mi chiedo in quale momento io abbia sbagliato. Forse quel suo “no”, era una richiesta assoluta e io l'ho forzato, continuando a stimolarlo.
    “Non mi toccare! Tu mi stai prendendo in giro e ne sei anche felice. Non pensi minimamente a come potrei sentirmi. Hai anche un amante, perché mi fai tutto questo?”
    Queste parole sono lame affilate che trafiggono la mia anima. Amante? Parla di Shiro?
    Quindi alla fine ieri sera ci ha visti?
    Non voglio che lui pensi questo, non voglio che creda che lo sto prendendo in giro. È come essere stato preso nella tela di un ragno tentatore, lui mi attira a sé, ma alla fine viene ferito dal suo stesso inganno e dalle mie reazioni.
    “Calmati, non saltare alle conclusioni..”
    Scuote la testa, non mi lascia finire.
    “Stai zitto e non rivolgermi mai più la parola” urla sbattendo la porta.
    Lo vedo uscire dalla mia vita di nuovo, senza nemmeno aspettare una mia risposta, senza starmi a sentire.
    Questa volta dovrò essere adulto e spiegarmi.
    Guardo per terra e ci sono ancora i soldi della spesa.
    Non voglio che vada nei pasticci a lavoro. Andrò direttamente in negozio a saldare il conto e inventerò qualche scusa con il proprietario.
    Guardo la mia mano che lentamente si asciuga dai suoi umori, probabilmente, come dice lui, sono solo un vecchio, ma io ancora non lo capisco.
    Vado in bagno a lavarmi le mani e sbuffo sonoramente.
    Cosa diavolo sto facendo? Un ragazzino etero come lui, mi sta facendo sbarellare come mai prima. Probabilmente è colpa di quella sua espressione severa e decisa che si scioglie appena lo tocco, o forse di quella sua dolce indecisione che mi confonde e mi rende insicuro.
    Insicuro. Rido al solo pensiero che un ragazzo del genere possa rendermi incerto, sia sui sentimenti che sulle mie doti di amatore. Avrò forse sbagliato in qualche modo? Come ho fatto a ferirlo?
    Lui è una tempesta, come spiega il suo nome. È entrato nella mia vita e sta scombussolato il mio mondo, rendendolo un caos. Sorrido per l'ironia. È esattamente la sensazione opposta che voglio dare alle persone nel mio locale.
    Una tempesta nell'occhio del ciclone. Sollevo il viso a guardare il soffitto, cosa voglio davvero da quel ragazzo? Cosa mi aspetto da una persona che mi trova disgustoso e ripugnante?
    Devo fare in modo che possa calmarsi e vedere le cose con chiarezza. Come sempre nella mia vita, non sono io a decidere. Aspetterò che dopo aver saputo la verità, reagisca come meglio creda. Non posso prenderlo con la forza, non posso obbligarlo ad amarmi. Amore. Mi passo la mano tra i capelli. Devo arrendermi all'evidenza che sto solo cercando di impormi su un ragazzino inerme che si è dichiarato e ha fatto palpitare questo cuore che non ha mai conosciuto un amore corrisposto, dandomi così una speranza. So già che dopo questo sarà finita per davvero. Forse non sono destinato a provare il calore del vero amore. Sono sorpreso di essere ancora così romantico alla mia età.
    Ripensandoci è stato proprio un mese sfortunato questo, manca solo che Shiro mi abbandoni e sarò davvero solo.
    Scuoto la testa.
    Arashi mi ha detto di non rivolgergli più la parola.
    Alcune cose non hanno bisogno di essere spiegate a voce, ma non posso nemmeno toccarlo. Devo trovare un modo per comunicare e anche in fretta.
    Torno in soggiorno e finisco di lavorare, più tardi andrò a pagare il mio conto e stasera lo incontrerò. Può non volermi più vedere nella sua vita, ma lavora in un konbini e non può rifiutarsi di servirmi.

    -Pov Arashi-

    Alla fine sono tornato a casa correndo. Non mi sono voltato, non mi sono fermato fino a quando, aperta la serratura di casa mia con non poco sforzo per calmare gli spasmi delle mie mani, sono crollato sull'uscio.
    Le luci spente e il silenzio tombale facevano risuonare i battiti del mio cuore come una eco spettrale.
    Non so con quale forza sono riuscito ad arrivare in camera mia per crollare sul letto.
    Perso l'effetto dell'adrenalina, il mio corpo si è sentito immediatamente fiacco e senza vita e mi sono addormentato.
    Nella mia mente, nei miei sogni venivo tormentato da due occhi neri che mi schernivano. Sentivo solo le risate, le risate maligne delle persone che mi etichettavano come diverso.
    Eccomi qui ora a fissare il soffitto, ho ancora tempo prima di andare a lavoro, non ho mangiato e non ho intenzione di farlo.
    Sento ancora il suo profumo sulla mia pelle, vorrei strapparmi di dosso la sensazione della sua bocca sulla mia, delle sue dita dentro e su di me.
    Mi abbraccio, rannicchiandomi ancora di più nel mio letto. Perché è così difficile provare dei sentimenti? Perché poi proprio per lui?
    Non è la persona giusta per me. Prima di tutto è un uomo, secondo è più grande e per ultimo lui non ci tiene affatto a me. Lui si diverte a stuzzicarmi, portarmi al mio limite, per poi schiacciarmi a terra come un insetto che si trova sulla sua strada.
    Le lacrime scendono sulle mie guance, gli ho detto delle cose terribili. È anche colpa mia che non voglio mai ascoltare le persone, non voglio sapere la verità. Sono sempre stato giudicato e per questo ho paura, paura di sapere come mi vedano gli altri e cosa provino per me, l'unico modo per non avere una risposta è: scappare.
    Quante volte ho finto un sorriso, quante volte ho risposto come volevano gli altri solo per non essere coinvolto emotivamente?
    Eppure adesso sento solo il “tu-tum” del mio cuore ovattarmi le orecchie, a ogni battito il dolore mi soffoca e vorrei fuggire.
    Mi ridesto sentendo la vibrazione del mio cellulare.
    Lo prendo. Una mail da Ma-kun, un mio compagno di corso.
    “Senti domani ho organizzato un incontro con alcune ragazze, vieni?” osservo il messaggio per qualche secondo. Forse mi farebbe bene, l'unico contatto umano, escludendo la mia famiglia, è stato con Akihito. Quindi, forse ho bisogno di conoscere qualche ragazza e schiarirmi le idee su quello che mi piace davvero. Parlare con la persona che ho ammirato per tanto tempo, mi ha scombussolato un po' e sto cercando di attaccarmi ostinatamente ad essa per convincermi di essere stato speciale per lui.
    Rispondo al messaggio e accetto la sua proposta.
    Dopo una doccia mi sento assolutamente meglio, il solo pensiero di poter uscire domani sera mi emoziona e mi rilassa.
    Mi metto la divisa e mi dirigo al lavoro.
    Improvvisamente mi si illumina una lampadina nel cervello. Il conto da pagare di Akihito!
    Mi metto le mani in faccia e le faccio lentamente scivolare sul mento. Era anche una spesa abbastanza ricca, non posso pagarla con i miei soldi.
    Probabilmente il capo mi licenzierà o mi decurterà la paga per mesi!
    Con lo sguardo basso mi dirigo nell'ufficio per farmi strigliare per la mia sbadataggine.
    Il capo mi corre incontro. Un tipo grassottello, uno di quelli che hanno sempre la faccia seria, come se fosse sempre sul punto di esplodere in una scenata.
    Chiudo gli occhi e attendo il suo brusco rimprovero, ma mi sorprendo per le sue parole
    “Come stai? Ho saputo non sei stato bene!” preoccupato
    Scuoto la testa, non capisco di cosa stia parlando. Mi guardo attorno con circospezione cercando uno sguardo familiare che mi spieghi cosa stia accadendo.
    “Dai non fare il timido” dandomi una pacca sulla spalla “ l'ultimo cliente a cui hai fatto la consegna è stato così gentile da venire a pagare il conto e a scusarsi da parte tua. Ha detto che praticamente sei quasi svenuto e preoccupato, ti ha fatto andare a casa. Ti ha elogiato molto, visto che è un cliente abituale”
    Akihito ha fatto questo? Dopo quello che gli ho detto, mi ha ancora difeso e tirato fuori da una situazione che ritenevo irrisolvibile.
    Stringo il pugno sul petto, non capisco il suo comportamento. A volte mi tratta come un tesoro prezioso, altre volte sembra che per lui non sia altro che un gioco con cui divertirsi. Questo mi fa però irritare ancora di più. Lo ha fatto per un motivo, nessuno fa niente per niente. Forse vuole che io mi senta in debito con lui, ma dopo quello che mi ha fatto questo era il minimo che dovesse fare, anche solo come persona onesta.
    Distendo con le dita la mia fronte aggrottata, non ci devo pensare, devo iniziare a lavorare.
    Sono riuscito a cambiare turno per domani, almeno non devo preoccuparmi di tornare presto a causa del lavoro. Magari troverò una bella ragazza e ci sarà un risvolto interessante dopo l'uscita. Sorrido alla sola idea. Le ragazze sono assolutamente meglio degli uomini. Le loro curve gentili e la pelle liscia e quel profumo dolce che ti entra nelle narici come un balsamo lenitivo.
    Non sono stato con molte ragazze, ma non sono un verginello. Per questo preferisco rimettere in chiaro i miei sentimenti e le mie sensazioni, se non lo vedessi più probabilmente riuscirei anche a dimenticare quello che mi ha fatto.
    Sorrido al cliente successivo
    “Benve..” le parole mi muoiono tra le labbra. Akihito è davanti a me con il suo solito sorriso sornione. Gli tiro un'occhiataccia. Non deve provare a rivolgermi la parola, ora l'unica cosa che provo vedendolo è la rabbia per avermi umiliato, senza pensare ai miei sentimenti.
    Guardo quello che sta acquistando. Una penna. Divertente, pur di venirmi a disturbare ha preso un oggetto così insignificante. Si aspetta di certo che lo ringrazi per quello che ha fatto, ma non lo farò mai. Non l'avrà vinta questa volta.
    Gli dico il conto e prendo i suoi soldi. Appena gli consegno lo scontrino, guardo da un'altra parte disinteressandomi di lui, ma il ticchettio della penna che si apre mi obbliga a tornare a fissarlo.
    Sta scrivendo sul retro dello scontrino qualcosa, appena conclude me lo passa.
    Rimane qualche secondo con la mano a mezz'aria attendendo che io lo prenda, senza pretese solo in attesa.
    Sbuffo e lo prendo irritato, leggo quello che c'è scritto
    Non ho un amante e non ti stavo prendendo in giro. Scusami di tutto, prometto che non ti toccherò mai più
    Una sensazione agrodolce mi pervade. Il sapere che non ha un amante mi fa sentire così felice. Come se io avessi una possibilità, non mi sento più ingannato. Eppure questo non migliora la sua posizione, questo conferma l'idea che ho di lui, cioè un porco e pure puttaniere.
    Non voleva prendermi in giro, però, allora perché mi ha fatto quelle cose? Perché in realtà mi desidera?
    Non ti toccherò mai più. Questo dovrebbe essere ovvio, io non glielo permetterei di certo! Sento un formicolio sulla punta delle dita, come un piccolo fremito che ho sempre quando il mio corpo non è d'accordo con la mia mente.
    Come se volessi che mi toccasse, non siamo assurdi!
    Scuoto la testa e vedo la sua schiena, mentre si allontana da me.
    No. No. No. Se adesso esce da quella porta, potrei non vederlo mai più. Non voglio che sparisca dalla mia vita. Vengo pervaso dal terrore, ci ho messo così tanto tempo per trovarlo e ora rischio di lasciare che se ne vada solo per degli stupidi malintesi?
    “Tornerai di nuovo?” urlo, il mio tono ha un non so che di disperato.
    Mi fa un cenno della mano senza girarsi. Probabilmente avrei dovuto starlo a sentire. Gli ho chiesto di non parlarmi più e lui mi ha scritto per rispettare il mio volere. Alla fine non ha mai fatto nulla che non volessi, anche quando mi ha toccato, mi ha chiesto se ero d'accordo a continuare.
    Stringo al petto lo scontrino che mi ha dato. Quelle parole semplici e quel suo fare gentile ancora una volta sono la mia condanna. Mi fanno tentennare e diventare insicuro.
    Scuoto la testa, domani mi andrò a divertire, devo capire se quello che provo è reale, oppure è solo una confusione momentanea.


    Capitolo 7

    -Pov Akihito-

    Appoggiato al bancone del locale con la testa sulle mani, aspetto che l'antidolorifico faccia effetto. Il momento peggiore per avere il mal di testa è proprio il venerdì sera. Sopratutto in queste ultime settimane. Il locale gremito di gente che chiacchiera e ride a pieni polmoni, sono una tortura. Nemmeno la musica lounge in sotto fondo mi aiuta a rilassarmi e sembra una litania infinita che cerca di stritolarmi il cervello.
    Ho pensato troppo. Stupido ragazzino che mi fa crucciare inutilmente. “Tornerai di nuovo?”. Cosa voleva dire con questo? Intendeva tornare per lui? O per il negozio?
    Perché deve continuare a frustrarmi così con questo suo modo di fare? Prima mi tratta male e poi mi dà il contentino.
    Scuoto la testa fra le mani. Ho 35 anni e basta una stupida frase per farmi entrare nelle più peggiori paranoie?
    Qualcuno mi colpisce alla testa.
    “Ahi!” dico massaggiandomi la testa. Hiroto mi lancia delle occhiate furenti
    “Oggi devi lavorare anche tu! Quindi smettila di oziare!”
    Ma siamo sicuri che in questo locale il capo sono io? Sbuffo, oggi devo stringere i denti e sperare che mi passi questo malessere.
    Avrei potuto tornare a casa se non fosse che la mia cameriera Kanae-chan, aveva un problema mensile. Si piegava dal dolore ed era così bianca che non potevo lasciarla continuare a lavorare e le ho lasciato la serata libera.
    Spero domani possa venire, perché non so se domani riuscirei a venire. Mi accarezzo la fronte. Scotta. Forse inizio ad avere un po' di febbre.
    Mi alzo in piedi di scatto e schiocco le dita vicino all'orecchio.
    “Forza” vado a servire due cocktail a un tavolo
    “Hei, ma da quando il capo si mette a servire ai tavoli?” chiede una mia cliente abituale.
    Si sporge verso di me e mi mostra la sua mercanzia, ancora spera di farmi cambiare idea mostrandomi quel seno stretto in un push-up illegale.
    Le sorrido
    “A volte sembra che il capo sia Hiroto e io un suo sottoposto” indicando alle spalle il mio barman
    “Un bel tipetto, ma dimmi state ancora assieme?” sorridendomi incuriosita.
    Eccola che quando capisce che le sue avances vanno a vuoto, allora parte attaccando con mille domande sulla mia vita sessuale.
    “Non voglio commentare per diventare poi l'argomento della serata” portando via il vassoio.
    Gonfia le guance e incrocia le braccia al petto, facendo sporgere ancora di più il suo procace seno. Deglutisco di riflesso senza accorgermene.
    Mette le mani sotto il suo reggiseno e sbattendo le palpebre con fare da cerbiatta
    “Fanno effetto anche su di te, visto?”
    Ridiamo e me ne torno al bancone.
    “Quella donna mi inquieta ogni volta, non fa altro che domandarmi cose imbarazzanti” dice improvvisamente Hiroto.
    Sorrido “Beh è una pettegola nata e ancora spera che me la porti a letto” sento i brividi attraversarmi la schiena, la sola immagine mi spaventa.
    Se un giorno in un momento di debolezza dovessi andare con una donna, non sceglierei una così aggressiva come lei. Forse perché è il mio corrispettivo femminile ed è per questo che mi fa tanta inquietudine.
    La testa inizia a non pulsare più, anche se mi sento fiacco e la serata è ancora lunga.
    “Sono arrivati 3 gruppi nuovi”
    “Che palle” esclamo senza riflettere
    Mi arriva un altro colpo in testa di Hiroto
    “Ti fanno schifo i soldi? Smettila di lamentarti”
    Poggio la testa sulla mano, sdraiato sul balcone
    “Adesso fai il sergente di ferro, ma quando eravamo a letto, non avevi tutta questa intraprendenza” so che questo è un colpo basso, ma quando prende il lavoro troppo sul serio, diventa alquanto irritante e oggi non è serata.
    Lo vedo sbiancare e irrigidirsi. Abbassa lo sguardo.
    Mi avvicino a lui, devo dare il colpo di grazia
    “Non scorderò mai quel tuo ti prego mettimelo dentro, senpai
    Rido nel suo orecchio, sfiorandolo con il mio respiro. Ricordo ancora quella volta che lo avevo obbligato al gioco del kohai e del senpai. Era così imbarazzato il giorno dopo che bastava sfiorarlo per sentire la sua pelle provare brividi.
    Sta volta mi ridesta il colpo sul bancone. Seto si schiarisce la voce
    “Qualche problema?” mi sta fulminando
    Mi lecco le labbra e gli sorrido
    “Nessuno, solo che è un po' troppo serio oggi, forse lo state facendo poco”
    Per la prima volta, vedo arrossire Seto e finalmente mi sono preso una piccola rivincita su quel pugno. Direi che ci ho preso, ma la colpa è sicuramente degli orari di lavoro assurdi che stanno facendo.
    Prendo da un cassetto sotto la cassa due biglietti.
    Un regalo di un cliente, due buoni omaggio per le terme. Volevo portarci Hiroto, ma direi che forse si meritano un po' di vacanza.
    Li consegno a Seto.
    “Tieni, andateci voi, lunedì faccio sostituire Hiro-chan da Sakura-chan, almeno potete prendervi del tempo per voi”
    “C-cosa? No!” esclama il mio piccolo barman
    Gli metto una mano sulla testa “te lo meriti invece. Sakura-chan è molto brava, sarà in grado di cavarsela, le hai insegnato bene”
    La fisso, mentre mi sorride imbarazzata. Si vede che ha sentito tutto e mi ringrazia mentalmente per i complimenti che le sto facendo
    “Ma io..” abbassando lo sguardo
    “Hiroto, c'è la faremo senza di te! Sei la colonna portante del mio locale, ma se non ti rilassi rischiamo di perderti e non posso permetterlo”
    Per la prima volta, mi prende la camicia e mi ferma
    “Grazie” sussurra imbarazzato
    Vedo Seto grattarsi la testa “Non sei così male alla fine”
    So benissimo di essere una brava persona, che pensa sempre agli altri prima che a sé stesso, eppure anche se mi sforzo a sorridere questa scena mi fa stare male. Cosa ho ottenuto alla fine dall'essere così buono?
    “Torniamo al lavoro che questo miele mi fa venire le carie”
    Ridono entrambi guardandosi in modo complice. Posso solo immaginare che cosa la loro mente stia immaginando.
    “Ci sono due gruppi universitari un po' chiassosi a un appuntamento di gruppo e delle signore in libera uscita”
    Sbuffo “Universitari?”
    Odio questi gruppi. Solitamente ordinano cocktail a non finire e questo è buono per gli affari, ma rovinano l'atmosfera quando esagerano.
    Solitamente poi si nascondono dietro il mio locale o peggio nel bagno per amoreggiare.
    Non che io alla loro età facessi molto diversamente, ma ora tutto questo gestendo un locale lo trovo abbastanza irritante, soprattutto perché mi fanno sentire irrimediabilmente vecchio.
    Prendo una lista e raggiungo uno dei tavoli.
    Sono otto ragazzi. Non gli darei più di 21 anni. Tutti accoppiati. Direi che sta andando molto bene l'incontro. Di solito c'è sempre qualcuno che rimane da solo, perché qualcun altro può dispensare amore a più ragazze in contemporanea. Ridacchio pensando a me, direi che potevo con più ragazzi.
    Appena gli sono davanti, mi blocco un attimo.
    Capelli lisci e setosi, di un castano mogano che con la luce del locale ha preso dei riflessi blu. Gli occhi, fissi sulla ragazza che gli sta accanto, sono di un verde acceso e da come la guarda, oserei dire che sono quasi liquidi, in preda all'eccitazione. Il braccio attorno alle sue spalle, mentre la mano di lei accarezza lentamente la sua gamba. Oh quella gamba esile e così sensuale. Arashi non si è accorto di me. Sorride con un'espressione che non me non ha mai avuto.
    Il primo istinto è quello di lanciargli addosso qualcosa. Mi sento preso in giro dal suo comportamento. Osa venire nel mio locale a flirtare con una ragazza, non curante del fatto che potrei vederlo. Ok forse sto esagerando. Alla fine non abbiamo una relazione e ho sempre saputo che era eterosessuale, ma dopo quel “tornerai di nuovo?” avevo pensato che stesse riflettendo sul fatto di potermi dare una possibilità.
    Raggiungo il tavolo e con forse eccessiva forza vi sbatto la lista.
    Li vedo saltare tutti sul posto.
    La mia espressione si vede che è abbastanza agghiacciante, visto che la loro prima reazione è di allontanarsi istintivamente da me.
    Cerco di sforzarmi di sorridere, anche se ho uno spasmo al sopracciglio che non accenna a fermarsi, per colpa dell'irritazione.
    Arashi appena mi vede si stacca repentinamente dalla ragazza
    “A-Akihito” riesce soltanto a pronunciare
    “Conosci questo vecchio?” dice un ragazzo alla mia destra.
    Lo fulmino con gli occhi, questo lo fa rimpicciolire e fingere un sorriso forzato.
    Mi giro un attimo, come c'era da aspettarsi Hiroto mi sta mandando delle occhiatacce inquietante e con la mano mi fa il segno di smettere, facendo il segno del taglio del collo con le dita. Sa che non posso sopportare questo tipo di gruppi e più di una volta ne ho buttati fuori alcuni.
    Sospiro e cerco di rilassare i miei lineamenti.
    “Avete già in mente cosa ordinare?”
    Una ragazza mi fissa leccandosi le labbra “È questo il locale che ha vinto la competizione nazionale?”
    “Non è il locale, ma il barman con il cocktail di sua invenzione” rispondo, cercando di non guardare Arashi.
    “Ma è vero che appena lo assaggi riesci a trovare l'amore?” chiede speranzosa.
    È una leggenda nata dal primo giorno dell'uscita del drink. I sentimenti che ti fa provare assaggiarlo, sono davvero contrastanti e ti riempiono il cuore, ma da qui a diventare una leggenda metropolitana ce ne vuole. Eppure questo fa bene al nome del mio locale e attira sempre più persone speranzose di trovarci l'amore.
    Mi chino e mi avvicino a lei “Perché sei interessata a qualcuno?” sornione.
    Arrossisce e mette le mani sulle guance e scuote la testa. La trovo davvero tenera ancora in quella fase della vita in cui non si è disillusi dalla realtà.
    Arashi, non riesce a guardarmi negli occhi e tutta la brillantezza che c'era qualche attimo fa sembra scomparsa.
    La causa sono io? Un po' mi rattrista saperlo.
    “Cosa vi porto quindi?”
    Il ragazzo che mi ha dato del vecchio interviene
    “Cosa ci consigli?”
    Cianuro? Con il sopracciglio che pulsa, dove è finito il rispetto per una persona più grande? Va bene che sono il cameriere in questo momento, ma un po' di rispetto anche per la differenza di età che intercorre.
    Mi sforzo di non esplodere e avvelenarli tutti “Lasciate fare a me non vi deluderò”
    Torno al bancone, esausto.
    Abbraccio Hiroto che si irrigidisce
    “Hiro-chaaan confortami dopo quello che ho dovuto sopportare!”
    Mi allontana e chiudo gli occhi in attesa del colpo fatale per come mi sono comportato davanti ai clienti, sorprendentemente non arriva.
    Sento la sua mano toccarmi dolcemente la testa.
    “Fattelo bastare!” staccandosi da me e tornando ad asciugare i bicchieri.
    Devo fargli più spesso regali, se dopo mi tratta in questo modo!
    Guardo verso il tavolo e Arashi mi sta fissando sconvolto. Avrà notato la scena appena accaduta.
    Perché me ne preoccupo? Lui è uscito con una ragazza? Cosa vuole che faccia? Che aspetti che lui si schiarisca le idee dopo essersela scopata?
    Spalanco gli occhi. Sono geloso, oddio. Sono troppo possessivo con una persona che non è nemmeno mia.
    Prendo i drink e li porto al tavolo.
    Ho fatto preparare un Love per le ragazze e ai ragazzi drink vari.
    Al mio amico impertinente ho portato un Die easy, forse il cocktail più forte nella lista, ma direi che si merita un po' di sofferenza. Nessuno mi chiama vecchio e la passa liscia.
    Ad Arashi, ho portato un No regrets, come la prima volta che venne nel mio locale.
    Appena lo vede. Sembra sul punto di piangere. Mi allontano e li lascio alla loro serata.
    Mi rifugio qualche secondo ai piedi del bancone.
    La testa inizia a sentirsi leggera. Mi appoggio con la nuca al legno fresco, cercando la pace.
    “Che stai facendo?”, Hiroto con le mani sui fianchi, mi ricorda mia madre che mi obbligava a mangiare le verdure quando ero piccolo.
    Mi alzo lentamente e per un attimo sembra che il mondo mi giri attorno a folle velocità.
    Mi tengo al bancone e fingo che sia tutto apposto
    “Nulla, mi nascondevo dal lavoro!”
    Lo vedo avvicinarsi, mettendosi sulla punta dei piedi, fa coincidere la mia fronte con la sua.
    Troppo vicino, troppo vicino. Ancora il suo odore ha effetto su di me.
    Si stacca e dice preoccupato “Già prima eri caldo, hai un po' di febbre, forse è meglio che vai a casa”
    Scuoto la testa, mostro i muscoli del braccio “Posso resistere almeno un'altra ora, quando si calma la situazione qui, vado”
    Scuote la testa “Rischi solo di peggiorare”
    “Grazie mamma” rido mentre lo vedo farsi ancora più serio.
    Ha ragione, ma per oggi non posso fare diversamente.
    Faccio un giro per i tavoli e quello del gruppo di Arashi, mi chiama agitando le mani e fischiando.
    Cosa credono che sono la capretta di Heidi? Sbuffo e li raggiungo.
    A quanto pare ho rovinato la serata al mio ragazzino, perché ha abbandonato la ragazza, lasciandola alle cure di un suo amico e cerca di non farsi coinvolgere nelle conversazioni, come se si fosse rinchiuso in un mondo tutto suo.
    Appena sono da loro, vedo i loro volti entusiasti e quello impertinente mi prende la mano tra le sue “Fantastici questi drink, anche se il mio era un po' forte”.
    Lascio la sua presa un po' schifato, per il sudore eccessivo che le bagnavano.
    I suoi occhi testimoniano la veridicità della sua frase. Quello che gli ho portato era una variante un po' più leggera dell'assenzio ed ha una gradazione molto alta, mi sorprendo che possa ancora parlare.
    “Vogliamo complimentarci con il proprietario, portacelo qui”
    Lo fisso interdetto. Ci penso un attimo, in effetti Arashi non sapeva che questo era il mio locale e mi sento improvvisamente più leggero. Non è venuto apposta per farmi un dispetto. Stringo gli occhi. Se non fosse venuto qui, avrebbe fatto tutto questo senza che io lo sapessi e sarebbe stato ancora peggio doverlo scoprire dalle sue espressioni felice e soddisfatta, per l'interessante dopo serata.
    Sorrido e mi indico.
    “Eccolo in persona” fingendo un inchino con la testa.
    Tutti mi fissano spalancando la bocca. Arashi è il più sorpreso di tutti. Un agnellino entrato nella tana del lupo, che cerca di convincersi che stia solo sognando.
    “Sei quel leggendario Akihito?” una ragazza si alza di scatto.
    “Leggendario? Le storie su di me sono un po' esagerate” cercando di minimizzare.
    “No invece! Mio fratello ti conosce dall'università! Appena lasciata la tua facoltà, ti sei messo a studiare finanza. Hai fatto i lavori più umili e più duri, per guadagnare abbastanza. Poi lo hai investito tutto in borsa e nel giro di pochi mesi hai triplicato i tuoi risparmi”
    Vorrei correggerla e dirgli che li ho quadruplicati, ma non voglio vantarmi con dei ragazzini.
    “E poi l'ho speso tutto per creare questo locale, questo te lo ha raccontato?”
    Annuisce felicemente “Sei anche famoso a Kyoto! Non ci credo di averti conosciuto” mi raggiunge e mi abbraccia.
    Alzo le mani e mi guardo attorno disorientato. Sento che il mio equilibrio sta per vacillare.
    Arashi vedendoci tira un pugno sul tavolo “Rika, lascialo in pace” il suo sguardo è un misto di rabbia e irritazione, tutti rivolti a me.
    Vorrei urlargli: Mi ha abbracciato lei!
    La ragazza mi lascia e gonfia le guancia, tornando al suo posto.
    “Scusate, non volevo annoiarvi con i miei discorsi” cercando un modo per allontanarmi.
    Li vedo scuotere la testa e tornare a parlare tra di loro.
    Mi congedo ed esco dalla porta principale.
    Raggiungo il retro del locale e mi appoggio al muro.
    La brezza fresca sulla mia pelle mi schiarisce un po' le idee. Sento lentamente la schiena raggelarsi tanto da farmi venire la pelle d'oca.
    Leggendario? Ho abbandonato l'università perché era diventato insopportabile vedere Juniichi assieme alla sua ragazza.
    Ma io ti amo! Come puoi farmi questo?” gli avevo urlato, dopo che mi aveva parlato della ragazza che gli piaceva. Fu l'ultima volta che piansi. Lui aveva preso il mio cuore e lo aveva accartocciato tra le dita.
    Dopo di ciò mi sono concentrato per così tanto tempo sul mio sogno che ho smesso di interessarmi all'amore, volevo chiuderla con le relazioni. Forse era meglio che continuavo su questa strada, invece ora mi trovo con alle spalle un altro amore non corrisposto a inseguire un ragazzino etero.
    Sospiro e girandomi vedo Arashi che mi fissa.
    Da quanto era lì?
    “Me ne vado” staccandomi dal muro.
    Con due falcate mi raggiunge e mi prende la maglia con le mani
    “Perché non me lo hai detto?”
    Di cosa sta parlando? Lo guardo allibito.
    “Che eri tu il proprietario!” con la voce tremante
    “Quando avrei avuto l'occasione?” chiedo
    “Abbiamo pranzato assieme e hai fatto domande su di me, ma non hai nemmeno una volta parlato di te. Dovevi dirmelo”
    Ecco il problema, se lo avesse saputo avrebbe evitato il mio locale e ora si starebbe divertendo tra le gambe di quella ragazzina dagli occhi teneri.
    Lo prendo per le spalle e lo imprigiono al muro
    “Almeno non ti avrei rovinato la serata, se lo avessi saputo?”
    “Dopo quello che mi hai fatto, volevo solo una serata per dimenticare” portandosi le mani alla faccia.
    Mi stacco da lui, la vista inizia un po' ad appannarsi, ma cerco di restare cosciente.
    “Scusami” sono sincero. Deve essersi sentito umiliato, devo averlo svirilizzato e comunque mi fa arrabbiare il suo commento. Dimenticare. Sono come una macchia nera sul suo curriculum di seduttore di donne.
    “Tu mi confondi, mi umili. Io non so cosa fare” continua con la voce, rotta dal groppo che ha in gola. Sta per piangere. Non voglio più vederlo così.
    “Senti se facciamo che ti dico una cosa imbarazzante che mi riguarda, tu mi perdonerai?” nella mia testa sento una vocina che mi urla non farlo. Aprirmi con una persona che appena potrà mi accoltellerà senza pentimento.
    Lo vedo annuire.
    “Sai quando ti sei dichiarato qualche settimana fa?”
    “Sì” osservandomi curioso.
    “Ecco quella è stata la prima volta che qualcuno lo faceva con me.” mi sento un completo idiota, ma credo che questo potrebbe pareggiare i conti.
    “Cosa? Mi prendi in giro” alzando un sopracciglio, per nulla convinto delle mie parole.
    “Invece no. Per quanto io sia sempre stato bello come adesso” lo vedo alzare gli occhi al cielo, esasperato “il mio carattere intimidiva le persone. Alle superiori, ero scontroso e adoravo stare con i ragazzi. Sapevo già le mie tendenze, ma per quanto fossi popolare tra le ragazze, nessuna osava avvicinarsi.”
    Lo guardo mentre pende dalle labbra ascoltando la mia storia. Forse sto solo delirando per colpa della febbre, che inizia ad avere un po' di effetti su di me.
    “Poi beh all'università, mi sono messo con un ragazzo, ma non ha mai corrisposto i miei sentimenti. Quindi te sei stato il primo in assoluto a dirmi che gli piacevo. Patetico, non credi?”
    Osservo il cielo che si scorge dai muri del vicolo. Le stelle sono quasi inesistenti e il manto blu è così intenso che vorrei tuffarmici dentro e restarci per l'eternità. Vagare senza mai fermarmi, smettere di soffrire.
    “Mi dispiace” risponde alla mia confessione
    “Di cosa? Almeno direi che ho provato per una volta l'ebrezza di cosa si prova, anche se beh era uno scherzo” ridacchio amaramente.
    “Il mio cuore adesso batte fortissimo” con fare innocente tendendosi la mano al petto.
    Mi abbasso alla sua altezza e lo chiudo in una gabbia di nuovo, spalle al muro
    “Per colpa mia?” chiedo speranzoso.
    “Sì, ma io non voglio” stringendo i pugni
    Mi allontano stupito, cosa intende?
    “Non voglio essere come te. Non voglio. Ho sofferto abbastanza senza dover aggiungere l'essere..”
    Si interrompe, deglutendo.
    Sento il mio cuore spezzarsi, lo sta per dire. Ho atteso così tanto per sentire queste parole da qualcuno.
    “Dillo” urlo tirando un pugno al muro
    Questo lo spaventa e si immobilizza, tremando leggermente sotto di me
    “Ti prego. Non illudermi oltre. Dimmi che sono disgustoso, ripugnate, frocio, quello che vuoi, ma dillo! Il tuo comportamento mi confonde e io sono stufo di questo. Sono troppo vecchio per rincorrere un ragazzino etero che vuole giocare al gatto e al topo.” faccio una pausa e con le ultime forze ringhio “Dillo, ti prego”
    Sto ansimando, il mio cuore sembra esplodermi nel petto, inizio a sentire freddo e i brividi pervadono il mio corpo.
    I suoi occhi si spalancano e mi spintona. Perdo un secondo l'equilibrio, mi passo la mano tra i capelli per potermi stabilizzare un attimo.
    “Io.. Io..” non riesce a concludere la frase, che lo vedo allontanarsi.
    Non voglio vederlo girare l'angolo, non voglio continuare a vedere le spalle delle persone che mi abbandonano nella mia vita.
    Prendo il cellulare, chiamo Shiro
    “Pronto” risponde
    Non faccio in tempo a rispondere che le mie gambe finalmente cedono sotto l'effetto della febbre.
    Non riesco a riprenderne il controllo. Sento la testa leggera e senza pensieri.
    La voce di Shiro attraverso il cellulare, sembra così lontana.
    Con la mano chiudo il cellulare, senza parlare.
    Appena tocco terra con le ginocchia, il dolore sembra talmente intenso da essere irreale.
    Arashi mi compare nella mente, è finita. Finalmente sono stato rifiutato.
    Tutto diventa scuro, tutto sembra lontano.
    Voglio raggiungere quell'abisso e scomparirci dentro.
    Riesco solo a sentire una eco angelica, chiamare il mio nome. Forse un ricordo sopito, non sembra reale.
    Prima di svenire sento solo un dolore intenso alla testa mentre cozza sull'asfalto gelido.




    PRESTAVOLTO

    Akihito:





    Personaggio: Murono di Anche domani sarà lo stesso

    Arashi





    Personaggio: Ritsu di Hanamouko-san

    Shiro





    Personaggio: Kei di Boku wa Kimi Tori no Maritai

    Edited by ValeUga - 20/10/2017, 11:21
     
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    Mi sbilancio più in là; per ora dico, però, che, secondo me, si prospetta un bel triangolo muhahuahua
    Voglio sapere come continua, son curiosa :capricci:
     
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    CITAZIONE (Milde @ 13/10/2017, 14:53) 
    Mi sbilancio più in là; per ora dico, però, che, secondo me, si prospetta un bel triangolo muhahuahua
    Voglio sapere come continua, son curiosa :capricci:

    Ahahah vedremo vedremo! Per ora nemmeno io voglio sbilanciarmi perché solitamente mi faccio guidare dai personaggi e dall'idea che mi sono fatta di loro .. non so se si capisce..
    Va beh! Cmq grazie per aver letto ** spero solo che hai apprezzato questo inizio turbolento..
    Spero di non deludere le aspettative!
     
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    Sicuramente farai qualcosa di bello per Aki *-*
    Poi lui mi piace in generale come personaggio, l'hai caratterizzato proprio bene!
    Tienici sulle spine ma non troppo quindi xD
     
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    Ahahah faro del mio meglio per mostrarlo in tutto la sua bellezza, magari mostrando il suo lato tenero!
    Pubblicherò lunedì perché in sto giorni non sono a casa .. quindi stay strong :evvai:
    E grazie per il supporto :kiss:
     
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    Concordo, va bene tenerci sulle spine, ma non farlo troppo, il mio cuore poterebbe non resistere
     
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    Oddio grazie per aver recensito anche questa storia :love: e sono contenta che ti stia piacendo!
    Aaaaah ma tutto questo amore mi obbliga a pubblicare al più presto! :hope:
    Quindi visto che ho già scritto 2 capitoli belli succosi, spero domani di riuscire a pubblicarli.. siamo lontani dalla fine però, spero apprezzerai :timido:
     
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    Capitolo 3 e 4 ON!

    Bene! Alla fine sono riuscita a pubblicare oggi!
    Spero di riuscire a pubblicare il seguito al più presto! Intanto godetevi questi due e fatemi sapere se la storia vi convince!
    :blink2:
     
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    Che bella la consapevolezza, quando arriva colpisce come un fulmine a ciel sereno.
    C'è il triangolo che avevo immaginato, e questo mi fa felice. E anche il fatto che non so bene per quale coppia fare il tifo. Basta che Aki abbia una gioia, finalmente, il resto non mi interessa! Aspetto di sapere cosa succede *-*

    Brava sempre Val!
     
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    CITAZIONE (Milde @ 15/10/2017, 20:49) 
    Che bella la consapevolezza, quando arriva colpisce come un fulmine a ciel sereno.
    C'è il triangolo che avevo immaginato, e questo mi fa felice. E anche il fatto che non so bene per quale coppia fare il tifo. Basta che Aki abbia una gioia, finalmente, il resto non mi interessa! Aspetto di sapere cosa succede *-*

    Brava sempre Val!

    Beh sicuramente dovrà pernare per essere felice! Ho fatto Shiro troppo coccolone e Arashi troppo tsundere (2 tipologie di personaggi uke che adoro, quindi mi sono anche un po' fregata da sola :testalmuro: )

    Sono contenta che ti sia piaciuta fino adesso! *-*
     
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    Capitolo 5 ON

    Questa volta è un po' lunghetto, ma visto che è una parte importante del racconto non me la sono sentita di dividerla in due capitoletti più piccoli!
    ^^
    Buona lettura!
     
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    Arashi è un cucciolino spaurito, ho voglia di coccolarlo e dirgli che andrà tutto bene. E che cazzo deve fermarsi un attimo prima di parlare e ascoltare quello che le persone hanno da dirgli! Poi certo, Aki non è che lo aiuta col suo modo di fare, ma lui è proprio fessacchiotto. Sono troppo carini insieme, però, troppo. Quando (da notare il "quando", non il "se" xD) faranno sesso potrei tranquillamente morire per l'eccitazione.

    Continua così Val!
     
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    Beh ovvio che è giusto pensare "quando" ahahahah..
    Non ho ben capito la frase "Sono troppo carini insieme, però, troppo." Li sto facendo diventare troppo mielosi? :suda1:
    Ahahah Arashi definito fessacchiotto mi fa morire! Perché davvero lo è!
    Aki è sadico, solo che dovrebbe capire con chi farlo! Ahahah
     
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    CITAZIONE (ValeUga @ 17/10/2017, 14:56) 
    Beh ovvio che è giusto pensare "quando" ahahahah..
    Non ho ben capito la frase "Sono troppo carini insieme, però, troppo." Li sto facendo diventare troppo mielosi? :suda1:
    Ahahah Arashi definito fessacchiotto mi fa morire! Perché davvero lo è!
    Aki è sadico, solo che dovrebbe capire con chi farlo! Ahahah

    No no assolutamente, è equivoco come ho formulato la frase! Intendevo dire che nonostante Arashi sia fessacchiotto, e Aki un provocatore nato, son troppo carini insieme! Esasperanti ma carini carini!!
     
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    Ah ok! Meno male! Si io adoro poi le coppie cosi, cioè alla junjou terrorist (con differenza di età) sono due mondi che si scontrano! I giovani troppo impulsivi e gli adulti che rimangono un po' esterrefatti!

    Anche la parte con Shiro mi piace, perché lui è proprio tutto quello che non è Arashi, remissivo e dolce!
     
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