Non voglio rovinargli la vita

Original LongFic || Sentimentale || Introspettivo || Drammatico || Erotico || Yaoi || Raiting Rosso ||

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    Salve a tutti!
    Questa è la prima storia che pubblico e spero siate clementi! :blink2:
    Ho scritto diverse storie, ma nessuna è mai stata conclusa! Pubblicandola vorrei incentivarmi a portarla a termine.
    Non sarà lunghissima, anzi penso massimo massimo 5 capitoli, proprio perché ho pensato a questa storia e l'ho scritta di getto, infatti ho appena finito di revisionata.
    Domani pubblicherò le immagini dei prestavolto
    della storia, visto che trascuro sempre la descrizione, preferendo concentrarmi sulla parte introspettiva.
    Spero che qualcuno la legga e la commenti, ogni consiglio è ben accetto. Scusate se ci saranno errori di grammatica, cercherò di correggerli.
    Vi lascio i primi due capitoli e vi auguro buona lettura. :kiss:

    Capitolo 1

    L'ho scelto io. Ecco. Eppure dopo tutto questo tempo il dolore non sembra svanire. Ho scelto di allontanarlo. Allontanare l'unica persona che io abbia mai amato.
    Il solo ricordo di quel giorno mi lacera l'anima e mi fa vacillare.
    Il mio primo e unico amore.
    Eravamo amici di infanzia io e Seto. Seto Tachibana. Anche solo dire il suo nome mi faceva sentire felice.
    La prima volta che capì che per me era importante, fu alle elementari. Mi buttò nelle mani il suo aeroplanino preferito e corse via senza dire nulla. Mi aveva regalato la cosa più preziosa che aveva e avrebbe continuato a fare così per molto tempo.
    All'età di quattordici anni, però, capì che quello che provavo per Seto, non era semplice affetto. Quando lo guardavo nella doccia dopo gli allenamenti di calcio, il mio corpo era scosso da brividi di piacere. Chissà se sapeva dei miei sguardi lascivi. Chissà se mi avrebbe rifiutato a quel tempo.
    Ero così insicuro di me, mi vergognavo. Come avrei potuto non esserlo? L'unico ragazzo che si era dichiarato omosessuale era vittima ogni giorno di soprusi da parte dei miei compagni. Eppure anche a quel tempo, il suo sguardo era più felice del mio.
    Io ero rimasto all'ombra di Seto, a godermi la sua compagnia, anche se soffrivo ogni giorno.
    Lo vedevo assieme a ragazze bellissime che si susseguivano, mai una fissa. Ero felice di essere speciale per lui, anche se non avrebbe mai provato alcun desiderio sessuale per me.
    Mi chiedevo spesso a quel tempo, se sarei stato così speciale per lui se fossi nata con un corpo più sinuoso, con i capelli più lunghi e un viso dolce come le ragazze con cui stava. Il mio corpo esile e senza forme non potevano eccitarlo eppure mi riempiva di cure.
    Anche quando andai a vivere da solo, spesso lui veniva a trovarmi e mi coccolava. Mi puliva la casa, mi aiutava a fare la spesa e a volte c'era un attimo della giornata in cui illudevo fossimo una coppia.
    Eppure quel momento era effimero, come nube di fumo. Bastava sentirlo parlare di donne e il mio cuore tornava a essere ferito, colpito da mille spilli. Non ero io quello che veniva posseduto la
    notte. Non ero io che lo abbracciava e temevo che non lo sarei stato mai.
    Non riuscivo ad avere una storia seria, perché lui era sempre lì nella mia mente. Non potevo però farmi odiare da lui. Non potevo dichiararmi e non potevo dimenticarlo. Ero come in un limbo senza fine.
    Alla fine però, complice l'alcool, mi dichiarai. Mi svegliai, con accanto il suo corpo nudo.
    I lisci capelli neri, che avevo sempre sognato di toccare, le guance solcate da una leggera barba e quel corpo. Un corpo che riempie ancora i miei sogni. Essere preso da lui fu così bello, non era mai stato con un uomo eppure sopportai il dolore, sopportai la sua inesperienza perché forse sarebbe stata la mia unica occasione di averlo tra le gambe.
    Fu il momento sia più bello che il più brutto della mia vita. Temetti in un suo ripensamento, che avrebbe etichettato tutto come un errore dato dall'alcool, tornando alla sua solita vita, senza di me.
    Non fu così. Passai con lui due anni indimenticabili.
    Essere preso da lui, era pura elettricità, combustione chimica.
    Bastava un suo bacio per scaldare il mio corpo e renderlo malleabile sotto il suo tocco.
    Non c'era momento in cui non lo desiderassi, non c'era secondo in cui non lo amassi.
    Non mi accorsi però che questo mio amore maledetto lo stava imprigionando.
    Tutti i suoi sogni, tutti i suoi bisogni erano passati in secondo piano sostituiti dal suo desiderio di rendermi felice. Accontentava tutti i
    miei capricci, usciva anche presto dal lavoro per me, per potermi accontentare.
    Gli stai rovinando la vita”. Mi ripetei come un mantra.
    Io non ero mai stato quello giusto. Lui mi viziava, senza mai pensare a sé stesso e io lo lasciavo fare, ma quando arrivò quella proposta di lavoro, non potevo farlo rinunciare così.
    Ricordo ancora quel giorno.
    Un suo collega chiamò a casa di Seto. Risposi io, lo voleva convincere ad accettare il trasferimento in America.
    Ero sconvolto, perché non sapevo nulla, eravamo così vicini eppure mi accorsi che non parlava più con me, non mi diceva più cosa gli succedeva, ero importante io.
    Ci avrei pensato io a fargli cambiare idea. Alla fine era il suo sogno. Quello che mi raccontava sempre quando sul tetto della scuola, parlavamo dei nostri sogni. Quello di fare il giornalista in America, intervistare personaggi illustri, come faceva suo padre.
    Ricordo ancora lo sguardo che brillava e quei suoi lineamenti che puntavano verso le nuvole, la loro perfezione mi faceva sempre deglutire per l'agitazione.
    Voleva rinunciare. Non ne capivo il motivo, dovevo solo chiederlo.
    La risposta arrivò come un macigno sul mio cuore.
    Era mia la colpa. Quante volte aveva rinunciato alle cose a cui teneva per vedermi sorridere? E quante volte io avrei accettato questa situazione?
    Avrebbe rifiutato la proposta per non lasciarmi solo, perché io avevo sempre detto che non sarei partito con lui, non potevo lasciare Tokyo, l'unica città che mi faceva sentire me stesso.
    Mi amava così tanto, ma non ero quello giusto. Probabilmente senza di me, si sarebbe spostato con una bella donna e mi avrebbe dimenticato, oppure si sarebbe trovato un amante meno egoista di me in grado di renderlo felice.
    Ero sempre stato così possessivo con lui senza nemmeno accorgermene, lo avevo incatenato a me come un prigioniero vittima della sindrome di Stoccolma.
    Come averei potuto però lasciarlo? Non avevo il coraggio, sapevo
    che avrei rinunciato, impossibilitato a rinunciare a lui.
    Sono sempre stato un vigliacco ed è per questo che scelsi questa strada.
    Una mia decisione. Una mia scelta. Ma perché faceva ancora così male?
    L'unico modo per allontanarlo era farmi odiare.
    Ci vedevamo ogni venerdì a casa mia. Erano diversi week-end che non ci vedevamo a causa del suo lavoro e io lo invitai a non venire.
    Era una specie di segnale, quando lo facevo prontamente lui correva da me, prima del solito, perché sapeva che avevo bisogno di lui. Quella sera, però non mi avrebbe trovato voglioso di lui, in attesa di un suo abbraccio.
    Rimorchiai un ragazzo in un club e lo invitai a salire.
    La mia pelle si sporcava sotto il suo tocco, era come essere ustionati da una sigaretta con ogni suo bacio. Insopportabile. I miei occhi, il mio cervello erano pieni di dolore, ma pensai alla ragione per cui lo facevo. Non riuscì ad eccitarmi era come essere toccato da una donna, non mi dava nessuno stimolo, nessun piacere.
    Questo lo fece irritare e mi sbatté sul letto e mi penetrò con rabbia.
    Mi meritavo ogni secondo di quel dolore insopportabile.
    Quando sentì Seto entrare nella stanza, vacillai. Dalle mani gli cadde un regalo, sicuramente per me e questo mi fece sentire terribilmente mortificato. Il suo sguardo era pieno di rabbia. Se ne
    andò senza nemmeno dirmi una parola.
    Cambiai idea subito. Non volevo che mi odiasse, non volevo perderlo. Sentivo lacerarsi la mia anima al solo pensiero di non essere più amato.
    Lo rincorsi e tra le lacrime urlai: “Posso spiegare”.
    Non sentì ragioni e mi rispose “Hiroto da quanto tempo va avanti?”. Quelle parole mi colpirono come un pugno, credevo che si fidasse di me, invece aveva sempre pensato che io lo tradissi. Non riuscì a rispondere. La scena che gli si era parata davanti era talmente esplicita che non poteva essere contraddetta da nessuna parola. Come potevo credere che si sarebbe fidato delle mie parole, se non si era mai fidato dei miei sentimenti?
    Lo lasciai uscire da quella porta e crollai in un pianto incontrollato.
    La voragine che si aprì nel mio petto quel giorno ancora mi fa male.
    Anche dopo due anni, quel giorno mi fa ancora soffrire.
    Non importa quante mani mi abbiano sfiorato, non importa quante bocche mi abbiano baciato e nemmeno quanti uomini mi abbiano penetrato, nessuno era Seto. Nessuno lo poteva sostituire.
    Anche la preoccupazione dei miei amici, non ha mai aiutato. Non sono più riuscito a sorridere come facevo con lui. Questo forse fa un po' gioco per il mio lavoro di barman in un locale notturno. Il mio sguardo serio a quanto pare ha molto seguito e tutte le ragazze vorrebbero sapere la mia storia. Ne ho sentite diverse di ipotesi, alcune anche molto fantasiose, tipo che lavoro per degli Yakuza come killer.
    Il mio lavoro mi aiuta a evadere dalla mia noia, evadere dai miei pensieri tristi. Quando creo un cocktail, ci metto tutto me stesso e cerco di trasmettere al cliente un'emozione.
    In due anni, sono riuscito a vincere diversi concorsi, eppure tutto sembra vuoto e piatto.
    Il sabato sera di solito sono molto impegnato a servire e a
    preparare drink, ma questo sembra quasi che voglia quasi
    ricordarmi i miei errori, le mie mancanze.
    “Scusi, vorrei un Pain-killer” una voce da dietro il bancone mi ridesta dai miei pensieri.
    Sorrido, il primo cocktail con cui ho vinto una competizione. Lo avevo creato sperando che mi aiutasse a uccidere il mio dolore per la perdita di Seto, ma non fu così.
    Senza nemmeno girarmi, preparo velocemente il drink. Mancano forse le mie lacrime all'interno, almeno avrebbe senso.
    Sospiro e lo porgo al cliente. Mentre sto per girarmi per continuare
    ad asciugare i bicchieri, vengo afferrato per il polso.
    “Non saluti nemmeno il tuo amico di infanzia?”
    Perdo un battito. Seto è lì davanti a me. In due anni è diventato ancora più bello. I capelli corti e neri. Gli occhi neri che mi fissano, capisco solo ora quanto mi siano mancati, assieme alla sua mascella serrata e quel sorriso che rivolgeva solo a me. Le lacrime stanno per fare capolino, ma cerco di trattenermi.
    “S-Seto, non avevo notato fossi tu! C-come mai a Tokyo?” avrà sentito la mia agitazione nella voce? Avrà capito quanto mi sia mancato?
    “Mia sorella, Kyoko, si sposa. Non ti ha mandato l'invito?” inclina la testa da una parte, come faceva sempre quando era dubbioso.
    “N-no”. Adoravo Kyoko, ma dopo quello che era successo, avevo tagliato i ponti anche con lei, era troppo doloroso, parlare con qualcuno che mi ricordava continuamente lui.
    “Beh allora tieni questo. Dovevo darlo a un'altra persona, ma penso
    che a Kyoko non dispiacerà se lo do a te”.
    Perché fai così? Perché mi tratti come se nulla fosse? Mi hai scordato? Eppure si dice che le persone che si odiano, non si dimenticano mai.
    Sento la sua presa allentarsi dal mio braccio e un terribile senso di vuoto si propaga in me. Vorrei poterlo toccare, vorrei poterlo abbracciare e sentire di nuovo dentro di me. Serro i pugni e provo a sorridere, anche se è del tutto finto. Il dolore sembra aumentare e sto per crollare.
    Sento qualcuno abbracciarmi alle spalle.
    “Hiro-chaaaaan, mi sento così soloooo”. Akihito il mio capo. Siamo stati a letto assieme diverse volte, è l'unico a sapere della mia storia con Seto, è l'unico amico che mi resta. Peccato per il suo atteggiamento troppo espansivo come in questo caso, anche se tempestivo.
    Lo allontano e gli tiro un pugno.
    “Ahi”
    “Sei il capo qui! Dovresti sapere come comportarti davanti ai clienti” dico irritato.
    Non ho il coraggio di vedere lo sguardo del mio amico di infanzia, probabilmente pieno di disgusto e risentimento.
    Mi giro e lo vedo alzarsi. Butta una banconota da 1000 yen.
    “Davvero ottimo questo drink, complimenti” e se ne va.
    Lo vedo uscire dalla mia vita di nuovo, come due anni fa e ancora una volta non sono riuscito a dire nulla, non sono riuscito a spiegarmi.
    Crollo sulle mie gambe e metto la testa tra le gambe. Un attacco di panico. E' capitato spesso, soprattutto quando incontravo persone che gli somigliavano o nelle date importanti della nostra storia, quando era più insopportabile la sua mancanza.
    Inizio a respirare a fondo e le lacrime iniziano a scendere velocemente.
    Akihito mi accarezza la testa e continua a ripetermi di respirare.
    Dopo qualche minuto, non riesco ancora a calmarmi.
    Il mio capo mi solleva e mi porta nel retro.
    Si siede con me ancora avvinghiato. Perdo i sensi.
    Mi risveglio in una casa che non è la mia, in un letto stranamente famigliare.
    “Come ti senti?” mi chiede Akihito, porgendomi una tazza di the caldo. Soffio sul liquido ambrato e inizio a sorseggiarlo. Il mio corpo inizia a rianimarsi, come se fossi stato ibernato per mille anni.
    “Meglio, penso”
    “Era Seto quello vero?” la sua domanda mi spiazza, non posso rispondere e abbasso lo sguardo sulla mia bevanda calda. Era davvero lui? Oppure è tutto un sogno? Quante volte ho immaginato di rincontrarlo, immaginavo che mi avrebbe abbracciato e mi avrebbe detto di aver capito le mie motivazioni. Speravo che mi avrebbe perdonato, non pensavo che mi avrebbe dimenticato così velocemente.
    Una lacrima sfugge al mio controllo e la asciugo con la manica. Mi accorgo che non indosso la divisa del lavoro, ma una maglia e un pantalone decisamente di qualche taglia in più della mia.
    Sono alto 1.70 e sono molto esile, al contrario di Akihito che è alto venti centimetri in più e ha un fisico scolpito.
    Rido. Rido al solo pensiero che abbia dovuto spogliarmi, magari pregandomi di non ammazzarlo dopo. Rido come non ridevo da tanto.
    Sento la mia guancia scaldarsi sotto le grandi mani calde del mio capo. Lo vedo sorridere e avvicinarsi. Mi bacia. Un bacio pieno di dolcezza, di quelli che mi fanno dimenticare di me stesso, di quelli che solo lui può dare. L'unico che in questi due anni è riuscito a lenire le mie ferite e mi ha fatto sentire amato. Anche se non potrò mai ricambiare i suoi sentimenti, anche se non potrò mai essere la
    persona che lo renderà felice, sono contento di averlo accanto.
    Lascio la mia tazza sul comodino, mentre Akihito ormai mi sovrasta.
    La sua bocca contro la mia, per approfondire il bacio con la lingua in una danza sensuale.
    Lo allontano per respirare, gli accarezzo i capelli, mentre l'altra mano si infila sotto la sua maglietta, per accarezzare la sua schiena liscia.
    “Con questa tuta sei così sexy, era proprio una mia fantasia”.
    Non faccio in tempo a rispondere che mi bacia di nuovo.
    La sua mano si insinua sotto la mia maglia a giocare con i miei capezzoli, mentre con la bocca mi mordicchia il collo. Ansimo al suo tocco.
    Tra le mie gambe questo ha un effetto eccitante, sono duro e voglioso di lui e gli suscito la medesima reazione. Lo sento attraverso le coperte, mentre mi fa sentire tutto il suo desiderio per me.
    In un impeto di frenesia, sposta le coperte da me e mi osserva qualche secondo. La maglia al collo, i pantaloni scesi fino alle ginocchia e il mio membro pulsante sotto i boxer.
    Mi volge un sorriso malizioso, vedo umettarsi le labbra con la lingua e il suo sguardo è pieno di una voglia irrefrenabile di possedermi. So cosa farà adesso. Mi porterà alla follia con quella sua lingua, mi farà dire cose che non voglio, per poter soddisfare il suo ego, eppure tutto questo mi fa tornare vivo.
    Si sfila la maglietta e il suo corpo perfetto mi si para davanti, deglutisco e mi sento un po' in soggezione. Il mio corpo esile e per nulla scultoreo è di certo inferiore al suo.
    “So a che stai pensando” ridacchia “ma questo corpo suadente, non ha nulla da invidiare al mio” dice mentre mi sfila boxer e pantaloni. “Queste gambe affusolate e così sexy e questa parte in
    mezzo ad esse che freme solo per me” lecca il mio membro turgido e perdo il respiro.
    Continua a leccarne lentamente l'asta senza mai metterlo in bocca davvero. Le sue dita accarezzano il mio interno coscia lentamente, avvicinandosi alla mia entrata che si contrae per questa dolce tortura.
    “Cosa vuoi che faccia?” sorride vedendomi in difficoltà.
    “Lo sai” rispondo impaziente.
    Prende in mano il mio membro e passa lentamente con le dita sulla punta facendomi ansimare.
    “Ma voglio sentirlo dire da te”
    Sempre il solito sadico, penso.
    Mentre brividi di piacere mi attraversano, balbetto “succhiamelo”.
    Appena entra nella sua bocca, sento la lingua calda avvolgere il mio membro eccitato. Le sue dita si avvicinano alla mia entrata e lo sento penetrarmi. Nessun preambolo, nessuna dolcezza. Urlo per il
    piacere e il dolore e vengo nella sua bocca.
    “Sei il solito pervertito” dice passandosi la mano sul lato della bocca.
    Arrossisco al solo pensiero. Mi sorprendo di come ormai riesca a sopportare il dolore e di come esso si trasformi in piacere così in fretta, quando sono con lui.
    Le sue dita si muovono dentro di me “Sei ancora così stretto dopo tutto questo tempo, Hiroto?” mi schernisce Akihito, scandendo in modo sensuale il mio nome.
    Toglie le dita e dal cassetto del comodino prende un preservativo.
    Lo osservo e mi chiedo come faccia una cosa così grande entrare ogni volta dentro di me senza difficoltà.
    Mi gira a pancia in giù e mi penetra velocemente. Mordo il cuscino per il dolore, non penso che riuscirò mai ad abituarmi ai suoi modi bruschi, ma è l'unico modo in cui potrei farlo, senza sentirmi in colpa, senza avere il tempo di riflettere su quel che sta succedendo.
    Lo sento muoversi dentro di me velocemente e il piacere inizia a farsi largo in me, ansimo senza sosta.
    “Hiroto, ti amo” eccolo il momento peggiore, il momento in cui stringo i pugni e il mio cuore si stringe, il momento in cui tra le lacrime della vergogna, vengo.
    Akihito viene dentro di me e po mi si sdraia accanto.
    “Scusami, so che non dovevo dirlo” ogni volta queste parole mi fanno sentire peggio.
    Lo vedo rattristarsi per aver detto quello che per lui è così naturale, rattristarsi per il mio atteggiamento egoista.
    Sto facendo soffrire di nuovo una persona che mi ama, usandolo per lenire le mie sofferenze.“Gli stai rovinando la vita”.
    Mi accoccolo tra le braccia del mio capo, tremante. Non posso perdere anche lui, non posso rimanere di nuovo solo, anche se non cambierà nulla. La persona che amo, non mi amerà mai più.


    Capitolo 2

    “La invitiamo formalmente al matrimonio di Kyoko e Fujino, che si terrà..”
    Non riesco nemmeno a finire di leggere l'invito. Ma che ci andrei a fare?
    Il matrimonio si terrà in un resort termale, per la durata di tre giorni. Il primo ci sarà la cerimonia e i festeggiamenti si spalmano nelle giornate successive, la cosa peggiore è che bisogna
    presentarsi prima. Quattro giorni almeno, assieme a Seto. Non penso che riuscirei mai a fare una cosa simile. Averlo visto per dieci minuti mi ha procurato uno svenimento, come potrei fingere felicità a un matrimonio con lui accanto?
    Sospiro e mi inizio a vestire per andare al lavoro. La domenica di solito, ci sono i soliti clienti che raccontano le loro delusioni del
    sabato sera. Adoro ascoltarli, anche se è crudele da parte mia,
    sono felice di sapere che anche altre persone soffrano per amore.
    Alla fine, ho passato la notte da Akihito, mi sono svegliato presto e dopo una doccia, gli ho lasciato il solito biglietto, in cui mi scusavo per essermene andato via prima del suo risveglio.
    Non che abbia dormito, anche se lui mi abbracciava, quello che sentivo in me era un sentimento nero di vergogna. Essere tra le braccia di una persona che ti ama, quando in realtà per lei non provi nulla è così doloroso. Mi sento così infimo da non poter dormire, da non poter attendere che lui si svegli e mi sorrida vedendomi ancora accanto a lui.
    Anche se so che lui ormai ci è abituato, che sa come mi sento, ogni volta vorrei che reagisse diversamente. Vorrei urlasse, vorrei mi facesse sentire in colpa per il mio comportamento, che mi
    insultasse. Penso che non mi sentirei meglio, ma sarebbe quello che mi merito.
    Sospiro. Akihito più volte mi ha ripetuto che ho un comportamento autolesionistico da quando mi sono lasciato con Seto. Spero
    sempre che le persone volgano il loro lato peggiore verso di me, perché voglio essere punito. Non per aver tradito la persona che amavo, ma per come mi sono comportato con lui, per il mio egoismo, per aver chiuso gli occhi e non aver notato. “Gli stai rovinando la vita”. Mi metto le mani sulla faccia e cerco di non pensare a tutto questo. Cerco di dimenticare, non vedrò più Seto.
    Non ho nemmeno intenzione di andare al matrimonio, quindi devo cercare di dimenticare.
    Sospiro ed esco di casa.
    Il tragitto è rimasto sempre lo stesso. Non ho mai cambiato casa dall'università. Ora come ora, potrei permettermi una casa più grande e bella, ma questa è piena di ricordi.
    La prima volta con Seto, le nostre cene e anche i nostri litigi.
    Perché non era tutto rose e fiori, anche noi avevamo le giornate no, ma questo perché ci amavamo.
    Non ho mai avuto il coraggio di lasciare andare quei ricordi, anche se ogni giorno fanno affiorare in me il dolore. Un giorno sono sicuro però, come quando ci si fai un tatuaggio e dopo qualche mese ci si dimentica di averlo, così anche i fantasmi dei miei ricordi saranno lì, ma non ci farò più caso.
    I miei capelli castani sono ormai diventati abbastanza lunghi da arrivare alle spalle, mi danno un'aria molto misteriosa, ma la realtà
    è che mi fanno somigliare di più a una ragazza. La ragazza che avrei dovuto essere per poter essere la persona giusta per Seto.
    Arrivo a lavoro, mi faccio la coda ai capelli allo specchio
    dell'armadietto. Sarò mai buono per lui? Sarò mai un uomo migliore?
    Delle ragazze arrivano al bancone e mi sorridono sporgendosi verso di me, per mostrare la loro mercanzia, mi chiedono dei drink.
    Come al solito ridacchiano appena gli sorrido. Parlano dei loro ragazzi e di come sono trattate. Ogni tanto mi chiedono se sia giusto e do la risposta che vogliono sentirsi. Le trovo così dolci e allo stesso irritanti, troppo innamorate dei loro ragazzi da volere sempre più attenzioni. Anche io ero così.
    A metà serata, saluto Akihito e mi scuso per la mia fuga.
    “Hiro-chan, sai che me la pagherai comunque la prossima volta” passandomi il pollice sulle labbra, mentre si morde le sue. Dal suo sguardo traspare il suo desiderio unito al suo sadismo. Non voglio immaginare cosa mi farà la prossima volta.
    Gli tiro un piccolo schiaffo sulla testa
    “Sei troppo evidente davanti ai clienti” irritato e torno al mio lavoro.
    Esco stanco e voglioso di lanciarmi nel letto. Le orecchie mi fanno quasi male, per colpa di tutte le chiacchiere che ho dovuto sorbirmi.
    Salgo le scale, giocherellando con le chiavi. Ed è allora che noto dei piedi davanti alla mia porta. Alzo lo sguardo e mi immobilizzo sul posto. Seto è davanti a casa mia che mi fissa.
    “C-che ci fai qui?” chiedo senza capire se questo è un sogno oppure la realtà.
    “Torni sempre così tardi?” sono sorpreso dalla sua risposta glaciale.
    “Lavoro in un locale notturno, penso di essere tornato anche presto” fingendo di controllare l'orologio e cercando di non far capire la mia agitazione, provando a parlargli come una volta.
    Lo vedo sorridere e sono quasi in estasi. Vorrei che questo momento si congelasse, che potessimo rimanere a fissarci come nulla fosse, ancora per qualche secondo, senza tornare alla realtà.
    Al fatto che io e lui non stiamo più assieme, che quel magnifico sorriso è solo falso, di cortesia. Mi deprimo con i miei stessi pensieri, abbasso lo sguardo e provo ad avvicinarmi per entrare.
    Non voglio parlargli, non voglio che entri in casa e noti che la casa non è per nulla cambiata da quando ci siamo lasciati. Anche le cose che mi ha lasciato sono rimaste nello stesso posto. Non voglio che veda che ho ancora le nostre foto sugli scaffali e che ho conservato senza aprirlo il suo ultimo regalo.
    Il mio corpo inizia ad agitarsi, non voglio avere un attacco di panico davanti a lui. Non voglio che sappia che lo amo ancora, non voglio pregarlo di tornare con me. Non voglio rovinargli la vita.
    Prendo un respiro e provo a non far notare le mie mani che tremano, voltandogli le spalle, mentre cerco di aprire la serratura
    “S-scusa sono un po' stanco, quindi non ti posso fare entrare”.
    Sto per piangere, serro la mia mano in un pugno, per controllarmi.
    “Devo parlarti” risponde perentorio.
    E' molto diverso da due anni fa, oserei dire indurito, probabilmente solo con me, ma la colpa è solo mia.
    “Non penso di venire al matrimonio di Kyoko, non preoccuparti”.
    “Tu devi venire” dice improvvisamente sbattendo il pugno sulla porta all'altezza del mio orecchio.
    Mi giro verso di lui e la cosa che mi colpisce è il suo profumo.
    Dolce e persistente. Come entrare in una pasticceria quando ci sono i mochi appena fatti. Ancora adesso mi inebria e mi fa desiderare di più.
    Non riesco a guardarlo negli occhi “P-perché?” chiedo.
    “Cerca di esserci” la sua voce si addolcisce e con il pollice mi accarezza la guancia e finalmente i nostri occhi si incontrano. Due pozze nere l'una nell'altra che cercano di riprendere due anni passate lontano, in due secondi.
    Sento come se mi leggesse dentro, come se potesse capire le mie motivazioni, ma poi riprende a parlare.
    “Dopo il matrimonio tornerò in America, non penso tornerò più, vorrei solo risolvere con te, vorrei tornassimo amici. Mi sei mancato.” la sua voce flebile, un po' vacilla e mentre se ne va le lacrime scendono sul mio viso.
    “Perché dovrei venire, se poi non ti vedrò più?” sussurro al vento.
    Entro in casa e con le spalle alla porta scivolo per terra. Le lacrime non smettono e il mio cuore sembra impazzito. Mi sembra sia fatto di vetro, a ogni battito si distrugge e sanguina, facendomi del male. Non voglio essere suo amico, non voglio tornare come eravamo prima di stare assieme. Lui vivrà in America e io rimarrò qui, come un bambola rotta buttata nell'angolo.
    La stanchezza prende il sopravvento e mi addormento, piangendo.
    Mi risveglio con la schiena dolorante per lo scomodo giaciglio.
    Vado in bagno a farmi la doccia, rifletto su quello che è accaduto.
    Come dovrei interpretarlo? Vuole sicuramente mettere una pietra sopra alla nostra storia. Questo mi colpisce ancora ed è frustrante pensare che crudelmente avevo voluto farmi odiare da lui, solo per non essere dimenticato. Eppure non posso più continuare così, anche io devo andare avanti, anche se non me lo merito, magari rendendo Akihito felice con tutte le mie forze. L'acqua scende sui miei capelli, raggiungendo la mia schiena. Il calore che mi offre,
    rigenera le mie membra stanche e mi fa prendere una decisione.
    Esco e chiamo per confermare la mia presenza al matrimonio.
    Mi pento quasi subito, preso dal panico. Se facesse tutto questo per vendetta? Se volesse presentarmi la sua nuova ragazza? O peggio, il suo nuovo ragazzo?
    Mi prenderei a pugni da solo per questi pensieri. Anche dopo due anni, Seto non sarà cambiato su questo fatto. Odiava la vendetta, anche se sapeva ferire le persone in modi ben peggiori, ma forse me lo meriterei.


    Capitolo 3

    Alla fine il giorno del matrimonio è arrivato ancora prima di quel che credessi. Il taxi che mi porta al resort, mi offre una visione onirica di un paesaggio di montagna. Sembra tutto uscito da un film, nulla sembra reale, nemmeno i sentimenti contrastanti che sto provando.
    Da una parte spero di poter tornare a comunicare con Seto, dall'altra vorrei scappare, smettere di pensare a lui e al dolore che sento, ma alla fine non è così facile, fare delle scelte.
    Appena scendo dall'auto, ciò che mi si para davanti è una di quelle costruzioni in legno, tipiche termali, ma le dimensioni sono assolutamente diverse, è tutto così imponente da impressionare chiunque.
    Sapevo che i genitori di Kyoko e Seto erano benestanti, ma non credevo fino a questi livelli. Ho sempre invidiato la loro famiglia, così stabile e senza grandi scossoni. Anche se il padre era sempre via per lavoro, nessuno aveva mai nulla da ridire, tutti lo ammiravano e lo lodavano per i servizi eclatanti che riusciva a fare per l'emittente di Tokyo. Quando lo vedevano alla TV, mi dicevano, che era come averlo a casa.
    A differenza loro, la mia famiglia era sempre stata divisa e dopo il suicidio di mia madre, ho sempre dovuto cavarmela da solo.
    Ancora ricordo quei giorni, i medici mi diedero diverse spiegazioni alquanto possibili: una depressione post-partum mal curata, una schizofrenia non diagnosticata e razionalmente lo potevo anche accettare, eppure l'unica che mi rimase impressa fu quella che mi diede mio padre.
    Ero ancora alle elementari e non capivo bene quello che stava succedendo, vedevo solo mia madre piangere ogni giorno e quando mio padre, mi prese per un braccio e mi urlò: “Non vedi che gli stai rovinando la vita!”, io accettai questa come spiegazione. La colpa era solo mia, la mia esistenza, il mio egoismo da bambino. Forse anche il fatto che mia madre non lo negò mai e il fatto di essersi suicidata il giorno seguente, ha avvalorato questa mia convinzione, instillando in me il dubbio di poter rovinare la vita ad altre persone solo standogli accanto.
    Mi isolai dal mondo e cercai di non parlare con nessuno, ma Seto cercò di penetrare le mie difese, come solo un bambino poteva fare, regalandomi il suo aeroplanino preferito. Quel gesto era così semplice, mi dava la cosa più preziosa che aveva perché io non avevo più la mia mamma. Ancora adesso sorrido per quella scena, ancora adesso gli sono grato.
    Mi ero affidato a lui, mi lasciavo coccolare dalla sua dolcezza e dal suo amore, perché solo a lui potevo fare le mie richieste egoistiche, solo che alla fine ho ripetuto gli stessi errori fatti con mia madre, ma sono riuscito ad accorgermene in tempo.
    Sospiro ed entro nella stanza che mi hanno assegnato.
    Per terra ci trovo due futon. Sbuffo alla sola idea di essere stato messo assieme allo zio zitellone, visto che siamo entrambi non accompagnati.
    “La mia solita fortuna”, sussurro alla stanza apparentemente vuota.
    Lascio il borsone con le mie cose e ne tiro fuori l'abito per la cerimonia, che lascio sulla sedia.
    La stanza è tipica delle località termali e appena apro la finestra vi trovo una piscina privata. Che bellezza! Vorrei già entrarci dentro e restare in ammollo, in modo tale che l'acqua calda lambisca la mia pelle, in modo da scordarmi chi sono.
    Apro il cellulare per avvisare Akihito del mio arrivo. Mi fermo un secondo a osservarne lo sfondo. Una foto di me e Seto. Non so nemmeno, dove l'abbiamo scattata, ma non l'ho mai voluta togliere, forse perché è una prova del fatto che una volta anche io sapevo sorridere, o forse perché non sono ancora pronto per lasciarlo andare del tutto.
    Sospiro e invio la mail.
    Sento qualcuno armeggiare con la porta del bagno. Mi giro di scatto, non avevo sentito la presenza di nessuno e vedere il mio compagno di stanza uscire nudo, forse non è quello di cui ho bisogno. Ciò che appare, però è una visione perfetta. Seto coperto solo con un asciugamano in vita, mentre con un altro si asciuga i capelli. Le goccioline che ancora lo ricoprono rendono il suo corpo quasi luminescente. Deglutisco quasi senza accorgermene. Mi volto di scatto
    “S-scusa, forse ho sbagliato stanza” sono agitato e allo stesso tempo eccitato. Ringrazio di avere una felpa lunga a coprire la mia erezione, mentre provo ad alzarmi per uscire dalla camera.
    Seto mi afferra per un braccio, vengo inondato dal suo profumo dolce misto al bagnoschiuma, non penso di potergli resistergli ancora.
    “Nessun errore, siamo gli unici senza accompagnatore al matrimonio, quindi siamo capitati assieme” mi risponde con tono neutro.
    Capitati. Come se fosse uno stupido scherzo del destino, come se questa cosa gli desse solo fastidio. Libero violentemente il mio braccio dalla sua presa.
    “Ok, vado a farmi un giro”, non riesco nemmeno a riflettere, devo stare quattro giorni, rinchiuso qui assieme a una persona che mi odia, o peggio a cui sono indifferente. Voglio morire.
    Appena mi calmo, mi accorgo di essere arrivato, senza volerlo, nella sala in cui questa sera si svolgerà la cena prematrimoniale. I tavoli sono disposti come le costellazioni dei Gemelli e del Toro, immagino per i segni degli sposi. Ogni tavolo ha dei centro tavola a forma di stella in cristallo, che danno un'aria quasi da sogno all'intera stanza.
    “Penso che tu sia l'unico che possa capire la disposizione dei tavoli” la voce di Kyoko mi giunge alle spalle.
    Mi giro e subito mi abbraccia forte.
    “Da quanto tempo! Mi sei mancato! Perché non ti sei fatto più sentire?”. Come potrei spiegare la motivazione? Come potrei dire che ho fatto soffrire suo fratello in un modo così crudele?
    “Diciamo che appena se n'è andato via Seto, ho perso un po' il contatto del mondo, sai com'è ho dovuto iniziare a fare le cose da solo da quando se n'è andato”.
    Rido, fingendo che tutto questo non faccia male, che è stato solo un distacco da un amico che si prendeva cura di me e non dalla mia anima, dal mio cuore.
    La vedo annuire e cambio subito argomento
    “Allora lui è del segno del Toro, eh?” fintamente interessato.
    “Siiii, devi conoscerlo è una persona fantastica”
    Inizia così a raccontarmi tutto su Fujino-san, quando ne parla i suoi occhi straboccano d'amore e come ogni volta che vedo persone come lei, la mia invidia prende il sopravvento. Inizio a odiare incondizionatamente la felicità degli altri perché io non potrò mai ottenere la mia.
    Il mio sorriso tirato, sembra ancora più spettrale, ma a quanto pare Kyoko non ci fa caso, intenta a spiattellarmi la fantastica vita che la attende con l'amore della sua vita.
    Appena mi libero della sposa, torno nella mia stanza. Di Seto nessuna traccia.
    Tiro un sospiro di sollievo, mentre mi preparo per la serata.
    Io e Seto, siamo in tavoli diversi, scopro che è uno dei testimoni della sposa e sorrido all'idea che sia una damigella.
    Il mio tavolo è quello degli amici e parenti indesiderati, ci sono le solite zie che commentano ogni cosa, i soliti zii ubriaconi e gli amici che hanno dato la conferma troppo tardi, tra cui io.
    La cena si svolge naturalmente e io non riesco a togliere gli occhi di dosso al mio amico di infanzia. Non lo avevo mai visto con lo smoking e il completo di gli dà un aria così sexy. I capelli sistemati e quel sorriso che mi ha fatto perdere più di una volta un battito.
    Sento tintinnare un bicchiere. La sposa richiede l'attenzione di tutti.
    “Buona sera! Come ben sapete, domani mi sposo” risatina generale “ecco quindi vorrei ringraziare tutti quanti per essere venuti qui, oggi e nei giorni che verranno.” inizia così un lungo discorso sul primo incontro, piccoli aneddoti divertenti, perdo quasi subito la concentrazione, fino a quando non sento nominare Seto.
    “Ringrazio quindi Seto-aniki, per avermi rubato l'anello della nonna, cimelio di famiglia, spero che un giorno ci farai conoscere la fortunata a cui l'hai donato”.
    Osservo Seto, sorridere imbarazzato per essere improvvisamente diventato il centro dell'attenzione della serata. Io sono shoccato. Matrimonio. Si sta per sposare anche lui. Ha trovato una persona talmente importante a cui donare un cimelio di famiglia.
    Le mie mani tremano, la mia mente è del tutto svuotata. Solo ora realizzo che mi ha dimenticato.
    Appena sento gli applausi, capisco che il discorso è finito. Ogni suono è ovattato, mi alzo velocemente dal mio posto a sedere e in qualche modo riesco a raggiungere il bagno per vomitare.
    Ringrazio mentalmente di aver legato i capelli, ma il respiro non vuole tornare normale.
    Mi rannicchio nel bagno qualche secondo, per poter riprendere possesso del mio corpo. L'unica cosa che riesco a pensare è che è tutto finito.
    Mi allontano senza farmi notare verso la mia stanza, finalmente nella solitudine riesco a piangere.
    Penso solo che ho bisogno di Akihito, no anzi non di lui in particolare, di un qualunque uomo che mi faccia dimenticare questo dolore, sporcandomi con le sue luride mani. Eppure non posso, perché sono fuori dal mondo, isolato in una bolla di dolore.
    Mi spoglio lentamente ed entro nella vasca termale esterna.
    L'acqua è talmente calda da intorpidire la mia pelle, ma tutto questo non riesce a scaldare le mie membra, che sembrano raggelate dalla notizia.
    Era quello che volevo. Era quello che ho deciso quel giorno di due anni fa. Tiro un pugno sull'acqua e mi rannicchio con le gambe al petto. Vorrei solo morire in questa pozza liquido caldo, che mi abbraccia. Vorrei finalmente non esistere più. Tra le lacrime e il dolore, mi addormento.
    Mi risveglio con addosso uno yukata, dentro al mio futon. Come ci sono arrivato qui? Mi giro e vedo Seto osservarmi, la sua espressione è dura e irritata
    “Sei forse impazzito? Se non fossi venuto a cercarti, probabilmente saresti annegato!” dalla sua voce traspare rabbia e preoccupazione e per un attimo sono quasi felice.
    “S-scusa, mi hai anche dovuto mettere lo yukata” Arrossisco all'idea che mi abbia visto nudo e mi copro istintivamente con la coperta, perché sotto di esso non ho nulla.
    I suoi lineamenti si distendono “Ti ho visto nudo talmente tante volte, che non mi scandalizzo più”
    Questa frase mi ferisce perché il mio corpo nudo non ha più effetto su di lui. La realtà è che sono stato solo un momento di passaggio della sua vita, una fase omosessuale nella vita di un etero.
    Allento la presa alle coperte e guardo l'ora.
    “Sarà meglio andare a dormire, domani è il grande giorno” dice come se mi avesse letto nella mente.
    Dormire di nuovo con lui, nella stessa stanza, così vicini eppure così lontani. Sentire di nuovo il suo respiro lento e regolare, che cullava sempre il mio sonno. Eppure questa notte non riesco a dormire, il pensiero che lui non mi toccherà, il pensiero che lui non sarà più mio, questo mi lacera dentro. Ogni pensiero che volgo a lui, mi strappa un pezzo di anima lasciando segni indelebili.
    Per un tempo che sembra infinito, rimango in uno stato di apparente apatia, con la schiena rivolta verso di lui, cercando di rannicchiarmi il più possibile, nella speranza di scomparire.
    Il tocco della mano calda di Seto sui miei capelli, mi ridesta.
    Fingo di dormire. Quasi cullato da quel tocco, mi sento di nuovo il sangue scorrere nelle vene. Vorrei girarmi e raccontargli ogni cosa, dirgli che lo amo ancora e che deve vedere solo me come faceva una volta.
    “Ho sempre adorato i tuoi capelli, li hai fatti crescere per quell'uomo del locale?” mi irrigidisco sentendo le sue parole, che sembrano avere inflessione triste.
    L'uomo del bar? Akihito? Vorrei urlargli, che li ho fatti crescere per lui, perché adorava le ragazze con i capelli lunghi, perché volevo assomigliare di più a una persona che poteva essere amata da lui.
    Lo sento sbuffare e girarsi.
    “Non può andare avanti così, ormai per me è tutto finito”.
    Di nuovo dolore, un'ondata persistente e senza fine, le lacrime continuano a scendere. Il suo tocco gentile, la sua mano calda avevano per un attimo lenito il mio cuore da questi due anni. La realtà è che tutto finito, da molto tempo, da quella notte lui ha smesso di amarmi. Dopo questi tre giorni, per noi non ci saranno che ricordi. Lui tornerà alla sua vita, con la persona che ama e io sarò solo un brutto ricordo, un punto nero della sua esistenza.


    Capitolo 4
    -Pov Seto-

    Toccare di nuovo i suoi capelli morbidi, di quel color castano quasi mogano, che in Giappone è così raro.
    Sentire il suo respiro e quel dolce profumo di fiori e alcool che ormai si è impregnato nella sua pelle.
    Sta dormendo accanto a me e ancora sembra tutto così strano.
    Quando sono tornato dall'America in realtà non avevo intenzione di rivederlo. Dopo quello che mi aveva fatto, ero così sconvolto.
    Quattro anni fa, si dichiarò in un modo così goffo, preso dai fumi dell'alcool. Mi accolse dentro di sé così dolcemente, anche se sapevo che sentiva dolore.
    Mi era sempre piaciuto. Non mi sono mai ritenuto omosessuale, ma appena lo vedevo nudo, il suo corpo mi dava un effetto strano. Inizialmente diedi la colpa all'adolescenza, ma con il passare del tempo mi diventò così caro che realizzai i miei sentimenti. Ero felice di essere l'unico con cui faceva i capricci. Era sempre stato in grado di curarsi di sé, non aveva mai avuto bisogno di nessuno. Anche da piccolo, il suo fare distaccato attirava le ragazze. Eppure i suoi modi eleganti e la sua figura esile, erano nelle mire invece dei ragazzi. Un giorno lo vidi baciare un sempai dietro la scuola, ma non fu quello a farmi capire che era omosessuale, ma il vederlo inginocchiarsi davanti a quel ragazzo e succhiargli il suo membro.
    In quel momento i miei sentimenti furono contrastanti. Lo avevo sempre visto come un ragazzo innocente da proteggere e non avevo mai visto questo suo lato lascivo. La cosa che mi sconvolse di più però fu l'erezione che quella scena mi provocò.
    Mi ero eccitato nel vedere il mio migliore amico fare un pompino a un ragazzo e la cosa che mi disturbava è che quel ragazzo non fossi io.
    Appena realizzai i miei sentimenti, cercai allo stesso tempo di reprimerli. Volevo fosse felice, volevo coccolarlo e stargli accanto. Mi bastava essere una persona speciale per lui, mi bastava vederlo felice. Non mi importava con quanti uomini andasse, non mi importava se mi riteneva solo un amico. Volevo solo rimanere nella sua vita. Volevo solo proteggerlo.
    Quando, però, si dichiarò, lo volli tutto per me. Doveva essere mio, dovevo lasciargli segni indelebili per far sì che non mi dimenticasse. Eppure Hiroto, non si era mai aperto del tutto con me. Non era tipo da farsi domare. Era come un gatto selvatico che non necessitava di un padrone, gli andava bene essere viziato, ma non voleva essere capito. Teneva a distanza anche me. Quando parlavamo erano solo argomenti generali. Non mi aveva mai parlato dei suoi ex amanti, anche se io avevo spesso parlato delle mie ragazze.
    Quando facevo domande, lui archiviava l'argomento dicendo: “Non voglio pensare alle mani che mi hanno sporcato prima di te”. Ero felice della risposta, ma ero anche deluso, deluso che non si fidasse abbastanza di me.
    Mentre io pensavo a tutto questo, il mio lavoro cercava di andare nella direzione sperata, che però non coincideva più con quello che desideravo. Un'offerta in America. Un'occasione più unica che rara per un reporter giapponese, volevo seguire le orme di mio padre, volevo che fosse orgoglioso di me. Volevo come lui avere il rispetto delle persone che mi circondavano, ma tutto questo non avrebbe avuto senso se Hiroto, non mi era accanto.
    All'inizio ero felice, ma poi decisi di rifiutare, lui non mi avrebbe mai seguito in una città diversa da Tokyo.
    Eppure dopo aver conosciuto i dolci abbracci di Hiroto, i suoi gemiti e la sua fragilità, il mio sogno era cambiato, volevo passare la mia vita con lui.
    Mi giro e mi metto una mano sulla fronte
    “Non può andare avanti così, ormai per me è tutto finito” sussurro.
    Il giorno in cui lo vidi sbattuto sul letto da un uomo che non ero io, proprio quando avevo deciso di legarlo ancora più stretto a me, proprio quando stavo per offrirgli io mio cuore, lui lo aveva distrutto.
    Era troppo bello per stare con uno come me. Era assolutamente perfetto, quei lineamenti dolci e quella sua corporatura sinuosa. Ogni volta che lo prendevano, le sue gambe si avvinghiavano a me e mi avvolgevano con la loro morbidezza. Non c'era nulla di più perfetto. Eppure non ero mai stato abbastanza, era mia la colpa, quel giorno però lo attaccai bruscamente. Ero geloso, geloso di quell'uomo. Dopo averlo lasciato, partì per l'America quasi immediatamente. Volevo solo dimenticare.
    Eppure quando sono tornato, ho scoperto la verità. Quindi ora sono qui, nella stanza assieme a lui a chiedermi, se avrò ancora una possibilità di far parte della sua vita, o se per me ormai è tutto finito.

    -Pov Hiroto-

    Alla fine mi sono addormentato. La sveglia suona stridula e io vorrei solo tornare a dormire. Mi alzo e scopro che Seto non è più accanto a me. Forse essendo testimone deve aiutare nell'organizzazione o forse non vuole vedermi. “Ormai per me è tutto finito”. Non sono più nei suoi pensieri, sta andando avanti con la sua vita, una vita che prevede un susseguirsi di successi. Non guardo mai il telegiornale, per paura di trovarmelo lì, nella TV a parlare della situazione dei giapponesi in America, oppure mentre intervistava qualche ambasciatore a qualche festa multimilionaria.
    Così sarebbe davvero come averlo accanto a me e ancora quei fantasmi non sono in grado di affrontarli.
    Sospiro. Passo la mano tra i capelli e mi chiedo perché ancora mi tormento. Forse la convivenza forzata, forse questo amaro dolore che non scompare anche dopo due anni, un giorno mi farà impazzire. Per dimenticarlo ho bisogno di essere rifiutato. Ho bisogno che dica le parole che ho atteso da troppo tempo: “Sei disgustoso”. Come quella volta che provai ad andare con un sempai della scuola, come quella volta che all'università fui rimorchiato da un sensei, in quei momenti, mi sentivo disgustoso. Solo Seto era riuscito con il suo tocco a purificarmi, rendermi pulito e senza macchia, ma come le tovaglie bianche stese al vento, il mio destino era di sporcarmi in modo indelebile.
    Entro nella doccia, l'acqua calda è come un dolce conforto. Usco dalla doccia e chiamo l'unica persona in grado di comprendermi.
    “Hiro-chaaaaaaaan ti manco già?” la voce distorta di Akihito mi sfonda i timpani.
    “Forse” rispondo sbuffando, anche se lo ringrazio per essere sempre così solare.
    “Come va il matrimonio? Ti stai preparando? Sei nudo?” chiede senza prendere fiato.
    Sorrido “Sei fissato. Sì, mi sto preparando. Ieri mi hai detto che dovevi parlarmi.” Pensare al lavoro mi aiuta un po'.
    “Ah sì, c'è una nuova competizione fra due settimane, vuoi che ti iscriva?”
    Una nuova gara di cocktail, due settimane senza alcun pensiero, quasi mi sento sollevato.
    “Cosa si vince?” chiedo.
    “Una notte di sesso sfrenato con me?” risponde malizioso.
    Sbuffo.
    “Ok ok, ma non fare così sono 150 mila yen, la targa per il bar e un corso di due settimane per diventare barman acrobatico” leggendo dal foglio.
    “Ancora? Ma ne ho fatti quattro e ancora non riesco a far volteggiare un solo bicchiere” rido.
    “La realtà è che potresti vincere un contratto con qualche casa di alcolici, per diventare il barman ufficiale del loro brand” dalla sua voce traspare tristezza, non voleva dirmelo, ma alla fine è troppo buono per nascondermi le cose.
    Uno dei miei sogni era diventare il volto di un brand, ma dopo averlo conosciuto, il mio sogno è far diventare grande il suo locale notturno, grazie al mio nome. Farlo diventare meta, per ogni persona che volesse assaggiare i miei cocktail e non quelli della casa, dove sarei andato a lavorare.
    “Lo sai che non accetterei, ormai mi sono troppo affezionato al locale” dico dolcemente
    “La devo prendere come una dichiarazione d'amore?”
    Mi rattristo al solo pensiero, ma fingo una risata e riaggancio.
    Ha preso la mia decisione, dopo questi tre giorni, dimenticherò Seto e cercherò di rendere felice Akihito, anche solo continuando a lavorare per lui.
    Il matrimonio è davvero splendido.
    Kyoko ha scelto un abito bianco a sirena che la fascia perfettamente. La cerimonia è stata breve e piena di sentimento. Ho visto Seto commuoversi, alla dichiarazione di Fujino-san, in cui ha dichiarato a sua sorella di proteggerla e amarla per sempre.
    Cerco di non farmi notare da nessuno, rimanendo in disparte. Cosa dovrei fare? Domani ci sarà il pranzo e l'ultimo giorno il saluto agli sposi con un'altra cena.
    Avrò la mia occasione domani sera, quando ognuno potrà girare libero per il resort termale.
    Eppure ancora adesso non so che cosa dirgli. Come posso iniziare una conversazione?
    Hei ciao ricordi due anni fa? Me lo sono fatto mettere nel culo da uno sconosciuto per far si che tu realizzassi il tuo sogno
    Molto convincente, insomma.
    Devo solo dirgli che lo amo, che non esiste altra persona oltre a lui, devo essere sincero.
    Sbuffo, nel vedere la gente ammassata, verso l'uscita della sala, intenta a cercare di raggiungere il buffet prima degli altri.
    In queste occasioni esce il lato peggiore delle persone, tutte intente ad accaparrarsi quella pizzetta, che ha il solito sapore stantio, pur di non lasciarla a qualcun altro.
    Improvvisamente sento il mio braccio, strattonato verso l'esterno.
    Mi ritrovo solo in una stanza, assieme a Seto.
    Il mio cuore inizia a battere all'impazzata e le gambe tremano. Non sono ancora pronto a questo, non sono ancora pronto a dirgli addio.
    “Ti senti meglio oggi?” il suo tono caldo e gentile, mi riempie di gioia.
    “Sì, direi di sì. Grazie” la mia voce è quasi un sussurro. Ho la gola secca e non riesco a respirare, voglio correre via.
    “Senti, domani vorrei parlarti, vorrei appianare le cose come avevo detto”
    Appianare le cose. Un modo gentile per dire che non vuole più avere a che fare con me.
    Non voglio appianare le cose, non voglio che lui si dimentichi di me e per la prima volta decido di essere quello che lui ha sempre pensato di me.
    Mi avvicino a lui, gli poso una mano sul petto e lo spingo verso il muro.
    “Se hai bisogno di un ultima scopata, allora sono sempre disponibile” sorridendogli malizioso, accarezzandogli il cavallo dei pantaloni.
    “C-cosa? C-cosa stai facendo?”
    Il suo sguardo è confuso, non sembra capire. Trovo così dolce il suo balbettare.
    Desidero di più. Desidero vederlo impazzire al mio tocco, come una volta.
    Mi inginocchio davanti a lui e gli slaccio la cintura.
    Prova a fermarmi, spostandomi la testa, ma anche lui sembra volerlo.
    Non è per nulla eccitato, ma lo sarà presto. Abbasso la zip e libero il suo membro. Mi basta leccarne l'asta per poterlo rivedere in erezione. Il suo odore, le sue reazioni mi erano mancate. Con la mano inizio a massaggiarlo lentamente e appena inizia a bagnarsi, lo prendo in bocca.
    Lentamente ne saggio la punta, per poterlo sentire gemere. Cerca di reggersi contro il muro, mentre le sue gambe tremano per l'eccitazione.
    Voglio che impazzisca e che urli il mio nome, non mi importa della sua fidanzata, non mi importa se dopo mi rifiuterà. Voglio che sia mio. Voglio che venga intrappolato nella ragnatela che ho tessuto in questi anni e di cui anche io sono vittima.
    La sua erezione sembra aumentare ad ogni mio movimento verso il basso. Con la lingua lo avvolgo in un caldo abbraccio, toccando i suoi punti sensibili.
    Provo a infilarlo del tutto nella bocca, ma come ricordavo, è fin troppo grosso, ma mi sforzo per fargli provare il massimo piacere. Finalmente le sue mani, accarezzano i miei capelli e dai suoi gemiti capisco che ormai è al limite. Finalmente sono una cosa sola con lui, questo mi eccita, vorrei di più, ma non posso chiederlo, perché viene abbondantemente nella mia bocca. Devo trattenere un rigurgito per poter accogliere completamente la sua essenza.
    Tutto questo, dopo tutto, non mi ha reso felice. Ancora in ginocchio, osservo il suo sguardo pieno di rammarico, non voleva questo. Non avrei dovuto farlo. “Gli stai rovinando la vita”. Di nuovo le parole di mio padre, si fanno spazio dentro di me. Volevo sporcarlo, abbassarlo al mio livello e fargli provare ancora più dolore.
    Asciugo le mie labbra dalla saliva con il dorso della mano. Non mi bacerà come una volta, non mi toccherà più.
    Aspetto che si risistemi.
    “Hiroto, io..” non voglio sapere, non voglio sentirgli dire che è stato un errore, che questo non si ripeterà.
    “Non ci pensare, questo te lo dovevo, per come mi sono comportato due anni fa” cerco di non far trasparire la mia tristezza.
    Esco dalla stanza e le lacrime scendono ancora una volta.
    Da quando sono diventato così sensibile? Basta che ci sia di mezzo Seto e io non riesco a controllarmi.
    Mi dirigo verso la nostra stanza. Questo non è il mio posto. Io non posso stare qui come se nulla fosse.
    Preferisco soffrire tutta la vita, che essere rifiutato.
    Prendo tutte le mie cose e chiamo un taxi, lascio un messaggio a Kyoko, inventandomi una scusa e dicendo che tornerò domani per il pranzo.
    Sento ancora il suo sapore nella mia bocca, perché è così dolce? Perché non mi sembra veleno?
    Salgo sull'auto e chiedo di raggiungere l'hotel più vicino. Questa sera devo stare lontano da questo posto, da questo dolore, lontano da Seto.


    Capitolo 5

    -Pov Hiroto-

    Mi sdraio finalmente sul letto, un matrimoniale di un love hotel. Dovrei preoccuparmi di quello che ci hanno fatto dentro, ma l'unica mio pensiero è Seto. Con le dita mi sfioro le labbra che meno di un'ora prima, lo stavano toccando. I suoi gemiti, le sue dita tra i miei capelli, il suo sapore mi intossicano e mi rendono incapace di controllarmi. La mia mano scende tra i miei pantaloni. Ho un'erezione. Prendo tra le mani il mio membro duro e inizio a muoverle sempre più velocemente. “Seto” mormoro.
    Vengo dopo qualche minuto tra le mie mani. Osservo il liquido trasparente e appiccicaticcio che le sporca, ancora una volta ho invocato il suo nome. Ho usato spesso i ricordi che avevo con lui per masturbarmi. Eppure questa volta sembra diverso. Mi sento colpevole di averlo forzato a fare qualcosa con me, volevo fosse tutto mio, volevo che mi desiderasse come una volta.
    Ora mi ritrovo in questa stanza d'albergo, in un paese lontano anni luce da Tokyo a fissare il soffitto con lo specchio per i depravati che amano guardarsi, mentre lo fanno. Sorrido al pensiero che probabilmente Akihito, impazzirebbe per questa stanza.
    Mi porto il braccio alla testa e mi chiedo cosa dovrei fare domani? Come mi dovrei comportare?
    Voleva appianare le cose, ma è come quando uno deve sistemare i propri errori prima di morire.
    Anche lui vuole sistemare le cose in sospeso con me, prima di iniziare la sua nuova vita. Sarà su un altro pianeta in cui io potrei atterrare ogni tanto, ma in cui non sarò mai ben accetto.
    Mi rannicchio nel letto troppo grande per me e mi chiedo come si senta ora Seto. Starà pensando a me? Sarà disgustato?

    -Pov Seto-

    Vederlo inginocchiato di nuovo tra le mie gambe, è stato come ritornare a vivere. Mi erano mancate le sue mani lisce e quella sua lingua che riusciva sempre a toccare i miei punti sensibili.
    Eppure appena ha finito, mi ha guardato con una faccia, che ricordo fin troppo bene. Lo stesso sguardo di due anni fa, quando mi urlò “Posso spiegare”. Quello stesso sguardo pieno di colpa e vergogna, ma anche terrorizzato all'idea di perdermi, eppure questa volta non sono stato io a scappare, ma lui.
    Hiroto, io..”, cosa avrei voluto dirgli? Lo ho obbligato a comportarsi in quel modo. Credeva volessi sesso da lui, siamo nella stessa stanza e gli ho chiesto di poter parlare per appianare le cose? Cosa avrei pensato io se mi avesse chiesto la stessa cosa?
    Mi passo una mano sulla fronte. Ho sbagliato tutto, due anni fa a lasciarlo senza dargli il tempo di spiegarsi e adesso non insistendo per farlo rimanere.
    Mi dirigo nella nostra camera, esito un attimo nell'entrare, se fosse lì, non saprei cosa dirgli. Sorprendentemente la trovo vuota. Se n'è andato. Dove? Per quanto tempo?
    Corro a chiamare mia sorella, magari lei ne sa qualcosa.
    “Kyoko hai visto Hiroto?” urlo entrando nella sua camera, la trovo in compagnia del marito a sorseggiare un po' di sake. Non avevo riflettuto che era la loro prima notte di nozze e ringrazio di non averli trovati in atteggiamenti sconvenienti.
    Mia sorella mi fissa in modo abbastanza esplicito, la sto disturbando.
    “Dovrei chiedertelo io, quando mi ha chiamato sembrava sconvolto, ha detto che doveva tornare a casa, ma domani ci sarà al pranzo.”
    Sconvolto. Quando l'ho lasciato mi ha detto che “me lo doveva” e questo lo ha sconvolto?
    La realtà è che vuole che io lo odi, non capisco ancora il motivo, ma non gli permetterò di distorcere i ricordi che ho di lui.

    -Pov Hiroto-

    Mi risveglio rigenerato. Forse perché ho dormito tutta la notte, forse perché dopo un po' ho smesso di pensare e ora voglio solo andarmene da questo posto osceno.
    Mi vesto e controllo l'ora, dovrei arrivare appena in tempo per il pranzo.
    Se rivedrò Seto,la farò finita una volta per tutte, credo di essermi commiserato per troppo tempo, credo di averlo imprigionato troppo a lungo. Senza di me ha più possibilità di vivere felice, non devo soffrire per la sua lontananza, ma anzi devo gioire che lui stia realizzando il suo sogno.
    Sospiro. Per quanto mi ripeta queste parole, il mio cuore continua a farmi male. Mi prendo in giro se penso che sarà facile, ma preferisco vivere con i suoi ricordi tutta la vita, che assieme a qualunque altra persona.
    Appena arrivo, ringrazio di essere arrivato abbastanza in anticipo, per non dare nell'occhio. Mi siedo al mio tavolo e provo a conversare con qualcuno. Non voglio girarmi, non voglio vedere il suo sguardo, anche se sento che punta verso di me.
    Mi contraddico con ogni gesto. Vorrei finire questa storia, ma non voglio che lui mi dimentichi. Voglio essere una cicatrice sulla sua pelle che non se ne va, alla fine la realtà è che voglio segnare il suo animo come lui ha segnato il mio, perché sono un egoista e non posso più cambiare.
    Il tempo sembra scorrere troppo veloce, come se volesse farmi arrivare in fretta al punto di non ritorno.
    A fine pranzo, mi alzo e vado verso il balcone. Prendo il cellulare e mando un messaggio ad Akihito.
    Domani torno a casa, inizio subito a preparare la ricetta per il nuovo cocktail”.
    Ho già delle idee. Lo chiamerò “Goodbye”, voglio imprimere dentro il sentimento che ho finora provato per Seto, agrodolce e pieno di spine, quasi come quando si assaggia un cioccolatino al peperoncino, il piccante sulla lingua è simile a punture di spilli, ma il cioccolato lenisce ogni dolore.
    Di certo un sapore simile unito all'alcool, potrebbe descrivere perfettamente la mia situazione attuale.
    Sospiro e senza farmi notare, ritorno in quella che era la mia camera, devo solo riprendere la mia roba e andarmene via.
    Annuso l'aria in essa e l'odore di Seto è in ogni angolo. Mi chiedo se senza di me abbia dormito meglio, mi chiedo se in una realtà parallela avremmo potuto stare assieme per sempre.
    Accarezzo il suo futon, sorrido alla sola idea. Un destino diverso, una vita diversa, piena di felicità.
    Mi alzo, ancora immerso nei miei pensieri e vado a sbattere contro qualcosa. Perdo l'equilibrio, ma qualcosa mi regge. Mi massaggio il naso dolorante e osservo davanti a me, Seto mi ha sbarrato la strada e lo osservo chiudere la porta a chiave. Entro nel panico.
    “S-senti, quello che è successo ieri, lo puoi benissimo dimenticare, ma adesso io devo andare” dico cercando di sembrare più sicuro di quello che in realtà sono.
    Lo vedo avvicinarsi e sfilarmi la borsa dalla spalla.
    Deglutisco, non capisco cosa voglia fare. Mi accarezza una guancia con il pollice e improvvisamente mi bacia. Un bacio dolce e pieno di tutto quello che mi è mancato.
    Con la mano libera mi attira a sé.
    “Non scapperai questa volta” mi sussurra dopo essersi allontanato da me.
    La mia testa è nel pallone, perché mi sta baciando? Ha preso le mie parole sul serio? Vuole un'ultima notte assieme?
    La sua mano si infila sotto la mia camicia e sentire il suo tocco mi fa dimenticare ogni preoccupazione.
    Mi bacia di nuovo, questa volta con passione, la sua lingua incontra la mia, il suo sapore nella mia bocca è un misto di sake e frutta, che mi inebria.
    Ci stacchiamo l'uno dall'altro ansimanti.
    Mi dà una piccola spinta e cado sul futon
    “Ahi” esclamo per la botta presa.
    “Adesso ti farò sentire bene” dice mentre si inginocchia tra le mie gambe, sento il suo respiro sul collo, la sua lingua lo sfiora ed eccole, le scosse elettriche che mi attraversano il corpo.
    “Te la ripago” guardandomi con sguardo famelico.
    Con forza strappa i bottoni della mia camicia e espone il mio petto nudo alla sua mercé. Con una mano inizia a massaggiarmi un capezzolo che si inturgidisce sotto le sue cure. Mi bacia il collo scendendo sempre più verso il basso, con la bocca tortura l'altro capezzolo libero.
    “S-Seto ah..” sussurro tra i gemiti.
    Voglio di più, con le mani che mi tremano, cerco di aprire i bottoni della sua camicia, lo vedo sorridere per la mia goffaggine. Prende l'indumento dal collo e se lo sfila con un movimento unico, è sempre stato un suo talento essere così sexy, in questi momenti.
    La mia eccitazione è palpabile e chiede di uscire, vedendo quei suoi muscoli scolpiti. Sembra ancora più eccitante di come lo ricordassi.
    Con la mano gli sfioro l'erezione che prepotente scalpita attraverso i pantaloni, ringhia a causa delle mie carezze.
    Lentamente mi sfila i pantaloni e i boxer. Inizia a mordermi l'interno coscia e la reazione è visibile, sono imbarazzato nell'essere nudo davanti a lui.
    Mi copro la faccia, per non mostragli il mio imbarazzo, mentre lui mi lecca l'asta del mio membro fremente, facendomi gemere come una vergine.
    Torna da me e mi toglie le mani dal volto
    “Voglio vederti” lentamente mi accarezza con l'indice e il medio le labbra e le infila nella mia bocca.
    “Succhiale” mi ordina, deglutisco e inizio a leccare quelle sue dita, che fra qualche secondo mi porteranno in estasi.
    Le tira fuori e così umide, le infila dolcemente dentro di me. Perdo un battito, la sensazione è così piacevole da farmi piangere.
    Inizia a muoversi lentamente e a volte indugia nei punti che mi fanno impazzire, vengo urlando il suo nome.
    Ancora ansimante, lo vedo slacciarsi i pantaloni e prendere il lubrificante.
    Sono quasi terrorizzato all'idea di sentire dolore, anche se il più delle volte l'ho provato piacevole.
    Mi solleva un po' da terra e lentamente mi penetra, la lentezza dei suoi movimenti mi fa perdere il fiato è talmente perfetto da eccitarmi di nuovo. Sono di nuovo duro.
    Con la mano libera, massaggia la mia erezione. Le spinte sono sempre più vigorose e io sono quasi in paradiso, fino a che non lo sento “Hiroto, ti amo” le lacrime scendono veloci. Mi ama, anche lui mi ama.
    La felicità che mi inonda è quasi pari al piacere dell'orgasmo che mi travolge.
    È tutto perfetto, vorrei non svegliarmi più, vorrei poter stare con lui per sempre.
    Appena si stacca da me, mi abbraccia forte. Ora è solo mio, eppure prepotente torna a far capolino una frase. “Gli stai rovinando la vita”.
    Questa sarà l'ultima volta che sarò egoista con lui. Dopo avergli sentito dire quelle parole, dopo che mi ha posseduto in un modo così dolce, penso che me ne andrò senza rimpianti. Il ricordo di questa serata potrebbe farmi vivere altri mille anni felice.
    Ci addormentiamo l'uno delle braccia dell'altro.
    Vorrei non doverlo lasciare, ma lui ha un'altra persona nella sua vita, probabilmente in America che lo aspetta e che è molto più degna di stargli accanto.
    Mi alzo prestissimo e gli lascio un biglietto, la mia mano trema mentre lo scrivo, ma è la cosa giusta da fare.
    È finita”.


    Capitolo 6
    È finita. Il vento freddo che accarezza le mie guance, assume una nuova connotazione. Sembra così nostalgico, mi abbraccia, quasi a volermi confortare per la mia perdita.
    Seto, probabilmente non sarà contento, ma si sta per sposare, ha dei piani per una vita felice senza di me.
    Mi stringo forte le braccia e penso alla serata appena conclusa, le sue mani, la sua lingua e l'eccitazione che mi hanno fatto provare.
    Entro in casa.
    Forse dovrei trasferirmi, ma i ricordi che la impregnano mi legano ancora di più a Seto e io non voglio dimenticarlo.
    Entro nella stanza che avevo preparato per noi, quando dormiva da me. Un matrimoniale e un armadio con ancora le sue cose sugli scaffali. A parte per le pulizie, non ho mai indugiato in questa stanza, non ho mai avuto il coraggio di ricordare davvero la felicità che avevo provato.
    “Forse dovrei tornare a dormire qui” sussurro.
    Sarebbe come averlo sempre accanto.
    Mi siedo sul letto e lo accarezzo, per quanto questo non sia più stato usato, il suo odore non c'è più, è scomparso assieme a lui due anni fa.
    Il campanello mi ridesta dai miei pensieri. Chi mai potrebbe essere? Una parte di me spera sia Seto, che venga a prendermi e che mi chieda di non lasciarlo. Appena apro, un moto di delusione si impossessa di me
    “A-Akihito” balbetto sorpreso.
    “Aspettavi qualcun altro?” chiede malizioso.
    “Certo che no, cosa sei venuto a fare?” non sono dell'umore giusto per tornare a lavoro, ma non ho il coraggio di dirglielo.
    “Posso entrare?” sorridendomi e mostrandomi una bottiglia.
    Lo faccio entrare, si accomoda sul divano e appoggia quello che ha portato sul tavolinetto.
    “Il liquore al cioccolato che mi avevi chiesto” lo avevo completamente dimenticato. La serata di ieri ha riempito la mia mente, facendomi scordare perfino il mio lavoro.
    “G-grazie”
    “Senti cosa è successo al matrimonio? Ero preoccupato fin dall'inizio e credo di aver avuto ragione nell'esserlo” la sua voce è dolce e comprensiva.
    Sorrido. “Ormai è tutto finito” vorrei poter evitare di piangere, ma una lacrima sfugge al mio controllo, come posso pensare ancora a me stesso dopo tutto questo tempo?
    Sento Akihito abbracciarmi, le sue braccia forti mi avvolgono, ma questo rende ancora più penosa la mia situazione.
    Mi stacco immediatamente da lui.
    “S-scusami, io non posso più” mi sento così colpevole, sapendo i suoi sentimenti, ho sempre fatto in modo che lui non si allontanasse da me per non rimanere solo, perché era il mio unico conforto.
    Con la mano mi accarezza i cappelli.
    “Va bene, ho capito.” la sua voce è tranquilla, come se avesse sempre saputo che prima o poi sarebbe successo.
    “Scusami” urlo vedendolo alzarsi dal divano.
    Inizia a fissare un punto indefinito del muro.
    “Ho sempre saputo che non mi avresti mai ricambiato, ma per me sei sempre stato importante. Io volevo vederti sorridere di nuovo, volevo essere io la causa, ma non ne ho mai avuto le capacità. Non sono io la persona che ami. Non sei nemmeno mai riuscito a dormire con me.” Sobbalzo nel sentirglielo dire. Lo ha sempre saputo, quindi. Lo ascolto continuare “Ora che però è finita, posso andare avanti, ma voglio che tu ti prenda cura di te stesso. Hai lasciato andare la persona che ami, ma non devi legarti al suo ricordo” prende in mano un pacchetto regalo da una mensola. “Come questo, non sai nemmeno cosa c'è dentro, eppure ti senti ancora colpevole per avergli fatto del male, quando in realtà tu sei quello che ha sofferto di più. Hai flagellato ogni attimo della tua esistenza, per poter riparare alla scelta che hai fatto quel giorno. Non avere paura di essere egoista, la vita che stai rovinando è la tua, non la sua”
    Queste parole penetrano in me come una dolce melodia che mi scalda.
    “G-grazie” sussurro le uniche parole che sento appropriate. L'unica persona che mi ha sempre capito e che mi ha amato in questi due anni, ha alzato ancora la posta del mio debito, non potrò mai ripagarlo per tutto l'aiuto che mi ha donato, eppure sono contento di averlo trattenuto accanto a me.
    Lo accompagno alla porta.
    Prima di andarsene si gira e mi chiede
    “Ricordati che io ci sono sempre per te e lavora sodo per quel concorso, so che puoi vincere”
    Annuisco e gli sorrido. Si fida di me e delle mie capacità, questo mi rende felice.
    “Posso almeno avere un bacio d'addio?” chiede malizioso, sa benissimo che ci vedremo comunque domani.
    Alzo gli occhi al cielo e sento che mi alza con l'indice, il viso per facilitare il gesto.
    Con il pollice mi accarezza il mento.
    Sto per chiudere gli occhi, quando improvvisamente sento le mani di Akihito spostarsi da me, seguito da un rumore sordo.
    Apro gli occhi e quello che vedo mi sconvolge.
    Seto, ansimante e arrabbiato e Akihito per terra che si massaggia la guancia. Lo ha picchiato? Perché?
    Cerco di avvicinarmi al mio capo per vedere come sta, ma il mio amico mi strattona e mi porta in casa, mentre la porta si chiude sento Akihito augurarmi buona fortuna.
    Vengo immobilizzato da Seto alla porta. Le sue mani sulle mie spalle intento a riprendere possesso di sé.
    “Stai con quello?” mi chiede irritato.
    Lo guardo interdetto “Cosa?”
    “Ti stava appiccicato al locale e ora era a casa tua. È per lui che vuoi farla finita con me?” il suo tono disperato mi addolcisce e vorrei poterlo abbracciare.
    Gli accarezzo una guancia e gli sorrido.
    “Non sto con lui, siamo andati a letto assieme qualche volta, ma tu sei l'unico che ho sempre amato” il cuore mi fa male a pronunciare queste parole, anche perché non potrò mai stare con lui.
    “Se mi ami, allora perché? Non sarà ancora perché vuoi che insegua il mio sogno?”
    Le sue parole mi colpiscono. Come lo sa? Non gli ho mai detto una cosa simile. Il mio cuore impazzito sta quasi per scoppiare dalla paura.
    “Da quando..?” metto le mani davanti alla bocca, non so nemmeno come comportarmi.
    “Non da tanto. Quando sono tornato, non volevo rivederti. Volevo solo dimenticarmi di questa maledetta città e di te. Non potevo odiarti, ma non riuscivo a perdonarti”
    Abbasso lo sguardo, ancora adesso le mie colpe mi perseguitano. Seto mi alza il viso, obbligandomi a guardarlo negli occhi.
    “Sono andato alla mia vecchia emittente e ho incontrato un mio ex collega. Dopo essermi complimentato con me ha aggiunto: per fortuna quel tuo amico ti ha convinto ad andare in America, dovresti ringraziarlo a dovere, grazie a lui ne hai fatto di strada
    Lo vedo serrare la mascella e con forza mi spinge con le spalle alla porta.
    “Non capivo di cosa parlasse. Poi mi ha fatto il tuo nome, aveva chiamato a casa mia e hai risposto tu. Non sapevo nemmeno che eri lì quel giorno.”
    “P-posso spiegare” provo a parlare.
    “Come ti è venuto in mente di andare a letto con un altro uomo, solo per convincermi ad accettare l'offerta di lavoro?” mi urla.
    “Come avrei potuto dirti: accetta e vai in America? Come avrei potuto? Ti stavo rovinando la vita. Il mio egoismo, i miei capricci ti stavo imprigionando e tu avresti rinunciato per me e io non ero in grado di lasciarti in modo convincente.”
    Crollo sulle mie gambe, le lacrime solcano le mie guance, provo un senso di liberazione per avergli rivelato finalmente la verità.
    “Non potevo rovinarti la vita. Era il tuo sogno. Non volevo finisse come con mia madre”.
    Seto si avvicina a me e mi scuote “Non si è suicidata per colpa tua! Come ti viene in mente.”
    “Io le ho rovinato la vita, lei.. mio padre.. Non lo ha mai negato” non riesco a formulare una frase sensata, il dolore che ho nascosto per anni si sta riversando adesso tra le braccia di Seto, che mi abbraccia.
    “Sei uno stupido. Non potresti mai rovinarmi la vita. Quel giorno me l'hai rovinata, decidendo da solo quello che io desideravo, decidendo da solo quello che fosse giusto per me. Ti sei mai chiesto come poter diventare tu stesso il mio sogno?”
    Stringo la sua maglietta tra le mani, vorrei non lasciarlo mai più.
    “Non sono abbastanza per poterlo essere, ho solo difetti”
    Lo sento ridere
    “Tu mi hai riempito la vita dal primo giorno in cui ti ho conosciuto. Tu sei troppo. Tu sei la mia vita. Voglio tornare a stare con te”
    Mi alzo di scatto da lui e lo guardo negli occhi
    “Ma domani tu tornerai in America, stai per sposarti, come puoi non pensare al tuo futuro?” queste parole mi feriscono, ma devo sapere.
    Lo vedo piegare la testa di lato, come al suo solito, la sua espressione cambia in una smorfia di stupore.
    “Sposarmi?”
    “Smettila di prendermi in giro” urlo spintonandolo “Tua sorella ha parlato dell'anello di tua nonna, che hai dato alla tua fidanzata.”
    Vedo i suoi occhi spalancasi, porta la mano davanti alla bocca e distoglie lo sguardo.
    “Stai arrossendo?” sono su tutte le furie. La gelosia si sta impossessando di me.
    Mi alzo e corro verso la sala. Non riesco a guardarlo, non riesco a pensare che esista una persona in grado di fargli fare una tale espressione imbarazzata, la cosa più dolorosa è che non sono io.
    Sento i suoi passi alle mie spalle.
    “Lasciami solo” cercando di essere convincente.
    “Ma..” mi volto a fissarlo e lui sta guardando la casa. Oddio, mi ero scordato di aver messo tutte le nostre foto in mostra su una mensola, mi ero scordato di non aver cambiato nulla da quando ci siamo lasciati.
    Corro da lui e provo a spintonarlo verso l'uscita.
    “Smettila di guardarti in giro” gli ordino.
    “È rimasto tutto come allora, ci sono anche le nostre foto, i regali..”
    “Come potevo anche solo spostare una singola cosa? Come potevo? Era tutto quello che mi restava di te” urlo disperato.
    Seto mi prende le mani “Fermo”.
    Il suo sguardo è catturato da un oggetto sulla mensola. Guardo in quella direzione. Il regalo di quel giorno. Deglutisco e mi sento stupido per averlo messo così in bella vista, per non averlo mai nemmeno aperto.
    “Non lo hai mai aperto?” chiede.
    “Ovvio. Avevo paura di stare male scoprendone il contenuto e poi dopo quello che ti avevo fatto, non mi sentivo degno di aprirlo” abbassando lo sguardo.
    “Bene, allora adesso posso chiederti di farlo?” mi porge il regalo con un sorriso così dolce, che non posso che accontentarlo.
    La carta blu e il fiocco bianco incorniciano una scatola che potrebbe contenere un bracciale, o un orologio.
    Tiro il nastro e lo lascio cadere a terra. Sono agitato, il cuore sembra sul punto di esplodere da un momento all'altro. Ho atteso due anni per sapere cosa conteneva e ancora adesso non mi sento pronto. Ho ancora paura di non essere abbastanza, ho ancora paura della vita che ha progettato lontano da me, ma le mie mani continuano a muoversi tremanti.
    Tolgo la carta e apro lentamente la scatolina. Una scatola troppo grande per il suo contenuto. Un anello in argento forse un po' piccolo per le mie dita, ornato da piccoli intarsi e un piccolo diamantino. Nulla di eccezionale, eppure l'emozione di averlo visto mi gioca brutti scherzi, crollo per terra svenuto.
    La voce di Seto che mi chiama, mi fa tornare alla realtà. Cosa è successo? Mi massaggio la faccia e mi alzo a sedere.
    “Stai bene?” chiede preoccupato.
    “Credo, ero così agitato che alla fine sono crollato” provo a dire ridendo.
    Seto mi prende la mano sinistra e mi infila l'anellino, che mi arriva solo alla seconda falange.
    “Lo farò allargare” dice sorridendo.
    “C-cosa?” chiedo senza capire.
    “È questo l'anello di mia nonna che voleva mia sorella. Due anni fa l'ho preso per donarlo a te, lo hai sempre avuto tu, assieme al mio cuore”
    Sono così felice che potrei morire. Mi stringo al petto la mia mano sinistra, ma subito mi ricordo.
    “Ma domani tu..”
    “Ho chiesto il trasferimento appena ho saputo quello che avevi fatto, stupido” tirandomi un buffetto sulla testa.
    Non riesco più a trattenermi e rido, una risata vera senza dolore. Il mio corpo viene scaldato dall'amore di Seto, sento di essere tornato a vivere, finalmente.
    “Ti amo” dico abbracciandolo.
    Lo bacio con passione, desidero essere suo, non importa il posto, voglio essere connesso di nuovo con lui, senza paura e senza ripensamenti.
    Mi metto sopra di lui e mi sfilo la maglietta
    “Ora sei mio, completamente mio, posso essere egoista e non lasciarti andare mai più?”
    Capovolge le posizioni e mi ritrovo ancora una volta sotto di lui. Mi sorride
    “Non aspettavo altro”


    Epilogo

    -Pov Seto-

    Abbracciati nel letto in cui abbiamo fatto l'amore dopo così tanto tempo, mi chiedo quanta sofferenza deve aver provato quando me ne sono andato.
    Lo fisso, anche se abbiamo la stessa età, è sempre stato così esile, così piccolo che mi viene voglia di proteggerlo.
    Lo vedo muoversi agitato e mugugnare qualcosa
    “No, Akihito, non voglio..”
    Akihito. Quel nome, quell'uomo. Sono geloso anche dei suoi sogni. L'unico che deve sognare sono io. Mi alzo e lo scrollo
    “Hiroto, sveglia”
    Si alza a sedere e si straccia gli occhi, i capelli che gli ricadono sulle spalle lisci e così sinuosi. Mi incanto un secondo nel vedere la sua figura al mattino. Mi è assolutamente mancato. Subito mi torna il suo volto, mentre invocava il nome di un altro uomo.
    “Cosa stavi sognando?” lo obbligo.
    Lo vedo arrossire fino alle orecchie.
    “N-nulla” cerca di eludere la domanda.
    “Hai chiamato il nome di quel tizio di ieri, voglio sapere che cosa sognavi”
    Il suo viso stupito e imbarazzato mi fanno incazzare ancora di più.
    “I-io..” prova a convincermi con quel suo faccino adorabile, ma stavolta non mi farò prendere in giro.
    “Dimmelo” si stringe le braccia al petto e inizia
    “Ero al bar con Akihito e voleva facessi una cosa nel privè” si stringe le spalle come per rimpicciolirsi, i miei occhi ormai sono due fessure.
    “Cosa?”
    Mi guarda e abbassa lo sguardo, lo vedo alzarsi e prendere una cosa dal cassetto. Un vestito da gatto.
    “Io quello lo ammazzo.”
    “Fermo non hai capito!” urla improvvisamente.
    Mi stupisco nella sua reazione.
    “Voleva che lo indossassi per te che mi aspettavi nel privé. Mi è venuto in mente ieri, quando mi hai detto che volevi sentirmi.. miagolare” la sua agitazione nel ricordare quella scena è esilarante. È sempre stato timido nel parlare di sesso. “Lo avevo comprato due anni fa per il nostro anniversario, visto che ami i gatti, ma alla fine non sono riuscito mai a metterlo. È imbarazzante”.
    Lo avvicino a me mettendogli una mano sulla schiena, ha le mani davanti la faccia, è così carino quando è imbarazzato.
    “Ero io la causa del tuo imbarazzo?”
    Annuisce.
    Sorrido maliziosamente e lo abbraccio.
    “Sono geloso se sogni qualcun altro” dico imbarazzato.
    Mi accarezza la testa “Sono contento”
    “Per questo devo parlare con il tuo capo, il solo pensiero che sei stato a letto con lui, mi fa incazzare”
    Si abbassa su di me e mi bacia
    “Non è per nulla paragonabile a te, tu sei quello che amo. Vado a preparare la colazione.”
    Si allontana verso la cucina.
    Mi sdraio sul letto felice di poter passare la mia vita assieme a una persona che mi ama così tanto.
    “Comunque..” Hiroto si sporge sullo stipite della porta “Era bravo anche lui a letto” facendomi la linguaccia.
    Spalanco la bocca e mi alzo
    “Stronzetto” gli urlo lanciandogli un cuscino.
    Lo vedo correre lontano, ridendo.
    Vederlo di nuovo ridere spensierato come una volta è la cosa più bella del mondo.


    COMMENTO FINALE
    Alla fine sono arrivata a 6 capitoli +1, sono mega felice di aver concluso questa piccola storia e mi mancano già i miei amori :ue: ma probabilmente farò anche uno spin-off sul nostro bell'Akihito.
    Ringrazio chiunque ha letto e leggerà e amerà questi dolci personaggi insicuri e che vivono nell'incomprensione!
    Un bacio e alla prossima!


    PRESTAVOLTO


    Hiroto:





    Personaggio: Sakura di Best Ending

    Seto:





    Personaggio: Onodera di Hitorijime no Jouken (l'amore che non posso nascondere)

    Akihito:





    Personaggio: Murono di Anche domani sarà lo stesso

    Edited by ValeUga - 11/10/2017, 09:57
     
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    Per ora ho letto solo il primo capitolo ma vorrei già commentare. Mi piace molto questo inizio! *^*
    Già adoro Hiroto nei suoi capricci, il suo egoismo così umano, le sue contraddizioni. Lo vedo come una persona che ha tanto bisogno di essere amata, tormentata tra il desiderio di avere Seto tutto per sé e quello di non tenergli le ali legate e impedirgli di spiccare il volo.
    Il gesto con cui l'ha fatto allontanare, che poi gli si è ritorto contro, denota proprio a mio parere quanto fosse schiacciato da questi due impulsi come due treni che viaggiano in direzioni opposte sullo stesso binario.
    Non vedo l'ora di scoprire un po' di più anche Seto, per ora presentato solo tramite i ricordi di Hiroto. E soprattutto sono impaziente di scoprire gli sviluppi di questo racconto! Appena posso leggerò il secondo capitolo. -w-
    Insomma, brava e continua così!
    :tifo:
     
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    Allora faccio prima una piccola precisazione, ieri sera, non mi sono accorta di non aver copiato bene tutta la storia. Quindi al primo capitolo mancava un pezzetto precisamente questo:
    Mi volge un sorriso malizioso, vedo umettarsi le labbra con la
    lingua e il suo sguardo è pieno di una voglia irrefrenabile di
    possedermi. So cosa farà adesso. Mi porterà alla follia con quella
    sua lingua, mi farà dire cose che non voglio, per poter soddisfare il
    suo ego, eppure tutto questo mi fa tornare vivo.
    Si sfila la maglietta e il suo corpo perfetto mi si para davanti,
    deglutisco e mi sento un po' in soggezione. Il mio corpo esile e per
    nulla scultoreo è di certo inferiore al suo.
    “So a che stai pensando” ridacchia “ma questo corpo suadente,
    non ha nulla da invidiare al mio” dice mentre mi sfila boxer e
    pantaloni. “Queste gambe affusolate e così sexy e questa parte in
    mezzo ad esse che freme solo per me” lecca il mio membro turgido
    e perdo il respiro.
    Continua a leccarne lentamente l'asta senza mai metterlo in bocca
    davvero. Le sue dita accarezzano il mio interno coscia lentamente,
    avvicinandosi alla mia entrata che si contrae per questa dolce
    tortura.
    “Cosa vuoi che faccia?” sorride vedendomi in difficoltà.
    “Lo sai” rispondo impaziente.
    Prende in mano il mio membro e passa lentamente con le dita sulla
    punta facendomi ansimare.
    “Ma voglio sentirlo dire da te”
    Sempre il solito sadico, penso.
    Mentre brividi di piacere mi attraversano, balbetto “succhiamelo”.
    Appena entra nella sua bocca, sento la lingua calda avvolgere il
    mio membro eccitato. Le sue dita si avvicinano alla mia entrata e lo
    sento penetrarmi. Nessun preambolo, nessuna dolcezza. Urlo per il
    piacere e il dolore e vengo nella sua bocca.
    “Sei il solito pervertito” dice passandosi la mano sul lato della
    bocca.
    Arrossisco al solo pensiero. Mi sorprendo di come ormai riesca a
    sopportare il dolore e di come esso si trasformi in piacere così in
    fretta, quando sono con lui.
    Le sue dita si muovono dentro di me “Sei ancora così stretto dopo
    tutto questo tempo, Hiroto?” mi schernisce Akihito, scandendo in
    modo sensuale il mio nome.
    Toglie le dita e dal cassetto del comodino prende un preservativo.
    Lo osservo e mi chiedo come faccia una cosa così grande entrare
    ogni volta dentro di me senza difficoltà.
    Mi gira a pancia in giù e mi penetra velocemente. Mordo il cuscino
    per il dolore, non penso che riuscirò mai ad abituarmi ai suoi modi
    bruschi, ma è l'unico modo in cui potrei farlo, senza sentirmi in colpa, senza avere il tempo di riflettere su quel che sta
    succedendo.

    Se ti va di leggerlo almeno è più completo! (Ringrazierò a dovere il mio cellulare :scrolla: )
    Quindi scusa!
    Per il resto sono felice che ti piaccia il mio Hiroto e sì ha bisogno di essere amato! Anche se non vuole far soffrire gli altri!
    Appena pubblico gli altri capitoli faro un up generale u.u
     
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    Appena ho tempo leggo anche quello!
    E sono curiosa di vedere che facce hanno!
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    Va bene! Mi impegno a pubblicare tutto!
    Ps cmq il pezzetto che ho aggiunto è anche gia nella storia ! È verso la fine u.u sarebbe la scena hot con Akihito!
    Non preoccuparti, leggi quando vuoi, gia sono felice che hai letto il primo capitolo **
     
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    Capitolo 3 e presta volto pubblicati!
     
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    Ecco, in effetti in un pezzetto mi era sembrato che ci fosse stato un taglio ma pensavo fosse voluto, che magari volevi lasciare più all'immaginazione. XD
    Akihito comunque ci sa fare eh! :guru:
    Belli i prestavolto! Seto specialmente è esattamente come lo immaginavo!
     
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    Ahah meno male! ci ho messo una vita a scegliere il volto migliore! :rosso: L'unico certo era Hiroto, mi sono innamorata subito del personaggio quando l'ho visto nel manga!

    Si beh essendo un Seme ci deve saper fare :hehe:, meno male mi sono accorta perché strano, ma vero la storia aveva senso anche senza quella pagina, ma per me era importante anche quella :furbo:
    Ti lascio alla continuazione, mentre rifletto su come continuare questa storia :?:
     
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    Anche il capitolo 4 è on!
    Grazie a chiunque leggerà.
    Ps è la primissima volta che faccio un pov! (cambio del punto di vista!) quindi spero sia appropriato e faccia capire anche un po' i sentimenti di Seto
     
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    Ho letto gli altri capitoli!
    Mamma mia ma perché non si chiariscono ancora questi due?? Ad ogni frase che leggo vorrei prenderli e farli scontrare a capocciate fino a PARLARE. x27rd
    Mi piace molto questa storia, il ritmo svelto, coinvolgente. Anche la narrazione in prima persona prende molto e trascina direttamente nei pensieri del protagonista. Il pov di Seto mi è piaciuto tanto, è stato un piacevole intermezzo. Almeno sappiamo che lui non odia Hiroto e che quando voleva rinunciare all'offerta di lavoro in America non era un sacrificio per lui ma piuttosto una scelta ponderata in base a cosa desiderasse di più tra la carriera e il suo uomo.
    Sembra che la loro vita sia fatta di fraintendimenti e paura di ferire l'altro! EDqkz
    Le scene hot sono... beh, hot, mucho calienti. Gnam gnam. 4w67a
    Ps: mi ha fatto ridere quando al punto del buffet c'è scritto che esce il peggio delle persone e tutti fanno a gara per le pizzette stantie. Quanto è vero!!!
    Pps: posso spupazzare Akihito? tumblr_lna2bysWC11qdlkyg
     
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    Ahahah certo! Akihito ha tanto amore da dare u.u
    Anche perché lo trovo un personaggio molto divertente, ma anche serio! Un Po mi spiace farlo vedere poco, anche se diciamo che ha dato il suo contributo :rosso:
    Sì sono abbastanza festini tutti e due! Alla fine non sarebbe difficile risolvere la faccenda, ma invece no!
    Ma le cose facili non ci piacciono :pettegolo:
    Sono contenta che ti sia divertita nella scena del buffet! Ho sempre pensato che sia davvero una guerra ahah
    Per le scene hot! Avevo paura di fare dei pasticci, sono contenta che non sia stato cosi
    Grazie di aver letto! Presto pubblicherò il seguito! **
     
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    Capitolo 5 on!
    Metto un po' di suspence pubblicando domani il finale :yoyo:
     
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    HIROTO!!!
    tuzki_bunny_emoticon_043
    Perché se ne va, perché? ;__;
    Che dolce che è stato questo momento intimo. Sembra davvero di sentire la passione e la tenerezza che condividevano in passato e che in realtà non si erano mai spente. Molto bello, brava! Le scene spinte non sono per niente volgari, anzi.
    Quando Seto gli dice di leccargli le dita ho un attimo avuto un infarto :Q____
    Attendo con ansia il prossimo capitolo!
    :ue:
     
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    CITAZIONE (cosmopolitan @ 10/10/2017, 15:09) 
    HIROTO!!!
    tuzki_bunny_emoticon_043
    Perché se ne va, perché? ;__;
    Che dolce che è stato questo momento intimo. Sembra davvero di sentire la passione e la tenerezza che condividevano in passato e che in realtà non si erano mai spente. Molto bello, brava! Le scene spinte non sono per niente volgari, anzi.
    Quando Seto gli dice di leccargli le dita ho un attimo avuto un infarto :Q____
    Attendo con ansia il prossimo capitolo!
    :ue:

    Ahahahah sto ridendo un sacco per quell' "HIROTO!!!" ahahah
    Dai poverino! Si fida dei sentimenti di Seto, ma la paura non va via con un "Ti amo" u.u anche perché devono parlare sti benedetti figliuoli!
    La scena delle dita, l'ho presa da uno yaoi di cui non ricordo assolutamente il titolo ahahah ma sembrava adatta al personaggio, poi un po' di perversione ci sta :furbo:
    Sono contenta che non siano volgari le scene erotiche, perché ho letto troppe fanfic, con la parola "Cazzo", cioè no. :capricci:
    I tuoi commenti mi fanno sempre un sacco piacere ** :gode:
     
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    Uno, non vedo l'ora di leggere il finale, voglio che ci sia una conclusione per questi due, e voglio conoscerla al più presto. E poi perché se la meritano.
    Due, sei riuscita perfettamente a trasmettere i sentimenti che provano l'uno per l'altro, nel detto e nel non detto suggerito dal passato di entrambi. Merito sicuramente della prima persona, ma anche dell'impegno che ci hai messo nel scrivere la storia. Si vede che sentivi quello che poi sarebbero andati a provare loro nella storia.
    Tre, mi ha coinvolta la storia e in particolare tutti e tre i protagonisti allo stesso modo perché rivedo qualcosa di me, della mia personalità, in tutti loro. Quindi chi per una cosa chi per un'altra me li fa apprezzare tutti allo stesso modo. E quasi mi verrebbe da volere un finale alla visual novel con i vari percorsi della storia possibili e gli annessi finali haha

    Davvero brava, ho letto tutti i capitoli di seguito con piacere. E un certo languorino :shifty:
     
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30 replies since 7/10/2017, 00:21   444 views
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