Diario di Hisoka

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    Hisoka Nakamura





    Ecco a voi il diario del mio terzo pg.
    Anche lui ha tanto da raccontare del suo passato tormentato, povero amore mio! Fatemi sapere cosa ne pensate anche nella sezione dedicata alla coppia Rei x Hisoka.
     
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    Hisoka Nakamura

    ♣ Uomo ♣ 26 ♣ Omosex ♣ Seme ♣ Sheet
    Ci sono alcune cose nella vita che sono inevitabili, che nemmeno a saperle in anticipo si possono eludere.
    Ad esempio la morte, ad esempio il proprio destino.
    Sono nato il 12 Luglio del 1991 e sulla mia testa pende una maledizione data dal sangue, data dalla mia stessa esistenza.
    Non sono destinato ad avere affetti, non sono destinato all'amore e anzi nemmeno mi interessa a dire la verità.
    In questo momento della mia delicata vita ci sono due cose che mi interessano davvero: proteggere e rendere felice mia madre e punire tutti coloro che vanno contro la mia morale.
    Abito nel quartiere di San'ya, una delle peggiori viste del paesaggio giapponese. Un ammasso informe di degrado e delinquenza, mescolato con le peggiori personalità reiette del mondo civilizzato.
    Mia madre non si è potuta laureare, non si è nemmeno potuta innamorare mai di qualcuno per cui valesse la pena, perché ha deciso di far nascere me, Hisoka Yamada. Figlio di un bastardo che ha deciso di dare il colpo finale a mia madre riconoscendomi e dandomi il suo cognome.
    Avrei preferito mille volte non essere nato a volte pur di non vedere quello sguardo che mia madre mi rivolge ogni giorno.
    Non bastava infatti che fossi stato procreato dalla stessa persona che ha ucciso i miei nonni e stuprato mia madre davanti ai loro cadaveri, no! Quel fottuto maiale ha richiesto al tribunale un'ingiunzione per le visite parentali in carcere una volta al mese. Lo stronzo ha deciso come giorno il 12.
    La rabbia è così forte in me che sento davvero di essere collegato con quell'uomo, sento davvero che il mio destino è quello di essere come lui un giorno, ma finché posso cerco di non pensare a quel destino inevitabile.
    Eppure i guai mi hanno inseguito fino a quando io ne abbia memoria e anche adesso forse sono in una situazione più grande di me che non possono gestire.
    "Satoru-san, ti prego basta"
    Non mi spezzerà mai, mi ero ripromesso, ma non è così che è cominciato tutto, non è così che io mi sono umiliato.
    Si deve andare indietro di almeno un anno per vedere come quest'uomo si sia insinuato nella mia vita approfittandosi dei miei bisogni e dei miei punti deboli.

    Nelle notti primaverili, quando la scuola è appena agli inizi e non c'è mai il problema di pensare allo studio (non che in realtà io me ne preoccupi avendo una memoria eidetica), mi diletto a fare delle ronde assieme al mio "bastone della giustizia". Non è nulla di che, è una mazza ferrata a cui sulla parte superiore ho legato strettamente del filo spinato per poterne massimizzare gli effetti dolorosi.
    Cambio sempre zona, per sorprendere quei farabutti, ladri e molestatori in tutte le zone malfamate di Tokyo, attorno al San'ya.
    Ancora una volta le urla di una ragazza che chiede aiuto in un vicolo, mi attirano come l'ape al miele.
    Anche se ho 15 anni sono abbastanza alto e in forma, tanto da superare in forza molti uomini anche più grandi di me. Non va sempre bene, capita a volte che io torni a casa leggermente contuso, ma di solito il sangue che ho sulle mani è per la maggior parte degli altri.
    Corro verso il punto in cui sento quella voce piena di paura e terrore. La scena che mi trovo davanti è disgustosa.
    Un uomo sulla quarantina che immobilizza una ragazza per i polsi e con la mano libera cerca di alzarle la gonna, avendo ormai i pantaloni aperti e un'erezione scoperta.
    Ancora una volta solo perché una donna si veste in modo un po' più appariscente, questi uomini si sentono in diritto di agire pensando che se lo cercano.
    Mi avvicino a grandi falcate e mi posiziono dietro quell'uomo intento a immobilizzare la ragazza indifesa.
    La mia mazza ferrata si leva verso l'alto. mentre faccio un mezzo giro su me stesso, prendo questa piccola rincorsa prima di sferrare il colpo.
    Il ferro fende l'aria emettendo un piccolo swish e poi con metà della forza di cui sarei capace, colpisco la parte molle del fianco dell'uomo che per la brutalità con cui viene colpito rimane incastrato con la pelle e la maglia nel filo spinato.
    Senza attendere un attimo attiro verso si me la mia arma, lacerando la maglietta e allo stesso tempo l'epidermide molle dell'uomo.
    Le urla che emette sono paradisiache.
    Si accascia a terra liberando la donna, che intimorita dal mio sguardo demoniaco fugge senza nemmeno ringraziarmi.
    Non gliene do una colpa, alla fine è facile pensare di essere capitati dalla padella alla brace, vedendomi, ma almeno adesso è salva.
    Torno a fissare il mio nuovo amico di giochi; avremo un po' da fare insieme.
    La pancia prominente sporge da quell'indumento distrutto dalla mia furia e macchiato di sangue.
    Respira a fatica, probabilmente ho colpito qualche organo interno, spero in qualche emorragia interna, visto che questo sarebbe il minimo.
    L'oni
    Riesce a sussurrare vedendomi e questo crea in me un moto di ilarità quasi spontaneo.
    Sono abbastanza famoso per essere un demone che colpisce senza pietà chiunque gli si pari davanti. Sono famoso come giustiziere a capo di una banda di ragazzi del ghetto malfamato in cui abito. Preferisco però lavorare da solo, anche per questo la mia popolarità è alle stelle. Anche i bambini inneggiano alle mie gesta nelle loro filastrocche, anche i bambini raccontano favole inquietanti sulla mia leggenda.
    Mi conosci e comunque hai deciso di venire nelle mie zone? Sei stupido oltre che grasso.
    Dico mettendo un piede e rigirandolo sulle ferite appena inferte. Grugnisce per il dolore come il maiale che è.
    Cerca di liberarsi strisciandolo lontano, ma il dolore gli impedisce di razionalizzare il fatto che è spacciato visto che mi ha incontrato.
    Dalla spalla faccio scendere la mia mazza permettendogli di avere una rincorsa abbastanza veloce creando un piccolo cerchio in aria, prima di dare un colpo secco sull'asfalto, dove si trova la mano dell'uomo.
    Colpisco il dorso così violentemente da vedere le dita ritorcersi in un movimento innaturale verso l'alto.
    Anche quando sollevo l'arma rimane per qualche secondo immobile prima di ricadere a terra quasi esanime.
    Il latrato di un anima macellata all'inferno che mi rimbomba nelle orecchie, mi fa sentire vivo.
    Se mi conosci, sai che c'è un gioco che mi piace fare. Dimmi i tuoi peccati e sarai redento”.
    Aprendo le braccia come se fossi San Pietro che accoglie le anime perdute e che si sono pentite dei loro peccati.
    N-non ho fatto nulla, era una puttana quella.”
    Il tono dell'uomo è convinto e pieno di astio per quella donna. Gli mostro la mia delusione scuotendo la testa e sporgendo il mio labbro inferiore, fintamente intristito.
    Faccio finta di andarmene e questo lo risolleva visto che sento chiaramente il suo sospiro di sollievo, quello che però non sa è che il dolore quando è inaspettato è ancora peggiore.
    Ridendo tornò indietro di corsa e a qualche centimetro dalle sue gambe faccio un salto verso l'alto atterrando poi sulla parte interna del ginocchio.
    Sento sotto la pianta dei piedi il cambiamento di livello per la rottura, mentre quella gamba piegarsi in un riflesso incondizionato verso l'alto.
    Dondolo un po' in equilibrio su quel menisco rotto, sentendo il dolce rumore che fanno le ossa quando si disintegrano.
    Crick crock, crick crock.
    Musica soave gentile, mista ai singhiozzi dell'uomo che soffre per il dolore che gli ho causato.
    Canticchio soddisfatto per il lavoro che sto svolgendo, non penso ci sia cosa migliore che restare calmi in queste situazioni, come se fosse del tutto naturale quello che sto svolgendo.
    Scendo dalla sua gamba, lasciandomi cadere all'indietro e causando nuovo dolore. Mi sposto verso la faccia di quell'uomo.
    Cerca di respirare, ma ogni movimento gli provoca dolore, ogni singhiozzo fa sanguinare di più la ferita al fianco e ogni respiro fa strusciare la sua gamba rotta sull'asfalto rendendo tutto così angosciante.
    Hai cambiato idea?” sussurro guardandolo di sbieco e facendogli gli occhi dolci e innocenti da adolescente.
    Ho stuprato sei donne in tre mesi, ma se lo meritavano tutte quelle troie.” soffia sfidandomi tra le lacrime, il modo in cui pronuncia queste parole è paradossalmente calmo e compiaciuto.
    Questo non aiuta a fermare la mia rabbia, che ora è arrivata ai limiti storici. No, i molestatori non li sopporto proprio.
    Ha confessato vantandosi del suo operato, dando la colpa alle vittime che in realtà ora saranno solo povere ragazze spaventate che non avranno nemmeno il coraggio di uscire di casa. Se poi avranno provato a denunciare il crimine, si saranno trovate uomini della polizia che non gli avranno dato nessun credito, visto che sono solo donne dei quartieri poveri.
    Scrocchio il collo e metto un piede sulla testa di questo cinghiale in calore.
    Le hai prese da dietro? Lei hai guardate in faccia mentre venivi? Parla maiale.” sputo infuriato.
    Faccio pressione sentendo la sua faccia affondare nell'asfalto accidentato e ruvido.
    Biascica qualcosa, ma nemmeno mi interessa quello che ha da dirmi.
    I pantaloni erano già quasi calati, quindi farò davvero in fretta, non dovrò nemmeno lottare contro la cinghia dei suoi pantaloni.
    Passò la mia mazza da baseball sul bordo di essi, forzandoli a scendere al di sotto delle natiche e faccio lo stesso con l'intimo che ha sotto.
    Lo libero avvicinandomi al cassonetto del vetro da dove scelgo la bottiglia con il collo più lungo per poi tornare soddisfatto da lui, che si è distratto nel mentre, provando a rialzarsi le braghe con la mano sana.
    Mi metto a cavalcioni su di lui all'altezza delle gambe e imprigiono quella mano sotto il ginocchio facendo anche pressione per fargli provare dolore.
    L'altra è così ridotta male che non riesce nemmeno a muoverla e me ne beo apertamente, fissando quel gonfiore livido e pieno di tagli per colpa dell'asfalto ruvido.
    Con la pressione della mano sulla schiena lo tengo fermo sull'asfalto mentre con l'altra prendo in mano la bottiglia.
    Vuoi provare cosa hanno dovuto sopportare quelle donne? Vuoi diventare la mia troia?
    Il suo sguardo è pieno di terrore e le lacrime che escono in quel secondo sono di supplica, promettendo che non lo farà mai più, giurandomi di cambiare. Prova a divincolarsi, ma ogni movimento è puro e immenso dolore.
    Hai ragione forse sto esagerando.” mi muovo lentamente verso l'alto, cercando di alzarmi da lui.
    Si gira per respirare tranquillizzato dalle mie parole e nuovamente agisco a sorpresa, perché il mio sadismo è anche psicologico.
    Lo penetro con forza con quella bottiglia di liquore dal collo particolarmente lungo, sentendo la resistenza delle sue membra attorno a quella propaggine non lubrificata. All'interno si riversano le poche gocce del liquido che conteneva che devono bruciare come lava in quell'interno lacerato.
    Il suono dello stridio della voce rimbomba in quel vicolo stretto e quasi mi eccita sentire questa melodia spettrale graffiarmi l'interno del cranio.
    Mi alzo e spingo quella bottiglia con il piede dentro quell'uomo, che ormai è un insieme di latrati e gridi.
    Prendo il suo cellulare dalla tasca e chiamo la polizia. Quell'uomo confesserà ogni crimine, senza nessuna fatica, pur di non rivedermi più, pur di stare in un posto sicuro lontano da me.
    Ti ho spanato il culo per quando sarai in carcere, dovresti ringraziarmi. Fa male solo la prima volta”.
    Rido ed esco dal vicolo, battendo la mia mazza al muro e canticchiando le filastrocche sull'Oni di San'ya.
    Un'altra giornata fruttuosa, un altro delinquente che ha ricevuto il trattamento che merita.
    Vuoi guadagnare qualche soldo extra, ragazzino?
    La voce flessuosa e sinuosa senza nessuna intonazione particolare, mi imbecca a qualche metro da quel vicolo.
    Mi giro, un uomo si sta sporgendo dal finestrino di una limousine e mi sorride bonario.
    Sulla quarantina, biondo, aspetto curato. Quando i ricchi passano in queste zone vogliono solo due cose e io non sono disposta a dargli nessuna delle due.
    Non voglio dare il mio culo per qualche Yen, quindi smamma, prima che la tua bella macchina diventi un rottame”.
    Lo sento ridere serenamente
    Non è quello che desidero da te, voglio solo conoscerti”.
    Annuisco fingendo di credergli.
    Fammi indovinare, prima mi porti a casa tua, poi guarda caso ci sono dei lavoretti da fare in piscina in mutande e mi darai dei soldi per farmi mettere a 90 ogni volta che potrai. No, grazie.
    Ripeto con veemenza, non sono interessato a fare la fine della metà dei ragazzi del San'ya che si prostituiscono per denaro. Ammetto anche di essere vergine e anche se mi piacciono gli uomini, non ho intenzione di farmi violentare come il tizio del vicolo, né sinceramente ho voglia di essere preso da dietro in generale.
    Tua madre lo sa quello che fai le ronde? Oppure anche lei è una prostituta di queste zone?
    Allungo il braccio e porto la mia mazza a qualche centimetro dalla faccia di quell'uomo e lo guardo con rabbia.
    Puoi ripetere?” lo incito.
    Non si scompone, non sembra spaventato dalla mia minaccia velata di spaccargli la faccia.
    Quindi tua madre è una donna delle pulizie. In questa zona le persone hanno poche possibilità di fare un lavoro da sogno.
    Mi lancia una mazzetta che nemmeno raccolgo, anche se ho bisogno di quei soldi, non perderò mai la mia dignità abbassandomi per ottenere qualche spiccio.
    Quello è quanto ti offro per cenare con me, solo cenare e poi sparirò. Prendilo come gesto di filantropia, scegli te il posto e io ti ci porto. Puoi portare anche quell'arnese che tanto ti piace sfoderare. Dentro i soldi c'è il mio biglietto da visita, pensaci.
    Prima di scomparire dietro la curva di quell'isolato.

    Maledico ogni giorno di aver raccolto quei soldi, maledico ogni secondo la mia stupidità di adolescente per aver creduto di avere la situazione in mano.
    Basavo troppo le mie qualità sulla mia forza fisica e sulla mia intelligenza superiore rispetto ai coetanei, eppure dovevo capire che quell'uomo era uno spirito affine al mio. Amava dominare e sottomettere il prossimo fino a che non strisciava e supplicava per il dolore che lui stesso infliggeva.
    Satoru Ikaru. Imprenditore nel settore abbigliamento, 37 anni con la mania del bdsm.
    Mi entrò nella testa come fanno quei tarli nel legno, prima fingendosi interessato alla mia vita e poi colpendomi ai lati come fossi stato un plotone male organizzato.
    Ironico come la mia prima volta in assoluto in cui ebbi a che fare con il sesso, non fu molto diverso da quello che dovette patire mia madre quando mi concepì.
    In quel momento mi sentì sporco e umiliato, ferito nell'anima, inerme.
    Aveva aspettato un mese prima di sentirmi dire
    Posso anche accettare qualcosa di più per i soldi che mi dai”.
    Nel momento stesso in cui era germogliata quella idea nel mio cervello, lui aveva vinto, lui mi aveva piegato.
    Mi portò nel vicolo più sudicio del San'ya e mi fece inginocchiare davanti a lui.
    Aprì i suoi pantaloni mostrandomi il suo membro ancora a riposo. Mi prese con forza i capelli e ci avvicinò la mia faccia.
    Eccitami e fammi venire e avrai il triplo di quello che ti do di solito”.
    In quel momento mi sentivo completamente sottomesso al suo volere, mi sentivo come in obbligo di fare quello che mi chiedeva, non per i soldi che mi dava, c'era qualcosa di più. Temevo le ripercussioni che avrei avuto se avessi evitato di fare quello che mi chiedeva, temevo qualcosa che in realtà potevo con la mia forza fisica evitare, eppure aveva legato un cappio al mio collo e io non riuscivo a liberarmi.
    Leccai quell'asta, sentendo l'odore della sua acqua di colonia che era sempre prepotente su di lui. Il sapore salato di bagnoschiuma e chissà che altri prodotti, mi fece per un attimo fermare per il disgusto.
    La mia lingua si muoveva su quel membro che non sembrava volersi eccitare sotto le mie cure. Non ero in grado di fare un pompino, perché era la mia prima volta, ma non avrei mai detto nulla del genere, poteva piegarmi, ma non spezzarmi.
    Appena lo presi del tutto in bocca, sentì le reazioni di Satoru-san e finalmente dopo un lavorio intenso, lo sentì ingrossarsi.
    Era più grande di quanto pensassi e allora mi allontanai, ma lui aveva un'idea ben diversa in testa.
    Trattenendomi per i capelli, portò la mia testa verso di lui, facendomi penetrare la sua eccitazione nella gola, tanto che ebbi un piccolo spasmo, come una specie di conato di vomito, ma resistetti.
    Queste belle lacrimucce sono per me? Non dovevi.” mi schernì in preda agli ansimi.
    Non mi permise di fare altro e con la mano gestiva la profondità e la velocità con cui muovere la mia testa sulla sua asta.
    Dava colpi di bacino forti appena entrava del tutto in me facendomi anche sentire dolore alle parete finale della gola, ma non potevo morderlo, non potevo fare nulla se non assecondare quei gesti, fino a che non sentì quel liquido caldo scendermi lungo l'esofago.
    Si sistemò i pantaloni e poi mi lanciò il mio compenso, come si fa con una volgare prostituta. Non mi chiese nemmeno se avevo bisogno di un passaggio e ripartì per tornare a casa.
    Avevo ancora quella sensazione dolorosa nella gola che mi bruciava ogni volta che provavo a deglutire.
    Mi asciugai le labbra con il dorso della mano e corsi verso casa.
    Vomitai l'anima in bagno, soffrendo a ogni conato, soffrendo a ogni ansimo per lo sforzo di obbligarmi a quel gesto.
    Non volevo avere nel mio corpo nulla che fosse di quell'uomo, non volevo appartenergli nemmeno per un attimo di più.
    Eppure continuai a vederlo, perché mi servivano i soldi, perché vedendo quelle banconote, mia madre mi abbracciò. Avevamo un debito con la banca e potevano portarci via la casa e con quei soldi avremmo potuto saldarlo.
    Una vittoria agrodolce alla fine. Eppure c'era anche un recondito desiderio in me, che mi portava a seguire quell'uomo in qualunque sua follia. Volevo essere punito per la mia esistenza scomoda, volevo che lui mi portasse al limite dell'umano, volevo che mi trattasse come quel mostro che sono e mi facesse soffrire sempre di più.
    Si è preso tutte le miei prime volte.
    Al mio primo amplesso ero legato a un letto. Le braccia aperte, appeso agli stipiti del baldacchino con delle fascette mentre mi obbligava a stare inginocchiato con le gambe chiuse. I movimenti erano limitati, ma a lui non importava se io godevo, non importava nemmeno se io provassi dolore a sentire le braccia tirate allo stremo quasi a sentire la dislocazione della spalla.
    Lui voleva solo che io gli offrissi la mia erezione e lo penetrassi.
    Mi aveva eccitato con cura, fino allo stremo e poi mi aveva lasciato un'ora in quella posizione, finché le mani non iniziarono a formicolarmi per la morsa delle fascette stringi-cavo che laceravano i miei polsi a ogni movimento.
    Mi faceva vedere come da solo si preparava, dicendomi che avrei dovuto ricordarlo, per la prossima volta, facendomi pregustare quello che poi sarebbe successo con descrizioni eccitanti.
    Fu atroce invece. Si penetrò con lentezza facendomi sentire gli spasmi del suo interno caldo, morbido e lubrificato, ma non si muoveva mai abbastanza velocemente per potermi far ansimare dal piacere.
    Era come una tortura psicologica. Ogni volta che provavo a entrare più velocemente il lui, il sangue mi colava sulle braccia e sentivo il bruciore su ogni muscolo del mio corpo. Le spalle facevano così male che alla fine mi arresi a supplicarlo di muoversi più velocemente per farmi venire.
    Fu la prima di molte sue vittorie quella.
    Peggiorò ogni giorno. Da frustini in cuoio passò al gatto a nove code uncinato. Dalle fascette passò al filo spinato o alle catene.
    Anche oggi dopo avermi fustigato fino a farmi avere la schiena color cremisi, non si sentiva soddisfatto.
    Giochiamo alle domande oggi, Hisoka
    Mi sono ritrovato legato con le braccia alla schiena da delle catene, con le gambe legate ognuna a un'estremità diversa della sedia aperte in modo indecente.
    Ancora una volta non voglio arrendermi, ancora una volta non l'avrà vinta su di me. Così mi ripeto ogni volta, ma sono certo che sia così?
    Quante volte ti sei masturbato pensando a me questa settimana?”.
    Faccio una smorfia contrariata.
    Piuttosto che masturbarmi pensando a te, mi scoperei una donna”.
    La sua faccia mi comunica tutto il suo finto stupore, mettendo una mano sulla guancia e formando una piccola “o” con la bocca.
    Prende dalla mia sacca una sigaretta e se l'accende aspirando lentamente.
    Non capisco cosa abbia in mente e quando mi rendo conto di quello che sta per fare ormai è troppo tardi.
    La punta incandescente viene appoggiata lentamente su di me e quell'astina bianca viene fatta ruotare tra le dita per continuare quella piccola tortura nella pelle dell'interno della mia gamba a metà coscia.
    Risposta sbagliata
    Il bruciore che sento è paragonabile all'essere infilzato da un milione di aghi nello stesso punto e anche se localizzato si espande in tutta la pelle circostante, facendomi ringhiare per il dolore.
    La parte lesa inizia a pulsare in modo atroce e non posso nemmeno muovermi. Il cerchietto di pelle bianca e in certi punti nera a causa della cenere della sigaretta, sembra quasi una specie petalo di rosa bianca appassita, ma fa lo stesso effetto delle spine di quel fiore.
    Seconda domanda: cosa sono io per te, Hisoka?
    Soffio tra i denti cercando di trattenere il dolore, cercando di non farmi sottomettere da quell'uomo inginocchiato tra le mie gambe che gioca con quel filtro spento e che sono certo riaccenderà presto.
    Uno stronzo pedofilo che pensa di potermi spezzare con un giochino simile”.
    Scuote violentemente la testa.
    Tesoruccio, perché vuoi che io segni la tua bellissima pelle? Vuoi appartenermi per sempre per caso?
    Lo guardo truce, mentre nuovamente riaccende la sigaretta nella sua mano e stavolta la spegne all'interno della mia coscia in uno dei punti sensibili, avvicinandosi più pericolosamente verso il centro.
    Saltello sulla sedia, sentendo sia il dolore per quella sferzata incandescente, sia il bruciore alle spalle per i graffi che si sono aperti nuovamente a causa dell'asperità di quella sedia vecchia e logora.
    Sono certo che abbia scelto apposta questa sedia per massimizzare il dolore, come ha scelto apposta le catene perché non potessi rompere in nessun modo quel cappio attorno ai miei polsi, preso dall'adrenalina del dolore.
    Chi sono io per te Hisoka?” stavolta il suo tono è perentorio e senza nessuna inflessione giocosa. Vuole sapere la risposta, vuole che mi pieghi, vuole che io mi spezzi.
    Rido come se nulla fosse e muovo la testa facendola dondolare tra le mie spalle e canzonatorio esclamo
    Un molestatore sadico e bastardo che si fa scopare il culo sfondato che si ritrova da un quindicenne”.
    Questa risposta non gli piace affatto. Riesco a vedere pulsare la vena della sua tempia per questa mia insubordinazione prolungata e senza freni.
    Spegne nuovamente la sigaretta all'interno della mia gamba dell'incavo del mio osso pelvico.
    Stavolta non riesco a trattenere un urlo disperato per la vicinanza con i miei genitali. Ho sentito chiaramente il calore di quella sigaretta lungo la mia asta e potrei giurare che abbia fatto apposta in modo da strisciarla così vicina ad essa.
    Respiro affannosamente e un liquido caldo scende dai miei occhi senza accorgermene, non riesco a controllare quelle lacrime che mi umiliano di fronte a Satoru-san che finalmente sembra soddisfatto della mia reazione.
    Chi sono io per te, Hisoka?
    Ripete ancora una volta, senza nessuna inflessione e fissandomi nei miei occhi lucidi, ma questa volta ho paura di rispondere, so quale punto vuole colpire e non so se sono pronto psicologicamente a quel dolore.
    Un vecchio pervertito
    Non riesco a trattenere la mia indole battagliera però, sto piangendo, ma non avrà mai la mia totale resa.
    Purtroppo la risata che gli sento fare è così inquietante che mi pento subito di quello che ho detto.
    Accende una nuova sigaretta e si avvicina al mio membro che per il dolore è del tutto a riposo.
    Dopo averlo leccato leggermente fino a farmi eccitare, lo asciuga dalla saliva con la manica della sua camicia costosa.
    Peccato era proprio un bel pene”. Fintamente intristito.
    Sento avvicinarsi il calore della sigaretta sulla mia asta e quando è abbastanza vicino da quasi scottarla il dolore è atroce. Non posso immaginare come potrebbe essere se mi toccasse.
    "Satoru-san, ti prego basta, ti prego".
    Dico tra i singhiozzi, cercando di non sentirmi ancora più ferito nell'orgoglio.
    Mi sento umiliato, svirilizzato e in piena crisi di pianto per lo più.
    Non avevo più fatto una cosa simile da quando a otto anni conobbi mio padre in carcere, dovetti diventare forte e il primo passo era smettere di frignare come un bambino.
    Chi sono io per te, Hisoka?
    Stringo i pugni dietro la schiena fino a sentire l'intorpidimento delle dita
    I-il mio padrone, il mio unico e vero padrone, quello che mi ha domato e mi ha reso suo schiavo. L'unico che posso scopare, l'unico che voglio scopare. Io senza Satoru-san non sono nulla, non esiste nessuno migliore di lui come persona e come amante”.
    Ripeto la cantilena che vuole sentirsi dire quando devo rispondere a quella domanda, cerco di dirlo nel modo più orgoglioso possibile e senza una nota di amarezza, ma la realtà è che fa male. Sento come una stretta alla base dello stomaco per quello che devo sopportare quasi ogni giorno, quando desidera sfogare il suo sadismo su qualcuno e mi domina con quel dolore lacerante.
    Mi accarezza la guancia e finalmente mi sorride in modo dolce.
    Bravo bambino, ora ti slego e ti disinfetto le ferite, poi faremo sesso dolcemente e ti farò venire dentro di me, ok?
    Annuisco singhiozzando, ormai piegato al suo volere, il dolore alla gamba sinistra a causa delle bruciature è continuo. Le mie gambe tremano invece per la paura, perché è stato così spaventoso quel dolore durante l'eccitazione che non vorrei mai più rivivere una cosa simile.
    Come può chiamarsi dominazione questa? Come può credere che per spezzare una persona bisogna usare la violenza? So che sta abusando di me, so che non sono il suo sottomesso, ma il suo schiavo eppure non posso rifiutarmi di seguire questa follia.
    La pelle delle bruciature si sta gonfiando e sta diventando gialla a causa delle secrezioni di pus date dalle ustioni di secondo grado.
    Mi libera da quella sedia e la prima cosa che fa il mio corpo è ricadere in avanti come morto.
    Lo stress quasi mi impedisce di alzarmi e raggiungere il letto, dove mi rannicchio, cercando di calmare il tremore alle mani. Cercando di fermare quelle lacrime che sono cosi dolorose.
    Satoru-san diventa davvero molto buono con me dopo che arriva a questi limiti paradossali.
    Mi disinfetta sempre le ferite con dolcezza, facendomi provare il minimo dolore possibile, poi dipende dalle volte.
    Alcuni giorni mi fa venire usando la bocca, altre volte se ha voglia facciamo sesso con lui sopra di me. Ovviamente io non posso muovere un muscolo, solitamente perché non lo permette, ma il più delle volte è perché il mio corpo non ha la forza fisica nemmeno per riuscire a fare il più minimo movimento.
    Ho sempre pensato che la mia forza fisica fosse abbastanza, ma non lo è quando ti ritrovi appeso per i polsi senza toccare terra per anche quattro ore, non quando ti viene negato per venti volte l'orgasmo, non quando ti vengono lacerate la schiena e le spalle con un gatto a nove code uncinato.
    Anche se è gentile con me per quei pochi attimi, non importa perché quello che mi fa sentire di essere è qualcosa che mi umilia ogni secondo. Sono la sua puttana, sono il ragazzino che si prostra davanti a lui insanguinato per prendere qualche yen che può togliere a sua madre il peso della colpa di essere nato.
    Prima o poi potrò permettermi di darle tutto quello che desidera, prima o poi potrò scusarmi per essere il mostro che sono.
    Prima o poi sarò libero di essere quello che sono davvero e dimenticare tutto questo.

    «Save me from myself don't let me drown.»


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