Elias, chino su di lui, lo guardò per qualche minuto, perso nei suoi occhi lascivi, gemere mentre si toccava, con i capezzoli duri per il piacere e i lunghi capelli abbandonati da un lato; allungò una mano per toccarli prendendoli tra le dita e li sentì fini come la sabbia del deserto. Poi la mano si spostò sull'addome per saggiare la pelle liscia e la consistenza della sua carne. Sì, continua a toccarti così, gli disse Elias, mentre io marchierò il tuo corpo per impedirti di fare l'amore con Greg un'altra volta. E così dicendo affondò il volto tra le gambe di Edward e cominciò a succhiarne l'interno coscia, proprio là dove la pelle era più delicata e chiara. Divaricandogli le gambe leccò e succhiò tutta la zona intorno al pene lasciando innumerevoli ed evidenti segni rossi al passaggio della propria bocca.
Dopodichè, sempre più in preda ad una lussuria feroce che non lo faceva ragionare, si avventò sui testicoli piccoli e sodi risucchiandoli completamente all'interno della bocca. Dopo averli succhiati a lungo alzò un attimo il viso e disse: Sono colmi di sperma, da quanto tempo non eiaculi per bene, Edward? Te li svuoterò completamente a forza di orgasmi, rimarranno sfibrati come il resto del tuo corpo . E guardandolo in modo voluttuoso si avventò sul grazioso membro del ragazzo. Cominciò a leccarne la punta già umida insinuando la lingua nell'uretra e premendo un po' mentre le mani andavano su e giù sulla pelle vellutata per soddisfarlo su tutta la lunghezza. Dopo aver scoperto il più possibile la parte rosea del membro, arrivava la bocca che massaggiava con le labbra e la lingua le parti sensibili ormai allo scoperto. Ogni zona erogena del pene veniva stimolata da Elias che sapeva esattamente dove andare e come leccare.
Improvvisamente cominciò a succhiarlo lasciandoselo scivolare tutto all'interno della bocca e aumentando il ritmo mentre il capo andava avanti e indietro per far godere il ragazzo ai massimi livelli. Intanto le mani si erano spostate sul petto del giovane in cerca dei suoi capezzoli; aveva un desiderio irrefrenabile di toccarli e di farlo gemere così forte da farne riecheggiare il suono fin nelle valli più profonde.

In preda all’eccitazione, Edward trasalì nell’udire le parole di Elias. “Fare l’amore” non era una definizione che avrebbe mai associato a Greg, ma non ebbe modo di dirglielo in quel momento.
Si vide spalancare le gambe dall’uomo che cominciò a torturare di piacere ogni centimetro della sua pelle nelle zone più sensibili dell’interno coscia e dell’inguine senza però arrivare subito al pene. Si contorse molte volte sotto i tocchi di quella lingua esperta.
Tentò inizialmente di soffocare i propri gemiti con le mani ma era completamente inutile, tutto ciò che provava sembrava volesse essere liberato con violenza, pena il rischio di venire dilaniato dalle sue stesse emozioni.
Ad un tratto fu quasi sul punto di supplicare Elias di prenderglielo in bocca, quando questi cominciò a succhiarglielo.
Per Edward era la prima volta, nessuno dei suoi ex amanti etero, goffi ed inesperti, era interessato a praticare la fellatio.
Si contrasse di scatto sollevandosi verso Elias che era chino su di lui e lo stava divorando, per poi ricadere all’indietro in quella nuvola che erano i suoi capelli, ormai asciutti sotto il sole che si stava facendo caldo.
Poi l’uomo insinuò la lingua sulla punta sensibile insistendo in quel punto, ed il piacere fu così intenso da farlo quasi svenire. Edward non riusciva a stare fermo, si contorceva gemendo incontrollabilmente , inarcando a tratti la schiena ed esponendo così i capezzoli turgidi alle dita di Elias che ora avevano preso a vagare per il suo petto.
Si sentiva eccitato come non mai, il suo membro pulsava nella bocca del berbero e sentendosi quasi venire gli afferrò il capo per farlo aderire ancora di più a sé, in preda ad un delirio sessuale assoluto.
Ormai i gemiti si erano trasformati in urli ed un senso di perfezione sospesa nel tempo si diffuse nel suo petto; non faceva che ripensare al controllo che stava perdendo irrimediabilmente, un po’ come quando si muore, e ci si abbandonò: lasciò che la voce uscisse libera e invadesse il deserto in ogni anfratto, che il sudore e la sabbia lo sporcassero – lui granello fra i granelli –, che lo sperma scaturisse improvviso dal suo pene (non si curò nemmeno di far scansare Elias venendogli direttamente in bocca) e che calde lacrime pesanti inondassero i suoi occhi per poi rigare viso e tempie e perdersi anch’esse su quell’umida riva.
Quello era stato l’orgasmo più bello della sua vita e lo aveva lasciato in preda ai singhiozzi ed ai tremori, disarmato e senza più difese.