La notte di Natale

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  1. Andry01
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    Ho iniziato questo racconto durante la notte scorsa. Inizialmente doveva essere un breve racconto natalizio, ma man mano che scrivevo e diventato così lungo che ho deciso di dividerlo in più parti che caricherò nei prossimi giorni. Se poi dovesse piacere può anche darsi che ne realizzi un sequel. Nella speranza che piaccia, vi auguro buona lettura.

    La notte di Natale



    INDICE:
    Capitolo 1
    Capitolo 2
    Capitolo 3

    Capitolo 1


    Era la viglia di Natale. Mentre le campane delle chiese suonavano festanti la nascita del Salvatore e nelle case le persone si riunivano intorno all'albero scambiandosi e scartando i regali, Giacomo stava facendo rientro a casa dopo una passeggiata serale. Per lui quella era una serata come tante le altre; anzi per lui era la più brutta serata dell'anno. Giacomo odiava la vigilia di Natale. E pensare che da bambino tanto l'aveva amata. Il grande albero nel centro della sala con tutte le sue palle e le luci colorate. I pacchi regalo sotto di esso tutti avvolti in splendide carte natalizie e i loro nastri e fiocchi. Il profumo nell'aria di dolciumi e quella tipica atmosfera natalizia. La lunga attesa che giungesse Babbo Natale con i suoi doni... Tutti ricordi del passato che Giacomo cercava di scacciare dalla sua mente. Sì, da bambino Giacomo adorava la vigilia di Natale. Ma da quando nella notte di Natale i suoi genitori rimasero uccisi in un incidente stradale Giacomo ha smesso di amarla ed ha iniziato ad odiarla. All'epoca Giacomo aveva solo quindici anni ed ora ne ha diciannove ma ancora quell'odio continua ad essere presente nel suo cuore. A lui poco importava se gli altri stavano festeggiando; tornato a casa si sarebbe sicuramente messo a guardare un po' di televisione o a lavorare un po' al computer. Probabilmente avrebbe terminato la serata con una sega e poi si sarebbe messo a letto a dormire tranquillo.
    Una folata di vento freddo gli scompigliò i capelli biondi e lo fece rabbrividire. Mancavano pochi isolati e sarebbe finalmente tornato a casa. Non aveva una particolare fretta ma per far prima decise di tagliare la strada passando per un giardinetto pubblico. Quella decisione, presa così senza motivo, gli avrebbe cambiato per sempre la vita. Ma questo lui non lo sapeva.

    La sua attenzione venne attirata dal vociare di alcuni giovani in un angolo del giardinetto. "Sono già ubriachi..." pensò "Ma sì fate bene voi a festeggiare tanto sicuramente siete tutti figli di papà che possono permettersi di fare baldoria dalla sera alla mattina. Drogatevi e ubriacatevi pure; tanto se poi sfasciate un'auto, mettete incinta una ragazza o venite multati per aver pisciato in pubblico ci pensano i vostri adorati paparini a risolvere tutto. Con l'esborso di una modica cifra di denaro l'auto sarà riparata, la gravidanza interrotta e la multa cancellata. È così che va il mondo..."
    Ma man mano che si avvicinava al punto da dove sentiva le grida Giacomo si accorse di essersi sbagliato. Non erano dei giovani che avevano troppo alzato il gomito ma dei giovani che stavano prendendosela con un altro ragazzo. Inizialmente Giacomo li ignorò. "Cavoli suoi" pensò lanciando un'occhiata al ragazzo che veniva strattonato e spinto in terra dagli altri. Fu quando udì la parola "frocio" ripetuta varie volte all'indirizzo di quel ragazzo che Giacomo si infuriò e decise di intervenire. Del resto sapeva bene cosa volesse dire essere maltrattato a causa dei propri gusti sessuali. Oh si lo sapeva bene lui che ne aveva ricevuti di insulti e botte per il solo fatto di essere gay.
    «Volete smetterla brutti stronzi?» urlò contro i ragazzi intenti in quel momento a prendere a calci il ragazzo che stava per terra.
    «Ehi, dici a noi?» disse un ragazzo dai capelli biondo platino.
    «Sì proprio a voi. Non vedo altri stronzi nei dintorni»
    «Senti bello, non hai nient'altro di meglio da fare che venirci a rompere i coglioni?» disse un altro ragazzo del gruppo.
    «Esatto» disse spavaldo Giacomo «Quindi se non volete rotture di coglioni alzate i tacchi e andatevene»
    «Ehi, ma chi cazzo ti credi di essere?»
    «Quello che se non la pianti di parlare viene lì e ti spacca il muso»
    «Devi solo provarci...»
    «Vediamo di darci una calmata» disse il biondo «Si può sapere cosa vuoi?»
    «Che lasciate stare quel ragazzo e che ve ne andiate lontano da qui»
    «Oh credo di aver capito. Sei un amichetto di questo frocetto qui?»
    «Mai visto prima d'ora e piantala di chiamarlo in quel modo»
    «Io lo chiamo come mi pare e piace. Sicuramente anche tu sei uno di questi schifosi, ma stasera amico ti gira male»
    «Credo che stasera giri male a voi. Lo vedete questo telefono?» disse mostrando loro il cellulare che aveva in mano «Appena sentite le urla ho chiamato la polizia. Tra pochi minuti dovrebbe essere qui e allora si che ci sarà da divertirsi...»
    «La polizia?» chiese scioccato un ragazzo dai capelli neri.
    «Esatto. Non me ne intendo molto ma sono sicuro che qualche ora dietro le sbarre non ve le toglierà nessuno. E carini come siete sicuramente qualcuno avrà voglia di darvi una bella ripassata»
    «Eh? Andiamo via Marco, non vale la pena finire in prigione per questi due froci» disse il ragazzo moro a quello biondo. Il biondo rimase un poco a pensare a come comportarsi poi disse «Ma si andiamocene e lasciamo questi frocetti a slinguazzarsi a vicenda. Abbiamo di meglio da fare che pensare a loro. Tanto... se voglio te ti trovo quando voglio e ti do una bella lezione»
    «Non vedo l'ora» rispose Giacomo.
    Appena il gruppo di ragazzi si fu allontanato in gran fretta Giacomo si precipitò a soccorrere il ragazzo in terra. «Tutto bene?» chiese.
    «Sì, più o meno. Grazie dell'aiuto»
    «Non c'è di che... Chi erano quei tipi?»
    «Solo dei balordi che avevano deciso di sfogarsi su di me. Be' ora sarà compito della polizia provvedere a loro...»
    «In realtà... ho bluffato»
    «Cioè?»
    «Non ho chiamato la polizia. Era una bugia nella speranza che scappassero via come hanno fatto»
    «Be' è stata un'ottima idea» disse il ragazzo alzandosi in piedi «Io sono Luca»
    «Io Giacomo. Riesci a reggerti in piedi? Mi sembra che zoppichi un po'»
    «Temo che sia la caviglia... spero non sia rotta»
    «Probabilmente è solo una storta... però non credo che riuscirai a fare molta strada a piedi»
    «Tanto per dove devo andare»
    «Ora come ora devi solamente andare a casa a riposare»
    «Ad avercela una casa...» disse sconsolato Luca.
    «Non hai una casa?»
    «Oh be' ce l'avevo fino a poche ore fa quando ho avuto la brillante idea di rivelare ai miei genitori di essere gay»
    «Ti hanno cacciato di casa?»
    «Esatto»
    «Begli stronzi...» disse Giacomo «Scusa... non volevo dirlo, però...»
    «No hai ragione... sono stati proprio due stronzi. Ma la decisione la presa papà e mamma non ha avuto il coraggio di opporsi... non si ribella mai lei...»
    «Senti, io abito qui vicino e se vuoi posso ospitarti almeno per questa notte»
    «Non vorrei disturbarti... sai, è la notte di Natale»
    «È una notte di merda» disse furioso Giacomo.
    «Perché dici così?»
    «Quando avevo quindici anni i miei genitori sono morti la notte di Natale e questa sera i tuoi ti hanno cacciato perché sei gay. Ti sembra che sia una bella notte?»
    Luca non sapendo cosa dire preferì non rispondere.
    «Dai, appoggiati a me che ti porto a casa mia»

    Edited by Andry01 - 27/12/2020, 21:50
     
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