La notte di Natale

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    Ho iniziato questo racconto durante la notte scorsa. Inizialmente doveva essere un breve racconto natalizio, ma man mano che scrivevo e diventato così lungo che ho deciso di dividerlo in più parti che caricherò nei prossimi giorni. Se poi dovesse piacere può anche darsi che ne realizzi un sequel. Nella speranza che piaccia, vi auguro buona lettura.

    La notte di Natale



    INDICE:
    Capitolo 1
    Capitolo 2
    Capitolo 3

    Capitolo 1


    Era la viglia di Natale. Mentre le campane delle chiese suonavano festanti la nascita del Salvatore e nelle case le persone si riunivano intorno all'albero scambiandosi e scartando i regali, Giacomo stava facendo rientro a casa dopo una passeggiata serale. Per lui quella era una serata come tante le altre; anzi per lui era la più brutta serata dell'anno. Giacomo odiava la vigilia di Natale. E pensare che da bambino tanto l'aveva amata. Il grande albero nel centro della sala con tutte le sue palle e le luci colorate. I pacchi regalo sotto di esso tutti avvolti in splendide carte natalizie e i loro nastri e fiocchi. Il profumo nell'aria di dolciumi e quella tipica atmosfera natalizia. La lunga attesa che giungesse Babbo Natale con i suoi doni... Tutti ricordi del passato che Giacomo cercava di scacciare dalla sua mente. Sì, da bambino Giacomo adorava la vigilia di Natale. Ma da quando nella notte di Natale i suoi genitori rimasero uccisi in un incidente stradale Giacomo ha smesso di amarla ed ha iniziato ad odiarla. All'epoca Giacomo aveva solo quindici anni ed ora ne ha diciannove ma ancora quell'odio continua ad essere presente nel suo cuore. A lui poco importava se gli altri stavano festeggiando; tornato a casa si sarebbe sicuramente messo a guardare un po' di televisione o a lavorare un po' al computer. Probabilmente avrebbe terminato la serata con una sega e poi si sarebbe messo a letto a dormire tranquillo.
    Una folata di vento freddo gli scompigliò i capelli biondi e lo fece rabbrividire. Mancavano pochi isolati e sarebbe finalmente tornato a casa. Non aveva una particolare fretta ma per far prima decise di tagliare la strada passando per un giardinetto pubblico. Quella decisione, presa così senza motivo, gli avrebbe cambiato per sempre la vita. Ma questo lui non lo sapeva.

    La sua attenzione venne attirata dal vociare di alcuni giovani in un angolo del giardinetto. "Sono già ubriachi..." pensò "Ma sì fate bene voi a festeggiare tanto sicuramente siete tutti figli di papà che possono permettersi di fare baldoria dalla sera alla mattina. Drogatevi e ubriacatevi pure; tanto se poi sfasciate un'auto, mettete incinta una ragazza o venite multati per aver pisciato in pubblico ci pensano i vostri adorati paparini a risolvere tutto. Con l'esborso di una modica cifra di denaro l'auto sarà riparata, la gravidanza interrotta e la multa cancellata. È così che va il mondo..."
    Ma man mano che si avvicinava al punto da dove sentiva le grida Giacomo si accorse di essersi sbagliato. Non erano dei giovani che avevano troppo alzato il gomito ma dei giovani che stavano prendendosela con un altro ragazzo. Inizialmente Giacomo li ignorò. "Cavoli suoi" pensò lanciando un'occhiata al ragazzo che veniva strattonato e spinto in terra dagli altri. Fu quando udì la parola "frocio" ripetuta varie volte all'indirizzo di quel ragazzo che Giacomo si infuriò e decise di intervenire. Del resto sapeva bene cosa volesse dire essere maltrattato a causa dei propri gusti sessuali. Oh si lo sapeva bene lui che ne aveva ricevuti di insulti e botte per il solo fatto di essere gay.
    «Volete smetterla brutti stronzi?» urlò contro i ragazzi intenti in quel momento a prendere a calci il ragazzo che stava per terra.
    «Ehi, dici a noi?» disse un ragazzo dai capelli biondo platino.
    «Sì proprio a voi. Non vedo altri stronzi nei dintorni»
    «Senti bello, non hai nient'altro di meglio da fare che venirci a rompere i coglioni?» disse un altro ragazzo del gruppo.
    «Esatto» disse spavaldo Giacomo «Quindi se non volete rotture di coglioni alzate i tacchi e andatevene»
    «Ehi, ma chi cazzo ti credi di essere?»
    «Quello che se non la pianti di parlare viene lì e ti spacca il muso»
    «Devi solo provarci...»
    «Vediamo di darci una calmata» disse il biondo «Si può sapere cosa vuoi?»
    «Che lasciate stare quel ragazzo e che ve ne andiate lontano da qui»
    «Oh credo di aver capito. Sei un amichetto di questo frocetto qui?»
    «Mai visto prima d'ora e piantala di chiamarlo in quel modo»
    «Io lo chiamo come mi pare e piace. Sicuramente anche tu sei uno di questi schifosi, ma stasera amico ti gira male»
    «Credo che stasera giri male a voi. Lo vedete questo telefono?» disse mostrando loro il cellulare che aveva in mano «Appena sentite le urla ho chiamato la polizia. Tra pochi minuti dovrebbe essere qui e allora si che ci sarà da divertirsi...»
    «La polizia?» chiese scioccato un ragazzo dai capelli neri.
    «Esatto. Non me ne intendo molto ma sono sicuro che qualche ora dietro le sbarre non ve le toglierà nessuno. E carini come siete sicuramente qualcuno avrà voglia di darvi una bella ripassata»
    «Eh? Andiamo via Marco, non vale la pena finire in prigione per questi due froci» disse il ragazzo moro a quello biondo. Il biondo rimase un poco a pensare a come comportarsi poi disse «Ma si andiamocene e lasciamo questi frocetti a slinguazzarsi a vicenda. Abbiamo di meglio da fare che pensare a loro. Tanto... se voglio te ti trovo quando voglio e ti do una bella lezione»
    «Non vedo l'ora» rispose Giacomo.
    Appena il gruppo di ragazzi si fu allontanato in gran fretta Giacomo si precipitò a soccorrere il ragazzo in terra. «Tutto bene?» chiese.
    «Sì, più o meno. Grazie dell'aiuto»
    «Non c'è di che... Chi erano quei tipi?»
    «Solo dei balordi che avevano deciso di sfogarsi su di me. Be' ora sarà compito della polizia provvedere a loro...»
    «In realtà... ho bluffato»
    «Cioè?»
    «Non ho chiamato la polizia. Era una bugia nella speranza che scappassero via come hanno fatto»
    «Be' è stata un'ottima idea» disse il ragazzo alzandosi in piedi «Io sono Luca»
    «Io Giacomo. Riesci a reggerti in piedi? Mi sembra che zoppichi un po'»
    «Temo che sia la caviglia... spero non sia rotta»
    «Probabilmente è solo una storta... però non credo che riuscirai a fare molta strada a piedi»
    «Tanto per dove devo andare»
    «Ora come ora devi solamente andare a casa a riposare»
    «Ad avercela una casa...» disse sconsolato Luca.
    «Non hai una casa?»
    «Oh be' ce l'avevo fino a poche ore fa quando ho avuto la brillante idea di rivelare ai miei genitori di essere gay»
    «Ti hanno cacciato di casa?»
    «Esatto»
    «Begli stronzi...» disse Giacomo «Scusa... non volevo dirlo, però...»
    «No hai ragione... sono stati proprio due stronzi. Ma la decisione la presa papà e mamma non ha avuto il coraggio di opporsi... non si ribella mai lei...»
    «Senti, io abito qui vicino e se vuoi posso ospitarti almeno per questa notte»
    «Non vorrei disturbarti... sai, è la notte di Natale»
    «È una notte di merda» disse furioso Giacomo.
    «Perché dici così?»
    «Quando avevo quindici anni i miei genitori sono morti la notte di Natale e questa sera i tuoi ti hanno cacciato perché sei gay. Ti sembra che sia una bella notte?»
    Luca non sapendo cosa dire preferì non rispondere.
    «Dai, appoggiati a me che ti porto a casa mia»

    Edited by Andry01 - 27/12/2020, 21:50
     
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    Capitolo 2


    Ad un rapido esame la caviglia di Luca non sembrava essere rotta ma era abbastanza gonfia.
    «Vado a prenderti del ghiaccio cose ce lo metti sopra. Poi nell'armadietto del bagno dovrei avere una pomata che fa al caso tuo»
    «Grazie. Sei molto gentile a fare tutto questo per me»
    «Per me è un piacere essere d'aiuto per qualcuno e poi così è un modo diverso per passare questa serata»
    Poco dopo Giacomo tornò con il ghiaccio che Luca mise sulla caviglia gonfia, poi il ragazzo andò verso la finestra e guardando il cielo disse «Dicono che nevicherà»
    «Sarebbe bello»
    «Ti piace così tanto il Natale?»
    «Sì. A te no?»
    «No» fu la risposta secca di Giacomo.
    Luca realizzò di aver appena commesso una gaffe. “Logico che non ama il Natale” pensò “I suoi sono morti in questo periodo”. Dopo qualche minuto di silenzio Luca disse «Mi dispiace per i tuoi genitori»
    «E a me dispiace per quello che hanno fatto i tuoi»
    «Hai detto che avevi quindici anni...»
    «Sì. Non ero più un bambino ma nemmeno un adulto e sopportare il colpo è stata molto dura.»
    «Ti hanno mandato in un collegio?»
    «No. Fortunatamente mamma aveva una sorella e mi hanno mandato a vivere da lei. Che poi non so se posso dire che sia proprio stata una fortuna...»
    «Perché dici così?»
    «Era una donna molto dura. Quando ha scoperto che mi piacevano i ragazzi non si è comportata molto meglio dei tuoi genitori»
    «Ah… anche tu?»
    «Sì, anche io sono gay. Mia zia non fu felice di saperlo o meglio di scoprirlo… sai, mi sorprese insieme ad un altro ragazzo e per poco non le venne un colpo»
    «Immagino...»
    «Poi però il colpo lo diede a me… o meglio i colpi»
    «Ti ha picchiato»
    «Sì e non poche volte. Per lei l'omosessualità era una cosa sbagliata e cercò in tutti i modi di riportarmi a quella che per lei era la normalità»
    «Mi dispiace...»
    «Non è stata la sola a picchiarmi perché sono gay. Anche bulli e ragazzi vari lo hanno fatto.»
    «Per questo sei venuto a salvarmi?»
    «Già. Non sopporto che si faccia del male ad un ragazzo perché gay»
    «Sei un bravo ragazzo»
    «Grazie»
    «E tua zia? Sei scappato via da lei appena hai potuto farlo?»
    «No è morta alcuni mesi fa»
    «Mi dispiace»
    «Negli ultimi mesi mi ha chiesto scusa per come si è comportata con me ed io l'ho perdonata»
    «È stato un bel gesto»
    «Sì, penso di sì»
    Giacomo si alzò dalla poltrona nella quale si era seduto e disse «Credo sia meglio disinfettare le ferite che hai alle mani e al volto»
    «Va bene»
    «Vado a prendere l'occorrente»
    «Ok»
    Dopo poco Giacomo tornò con disinfettante, batuffoli di cotone, garze e cerotti.
    «Non avrai preso un po' troppa roba? Non sono mica un ferito di guerra» disse scherzando Luca.
    Giacomo poi si mise a disinfettare le mani e il viso del ragazzo. Per la prima volta da quando lo aveva soccorso si accorse che Luca era un bel ragazzo con occhi neri e lunghi capelli dello stesso colore.
    «Cosa guardi?» chiese Luca curioso.
    «Nulla… cioè è un bene che le ferite siano superficiali perché sei un bel ragazzo e sarebbe stato un peccato se ti fossero rimaste le cicatrici in volto»
    «Grazie, anche tu sei molto bello»
    Giacomo arrossì.
    «Sì, sei proprio un bel ragazzo» ripeté Luca.
    «Grazie» disse Giacomo «Se vuoi, puoi anche farti un bagno caldo»
    «Posso?»
    «Certo. Fai come se fossi a casa tua. Il bagno è in fondo al corridoio a destra. Tu vai pure, ora ti porto degli asciugamani puliti»

    Qualche minuto dopo Giacomo entrò in bagni con degli asciugamani tra le mani.
    «Oh scusa…» disse vedendo che Luca era tutto nudo «Pensavo che fossi ancora vestito...»
    «Tranquillo. Con tutti i ragazzi che sicuramente avrai visto nudi non devi essere in imbarazzo per aver visto anche me»
    Per quanto cercasse di non guardare, gli occhi di Giacomo continuavano a cadere sul candido corpo di Luca. Il ragazzo era molto magro e non particolarmente muscoloso, ma il suo corpo era molto bello. Non presentava peli, a parte sotto le ascelle ed un grazioso cespuglio a incorniciarli i genitali. Ed era proprio sui genitali che lo sguardo di Giacomo indugiava a lungo. Quel membro di media lunghezza sembrava quasi averlo conquistato. Le palle erano piccole ma sode e molto carine.
    «Quando hai finito di guardarmi l'uccello potresti darmi gli asciugamani che hai mano?»
    «Eh? Oh scusa» disse Giacomo arrossendo.
    «Sto scherzando. Guarda pure se vuoi, per me non è un problema»
    «Scusami… non so cosa mi sia preso...»
    «Dai Giacomo è naturale guardare il pisello di un altro ragazzo se ce l'hai nudo davanti a te. Lo fanno gli etero figuriamoci i gay. E a giudicare da quello… lo spettacolo deve esserti piaciuto» disse Luca indicando il vistoso gonfiore presente sui jeans di Giacomo all'altezza del pacco.
    «Già» disse Giacomo ridendo.
    «Ti va di restare e lavarmi la schiena?» chiese Luca mentre entrava e si sedeva nella vasca piena di schiuma.
    «Posso?»
    «Naturale. Te l'ho chiesto io»
    Giacomo iniziò ad insaponargli e massaggiargli delicatamente le spalle. Da esse scese lungo la schiena fino a raggiungergli i fianchi. Ogni volta che le sue mani toccavano la morbida pelle di Luca si sentiva fremere dal desiderio: un desiderio di toccarlo con maggiore ardore, di baciarlo con passione, di farlo suo in camera da letto. Il suo membro premeva sempre di più dentro le mutande voglioso anch'esso di assaporare le sconosciute parti del corpo di Luca.
    «Se devo lavarti anche il sedere devi tirarti sù»
    «Oh per quello non c'è problema. Riesco a farlo benissimo da solo»
    “Ma certo che riesce a farlo da solo” pensò Giacomo “Aveva davvero solo bisogno di aiuto per la schiena. Che stupido che sono stato a pensare che lo avesse fatto per sedurmi un po'. Sono proprio un idiota”
    «Però, se vuoi puoi restare ugualmente a guardare» disse Luca alzandosi in piedi ed iniziando ad insaponarsi le braccia, poi il petto e l'addome.
    “Certo che resto” pensò Giacomo.
    Luca si girò di spalle ed iniziò ad insaponarsi le natiche aprendosele per bene per insaponare anche il buchino del sedere. I suoi movimenti lenti e sensuali sembravano quasi voler mandare segnali sessuali a Giacomo. O almeno questo è quello che il ragazzo pensava e sopratutto sperava. Luca si rigirò, prese nelle mani dell'altro bagnoschiuma, se lo sfregò un attimo e tornò ad insaponarsi il petto finché questo non fu completamente coperto di schiuma bianca e profumata. Scese poi ad insaponarsi il pisello avendo cura di pulire per bene il prepuzio prima di scappellarselo e fare altrettanto con il glande. I movimenti circolari del suo dito con cui insaponava intorno all'orefizio del prepuzio erano molto eccitanti e l'erezione di Giacomo ormai non riusciva più ad essere contenuta. Poi Luca si insaponò le palle e poi le gambe fino ai piedi; poi aprendo l'acqua si lavò ripulendo completamente il corpo dalla schiuma.
    Appena ebbe terminato, Giacomo gli passò un asciugamano e lo aiutò ad avvolgersi in mezzo. Lo aiutò anche ad asciugarsi sfregando con forza le mani sull'asciugamano.
    «Grazie» disse Luca con un sorriso.
    Asciugandogli i genitali, Giacomo avvertì il pisello di Luca iniziare ad inturgidirsi e un grosso sorriso si stampò sulla sua faccia.
    «Che hai da sorridere?»
    «A quanto pare gradisci il fatto che ti stia asciugando» disse Giacomo indicando il principio di erezione del ragazzo. Luca lasciò cadere l'asciugamano mettendo in mostra il proprio membro mezzo eretto.
    «Già» disse il ragazzo ridendo.
    Tra i due ragazzi scese un silenzio imbarazzato, poi si avvicinarono di più l'uno all'altro e si baciarono appassionatamente sulla bocca. A quel bacio ne seguirono subito altri, alcuni più timidi altri ancora più focosi e passionali. Poi Giacomo prese Luca per mano, lo bacio sul collo e all'orecchio gli sussurrò «Vieni con me...»
    E lo condusse con lui verso la camera da letto.
     
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    Capitolo 3


    Giacomo spinse Luca sul letto e gli si mise sopra baciandolo appassionatamente sulla bocca. Poi iniziò a baciargli il petto e a leccargli i capezzoli. Luca emise un gemito di piacere al quale ne seguirono altri man mano che l'altro ragazzo, baciando e leccando, stava scendendo verso i suoi genitali. Giacomo gli afferrò il membro eretto e cominciò a leccarglielo un po', poi glielo scappellò completamente e se lo mise in bocca iniziando a succhiarglielo.
    «Ahhh Sìììììì, così… continua così» gemette Luca.
    E Giacomo continuò per alcuni minuti; poi Luca lo fermò e gli tolse la maglietta e i jeans che indossava lasciando che il membro del ragazzo facesse bella mostra di sé. Alla vista del pisello di Giacomo Luca rimase estasiato e disse «Hai un pisello stupendo»
    «Grazie, anche il tuo lo è»
    Luca arrossì leggermente, poi fece sdraiare Giacomo sul letto ed iniziò a leccargli il pisello. Infilò la lingua nell'orifizio del prepuzio e da lì leccò un po' il glande. Poi, mentre anche Giacomo si abbandonava ai primi flebili gemiti di piacere, gli scappellò il membro e glielo prese in bocca. Continuò a succhiarglielo per diversi minuti; poi i due ragazzi si strinsero in un focoso abbraccio con i loro corpi che si strusciavano l'uno contro quello dell'altro. Le gambe di Luca si strinsero saldamente ai fianchi di Giacomo, il quale con le mani vogliose andava esplorando il corpo dell'altro ragazzo. «Sei stupendo» gli sussurrò all'orecchio e lo baciò.
    Poi Giacomo iniziò a masturbarsi un poco per rendersi il pisello ancora più duro mentre Luca si lubrificava il buchino del sedere usando la propria saliva. Anche Giacomo glielo lubrificò un poco, poi appoggiò il suo glande al buchino e piano piano iniziò a penetrare penetrò Luca che emise un piccolo gemito di dolore.
    «Fatto male?» chiese Giacomo.
    «Tranquillo Giacomo… continua… non fermarti...»
    In breve quel piccolo attimo di dolore lasciò posto ad un'intensa sensazione di piacere che mai prima di allora aveva provato. Aveva avuto diversi ragazzi prima di allora, ma nessuno era riuscito a fargli provare tanto godimento come stava facendo Giacomo in quel momento.
    «Sìììì…. continua così… non fermarti… non fermarti...» gemeva il ragazzo.
    E Giacomo, ubbidiente, non si fermò. Entrava ed usciva dall'ano di Luca con una sempre maggiore intensità che andava ad accrescere il piacere che entrambi provavano. Le loro continue urla di godimento ruppero il silenzio di quella notte che era cominciata così male per entrambi e che prometteva ora di proseguire e terminare al meglio. Luca si lasciò ghermire da onde di piacere che lo trascinavano di vetta in vetta in un godimento immenso. Improvvisamente sentì qualcosa di caldo inondargli l'ano, segnale che Giacomo era appena venuto al suo interno.
    «Sei stato fantastico»
    «Grazie cucciolo» disse Giacomo uscendo dall'ano di Luca.
    I due ragazzi si scambiarono un bacio sulla bocca, poi Giacomo si sdraiò accanto a Luca e si rimise a succhiargli il membro. Pochi minuti più tardi Luca eiaculò riempiendo la bocca di Giacomo del suo sperma.
    «È stato fantastico… tu sei stato fantastico...» disse Luca.
    «Anche tu, amore. Anche tu» rispose Giacomo baciandolo.
    I due si scambiarono alcuni baci poi, stremati dalla stanchezza, si addormentarono. Dopo un intervallo di tempo imprecisato Giacomo si svegliò, girò la testa verso il comodino e guardò la sveglia. Indicava l'ora 1:45. La notte di Natale era terminata. E con essa anche tutta la tristezza di Giacomo. Da adesso non avrebbe mai più odiato la notte di Natale, avrebbe tornato ad amarla perché era stato in questa notte che aveva trovato l'amore della sua vita.

    FINE



    Spero che il racconto sia piaciuto e ringrazio tutti coloro che lo hanno letto.
     
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