The Slave

Original || Antica Roma || Yaoi || 18+ (cruento)

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    Ciao! Condivido con voi il capitolo introduttivo di un racconto su cui sto lavorando a tempo perso), spero vi piaccia, e spero che non sia troppo crudo o forte. Buona lettura e... si accettano critiche e correzioni!



    Che il potere dia alla testa è storia vecchia e risaputa, dal canto suo, Noverio Franco poteva dirsi piacevolmente annoiato dalla corruzione e dal potere, come un fango termale: sporco, ma un toccasana sulla pelle.
    Il mondo, Roma, per lui non aveva alcun segreto: nessuna via oscura in cui si conducessero affari di cui non fosse a conoscenza, nessun senatore assassinato senza la sua approvazione, nessun generale spedito in Africa o tra i barbari del Nord a bruciarsi o congelarsi le natiche per espandere i confini senza la sua firma a decorarne gli ordini.
    Di sera in sera, era ormai abituato a consumarsi in ogni genere di piacere che la vita potesse concedergli, nelle feste quasi quotidiane che allietavano ed animavano la parte alta della città, e nonostante avesse, con il tempo, perso il sapore delle prime volte, era ancora alla ricerca di qualcosa che fosse in grado di stimolare la sua mente, il suo corpo ed il suo animo e spingerlo oltre l'ennesimo limite.
    Per allontanare i rischi conseguenti agli ultimi accenni di concetti come legge e moralità che ancora potevano macchiare la mente dei suoi beneamati colleghi, era solito ospitare gli spettacoli e le situazioni potenzialmente più discutibili all'interno delle mura della propria villa, in totale sicurezza e garanzia di discrezione. Si diceva che fosse un modo per compensare il gelo ed il vuoto lasciato da una moglie troppo inadeguata, piegata dal fardello di non riuscire a fare di sé un motivo di interesse da parte del proprio marito.
    Per quanto fredda ed apparentemente vuota, quella vita di cristallo non era venuta su dalla bambagia, tutt'altro, ogni goccia del proprio potere e della propria ricchezza Noverio se l'era costruita da sé. Sicuramente aveva avuto una strada lastricata sotto ai piedi, non era certo partito da una via fangosa, tuttavia aveva imparato fin troppo bene quali teste calpestare per elevarsi ancora più in alto, passo dopo passo, sino a sedere “accanto agli dei”.
    Il tempo ed il tenore di vita condotto non lo avevano certo reso un adone, ma appunto, considerando questi fattori lo si poteva definire ancora un uomo dotato di tratti avvenenti, complice un fisico che pur non essendo mai stato statuario, riusciva a mantenersi bene, nonostante quel filo di pancia che iniziava a nascondere le linee della “tartaruga”. All'alba dei suoi 55 inverni, il senatore ancora non accennava a mostrare più di qualche filo argentato nella chioma nera, né rughe o macchie sulla pelle, o segni di indebolimento fisico. Persino la sua inappetenza verso i piaceri della carne non era da additarsi ad alcun deperimento fisico, bensì a quella costante assenza di stimoli di chi troppe volte ha bevuto il vino migliore e non trova alcun sapore nella semplice acqua.
    L'aria indolente e l'atteggiamento severo, disinteressato anche alla vita umana, era tutto ciò che i suoi servitori avevano imparato a conoscere di lui, così come la durezza delle conseguenze di un atteggiamento fuori luogo, come una testa troppo alta, una schiena troppo dritta, o una eccessiva lentezza nello svolgere un incarico assegnato.
    Ne sapeva qualcosa Lupo, una sorta di responsabile dei servi e della casa, l'uomo che era incaricato di organizzare le feste e gli intrattenimenti per il suo padrone.
    Era appeso per i piedi ad una corda in giardino, indeciso se cercare di usare le braccia per cercare di ripararsi dalle bastonate dei due picchiatori o tentare di trattenere i lembi della propria tunica a coprire le proprie grazie. Più blaterava, balbettando e incespicando suppliche, meno pietà gli mostrava Noverio, che era arrivato persino a prendere un randello e mettersi lui stesso a colpire l'anziano.
    <solo cinque galloni, Lupo. Ti ho fatto istruire proprio per questo, sai contare fino a cinque, si?> il tono di Noverio era una lama di ghiaccio, la pinna di un predatore che nuota troppo vicino ad una preda ferita. Il servitore agitava le mani, supplicava.
    <È stato un errore, una terribile dimenticanza… Vi prego… abbiate pietà>
    Nonostante lo strazio del servitore Noverio non perdeva il punto, non cedeva. Mai nella vita si era trovato a corto di vino da servire ai propri ospiti, il fatto che la colpa fosse di quell'omuncolo appeso lo aveva mandato su tutte le furie. Ma il senatore difficilmente avrebbe fatto una scenata pubblica, appena ritirato l'ultimo ospite aveva fatto trascinare Lupo in giardino e nulla aveva potuto salvare il vecchio servo quando il senatore aveva iniziato a colpirlo con il randello. Era freddo e metodico, uno ad uno aveva contato i colpi, cinque in tutto, uno per ogni gallone risultato mancante, avendo cura di prendere di mira ogni volta un punto differente del corpo dell'uomo. Quando aveva finito, aveva lanciato a terra il randello, ringhiando. Anche così, non aveva ottenuto alcuna sensazione, non si aspettava certo il senso di colpa, ma non pensava di riuscire a restare indolente nel vedere uno dei suoi uomini più fidati lasciato appeso a colare sangue da diverse ferite come un coniglio da pelliccia pronto per essere spellato.
    L'unico ordine che aveva dato ai due picchiatori prima di ritirarsi a dormire era quello di assicurarsi che il cancello fosse ben chiuso, nessuna parola riguardo a Lupo, abbandonato privo di sensi dove probabilmente avrebbe appreso meglio la lezione.


    La mattina seguente un volto noto era venuto a bussare alla sua porta: Lucio Settimo Augusto, un trafficante di carne umana, sapeva sarebbe accorso, così come sapeva che non avrebbe potuto mantenere il segreto riguardo quanto accaduto. Per questo non aveva dato ordine di tirare le tende, ed anzi lo aveva fatto servire proprio nel colonnato, lasciando che osservasse liberamente il corpo di Lupo privo di sensi.
    <coraggio Settimo Augusto, ditemi che i servi che mi avete venduto non sono validi come mi avevate promesso...> nel tono fermo, calmo, galleggiava una minaccia nemmeno troppo velata.
    <al contrario senatore, un altro della sua età sarebbe già morto dopo una nottata del genere...> la risposta dell'uomo era stata comunque gioviale, mentre con un gesto distratto della mano andava ad indicare il corpo di Lupo, una leggerezza che era riuscita a strappare un accenno di sorriso al senatore.
    <questo è perchè li nutro bene.>
    <i servitori invecchiano, si consumano. Non hanno alcun riguardo per gli sforzi che un proprietario deve fare per mantenerli in salute.> Dopo una breve pausa aveva ripreso <sono di ritorno dalla Germania Magna. Pieno carico> aveva sottolineato quelle parole con enfasi, gesticolando, poter offrire una grande varietà lo esaltava <alamanni, Svevi...e posso offrirvi degli ottimi prezzi...>
    <sono certo che mi offrirete un ottimo prezzo, Lucio.> Il prenomem, usato in quel modo così diretto era una chiara minaccia, come lo sguardo eloquente rivolto a Lupo <consideratelo un rimborso per un buon cliente.>
    Solo un sorriso imbarazzato come risposta da parte dell'uomo, nel giro di un paio d'ore i due uomini si spingevano verso la piazza in cui le vendite erano già in corso,le voci dei banditori erano talmente alte da avvertirle anche a lunga distanza, il pubblico era ordinatamente disposto sotto a padiglioni atti a proteggere i patrizi dal sole di mezzodì, ma non esitavano ad agitarsi e quasi scalpitare alla vista di un pezzo ritenuto particolarmente interessante, arrivando a sborsare non pochi sesterzi pur di accaparrarselo.
    Noverio non aveva preso posto tra di loro, ma in qualità di privilegiato aveva seguito Lucio sino alle baracche in cui gli schiavi erano imprigionati. Diversi uomini, molti dei quali armati, li disponevano in file, qualcuno si occupava di controllarne lo stato fisico, altri di fare indossare un sudario ai soggetti migliori, per aspetto o utilità. C'era di tutto, differenti etnie ed età, donne e uomini, bambini, persino anziani, provenienti da quasi ogni terra nota.
    Lucio era propositivo ed orgoglioso nel mostrare le proprie merci in anteprima all'amico, prima che salissero sul palco, una scena che Noverio aveva vissuto più e più volte, sino alla nausea. Pur acconsentendo a metterne un paio da parte per una scelta più oculata in un secondo momento, il senatore era quasi certo che nessuno di quelli sarebbe stato un rimpiazzo adeguato per Lupo, se avesse deciso di privarsene. Tuttavia, lo schiavista non sembrava disposto a cedere terreno, nonostante il tono goliardico la sua promessa di non lasciarlo tornare a casa a mani vuote era sincera, e lo stesso Noverio non poteva non ammettere che, in fondo, questa volta il mercante aveva davvero una fornitura enorme tra le mani.
    Visti gli schiavi pronti per la vendita, Lucio lo aveva accompagnato verso le celle, dove ancora alloggiavano gli schiavi che non sarebbero saliti sul palco prima del tardo pomeriggio. Tutto era organizzato con un'ordine ed una precisione quasi maniacale, ma Noverio si era accorto in breve che l'amico tendeva a portarlo distante da una cella particolare, la stessa verso cui lui si era diretto, ignorando gli appelli e gli inviti sempre più allarmati dello schiavista.
    Avvicinandosi aveva potuto avvertire dei versi soffocati e le minacce ben più autoritarie di altre due persone. La scena gli si era mostrata chiaramente nel momento in cui aveva superato una paratia in muratura, accedendo a quello che poteva essere considerato il retro di quella serie di strutture.
    Due guardie armate stavano tenendo a bada a stento uno schiavo fuggitivo, mentre il primo lo tratteneva dalle braccia, il secondo lo colpiva principalmente alle gambe con una frusta.
    Lo schiavo era un giovane uomo, dai tratti che potevano essere definiti avvenenti, sebbene lontani dai canoni greci che cultura imponeva. Aveva il volto allungato e sottile, così come slanciata era l’intera figura del corpo, una muscolatura marcata ma sottile e nervosa, tanto da creare vere e proprie fossette alle clavicole, sopra le natiche o negli altri punti in cui muscoli e tendini si aggrappavano alle ossa. La sporcizia su corpo e capelli rendeva difficile distinguerne del tutto l’esatto tono della pelle o dei ricci corti appiccicati sulla fronte alta. L’ovale allungato del viso perdeva dolcezza nelle linee a causa della mascella forte, squadrata, messa in evidenza da guance scarne e zigomi marcati. Due occhi azzurri, quasi grigi ad onor del vero, squadravano con allarme e determinata ostilità i volti delle due guardie, da sotto la linea delle sopracciglia sottili, che si incrociavano a seguire la linea di un naso dritto ai limiti di una perfezione poco umana. E infine le labbra, carnose ma proporzionate al resto degli elementi del volto.
    Non era certo il primo ragazzo avvenente che Noverio si trovava davanti, non era certo quello ad attirare la sua attenzione e risvegliare il suo interesse, ma quella straordinaria convivenza di tratti straordinariamente genuini, della gente di Roma, e di tratti stranieri, esotici, in uno stesso corpo.
    <ah, il Suebo! Una mente latina in un corpo barbaro. Questo lo venderò a peso d’oro!> Lucio si era introdotto con un sorriso d’occasione, dopo aver rimbrottato le due guardie. Non che ci fossero andate pesanti con lo schiavo, e in fondo lo schiavista aveva tutti i diritti di vita e di morte sulla sua merce, ma era profondamente convinto che mostrare uno schiavo non ancora addestrato prima del tempo avrebbe abbassato la qualità della sua merce, rovinandogli la reputazione.
    Noverio non parlava, scorreva lo sguardo da capo a piedi sullo schiavo, mentre quello imprecava in una lingua selvaggia e trovava la forza di cercare di divincolarsi dalla presa delle guardie, nonostante una profonda ferita al polpaccio sinistro che avrebbe azzoppato un cavallo.
    <non fateci caso senatore, è fresco di cattura e devo ancora trovare il tempo di correggere... il suo temperamento…> parola dopo parola, Lucio tentava di allontanare Noverio da quella zona, e riportarlo nella piazzetta principale. Il senatore si lasciava scortare in silenzio, non dopo un ultimo sguardo a quella creatura ai suoi occhi rara come un mostro marino.
    La mente del senatore era immune alle chiacchiere di cortesia dello schiavista, ormai accesa come una miccia e intenta a viaggiare sul filo dei propri pensieri.
     
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    Come inizio mi sembra davvero interessante...
     
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    Grazie mille! Sto lavorando al secondo capitolo (che poi sarebbe il primo, questo è l'intro XD).
     
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