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Era una bella e calda giornata di primavera. Gli uccellini cinguettavano felici ed un intenso profumo di fiori d'arancio inebriava l'aria. Decisi di uscire di casa per fare una passeggiata in mezzo agli alberi dell'aranceto, una distesa infinita di alberi di proprietà di mio padre. Alcuni dei braccianti che lavoravano per lui vedendomi passare mi salutarono agitando le mani o urlando ad alta voce il mio nome. Alcuni, scherzando e conoscendo la mia passione per gli agrumi, mi urlarono che non era ancora periodo di raccolta delle arance. Io rispondevo ai loro saluti con cenni del capo e grossi sorrisi. Erano tutte brave persone e mio padre li trattava come se fossero membri della famiglia e non come semplici dipendenti. Mi inoltrai sempre più verso l'interno degli alberi senza una precisa ragione se non spinto dal forte profumo che sentivo nell'aria. Mi appoggiai al tronco di un arancio, chiusi gli occhi e inebriato da quel profumo mi lasciai trasportare dall'immaginazione facendo mille e più pensieri.
Improvvisamente sentii qualcosa insinuarsi tra i miei capelli.
Aprii gli occhi e mi trovai davanti Nicola, il più giovane e bello dei braccianti di mio padre. Aveva diciannove anni, uno in più di me, ed era alto, muscoloso e molto bello. Aveva capelli castani e profondi occhi marroni, addominali e pettorali scolpiti frutto di molte ore di palestra e lavoro nei campi. Esteticamente era tutto il contrario, avendo io capelli ed occhi chiari. Per una apparentemente inspiegabile ragione mi aveva messo tra i capelli un rametto di fiori d'arancio.
«Nicola! Cosa fai qui? Lavori anche oggi?» chiesi.
«Ho appena finito. Però ti ho visto qui e ho pensato di raggiungerti»
«Volevi dirmi qualcosa?»
«No, volevo solo stare un po' insieme a te»
«Perché mi hai messo questi fiori tra i capelli?»
«Così. Ti stanno bene»
«Dici davvero?»
«Sì, sei proprio carino»
«Grazie» dissi. Ero felice per quel complimento ma ero anche un po' imbarazzato perché già da diverso tempo provavo dei sentimenti per quel ragazzo. Feci per andarmene, ma lui mi trattenne per un braccio.
«Aspetta... vuoi già andar via? Dai... resta qui ancora un poco...» disse spingendomi contro di lui. Eravamo uno attaccato all'altro. Il suo odore, un misto tra il profumo che usava e il suo sudore, mi inebriava.
«Sì, sei davvero un bel ragazzo» disse carezzandomi il viso.
«Anche... anche tu lo sei» dissi con un filo di voce.
Prima che potessi rendermene conto Nicola mi baciò sulla bocca, poi iniziò a baciarmi lungo il collo mentre con le mani frugava dentro la mia maglietta accarezzandomi il corpo. Ad ogni bacio e ad ogni carezza mi sentivo fremere e il mio pene iniziò ad irrigidirsi. Poi Nicola mi tolse la maglietta che indossavo ed iniziò a leccare con cura i miei capezzoli, mentre con una mano iniziò a strusciare il rigonfiamento dei miei pantaloni. Io iniziai a gemere dal piacere e la mia erezione divenne sempre più pronunciata.
«Nicola... ti prego... smettila...»
«Perché? Mi sembra che la cosa ti piaccia...»
«Sì, mi piace... anche troppo forse... sto per scoppiare...»
A sentire quelle parole Nicola aprì la cerniera dei miei jeans e li calò insieme alle mutande facendo in modo che il mio pene eretto fuoriuscisse alla luce del sole.
«Hai proprio un bel cazzo» mi disse afferrandolo con una mano ed iniziando a masturbarmi. Più la velocità dei suoi movimenti aumentava e più io godevo emettendo sempre più gemiti di piacere.
«Sììì... continua così... Sì, Nicola... sììììììì........»
«Ti piace, eh?» chiese Nicola «Vediamo se ti piace anche questo...» disse prendendomelo tutto in bocca ed iniziando a succhiarmelo.
«Sììììììì» esplosi in un grido di piacere.
Me lo succhiò per un po', poi riprese a masturbarmi e continuò a farlo finché non eiaculai abbondantemente.
Poi, mentre dal mio pene ancora stava gocciolando dello sperma, mi disse «Dai cucciolo, girati»
Intanto lo vidi calarsi pantaloni e boxer mettendo in mostra un meraviglioso pene eretto ad occhio e croce di circa 20 cm.
«Girati» insistette.
«Non farmi male Nicola... io sono ancora vergine e...»
«Stai tranquillo, non ti farò male»
Mi girai come mi aveva detto e lo sentii inumidire l'orifizio del mio sedere con la sua saliva. Poi mi penetrò. Inizialmente ero terrorizzato all'idea che potesse farmi molto male ma Nicola fu tanto bravo e dolce che quasi non me ne fece. Lo sentii muoversi freneticamente, entrando ed uscendo ripetutamente dal mio corpo. La mia sensazione di piacere cresceva di minuto in minuto tanto che mi abbandonai a continue grida di godimento.
Quando eiaculò sentii tutta la sua calda sborra inondarmi il sedere. Appena estratto il pene dal mio sedere mi diede una simpatica sculacciata e mi disse di rivestirmi. Poi mi chiese «Ti ho fatto male?»
«No» risposi «Non molto»
«Spero ti sia piaciuto»
«Molto, Nicola... è stato fantastico. Spero che quanto successo oggi si ripeterà in futuro»
«Sì, se lo vorrai»
Si rivestì, mi baciò sulla bocca e se ne andò. Io rimasi ancora un po' sotto quell'albero abbandonandomi ai miei sempre mille pensieri. Infine mi rivestii e tornai in casa. Il rametto di fiori d'arancio che mi fu donato da Nicola lo misi subito dentro un vasetto sulla mia scrivania. Da quel giorno in poi avrei sempre associato il profumo intenso di quei fiori alla mia prima volte e alla mia storia d'amore con Nicola.
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