Una stella cadente in pieno inverno parte 1

Ahi è un ragazzo Italo giapponese appena trasferito in Italia, ha un lavoro,una casa, una sua indipendenza, una sera decide di uscire dopo il lavoro e...

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    FASE_FINALE_AHI
    frederic_finale

    PREFAZIONE


    CIAO RAGAZZI!!

    D
    ato che era tutto molto spezzettato e non si capiva molto, con i commenti di chi l'ha letta, ho pensato di metterla tutta insieme e aggiustarla aggiungendo dei dettagli in particolare e togliendo molte cose superflue correggendo eventuali errori. Spero che questa storia vi piaccia molto anche perchè più in la avevo intenzione di fare delle illustrazioni con entrambi i protagonisti insieme a qualche ambientazione anche perchè comunque è una Roma alternativa ovvero com è vista dai due protagonisti e come la vivono entrambi. Le sensazioni, le paure, i sentimenti, le angoscie. Insomma un surplus di cose che spero renderanno al meglio.

    IL GIORNO IN CUI AVVISTAI UNA STELLA CADENTE DOPO UNA BURRASCOSA PIOGGIA

    Lentamente scendeva la pioggia sul mio tetto spiovente. Mi ero trasferito da poco a Roma centro,prima abitavo dall'altra parte del mondo,in Giappone. Sono un Italo-Giapponese motivo per cui ho tratti asiatici come gli occhi a mandorla, la cosa particolare è che ho i capelli rossi e gli occhi chiari, celesti di mia madre. Non avendo gli occhi scuri e i capelli scuri come la gran parte dei bambini che erano a scuola, quando la frequentavo in Giappone ,era un problema perchè venivo evitato. I Giapponesi in generale hanno sempre avuto una visione un po' strana della vita,i miei parenti paterni mi dicevano sempre che avrei capito da grande tutte quelle inutili tradizioni come gli incontri prematrimoniali che facevano fare a mio cugino più grande,semplice impiegato in una azienda che vende futon di alta qualità,o altre restrizioni che mi facevano sentire col fiato sul collo. Io volevo solo sentirmi libero dalle catene che mi incatenavano a quello che era il mio dovere. Il mio cognome è Yamada il mio nome e Ahi che vuol dire fuoco e io ribollivo.Quando in passato andavo in Italia a visitare i miei parenti materni, notavo che mi sentivo tranquillo, potevo starnutire liberamente, soffiarmi il naso,le coppie di qualunque tipo fossero erano libere di darsi un bacio,il tutto per strada davanti a un mucchio di persone che si fanno i fatti propri. Le prime volte mi faceva strano ma poi,mi sono abituato ed era fantastico almeno per me. Quella sera,osservavo il cielo dalla mia finestra dove un po' di luce del lampione illuminava il mio volto in parte,la mia stanza aveva la luce spenta e pensavo che avevo già i miei compiuti 25 anni. Ho aperto la finestra leggermente chiudendo le persiane, i lampi e tuoni rombavano e illuminavano la mia stanza di tanto in tanto e si riusciva a intravedere la mia scrivania con il computer, la mia poltrona a dondolo e il mio letto dalle bianche coperte sfatte. Una birra nella sinistra, una sigaretta nella destra e poi silenzio. L'unica cosa che invadeva e irritava il mio momento di pace era l'odore dei fumi della rosticceria difronte a casa mia. Pensai:

    "cazzo che fastidio questi odori, mi rovinano la birra"

    Mi sono seduto sulla sedia a dondolo e nel mentre tutta la cenere della sigaretta è caduta sulla camicia bianca con una cravatta dal nodo allentato, bicromatica a strisce bianche e nere. La cenere scottava, motivo per cui mi mi sono bruciato un po' le dita e mentre la spostavo,ho imprecato. Mi aspettava un'altra sera da solo,osservando i secondi e i minuti che passavano davanti uno stupido orologio analogico completamente in paranoia. Ero tornato da lavoro ma stranamente ero irrequieto a casa mia, da poco mi avevano assunto per fare il traduttore e l'interprete in alcuni canali TV e per alcuni siti di traduzione di fumetti e testi letterari quindi fra case editrici e aziende televisive il mio tempo era pieno, non mi lamentavo,avevo i miei 2000 euro mensili quindi potevo permettermi di stare da solo. Finita la birra, ho sospirato e mi sono dato uno slancio con il sedere, dondolandomi, per alzarmi dalla sedia, mi sono alzato e sono andato al bagno guardandomi allo specchio. Non avevo avuto molto tempo per me e per rilassarmi un pò ancora di più per tagliarmi i capelli da un parrucchiere quindi li avevo semi lunghi, me li sono tirati su con un laccetto e ho guardato la doccia. Non so perchè però quella sera ero talmente irritato che non mi andava di stare a casa . Di solito frequentavo un bar-cocktail lì vicino, il jazz five, volevo solo svagare un po' la testa e quello per me era il luogo perfetto, mi feci la doccia dopo aver scelto i vestiti e mi preparai.
    Con il tempaccio che faceva era ovvio che avrei preso l'ombrello , ho sceso le scale,ho palpato le tasche del cappotto e mi sono accorto che il portafoglio non c'era,ero all'ultimo piano e avevo fatto solo qualche scalino della rampa di 8 scale,ho risalito la rampa e girai la chiave nella serratura,la richiusi, mi aggiustai il nodo della cravatta e controllai che tutto era al proprio posto. Dopo essermi accertato che avevo tutto ho preso l'ascensore che mi ha portato direttamente in portineria dove mi attendeva il portiere in reception, l'ho cordialmente e mi sono allontanato dopo aver aperto l'ombrello,verso il locale sopra descritto. Entrato in questo locale ho sgrullato l'ombrello e l'ho lasciato nell'elegante porta ombrelli intagliato in legno all'entrata, ho appeso il cappotto montgomery ad un'appendi abiti e mi sono allentato nuovamente la cravatta della camicia. Visi conosciuti scorrevano nel mio sguardo, Emilio il barista accrobatico che mi ha salutato in giapponese storpiando ovviamente l'accento,l'ho corretto e ci abbiamo riso sù. Ordinai una spina grande, rossa, la mia preferita. Ho sempre praticato sport motivo per cui sono sempre stato ben piazzato ma non troppo, non mi piaceva pomparmi come facevano molte mie conoscenze,tutto questo per dire che comunque quella sera ho attirato lo sguardo di un giovane seduto in modo sciatto sulla poltrona in fondo alla sala, capelli scuri,occhi verdi con qualche macchiolina marrone, un golfino firmato Vans nero,scarpe a scacchi,un jeans bianco, tatuaggio al collo di una fenice,leggermente meno piazzato di me ma sembrava abbastanza atletico. Il fatto che mi stesse fissando mi metteva leggermente i brividi e bevuta la mia birra ho iniziato ad alzarmi ma poco dopo sono stato fermato da una donna che sembrava asiatica, parlava chiaramente cinese con altri amici intorno fra maschi e femmine. Mi parlò in cinese ma non capivo niente, le ho detto in inglese che parlavo anche Italiano motivo per cui dato che era mezza italiana anche lei cisiamo ritrovati a parlare. Erano un po' più piccoli di me variavano dai 19 ai 22 anni e mi sentivo un po' a disagio pensando fra me e me:

    "Dannazione ma quando finiscono di parlare? Vorrei svignarmela al più presto,uff"

    Poi, un piccolo miracolo, era iniziata una jamsation jazz sul piccolo palchetto in fondo alla sala e con mia sorpresa il primo era il ragazzo che mi fissava, stava cantando. Liquidai in dieci minuti quei quattro marmocchi e mi sedetti in un tavolo vicino le poltroncine. La sua voce era molto sensuale, cantava personal Jesus sembrava la versione di jonny Cash ma aveva un modo molto più potente di cantarla non riuscivo a non guardarlo e la cosa ancora più inquietante è che lui guardava solo me mentre cantava. Il suo sguardo mi penetrava dentro facendomi sentire una sensazione fra il calore e il brivido...Mi mi sono alzato, inghiottì un rivolo di saliva e mi allontanai dal locale dopo aver pagato tutto, ero in cerca di tranquillità, aveva smesso di piovere e guardai il cielo stellato, in quel momento fuori dal locale, una stella cadente scese dal cielo, sotto i miei occhi.

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    CONFESSIONI PROIBITE DELL'AUTORE.

    Quella sera finì con il povero Ahi che inevitabilmente tornò a casa più stressato di quando era uscito, quello che non sapeva è che il ragazzo che in realtà lo osservava abitava nel palazzo di fronte al suo e che la finestra della sua camera da letto,combaciava con il soggiorno del ragazzo suddetto guardone. Questo ragazzo si chiama Frederic Alexander Garden 27 anni circa, di origini tedesche,spaventosi occhi chiari,verdi, testa rasata alle tempie, capelli lunghi sul resto della testa nero corvino, vestito sempre in modo molto sportivo con cappello perennemente in testa. Il suo portamento non è sciatto anzi la sua camminata potrebbe definirsi fiera come un felino,probabilmente per associazione lo assoceremo ad una pantera. È da un po' di tempo che Fred spiava Ahi con il cannocchiale mentre si spogliava nella sua camera da letto. Le sue morbide labbra rosa e carnose venivano spesso morse in un espressione eccitata quando osservava la più che meritata tartaruga dell'italiano mezzo nipponico. Pensieri perversi pervadono la mente di questo ragazzo in preda alle più sconsiderate fantasie di lussuria che lo invadono come un maremoto ma attenzione, le persiane vengono chiuse e la festa ormonale di Fred finisce proprio sul più bello lasciandolo completamente a secco e irritato.
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    CONFESSIONI DI UN DEBOSCIATO CRONICO.

    Quella sera era l'ennesima che spiavo il ragazzo asiatico della finestra di fronte, aprì la porta della camera e accese le luci, vidi che in mano aveva qualcosa che si muoveva,cosa poteva essere?,cercai di focalizzare e...un gattino nero? Non lo facevo amante degli animali ma probabilmente mi sbagliavo. Ad ogni modo dopo un po' ha iniziato a spogliarsi,prima la giacca, poi la camicia,le scarpe e i pantaloni. La luce soffusa calda della sua plafoniera accarezzava la sua pelle e lo rendeva irresistibilmente sensuale e il mio inguine iniziava a spingermi insopportabilmente contro i pantaloni,me li sbottonai e iniziai a muovere ma poco dopo lui abbassò le persiane pensai:

    *E che cazzo no!*

    Non mi pare lui se ne sia mai accorto ma di certo era troppo bello e affascinante per non vederlo. La cosa che mi distruggeva era che spesso e volentieri barcollava e neanche si teneva in piedi la sera per strada. Pensai che dovesse avere un periodo stressante e la cosa che mi attirava di più di tutte era che nonostante barcollasse mantenesse un certo charm e una certa eleganza che solo un asiatico può avere il ché mi rendeva assolutamente fuori di me, mi ritrovai a cantare House of the rise in sun dei the Animals finchè il vicino di casa non mi smontò mezzo muro bussando insistentemente e affermando il suo diritto a dormire, inutile dire che ho continuato a cantare per un altra mezz'ora, a rigor di logica erano ancora le 10 di sera, non era proprio tardi:

    CAZZO CHE FREDDO!

    E così è iniziato un nuovo inverno...

    Ero a lavoro e eravamo a circa un grado e poco più, per fortuna che c'era il climatizzatore altrimenti in studio di produzione mi sarei trovato davvero in difficoltà sono un tipo un po' freddoloso. Ad ogni modo uno dei ragazzi al computer non riusciva a capire bene cosa c'era scritto su un fumetto, erano kanji un po' complicati li ho tradotti io e mi sono apprestato a consegnare il manoscritto in produzione per la stampa. Normale che per chi studia ci sono un po' di difficoltà ma in linea di massima tutti avevano fatto un ottimo lavoro e un altra collana di fumetti poteva essere mandata in stampa, ero stranamente contento. Ad ogni modo entrato in macchina mi sono apprestato ad accenderla e non partiva, mi ricordo che in quel momento pensai:

    "E che cavolo ora che ero contento mi doveva per forza succedere qualcosa"

    Pensai a come risolvere la situazione e continuavo a farla ripartire, dopo un po' si è scaldata e si è accesa. Alla fine era solo il motore che era troppo freddo per accendersi, mi sono messo la cintura e sono partito verso la strada di casa. Mi ha tagliato la strada un gattino che per poco non investivo, dannazione era piccolissimo tutto nero e impaurito ho frenato di scatto e sono sceso dalla macchina dopo averla accostata. Fortunatamente era poco vicino all'autogrill quindi ho accostato alla zona di riposo e mi sono messo a cercarlo. Poco dopo un miagolio innocente ha iniziato ad uscire dal bordo della strada, ho acceso la torcia del telefono e due occhietti gialli si illuminavano nel buio. Erano giorni che pioveva e sicuramente era tutto impaurito dopo un po' mi sono lasciato avvicinare l'ho avvolto nel cappotto e l'ho portato in macchina alla fine me lo sono portato a casa.


    SENTIRE NUOVAMENTE QUELLA VOCE FASTIDIOSA

    Tornando a casa ho posato il gattino sul letto dopo averlo lavato. Avevo i vestiti bagnati e le mani tutte graffiate perché quella peste non si faceva lavare ad ogni modo non avevo ancora scelto il nome e dunque lo chiamavo micio. Mi sono spogliato levandomi la camicia bagnata e il pantalone altrettanto, mi sono portato indietro i capelli e poi ho sospirato, ho abbassato l'intensità della lampadina del comodino e poi le tapparelle delle finestre, ho acceso una sigaretta e ho iniziato a fumarne una mentre guardavo il gattino che giocava con il niente infilandosi nelle mie lenzuola, indubbiamente era una compagnia inaspettata che faceva molto piacere. Prima di addormentarmi mi sono messo le cuffiette con una musica rilassante era un periodo stressante e indubbiamente mi aiutava con il rilassarmi. Ad ogni modo non riuscivo a togliermi gli occhi di quello strano ragazzo al bar dalla mia testa, in qualche modo avevano fatto uno strano effetto al mio subconscio tanto che quella sera feci un sogno erotico. Non capivo benissimo chi fosse ma ho sognato delle mani che mi toccavano e mi accarezzavano, era così reale ed eccitante che mi è sembrato che il cuore mi uscisse fuori dal petto. La lingua di questa persona mi mordeva i capezzoli e io sobbalzavo. Era tutto un stringersi e baciarsi una morsa di desiderio che mi faceva rimanere senza respiro, ero sotto e lui sopra, la lingua percorreva a filo da fin sotto la gola fino al mio inguine e poi ad un tratto...la sveglia, avevo le palpitazioni e un erezione fenomenale beh, inutile dire che con l'acqua fredda ha fatto il suo corso. Non avevo tempo per altre cose, dovevo andare a lavoro. Era un venerdì normalmente io la sera esco il venerdì e cosí quel giorno mi prefissai di farmi una serata fuori al solito bar dopo esser andato dal pet Planet a comprare l'occorrente per la mia nuova compagnia quindi dovevo uscire prima di lavoro. Normalmente il venerdì non era un gran problema uscire prima perchè non c'era quasi niente da fare ovvero, mi avvantaggiato tutto durante la settimana motivo per cui ero libero. Comprata la lettiera, i croccantini e la pastina per sverminare il gatto, sono tornato a casa trovando la carta igienica sparsa per tutta casa e spezzettata. Ormai era inutile sgridarlo ma quel buffo evento mi ha fatto venire in mente il nome da dargli... Deva diminutivo di devastazione eh si perchè ho scoperto in realtà che non era un maschio, ma una femmina. Messo tutto a posto e dato una ripulita marginale a casa, sono andato a farmi una doccia, l'acqua calda scorreva lungo la mia nuda schiena bianca e rilassava i miei muscoli che piano piano si scioglievano, mi sentivo decisamente meglio. Mi sono asciugato i capelli, mi sono preparato con un jeans nero e un gilet elegante con camicia a portafoglio decorata bianca,cravatta foulard rossa e scarpe marroni intonate con la cintura. Non so perchè ma quella sera volevo mostrarmi un po' più aperto di come sono solitamente, forse per il sogno fatto la notte prima chissà, una cosa è certa...almeno è stato interessante. Avevo tutto, potevo uscire, ho preso chiavi della macchina e di casa insieme al portafoglio,sono uscito richiudendomi la porta dietro dopo aver salutato Deva. La macchina era in garage, sceso all'ultimo piano sono arrivato alla macchina, sono entrato e ho acceso il motore, mi sono stiracchiato e sono partito al chiaro di luna sotto le note di moondance in particolare la versione di Paul Braun, indubbiamente uno dei miei brani preferiti. Arrivato a destinazione, ho parcheggiato e sono sceso, ho chiuso la macchina e sono entrato nel solito locale locale accolto dal saluto di Emilio come al solito

    "Ahi buonasera amico mio. Vuoi il solito?"

    io ho risposto ovviamente annuendo e sospirando. Lui vedendomi e conoscendomi da molto mi chiede con espressione leggermente preoccupata

    "Cos'è questo faccino tesoro? Settimane stressanti?"

    e io ho risposto ancora

    "Si Emilio, purtroppo non sono riuscito ad avere un attimo di pace ad ogni modo grazie per l'interessamento"

    Nel mentre Emilio, aveva già finito di preparare il mio cocktail preferito

    "Ecco a te, cocktail samurai con aggiunta di menta e the verde"

    ho preso il bicchiere e ne ho bevuto un paio di Sorsi, strizzai gli occhi per una vampata alcolica che mi salì ad impatto nel naso e poi riguardo il barista

    "Quanto ti devo?"

    Emilio mi ha risposto con un cenno svolazzante della mano

    "No non preoccuparti offre la casa."

    Dopo aver ringraziato Emilio mi sono andato a sedere guardando il solito spettacolo di musicisti sul palchetto in fondo alla sala. Il ragazzo dell'altra volta stranamente non c'era motivo per cui un po' ero giù di morale anche per quello. Volevo risentire la sua voce che cantava e mi ricordo che in quel momento pensai...

    "Accidenti lui non verrà stasera"

    Sospirando ho continuato ad assistere allo spettacolo jazz e passando le ore come al solito avevo alzato un po' il gomito, dopo la un pò ho preso la macchina e sono tornato a casa o per così dire, quella sera non mi andò molto bene, ho sbattuto con la macchina su un grosso palo della luce vicino agli appartamenti difronte al mio, mi ricordo solo qualcuno che mi tirava fuori dalle lamiere e qualcuno che mi teneva la mano in ambulanza poi il buio. Ho pensato al gatto, per fortuna se ne prendeva cura la cameriera che veniva regolarmente in appartamento ma certamente non era la prima cosa da pensare quando stai rischiando la vita.


    I GIORNI DELL'INCIDENTE

    Ricordo poco dell'incidente, sentivo continuamente che qualcuno mi stava toccando e stringendo la mano sinistra ma non sapevo che fosse, un caro? un parente? un amico? ero incosciente e probabilmnte non lo avrei mai saputo anche da sveglio. Una settimana dopo ero fuori pericolo, frattura multipla alle gambe ed emorragia interna, lussazione alla spalla per l'impatto con la cintura che ha evitato che io sbattessi la testa. Le infermiere poi, giorni avanti dopo il mio risveglio, mi hanno raccontato che hanno dovuto tirarmi fuori dalle lamiere la mia macchina era distrutta. Quando mi sono svegliato nella mia stanza non c'era nessuno, il chè ero abbastanza sorpreso perchè ero certo che ci fosse stato qualcuno con me nei giorni in cui ero incosciente. Dato che in precedenza avevo gia parlato con i dottori riguardo i progressi che avevo il dovere di fare, ho chiesto per curiosità se quando ero incosciente ci fosse stato qualcuno con me. Mi raccontarono che mi sono venuti a trovare parenti, mia madre e qualche cugino dal Giappone e poi uno strano ragazzo dalla felpa nera che mi è venuto a trovare tutto i giorni. Rimasi scosso, qualcuno che non corrispondeva a nessuno che conoscevo mi veniva a trovare non nascondo che in quel momento ero parecchio inquietato però quando mi hanno detto che piangeva per me e che era molto preoccupato non potevo che ringraziare quella persona. Una delle infermiere mi ha detto che era stato lui a chiamare i pompieri e il centodiciotto per salvarmi la vita, un minuto più tardi e sarei morto. A questo punto ho chiesto il nome di questo ragazzo ma nessuno mi rispondeva, o mi rispondeva che si faceva chiamare Pierrot, sicuramente un nome particolare ma nulla di concreto. La cosa più frustrante era che non potevo ringraziare chi mi aveva salvato la vita in quel momento, non avevo ne un indirizzo, ne un numero niente, in più mi sono ritrovato una multa salata e una penalità sulla patente per guida in stato di ebrezza, non sono mai stato così irresponsabile in vita mia. I giorni passavano piano piano mi rimettevo e intanto lavoravo dall'ospedale al mio portatile, riabilitazione e tutto. La mattina sul mio comodino ogni giorno trovavo una margherita e in qualche modo sentivo che questo pierrot me le mandava, nessuno mi diceva niente o sapeva niente ed ero nervoso, molto nervoso.

    LA PROSPETTIVA DI FRED

    Era tutta la sera che stavo aspettando che mi consegnassero un pacco. Come al solito le consegne tardavano e nel frattempo mi sono messo al computer a guardare un film. Ero tranquillo e stranamente non avevo fame, ho sempre avuto un ottimo appetito. Ad un tratto il citofono ha squillato e io mi sono alzato dalla sedia, mi sono stiracchiato, uno sbadiglio e mi sono precipitato a rispondere. Finalmente il pacco era arrivato, li ho fatti aspettare giu e l'ho preso in mano, si sono allontanati dopo che li ho salutati e mi sono girato, Il tempo che sono entrato nel palazzo, ho fatto giusto qualche scalino e una macchina in gran velocità si è schiantata vicino il grosso lampione della luce di fronte al mio palazzo, mi si è fermato il respiro per un attimo non ho neanche avuto il tempo di metabolizzare e fare mente locale della situazione, ho lanciato lo scatolo in fondo alle scale e mi sono precipitato fuori dal palazzo. Man mano che mi avvicinavo alla macchina un dubbio si attanagliava nel mio stomaco ma non volevo pensarci, mi volevo convincere che non era la sua macchina ma alla fine si è realizzato tutto, sono andato letteralmente nel panico, mi tremavano le gambe, il ragazzo giapponese che mi piaceva aveva fatto un incidente la cosa più terribile è che non dava cenni di vita ed era intrappolato nella macchina. Ho chiamato i pompieri e l'autoambulanza insieme ai carabinieri, il cuore mi batteva forte. Una persona che osservavo solo da lontano e che ammiravo anche se non conoscevo aveva i minuti contati, l'idea di perderlo e di non poterlo vedere mi faceva provare un misto fra tristezza e qualcosa che non so spiegare perchè in quei momenti non si ha neanche il tempo di pensare, per la prima volta dopo anni io ho pianto. Dopo ore sono riusciti a tirarlo fuori dalla macchina in quel momento ho pensato che mi sarei preso cura di lui almeno fino al momento in cui lui non si sarebbe svegliato, aveva la speranza di vivere e non doveva mollare. Nell'ambulanza gli ho stretto forte la mano perchè sarebbe stato. I giorni passavano, erano terribili ma era stabile, stava messo male, poi mi dissero che aveva aperto gli occhi e a quel punto mi sono detto che non c'era più bisogno di me, i genitori sono venuti qualche giorno dopo ma ero sempre attento a non farmi vedere o riconoscere tanto e vero che mi facevo chiamare pierrot. Gli mandavo sempre dei fiori tramite dei dottori e delle infermiere ma io non dicevo altro dopo tutto lui non mi conosceva e io non ero altro che un cantante.....

    FINE PRIMO CAPITOLO
     
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    Allora...non ho parole...troppooooo bellaaaaa la storia...😊😊i disegni mi piacciono...moltooo bravissima...😘😘lui che da lontano lo osserva..😉un cantante mi piace...continua ti prego per favore... e tutto ben definito è sono qui che aspetterò...il prossimo....capitolo...wow fantastica momoiro...❤❤
     
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    Grazie domenica! Ad ogni modo se vuoi e sai disegnare per e-mail puoi inviarmi i disegni di come vedi tu i personaggi e li pubblico qui in chat :)

    CITAZIONE (Domenica Quattrone @ 21/10/2019, 05:38) 
    Allora...non ho parole...troppooooo bellaaaaa la storia...😊😊i disegni mi piacciono...moltooo bravissima...😘😘lui che da lontano lo osserva..😉un cantante mi piace...continua ti prego per favore... e tutto ben definito è sono qui che aspetterò...il prossimo....capitolo...wow fantastica momoiro...❤❤

    Grazie comunque mi fa piacere che mi segui
     
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    Ciaooooo è un piacere...x me ok ora mi organizzo il tempo che ho con casa e lavoro...dopo di ché disegno una bozza... e te la mando tramite email...ok che emozione momoiro...cmq ti seguo perché mi hai regalo delle emozioni... mi piace la tua storia la adoro...Grazieee..❤❤❤❤
     
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18 replies since 4/8/2019, 23:02   320 views
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