Solo per Te

One-shot || Drammatico || Arancione

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    Solo per Te



    _Autore: Ryo13
    _Genere: Drammatico e Romantico.
    _Rating: Arancione
    _Tipologia: One-shot
    _Breve descrizione: Quando la Vita ci porta via tutto quanto abbiamo di più prezioso, cosa ci rimane se non precipitare nelle braccia della Morte? Ma cosa succede se è l'Amore che serbi dentro di te a farti violenza per continuare ad andare avanti, a fornirti una ragione valida per farlo?
    _Note: Ho scritto questo testo pensando che a volte il dolore ci rende impossibile vedere davanti a noi qualsiasi via di fuga; che a volte ci confonde fino a mescolare e capovolgere la nostra visione del Mondo.
    Noterete che i protagonisti non hanno un nome: questo perché il dolore cancella tutto, persino l'individualità, e lascia spazio solo a se stesso. Ma è in quel nulla che avviene l'incontro tra due anime divise.



    Non aveva senso tutto questo.
    "Dove sono?" tentavo di gridare dal profondo di me stessa ma pareva che la voce non volesse uscire, come se fosse rilegata in un angolo remoto del mio essere e non avesse la forza di farsi spazio ed erompere all'esterno per avere delle risposte. Avevo paura delle risposte.
    "Cosa... cosa...? P-Perché...?" avevo la mente confusa e non vedevo niente a parte delle ombre che si agitavano confuse in vortici di colori cupi e sprazzi di luce.
    Sentivo una voce lontana, emessa in un ronzio continuo, veloce, come una sorta di litania frenetica.
    "...sisti", "...sisti" riuscivo ad afferrare, ma nella mentre, preda del caos, non riuscivo a legare quel suono con alcun significato di senso compiuto.
    Sapevo che stavo fuggendo da qualcosa. Sapevo che quello che sentivo non era ciò che mi aspettavo di provare. Era troppo... era ancora troppo intenso. Troppo accecante, troppo rumoroso, troppo profondo, troppo freddo... ero solo umana ed il mio corpo pareva non reggere questa pesantezza. Sapevo di spezzarmi, di cadere. Sapevo che tutto questo era già successo, come sapevo che non avrei potuto sopportare una nuova ondata di quel dolore.
    Avevo voluto che smettesse. Doveva essere tutto finito. Tutto finito... come quel giorno.

    "Mi dispiace, signorina, non ce l'ha fatta" una faccia pallida, occhi incavati... quel medico mi fissava negli occhi mentre mi comunicava la peggiore notizia al mondo. Con l'espressione di finto dolore, finto rammarico! Usava sempre quell'espressione odiosa per parlare con le famiglie di quei poveri sventurati che morivano sotto ai ferri?
    Ma quel dottore non esisteva più. La mia vita era diventata un enorme buco nero. Non capivo, non volevo capire... ed il mondo si era chiuso attorno al mio gelo; un gelo che mi trafiggeva l'animo, che mi piegava, mi rendeva schiava... che nemmeno le mie urla ininterrotte poteva fermare, placare, rompere. Non potevano nulla le mie unghie che si conficcavano nella carne, cercando di scavare a fondo per strappare a forza quella tenebra che era calata nel mio cuore. Ed il buio si tinse di cremisi. Un rosso intenso, denso e caldo che scorreva tra le mie dita: il mio sangue imbrattava il pavimento, i vestiti... copriva le mie mani che si chiudevano convulsamente sul viso, ferendo anche quello. Degli estranei tentavano di fermarmi, di bloccare i miei movimenti, ma ero più forte di tutti loro perché quel Mostro Nero che era venuto ad abitarmi dentro alimentava un fuoco freddo che bruciava tutto sul suo cammino e che penetrava nelle osse, nei muscoli, tentando di venire fuori dai pori della pelle in ondate di violenza incontrollata.

    E ora ricordavo ed era insopportabile come la prima volta.
    Lui non c'era più, non esisteva. Perso. Perso per sempre. Mai più quei sorrisi, quegli occhi chiari, quella pelle ruvida. Mai più gli abbracci, le carezze... il sapore della sua pelle impregnata di salsedine e calda del sole. Non avrei avuto mai più le sue chiacchiere senza senso e le sue piccole fissazioni. Non avrei mai più avuto la mia dose giornaliera di "Ti amo, amore". Avevo perso la sua voce che usciva in ansiti rochi, spezzata da respiri affannati quando facevamo l'amore. Dove era finito tutto questo? Dove erano quelle mani che percorrevano avide il mio corpo? Dove quella bocca, che incontrava la mia in una passione insaziabile? Dove trovare un altro paio di occhi simili ai suoi che splendevano di rabbia ogni volta che un altro posava il suo sguado su di me?
    Che dolore! Che dolore tremendo! Mi bruciava il petto e sentivo milioni di aghi pungermi ed affondarmi dentro al cuore ed in uno spazio indefinito che costituiva l'anima, mentre calde lacrime cominciavano a scorrermi sul viso, nei solchi già scavati da tutte quelle che avevo consumato da quel nefasto giorno.
    Preferivo tornare all'oblìo. Preferivo non ricordare, non affrontare tutto questo... fuggire! Ma la nebbia si stava dissolvendo...

    Anche quel giorno stavo scappando, come se allontanandomi da lui le cose avessero potuto magicamente tornare a posto. Come se rifuggendo quel piccolo, insignificante dolore di allora, la mia vita avesse potuto migliorare...
    Ed invece sono stata punita! Punita per la mia codardia, la mi testardaggine... per la presunzione di sapere cosa fossero le cose importanti della vita! E la Vita mi ha tolto l'unica cosa, l'unica persona, davvero importante.
    La Vita, che si trascina addosso quel Mostro Nero, camuffandolo, nascondendolo, mi si è rivoltata contro mostrandomi il suo lato peggiore! Ferendomi mortalmente eppure lasciandomi in vita.
    Quel giorno io fuggivo e lui mi seguiva. Lui, che aveva il coraggio che a me mancava, mi correva dietro e gridava il mio nome. Fu il mio capriccio, la volontà di non farmi fermare, a spingermi ad attraversare quel semaforo rosso. E lui, che si fidava di me anche nelle situazioni peggiori, mi venne dietro. Non vedeva altri che me, determinato com'era ad afferrarmi le mani, ad imprigionarmi nel suo abbraccio. E poi... poi non udii più la sua voce, ma solo stridii agghiaccianti di veicoli che frenavano ed un'assordante rumore di metallo che sfregava contro metallo, il silenzio ed infine le urla: la gente urlava ed io, ancora una volta, avevo paura di affrontare la realtà... paura di voltarmi perché sapevo che dietro di me c'era un mondo in sfacelo... il mio mondo perduto.

    Sentivo di tornare in me, ma in un modo poco piacevole, doloroso. Sentivo fitte acute provenire da tutte le parti del mio corpo.
    "Resisti, resisti... resisti!" ora capivo cosa mi stava dicendo quella voce così familiare, così dolce e disperata.
    "Ti ho raggiunto... ce l'ho fatta..." sussurravo con voce roca.
    "Non ancora" rispondeva "Non così... non è giusto!"
    Ero così contenta di poterlo sentire di nuovo, che non mi importava più della sofferenza. Non mi importava nemmeno che sembrasse addolorato: era lì e l'universo pareva ricomporsi a piccoli pezzi attorno a quella luce di speranza.
    "Torna indietro, amore" sussurrava con rabbia alle mie orecchie. Mi sembrava di sentirlo piangere, ma non vedevo lacrime, non vedevo contorni definiti.
    "Non ne ho la forza. Non chiedermi questo."
    Cercavo di spiegare che il mondo senza di lui non aveva alcun senso. Come se mancasse la gravità e non avevo punti di appoggio... Ogni giorno mi sentivo precipitare in un pozzo nero e senza fondo di disperazione.
    "Sì che ce l'hai. Solo... non lo sai ancora"
    "No... no... so bene che se anche sopravvivessi sarei tentata di tornare... io... non... io non sono forte... mi manchi" singhiozzavo in preda a spasmi.
    "Non puoi venire ora. Fallo per me. La tua vita è preziosa" insisteva. "Giuro che sarò qui ad aspettarti, ti sarò sempre accanto! Ma tu devi vivere, devi andare avanti, devi amare... devi dare la vita ai bambini che dovevamo avere"
    "Amare... come potrei? Hai preso tutto, tutto con te... non mi rimane più niente!"
    "Sciocchina... se non ti fosse rimasto dentro l'amore che avevi per me, non ti saresti consumata in questo modo"
    Sentivo come un calore accarezzarmi la pelle.
    "È ora per te di tornare" sussurrò.
    "No... ti prego" la mia voce si spense.

    Avvertì delle mani che mi toccavano, delle voci agitate che mi rubavano alla Morte, che mi costringevano alla Vita. Una vita di dolore.
    Sapevo di non avercela fatta. Avevo fallito, sarei sopravvissuta. Costretta a trascinarmi avanti in un'esistenza priva di significato.
    Le voci tornavano a distrarmi.
    "Dottore, questa ragazza è incinta" disse sorpresa quella che pareva essere un'infermiera.
    "Incinta?" ripetei con voce appena udibile.
    "Signorina! È cosciente? Mi dica il suo nome!" disse agitata ma sollevata di sentirmi parlare.
    Incinta. Sarebbe stato questo a darmi la forza?
    Forse questa vita non si prospettava così priva di significato.
    "E va bene..." sussurrai " lo farò solo per te" mi arresi, accogliendo il dolore.





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    Sicuri di volerlo sapere?!

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    Ryo, è bellissimo! Molto coinvolgente, molto emozionante, scritto con proprietà di linguaggio e usando parecchi sinonimi.
    Fantastico il flashback sull'incidente, è sembrato anche a me di essere lì e di non avere il coraggio di voltarmi. Drammatico al punto giusto, hai creato un pathos tangibile ma non opprimente allo stesso tempo. Complimenti ancora, sapevo che eri brava ma mi hai comunque sorpreso!
     
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    Grazie Zess! °///°
    Sono contenta che ti sia piaciuta ^^ questa è stata la prima storia che ho mai scritto come one-shot.
    Come "scrittura" mi ero sempre dedicata solo ai temi per la scuola, che sono una cosa completamente diversa ovviamente XD
    Quando ho scritto questa storia, ricordo che ho voluto giocare con la linea del tempo del racconto, alternando un paragrafo che narrasse del presente ed uno del passato, in modo che riflettesse anche la condizione di semi-coscienza della protagonista che, nella confusione dettata dal dolore emotivo e fisico era sospesa appunto in una conzione oscillante tra presente e passato.... e poi l'ultimo pezzo, a coronare il tutto e mostrare "la soluzione" diciamo, dedicato al futuro con la frase «lo farò» perché è il bambino ad ancorarla di nuovo alla vita xD
     
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    Complimenti.... Un bellissimo racconto.
    Nonostante la tristezza, sai mi ha lasciato il sorriso sulle labbra.
    Sei davvero brava a descrivere...mi é piaciuto molto anche il ritmo con cui hai scritto la storia (l'ho letta quasi d'un fiato.. Perché cercavo disperatamente di capire cosa era successo)... Ti travolge. Per un attimo ho quasi vissuto la stessa esperienza della protagonista leggendo la storia.
    Ancora tanti complimenti.. Soprattutto perché mi é piaciuta davvero tanto ^^
     
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3 replies since 2/9/2011, 14:06   97 views
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