L'ultima concubina - Catt Ford

Dreamspinner Press

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    L'ultima concubina - Catt Ford

    Titolo: L'ultima concubina
    Autore: Catt Ford
    Genere: M/M
    Prezzo: $6.99
    Casa editrice: Dreamspinner Press
    Cover Artist: Catt Ford

    Trama:

    Quando la principessa Lan’xiu, contro la propria volontà, viene consegnata dal fratello come offerta all’harem del generale Hüi Wei, la sua unica domanda è quando il suo segreto sarà scoperto. Non si fa illusioni: quando il generale scoprirà che lei è in realtà un lui, la morte sarà il suo unico futuro, anche se non ha intenzione di arrendersi. Lan’xiu si è vestito da donna per tutta la vita, ma non è fragile. Sa usare una spada come i migliori guerrieri.

    Il generale Hüi Wei ha tutto quello che un uomo può desiderare: potere, ricchezza, successo sul campo di battaglia e un harem di concubine. All’inizio guarda Lan’xiu con sospetto, ma si sente stranamente attratto da lei. Quando scopre che la bellissima giovane in realtà è un uomo, la sua prima reazione è quella di estrarre la spada. Piuttosto che sprecare una tale bellezza, decide di godere della sottomissione di Lan’xiu: la principessa accende una passione e un desiderio profondi, che egli non ha mai provato per le altre mogli. Ma gli intrighi di corte, le ambizioni politiche e i dubbi del generale potrebbero essere un ostacolo troppo grande per il loro amore.

    Estratto (offerto dalla casa editrice-sarebbe il primo capitolo)

    CITAZIONE
    Capitolo Uno





    E ACCADDE che nella dinastia Qing, durante il governo dell’Imperatore del Sole Jun, che il governatore Wu Min ordinasse che una carovana partisse per un pericoloso viaggio fino alla corte del generale Qiang Hüi Wei, governatore degli stati di Yan e Qui, per portargli un dono di grande valore, per il desiderio di ottenere il favore e la considerazione dell’imperatore. Se fosse stato contento o dispiaciuto che i soldati e i cortigiani prescelti fossero riusciti a raggiungere la fortezza di Qiang Hüi Wei dopo aver attraversato un territorio ostile si è perso nel tempo. La storia ricorda solo che la carovana arrivò senza problemi e che quando la notizia fu data al generale Hüi Wei, questi organizzò un’udienza per ricevere i doni, con le doverose cerimonie, in osservanza dei costumi dell’epoca.





    “HÜI, COSA credi che Wu Min abbia deciso che fosse un regalo adatto a te?” chiese Lord Jiang mentre i due uomini percorrevano a grandi falcate i corridoi del palazzo, diretti alla sala delle udienze.

    Hüi Wei emise una breve risata senza gioia. “Una tangente, vuoi dire. Vuole che il Figlio del Cielo si accorga di lui e spera che io lo possa accontentare.”

    “Sei cinico,” osservò Jiang.

    “E come risultato, respiro ancora.” Hüi Wei rivolse all’amico un ghigno da lupo, prima di fermarsi davanti alla porta. I due soldati che la piantonavano alzarono le lance e li lasciarono passare, rimanendo immobili con i volti imperscrutabili, come se non udissero i commenti che i due uomini si scambiavano. “Vediamo quali scaltre bugie i suoi inviati cercheranno di propinarmi.”

    Detto questo, Hüi Wei annuì e uno dei soldati tirò una tenda, mostrando delle porte di legno pesante su cardini di ferro. Senza fare rumore, aprì una delle porte e Hüi Wei precedette il suo amico e consigliere all’interno della stanza, attraversando delle ricche tende damascate fino a un palco che si ergeva sullo splendente pavimento fatto di mattonelle lucide.

    Rimase fermo in piedi, una figura maestosa fra i due messaggeri che gli erano stati mandati, mascolina e potente, il volto impassibile e piacente ma segnato dal tempo trascorso sui campi di battaglia, un’espressione dura negli occhi, mentre attendeva che i messaggeri s’inginocchiassero come segno di obbedienza alla sua presenza autorevole.

    La sua espressione non cambiò, neanche quando notò l’incongrua figura di una bellissima e slanciata giovane che stava in mezzo agli uomini e il suo sguardo passò sopra di lei senza nemmeno un lampo d’interesse. Si sedette sul trono massiccio, appoggiando le mani sulle teste delle tigri ruggenti scolpite in fondo ai braccioli, e attese in silenzio. In una studiata forma d’insulto verso Wu Min, Hüi Wei aveva deciso di riceverli indossando ruvidi abiti più adatti a una battaglia, compreso il pettorale di cuoio, e portando la spada al suo fianco.

    La voce del Signore Jiang risuonò nell’annunciare: “La sua imperiale persona, il governatore della provincia di Changchun, inclusi gli stati di Yan e Qui, protettore giurato del Figlio del Cielo, l’Imperatore Jun, il Generale Qiang Hüi Wei si degna di ricevere i messaggeri di Wu Min, signore della provincia di Liaopeh. Chi parla per Wu Min?”

    Uno dei due cortigiani riccamente vestiti mosse la testa su e giù, continuando a guardare il suo riflesso nel lucido pavimento, e rispose: “Il mio grazioso signore Wu Min ha richiesto che portassi i suoi rispetti e un piccolo, insignificante segno della sua alleanza con Qiang Hüi Wei.”

    “Vi riferirete al mio Signore come il Signor Generale Qiang Hüi Wei, o il vostro padrone avrà il piacere di riavervi indietro, tagliati in mille pezzettini,” Jiang riprese severamente il messaggero, usando il titolo militare di Hüi invece di quello civile, in una sorta di subdolo promemoria.

    Hüi Wei cercò di impedire alle sue labbra di arricciarsi. Il suo amico Jiang non avrebbe di certo dato compimento a una simile minaccia personalmente salvo che non l’avesse ritenuta necessaria per la sicurezza della sua provincia, ma aveva convinto molti della sua crudele spietatezza con affermazioni come quella. A quanto pareva, il messaggero era proprio tra questi, perché rabbrividì visibilmente e si affrettò a correggere il tiro.

    “Un milione di scuse, Onorevole Signore!” esclamò, la voce affievolita dalla necessità di parlare rivolto al pavimento. “Non intendevo offendervi. È stata la mia miserabile ignoranza che mi ha portato a rivolgermi in modo scorretto a Sua Eccellenza il Generale. Prego che non vorrete vendicarvi sul mio grazioso padrone per la mia tremenda infamia.”

    Hüi Wei si costrinse a non guardare Jiang, ma immaginava che il suo amico si stesse godendo la scena. “Drizzate la schiena!” ordinò, impaziente. “Che vuole questo Wu Min?”

    Il messaggero si sedette sui talloni, rosso in faccia, come se, con la sua stazza, non fosse abituato a quella posizione di sottomissione. Nessuno degli altri che erano con lui osò alzare lo sguardo, ma Hüi Wei notò che i quattro robusti soldati che stavano accanto alla ragazza non si allontanarono da lei, come se la giovane ricoprisse un’alta posizione e fosse in costante bisogno di protezione.

    “Niente, mio Signore! Non oserebbe chiedervi niente.” Il messaggero alzò furtivamente lo sguardo, per tornare poi a rivolgerlo al pavimento. “Solo se, in un futuro lontano, vi trovaste a desiderare di garantirgli un piccolo segno del vostro favore. Ma ci tiene a precisare che non merita assolutamente niente da voi. No, siamo venuti per portarvi un dono di grande valore, al solo scopo di dimostrare la lealtà e la fedeltà che Wu Min ha per voi, Protettore del Nord, e per il Figlio del Cielo, l’Imperatore Jun, e…”

    “Il Generale Qiang apprezza questo grazioso gesto, ma è un uomo importante. Ha molte responsabilità nel suo compito di servire l’Imperatore,” lo interruppe Jiang in tono mellifluo. “Vi assicuro che ogni dono da parte di Wu Min sarà altamente gradito.”

    Il messaggero sembrò capire che veniva esortato a terminare, anche se sicuramente sarebbe stato contento di ascoltare la propria eloquenza per molte ore. Alzò una mano. “Se posso avere il permesso di far avvicinare questi miserabili servitori al generosissimo governatore …”

    Jiang annuì. “Permesso accordato. Fino a quel segno e non oltre.” Indicò una linea in pietra nera posta ad almeno tre metri e mezzo di distanza da Hüi Wei.

    Il messaggero alzò un mignolo e un servitore si avvicinò al trono sulle ginocchia, tenendo un piccolo forziere. Lo aprì, rivelando il bagliore di molti tael d’argento che si trovavano al suo interno.

    “Una piccola offerta in moneta,” disse il cortigiano, come se il loro valore fosse irrisorio, anziché una piccola fortuna. Alzò l’anulare della mano che teneva ancora sollevata.

    Un secondo servitore si avvicinò, con un altro piccolo scrigno. Questa volta il contenitore fu aperto per mostrare la luminosa bellezza di perle di diversa grandezza e colore, dal nero al rosa fino al bianco più puro.

    “Perle rare raccolte dall’oceano, al costo di molte vite,” cantilenò il messaggero. Sollevò anche l’indice.

    Un terzo servitore avanzò per srotolare un rotolo di seta scintillante.

    “La seta più fine di tutta la provincia di Liaopeh. Notate la sottile bellezza del fiore di orchidea intessuto nella trama.”

    Hüi Wei, dal suo trono, ostentò uno sbadiglio per mostrare la noia che provava di fronte a quelle offerte.

    Il messaggero era costernato. “Questi doni non sono nulla, non sono comparabili alla grandezza del governatore. Anche se ottenuti grazie all’enorme austerità della condotta di Wu Min, sono troppo insignificanti perché siano aggiunti alla vostra grandezza e alla vostra ricchezza. No, il tesoro che Wu Min desidera mostrarvi non è fra questi. Deve ancora essere presentato.” Finalmente, alzò il dito medio.

    I quattro soldati si alzarono in piedi e uno porse la mano verso la donna, che era ancora prostrata in un atteggiamento di piena sottomissione. Appoggiò la mano sull’avambraccio muscoloso del soldato, leggera come un colibrì in volo, e si alzò con grazia, lo sguardo opportunamente rivolto a terra e velato dalle sopracciglia. I soldati la condussero in avanti e rimasero in piedi accanto a lei, come per doverla proteggere da un attacco imminente. Il suo cheongsam blu era intessuto d’oro e vi erano ricamati dragoni e fenici: il colore scuro faceva risaltare il candore della sua pelle.

    Il messaggero parlò in tono di voce sommesso, come se fosse così impressionato da se stesso da non capire il significato di ciò che diceva. “Wu Min ha fatto il più grande dei sacrifici offrendovi in moglie la sua sorellastra, la principessa Zhen Lan’xiu.”

    Hüi Wei non degnò la ragazza neanche di uno sguardo. “Grazie, ma non potrei accettare un dono che causa un tale crudele dolore a chi lo elargisce. Il sentimento è generoso, ma il sacrificio non è necessario. Non mi serve che Wu Min scelga una moglie per me.”

    Il messaggero iniziò a parlare in modo confuso. “Non intendeva offendervi! È risaputo che Sua Grandezza possiede già una moglie e diverse concubine! Wu Min non intendeva suggerire che la principessa Lan’xiu prendesse il posto di alcuna di quelle venerabili signore. No! Infatti, potete usarla come preferite e metterla da parte se non vi soddisfa!”

    Jiang chiese: “Accetta di riprenderla indietro se si mostrerà difettosa?”

    Turbato, il messaggero rispose: “Non è mai stata toccata! È casta e pura! La più bella vergine che si possa trovare a Liaopeh! Tutti coloro che la vedono cadono vittima della sua bellezza. La sua natura è modesta e riservata! Ed è stata sorvegliata con attenzione. Non ci sono stati appuntamenti segreti al chiaro di luna che mettessero in pericolo la sua purezza…”

    Hüi Wei aggiunse, in tono annoiato: “Porterete a Wu Min i miei ringraziamenti per questi splendidi doni. Sono sicuro che gli abbia causato molto dolore, doversi separare dalla sorella.”

    “Oh, è così,” assicurò il messaggero in tono mellifluo. “Se solo desideraste accettare questi umili regali, questo sarà per lui motivo di un piacere tanto grande da annullare il dolore…”

    “Prenderemo in considerazione i regali. Avete un messaggio?” Jiang interruppe con abilità il messaggero.

    “Sì, ce l’ho. Wu Min voleva essere certo che Sua Graziosità accettasse la sua devozione…”

    “Così avete detto.” Jiang tese la mano per prendere il rotolo.

    Il messaggero si alzò in piedi e si avvicino alla pedana, estraendo la pergamena dalla manica della tunica. Trasalì quando Jiang gli afferrò il braccio con una mano, prendendo il rotolo con l’altra. Lanciò un’occhiata a Hüi Wei, ma dal suo volto non trapelava nulla, e lasciò quindi il rotolo di pergamena senza opporsi.

    “L’udienza è finita. Potete ritirarvi,” annunciò Jiang. “La principessa Lan’xiu verrà condotta all’harem.” Schioccò le dita rivolto ai soldati del generale, che avanzarono immediatamente.

    “Ma… la principessa… la sua guardia… non deve essere lasciata senza protezione! Le sue guardie devono…”

    “Sono sicuro che saremo in grado di proteggerla in maniera adeguata. Le guardie che vi siete portato possono venire via con voi, finché ne hanno la possibilità,” rispose Jiang, con un tono che non ammetteva repliche.

    “Il suo servitore, allora. Almeno permettete che il suo servitore le tenga compagnia mentre si mette a suo agio qui…”

    Per la prima volta Jiang osservò il domestico basso e magro che aveva un volto dolce, quasi femminile. “Sei un eunuco?”

    Arrossendo, il servitore annuì senza alzare lo sguardo, avvicinandosi leggermente alla principessa.

    Il bellissimo volto della principessa non mostrava nessuna delle emozioni che ci si aspettava da una ragazza nobile che veniva consegnata a una corte sconosciuta e al letto di un estraneo, ma sembrò spostarsi leggermente verso l’eunuco.

    Hüi Wei agitò una mano e i suoi soldati si avvicinarono per condurre la ragazza e il suo servitore fuori dalla stanza. Gli uomini che l’avevano accompagnata non si mossero, come se non avessero idea di cosa fare in quella circostanza imprevista.

    Il volto del messaggero aveva un’espressione frustrata mentre guardava la principessa scomparire, ma sembrò accettare la sua impotenza e, di nuovo, appoggiò la fronte al pavimento. “Comunicherò alla Sua graziosa Signoria Wu Min che il Signor Generale Qiang Hüi Wei ha accettato i regali che lui ha scelto con attenzione per l’arricchimento della casa di Sua Eccellenza…”

    Hüi Wei scosse le spalle mentre usciva ridacchiando dalla stanza, in compagnia di Jiang. “Pensi che stia ancora parlando?”

    “Ho dato ordine alle guardie di prendere nota di quello che dice, ma credo che sia inutile attenderci qualche indiscrezione. È molto bravo a vomitare un sacco di parole senza dire molto. Non ho idea di cosa speri di ottenere Wu Min, con questo.”

    Le labbra di Hüi si strinsero in un sorriso mesto mentre camminava nei corridoi. “No? Eppure sei molto intelligente, sempre che tu non voglia adularmi lasciando che sia io a spiegartelo. Rispondimi a questo: com’è possibile che un uomo che governa una provincia senza sbocchi sul mare e molto lontana dalla spiaggia possa avere una tale quantità di perle ineguagliabili?”

    Jiang sembrò scioccato, mentre si affrettava a raggiungere Hüi Wei. “È una domanda molto interessante. L’accesso a un porto gli concederebbe molto più potere e controllo, ma non capisco come vendere sua sorella glielo potrebbe fare ottenere.”

    “Almeno, non da me. Ho già mogli e concubine in abbondanza. Si potrebbe pensare che lei sia una di troppo.”

    “Sembra che l’imperatore abbia un harem di centinaia di concubine.”

    “L’imperatore è l’imperatore e non ha bisogno di entrare in guerra o di soffocare ribellioni nelle ultime province,” sbottò Hüi Wei. “Un uomo semplice come me non ha bisogno di una donna diversa che gli scaldi il letto ogni notte.”

    “Parlando di perle,” disse Jiang, cambiando argomento con tatto, “non ho mai visto una ragazza più bella di questa principessa.”

    “Non l’avevo notato,” mentì Hüi Wei.

    “Certo che no, ma quando avrai tempo, potrai dare un’occhiata al suo volto.” Jiang sospirò, in ammirazione. “Una tale perfezione di forme. La sua pelle è senza difetti, come quelle perle che sono state donate insieme con lei. Occhi di mandorla profondi come la notte scura, la curva delle sue labbra come…”

    “Come un serpente negli spasmi dell’agonia? Basta! Dalle tue parole sembra che sia il modello delle grazie femminili,” intervenne Hüi Wei, ridendo. “Stai attento a non cadere tu sotto la sua influenza. Trastullarsi con la concubina di un altro è punibile con la morte.”

    “Allora intendi tenerla?”

    “Non ho ancora deciso,” rispose Hüi Wei in tono freddo.

    “Ma non la rimanderai indietro?”

    Hüi aprì la porta della sua stanza privata. “Vieni con me.”

    Jiang entrò, chiudendosi la porta alle spalle. “A che gioco stai giocando? Non nascondermi quello che vuoi fare.”

    “Che cosa dice in quella pergamena?”

    Jiang la srotolò. “Se leggo correttamente fra le righe, spera di evitare che tu invada la sua provincia e spera che tu rispetti i confini. Questo significa che sta facendo qualcosa che non vuole che tu sappia ma che giustifica un’invasione. Forse spera di distrarti con la bellezza della principessa.”

    Hüi si lasciò cadere su una sedia senza nessuno dei gesti deliberati che aveva fatto davanti al pubblico mentre prendeva posto sul trono nella sala delle udienze. Versò a entrambi una coppa di huáng jiu e ne bevve un sorso prima di parlare. “La terrò per un po’, anche solo per capire qual è il piano di Wu Min. È ambizioso e intelligente ma fedele solo a se stesso. È un uomo attento. Ho combattuto con lui sullo stesso campo di battaglia e non attacca se non può averne un beneficio, a dispetto di qualunque trattato abbia firmato. È disposto a ingannare e a tradire per ottenere quello che vuole.”

    “E donandoti questa ragazza, spera di ottenere… cosa? Che la sua bellezza ti tenga tanto occupato da non prestare attenzione quando lui marcerà sulla tua provincia per arrivare al mare?” Jiang rise al pensiero di una qualunque donna capace di distrarre Hüi Wei al punto da fargli dimenticare il suo sacro dovere decretato dal cielo. “Non ti conosce tanto bene.”

    “Come minimo, se avessi permesso alla sua guardia di restare con lei, avrebbe avuto delle spie alla mia corte. Chi lo sa? Forse è lei che fa la spia per lui.” Hüi Wei alzò il bicchiere alla luce, osservando il liquore ambrato. “Crede che gli altri siano strateghi meno bravi di lui. Questo è il suo difetto maggiore. No, aveva altre ragioni per mandarmi questa ragazza. Qualcosa che spera di ottenere se io la tengo con me. Forse è nata da un incantesimo di magia nera e porta sfortuna a ogni tetto sotto il quale risiede, nonostante la sua bellezza. Gli dei a volte si divertono donando qualcosa con una mano e riprendendola con l’altra.” Hüi Wei rise. “Deve essergli costato molto farmi quel dono di argento, perle e seta solo per nascondere il suo intento reale. Deve essere sicuro che a un certo punto otterrà tutto nuovamente indietro. Wu Min non apre il pugno con tanta facilità.”

    “Non può sperare che la sua presenza condurrà a un conflitto in casa tua,” rifletté Jiang, in tono perplesso. “Un uomo non si preoccupa di insignificanti bisticci fra concubine.”

    “Neanche Wu Min farebbe quello sbaglio,” Hüi Wei annuì seccamente. “Accompagnala alla settima casa.”

    “Quando la vedrai, pensi che ti spiegherà per quale motivo Wu Min l’ha mandata?”

    “Potrebbe non saperlo. E non la vedrò, non subito,” rispose Hüi Wei.

    “Lo pensavo,” commentò Jiang in tono soddisfatto. “Wu Min saprà che hai ignorato i suoi doni. Lasciarli sul pavimento, come hai fatto quando hai abbandonato la sala delle udienze, è stato un colpo di genio. Forse lo spingerà a commettere qualche azione incauta.”

    “Forse,” rispose Hüi. “In ogni caso, fa’ catalogare tutti i tributi e falli portare nella cassaforte.”

    “Con l’eccezione della principessa Lan’xiu,” scherzò Jiang.

    “Scopri quello che puoi sulla famiglia,” disse all’improvviso Hüi Wei. “Deve essere un uomo davvero senza cuore, se destina la sua stessa sorella a diventare la concubina minore in una casata già organizzata. Non potrei mai farlo, neanche se me lo ordinasse l’imperatore. C’è qualcosa di strano in tutta questa storia.”

    “Mi assicurerò che la principessa si sia sistemata nella settima casa con il suo servitore, ma non lascerò che si metta troppo comoda per ora. E forse potrei organizzarle un incontro con la prima moglie, la signora Mei Ju?”

    Un lento sorriso si formò sulle labbra di Hüi. “Sapevo che c’era una ragione per tenere un giullare a corte.”

    “Giullare! Non sono un giullare!” esclamò Jiang, fingendo di essere offeso. “Lo scherzo ti si ritorcerebbe contro se me la prendessi e facessi dell’umorismo il mio primo scopo al tuo servizio.”

    “Non insulterei così il mio migliore amico, Jiang.” Hüi si alzò e gli appoggiò una mano sulla spalla. “Ci penseremo insieme come abbiamo sempre fatto, succeda quel che succeda.”

    “Certo,” acconsentì Jiang.
     
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    Lo trovo appassionante e mai noioso. C'è molta passione, tanto sentimento, ma c'è anche altro... La vita nell'harem non è certo rose e fiori, ma

    la seconda concubina è proprio un'arpia e quello che arriva a fare è ignobile, ma è proprio il suo gesto che paradossalmente farà sì che la relazione tra Lan e il generale venga ufficializzata
     
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