W. H. Auden

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    Wystan Hugh Auden nasce il 21 febbraio del 1907, a York, in una famiglia appartenente alla middle-class inglese. Trascorre la sua infanzia a Harborne, Birmingham e, negli anni successivi, s'interessa di letteratura, soprattutto di mitologia nordica, ma anche di musica e psicologia.
    Nel 1935 sposa Erika Mann, figlia dello scrittore Thomas Mann, per garantirle l'espatrio dalla Germania nazista che le aveva annullato la cittadinanza. I due non vivranno mai assieme.
    Nel 1937 partecipa alla Guerra Civile Spagnola, come autista. Rimane scioccato dalle atrocità commesse sia dai Republicanos, che lui sosteneva, sia dai Nacionales, maturando quel senso di smarrimento ed ansia che lo accompagnerà per tutta la vita. Il risultato di questa esperienza, una volta tornato in Inghilterra, è la poesia Spain, pubblicata nel 1937.
    Nel 1939 si trasferisce negli Stati Uniti prendendo nel 1946 la cittadinanza americana. A New York conosce Chester Kallman, uno studente, con il quale avrà una lunga relazione sentimentale. Il periodo tra il 1940 ed il 1948 è piuttosto prolifico: Auden scrive Another Time, New Year Letter, For the Time Being e The Age Of Anxiety, con cui vincerà il premio Pulitzer, che rappresenta il culmine della sua poetica.
    Dal 1948 al 1957 rimane a New York, ma trascorre molto tempo in Italia, ad Ischia, soprattutto d'estate.
    Agli ultimi anni appartengono Homage to Clio, del 1960, City Without Walls del 1969 e Thank you, Fog.
    Una delle poesie di Auden più famose fra il grande pubblico - Funeral blues - è contenuta nei film Quattro matrimoni e un funerale di Mike Newell e L'attimo fuggente di Peter Weir.


    Una sera che ero uscito a spasso

    Una sera che ero uscito a spasso,
    a spasso in Bristol Street,
    sul lastrico le folle erano campi
    di grano pronto per la mietitura.

    E lungo il fiume in piena
    udii un innamorato che cantava
    sotto un'arcata della ferrovia:
    "l'amore non ha fine".

    "Io ti amerò, mio caro, ti amerò
    finché la Cina e l'Africa s'incontrino
    e il fiume schizzi sopra la montagna
    e per la strada cantino i salmoni".

    "Io ti amerò finché l'oceano sia
    ripiegato e steso ad asciugare
    e vadano la sette stelle urlando
    come oche in giro per il cielo".

    "Come conigli correvano gli anni
    perché io tengo stretto fra le braccia
    il Fiore delle Età
    e il primo amore al mondo".

    Ma tutti gli orologi di città
    si misero a vibrare e rintoccare:
    "Oh, non lasciarti illudere dal Tempo,
    non puoi vincere il Tempo".

    "Nelle tane dell'Incubo,
    dove Giustizia è nuda,
    dall'ombra il Tempo vigila
    e tossisce se ha voglia di baciare".

    "Tra emicranie e in ansia
    vagamente la vita cola via
    e il Tempo avrà vinto la partita
    domani o ancora oggi".

    "In molte verdi valli
    si accumula la neve spaventosa;
    il Tempo spezza le danze intrecciate
    e dell'alteta lo stupendo tuffo".

    "Oh, immergi nell'acqua le tue mani,
    giù fino al polso immergile
    e guarda, guarda bene nel catino
    e chiediti che cosa hai perduto".

    "Nella credenza scricchiola il ghiacciaio,
    il deserto sospira dentro il letto
    e nella tazza la crepa dischiude
    un sentiero alla terra dei defunti".

    "Dove i barboni vincono bei soldi
    e il Gigante fa le moine a Jack
    e l'Angioletto è un nuovo Sacripante
    e Jill finisce giù lunga distesa".

    "Oh, guarda, guarda bene nello specchio,
    guarda nella tua ambascia;
    la vita è ancora una benedizione
    anche se benedire tu non puoi".

    "Oh, rimani, rimani alla finestra
    mentre bruciano e sgorgano le lacrime;
    tu amerai il prossimo tuo storto
    con il tuo storto cuore".

    Era tardi, già tardi quella sera,
    loro, gli amanti, se ne erano andati;
    tutti i rintocchi erano cessati
    e il gran fiume correva come sempre.



    Funeral blues


    Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
    fate tacere il cane con un osso succulento,
    chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
    portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

    Incrocino aeroplani lamentosi lassù
    e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
    allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
    i vigili si mettano guanti di tela nera.

    Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
    la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
    il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
    pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.

    Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
    imballate la luna, smontate pure il sole;
    svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
    perché ormai più nulla può giovare.

     
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  2. cuoreterso
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